8 giugno, tempo di Dachstein Triple

Alpine biking, running e ski touring. Al via anche Mireia Miro'

Sabato 8 giugno prenderà il via la terza edizione del Dachstein Triple, un triathlon che prevede la sequenza di tre discipline: Alpine Biking, Alpine Running e Ski Touring. 

LA GARA -
Il tracciato si sviluppa su 27 chilometri di lunghezza complessiva. La prima frazione si percorre con la mountain bike da Planet Planai a Schladming fino alla stazione di partenza delle funivia del Dachstein: sono 20 chilometri ma con 1320 metri di dislivello da superare. Al termine della frazione in mtb i partecipanti entreranno in 'zona cambio' per infilarsi le scarpe da corsa e salire a Edelgries: un percorso di 3 chilometri con una pendenza media superiore al 10% che metterà a dura prova le gambe degli atleti. Infine, la terza e ultima frazione, quella di scialpinismo con il traguardo a quota 2.687 metri per incoronare tutti coloro che riusciranno a portare a termine una gara massacrante come il Dachstein Triple.

NOVITÀ - La novità di questa edizione 2013 è la possibilità di partecipare al Dachstein Triple sia in staffetta di tre componenti che di gareggiare in prova singola. Molti gli italiani che hanno dimostrato interesse verso la competizione ed è certa la partecipazione di un team di giornalisti italiani che gareggeranno nella prova a staffetta e di un giornalista che si misurerà nella prova singola.
Le particolari condizioni del terreno sul Dachstein lo rendono il palcoscenico ideale per la formula 'alpina' del triathlon, che dopo l'Oetzi Alpin Marathon svoltosi in val Senales lo scorso 21 aprile, sta riscuotendo un grande consenso tra gli amanti delle prove multiple in alta montagna.

BIG - Come gli anni scorsi si attendono al Dachstein Triple atleti di spicco quali la campionessa spagnola di scialpinismo e trail running Mireia Mirò e il ventitreenne Marc Pinsach che l'anno scorso ha tagliato il traguardo in 2:30'36": il tempo da battere quest’anno. Il detentore del record sarà presente con il pettorale n. 1 di colui che deve difendere il titolo. La responsabilità della gara è affidata a Karl Posch, esperto organizzatore di manifestazioni come il circuito Austria Skitour Cup e anche per l'evento del prossimo 8 giugno numerose sono le aziende partner tra cui ThermoCool e la birra analcolica Erdinger: al termine della gara tutti potranno partecipare al pasta party in quota e indossare la maglia Dachstein Triple 2013 della nuova collezione Dynafit. www.dynafit.com/it/iniziative-eventi/dachstein-triple/dynafit-thermocool-dachstein-triple-2013-the-race.html  


Nuovo record sul Monte Bianco per Jacquemoud

Dalla chiesa di Chamonix e ritorno fin sulla vetta in 5 ore e 5 minuti

La stagione 'monstre' di Matheo Jacquemoud sembra non finire più. Il giovane atleta transalpino ha infatti abbassato di 9 minuti il record di salita sulla vetta del Monte Bianco partendo e ritornando nella piazza della chiesa di Chamonix, tragitto percorso in 5 ore e 5 minuti. L'impresa era stata preparata insieme a Kilian Jornet, ma viste le previsioni meteo per i prossimi 15 giorni, Matheo ha deciso di anticipare il tentativo in solitaria (Kilian era impegnato alla Transvulcania, dove ha conquistato una straordinaria vittoria). Il precednte record apparteneva al compianto Stephane Brosse e a Pierre Gignoux ed era stato realizzato nel mese di maggio 2003. Sull'account facebook di Crazy Idea, uno dei suoi sponsor tecnici, la descrizione dell'impresa nel dettaglio: «Il tempo impiegato dall'atleta francese del Team Crazy è starto di circa 1 ora e 5 minuti per coprire il tratto che separava la cittadina dell'Alta Savoia dalla prima neve, dopodichè, calzati gli sci è partito seguendo la traccia dei numerosi scialpinisti che frequentano il Monte Bianco in questa stagione. Giunto in vetta, per circa 1.000 metri di dislivello il manto nevoso era facile e trasformato, dopodichè la neve si è fatta difficile, crostosa e molto irregolare, rallentando così la marcia dell'atleta. Anche le condizioni meteo non erano eccezionali, con un vento freddo e temperature fino a -20° che hanno accompagnato in quota Matheo. Nonostante tutto questo è riuscito comunque a completare questa sua nuova esperienza».


La Pitturina unica tappa italiana di Coppa del Mondo

New-entry per Verbier e Courchevel, confermate le finali a Tromso

Il calendario 2014 della Coppa del Mondo di scialpinismo prevede una sola tappa in Italia, ma si tratta di una new-entry carica di entusiasmo: La Pitturina Ski Race. L'appuntamento è fissato per il 31 gennaio con la sprint in notturna, mentre il 2 febbraio si correrà la prova individuale.

ORGANIZZATORI GIA' AL LAVORO - Entusiasmo alle stelle in Val Comelico, dove già da tempo si pensa alla prossima edizione della gara. «Per noi è un sogno che si realizza - ha commentato Michele Festini, presidente del comitato organizzatore - dato che già da qualche stagione ci eravamo prefissati l'obiettivo di portare in valle un appuntamento di valenza internazionale, per dimostrare che anche le nostre montagne sono all'altezza di grandi eventi e in grado di offrire scenari paesaggistici suggestivi». Come detto, c'è già fermento a Sega Digon. «Il Comitato Organizzatore si è allargato e ci siamo già incontrati due volte per valutare progetti e iniziative. È ancora presto, per certi aspetti, ma la macchina organizzativa è già a pieno regime». C'è da attendersi dunque il solito grande coinvolgimento popolare per la Coppa del Mondo, quello che è un po' il marchio di fabbrica della Pitturina. «Effettivamente la comunità locale ha questa caratteristica e tutti si fanno in quattro per rendere più piacevole possibile la permanenza di atleti e addetti ai lavori durante i giorni della gara. A breve non mancheranno le sorprese!».

TUTTO IN UN MESE - La Pitturina è inserita in un 'filotto' di tre week-end consecutivi di gare: l'apertura è prevista il 18 e 19 gennaio a Verbier in Svizzera con un vertical e una prova individuale, quindi il 25 e 26 gennaio a Courchevel in Francia (vertical e prova individuale), quindi l'appuntamento con La Pitturina. Dal 14 febbraio i Campionati Europei ad Andorra. Tutto in un mese, verrebbe da dire, forse per soddisfare le esigenze delle federazioni che vengono da fuori delle regioni alpine che in questo modo possono concentrare la maggior parte di appuntamenti in un'unica trasferta. Chiusura della stagione con la tappa elvetica di Les Diableretes (vertical + individuale), prima delle finali del 12 e 13 aprile che per la terza volta saranno ospitate dalla località norvegese di Tromso. La nostra attenzione, naturalmente, sarà concentrata sulla tappa italiana che si preannuncia davvero scoppiettante!  


Transvulcania, l' ultra e' quasi cool

Il movimento ultra in Italia tra luci e ombre

La Transvulcania ha visto la partecipazione di alcuni atleti italiani di alto livello nazionale. Lo scorso anno eravamo stati protagonisti nella top 10 maschile con uno splendido 9° posto di Giuliano Cavallo che aveva corso in 8h03’37’’. Quest’anno purtroppo non siamo riusciti ad entrare nei primi 20. Merito di chi ci ha provato, di chi ha osato metterci la faccia andando a correre in una gara di livello assoluto e di chi ci ha comunque fatto emozionare per quella giusta dose di spirito campanilistico che nello sport non fa mai male.  Del resto la Transvulcania era una prova di Coppa del Mondo, le Skyrunner® World Series. I nostri atleti nazionali sono stati Christian Insamm, 22° in 8h27’02’’, Nicola Bassi, 34° in 9h01’04’’, Stefano Ruzza, 43° in 9h12’52’’, Marco Zanchi, 45° in 9h17’47’’ e Giuseppe Marazzi, 56° in 9h46’07’’.

UN APPROCCIO CULTURALE - Nelle ultra distanze in unica tappa, l’ultimo risultato di rilievo in ambito internazionale è stato il 10° posto di Fulvio Dapit ai Templiers di 71 km lo scorso ottobre. Al netto delle ormai consuete e scontate illazioni di doping su Kilian Jornet che compaiono in piena libertà su alcuni siti e forum italiani, proviamo a fare alcune considerazioni in merito all’ora e mezza che separa il vincitore della Transvulcania dal primo atleta italiano in classifica. Una tesi accreditata porta a pensare che il livello italiano attuale nelle ultra distanze derivi da un approccio di tipo storico e culturale che ha caratterizzato la disciplina fin dalle sue origini in Italia. Del resto, non potrebbe essere diversamente. Infatti, l’associazione di una mera prestazione atletica alla genetica non troverebbe conferma nel fatto che nelle distanze più brevi, e in particolare nelle SkyRace e nella Corsa in Montagna, gli atleti italiani si sono da sempre ritagliati spazi di assoluto rilievo. Stesso dicasi per lo sci alpinismo che sotto alcuni aspetti può essere accostato alla corsa outdoor in montagna. Non troverebbe conferma anche per il fatto che non più tardi di 6 anni fa eravamo sul tetto del mondo nelle ultra con le due vittorie di Marco Olmo all’UTMB,  In Italia, come in Francia e poi in Spagna, il trail è nato e cresciuto sotto l’ideale dello esprit trail. Agonismo quel giusto che basta per non disturbare, premi in denaro banditi, sponsor e team visti con sospetto. Negli altri paesi tale spirito è rimasto intatto amalgamandosi però perfettamente con quello agonistico. Sempre di più fino al punto di stimolare i giovani che incominciano a vedere anche le ultra dopo le Sky come qualcosa di cool. Noi siamo rimasti al palo, come smarriti e confusi sulla giusta strada da intraprendere.

L’ALIBI DEL PROFESSIONISMO - Si ma quelli sono professionisti, sempre con una qual certa connotazione negativa e raramente come ammirazione per chi eventualmente è riuscito a vivere di sport. Qualcuno definisce i top come semi professionisti, in base ai presunti guadagni limitati. Anche in questo caso, fuori dai tempi, come se l’ipotetico tenore di vita legittimasse una professione. L’alibi del professionismo si collega ad un altro alibi molto in voga, ovvero quello del “fanno solo quello”. Dall’America è partito un movimento di giovani che hanno fatto delle ultra la loro ragione di vita e questo sembra destinato a crescere nel tempo perché correre in natura per loro è cool. Ragazzi che vivono di premi e dei pochi ingaggi, che però girano il mondo con trasferte alle volte pagate dagli sponsor e per molti di loro questa diventa un’esperienza formativa alternativa all’università. Verrebbe da aggiungere che è una grande esperienza formativa.

I GIOVANI SENZA ALIBI - Ci siamo quasi, presto ci saranno anche in Italia i giovani delle ultra distanze. Non sono ancora arrivati perché non essendo una disciplina riconosciuta da una Federazione, i corpi militari se ne tengono bene alla larga. Assodato questo, arriveranno i primi diciottenni che per festeggiare la maturità gireranno in qualche paradiso naturale con tanto di tenda e assaporando il piacere di correre in libertà. A dire il vero ne basterebbe uno solo per dare inizio al nuovo corso, così come è avvenuto in molti altri paesi. Terminata l’epoca dell’illusione del posto fisso garantito a vita, ci sarà più spazio per la fantasia e anche l’ultra diventerà cool. Non può essere diversamente. Tutto questo, nel rispetto e nell’ammirazione dei moltissimi italiani che hanno dato vita a un vero e proprio movimento spirituale e culturale, macinando chilometri, vincendo gare e dando tutto se stessi per questa bellissima passione.
 


Est dell'Aiguille Blanche: il video

Le spettacolari immagini della discesa estrema del 14 aprile sul Bianco

14 di aprile 2013: Davide Capozzi, Julien Herry, Francesco Civra e Luca Rolli hanno ripetuto la discesa della parete est dell'Aiguille Blanche de Peuterey… 29 anni dopo la prima. Una parete estrema unica al mondo. Da vedere nelle immagini del filmato di Epic Tv.   


Presente e futuro dello scialpinismo

Tra sicurezza, sponsor e sogno olimpico

Sono stati resi disponibili gli atti del convegno-tavola rotonda tenutosi il 18 aprile scorso a Bolzano, come evento collaterale a Prowinter 2013. 'Sci alpinismo quo vadis? Sponsor, brand, Olimpiadi, allenamenti… - Esaltazione o distruzione dei valori dello sci alpinismo? 

È emerso un quadro dinamico, con aspetti in divenire che riguardano le regole necessarie per muoversi con consapevolezza anche nell'ambito dei comprensori sciistici i quali, a loro volta, dimostrano maggior sensibilità alle esigenze di questa particolare nicchia di utenti.

La disciplina sta crescendo anche nella prospettiva di diventare sport olimpico, il che comporta una definizione ufficiale delle varie specialità. Mentre, a gratificare anche la professionalità degli organizzatori, cresce l’interesse sul fronte degli sponsor.  

IL CONVEGNO -
A riunirsi attorno a un unico tavolo a Prowinter 2013 sono stati Armando Mariotta e Rebecca Vernon (rispettivamente Presidente e Vice presidente della ISMF), Helmut Sartori (direttore Funivie Val Senales), Matteo Eydallin (atleta della Nazionale Italiana di sci alpinismo FISI), Maurizio Dalla Libera (presidente della CNSASA - Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo Scialpinismo e Arrampicata), Oscar Angeloni (tecnico della Nazionale Italiana di sci alpinismo FISI). In rappresentanza degli organizzatori sportivi: Marco Camandona (Tour du Rutor e rappresentante della Grande Course) e Alessandro Mottinelli (Adamello Ski Raid e Grande Course).

Obiettivo: definire le basi per uno sviluppo futuro di una disciplina in forte espansione, praticata da un numero sempre maggiore di sportivi e seguita da un pubblico crescente di appassionati, chiamando in causa tematiche quali la sicurezza e le regole delle aree sciabili, le sponsorizzazioni, la candidatura olimpica e le grandi classiche.
Ringrazio Fiera Bolzano che ci ha ospitati nella splendida cornice di Prowinter per parlare del futuro dello sci alpinismo e discutere assieme sullo sviluppo della disciplina - ha esordito Armando Mariotta, presidente ISMF -. In chiusura di stagione è importare tracciare il punto della situazione, per trovare una convergenza di pensiero riguardo le principali tematiche e pianificare efficacemente le azioni future”.     

SCIALPINISMO E SICUREZZA: L'UTILIZZO DELLE PISTE -
Le nuove generazioni di scialpinisti non si limitano a percorrere la montagna libera, ma ormai frequentano anche i comprensori sciistici, di cui utilizzano i servizi: risalite per portarsi in quota, piste per completare la discesa a valle e comunque per godere di una sciata più rilassata, rifugi... luoghi facilmente accessibili da condividere anche con la famiglia.
Il target dell'appassionato di questa disciplina è ormai in gran parte dei casi quello di uno sportivo amante degli sport della fatica, che cerca nuovi orizzonti per misurarsi con la propria efficienza fisica e i propri limiti. In un ambiente capace di regalare emozioni genuine e intense, in una natura incontaminata. Molti sono valligiani, con la tessera stagionale”.
Questo è il quadro tracciato puntualmente da Alessandro Mottinelli, poliedrico operatore del comparto montano del Passo Tonale, a premessa del primo punto affrontato dalla tavola rotonda. In questo quadro, si delinea anche la volontà di trovare nuove soluzioni per consentire agli scialpinisti la risalita in sicurezza ai bordi delle piste (come già normato per ora solo in Trentino e in alcune località del Veneto), rispettando le disposizioni di legge che, nell'ambito delle responsabilità dei gestori funiviari, regolamentano anche il comportamento dei frequentatori delle skiarea, nonché l'impiego dei mezzi meccanici impegnati nella battitura serale e notturna dei tracciati.
Molti scialpinisti dediti all'attività agonistica, ma anche normali appassionati, possono dedicarsi agli allenamenti solo dopo il tramonto. E, dati i tempi a disposizione, scelgono zone sciistiche, di facile accesso. “L’attuale normativa, pur con lievi differenze a livello locale, vieta la risalita delle piste – dichiara Alessandro Mottinelli –; nessun gestore funiviario può dunque autorizzare questa pratica. Serve buonsenso da parte degli sportivi, nella scelta degli itinerari di salita all'interno di un comprensorio sciistico, per scongiurare situazioni di pericolo implicite anche nella gestione quotidiana delle piste. È essenziale divulgare a tutti questo messaggio”.

“La battitura delle piste nelle prime ore della notte è infatti una pratica difficile da rimandare
- conferma Helmut Sartori, Direttore delle Funivie Val Senales -. Ritardare questo intervento, soprattutto quando le temperature non sono particolarmente rigide, rappresenta un problema. Potremmo magari discutere sull’opportunità di riservare alcuni tratti o tracciati, rinunciando all'intervento regolare dei gatti, ma attualmente la legge vieta la risalita delle piste da sci, di giorno come di notte, anche lungo i bordi. Mentre la discesa è consentita solo negli orari di esercizio degli impianti a fune. Il tutto è dettato da criteri di sicurezza e tutela degli utenti”.

Il quadro normativo attualmente in vigore in Italia è molto chiaro, e stabilisce precise responsabilità in capo a chi viola le disposizioni di legge - aggiunge il Colonnello Marco Mosso, comandante del Centro sportivo Esercito che vanta una squadra di scialpinisti di prestigio internazionale -. Una possibilità potrebbe essere quella di riunire tutti gli enti che svolgono sci alpinismo agonistico a vario titolo, per cercare di trovare una collaborazione con il mondo dei gestori funiviari, nell'ambito delle normative”.

IL CONTRIBUTO DEL CAI -
Educazione alla sicurezza è anche il leitmotiv dell’attività svolta dalla Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo, Sci alpinismo e Arrampicata libera del CAI: “Lo sci alpinismo è un’attività che presenta rischi e chi lo pratica se ne assume la responsabilità – afferma il presidente Maurizio Dalla Libera; oltre i confini di competenza delle aree sciistiche, la montagna deve restare un luogo di frequentazione in libertà, senza norme di legge che regolano i comportamenti. La CNSASA ha lo scopo di promuovere e favorire lo sviluppo dell’alpinismo, con particolare attenzione ai problemi della prevenzione degli infortuni. Come responsabili del CAI siamo chiamati ad esercitare una grande vigilanza e ad intervenire presso le autorità competenti, al fine di evitare ogni intervento limitativo nell'uso degli spazi di montagna”.

UN CONTRIBUTO DAL PUBBLICO PRESENTE IN SALA
- Una possibile soluzione per estendere la fruizione dei comprensori sciistici anche alle esigenze di allenamento dei praticanti dello sci alpinismo competitivo viene suggerita da Omar Oprandi: “Bisogna comunicare agli scialpinisti che non si può salire lungo le piste e che qualsiasi cosa succeda, la colpa è loro. È inoltre auspicabile che i gestori degli impianti prendano l'iniziativa d'individuare e creare specifici corridoi per gli sci alpinisti, con piste o strade forestali dedicate: percorsi segnalati, con mappe che indicano la traccia di salita e un’apposita segnaletica possono rappresentare una valida soluzione, come già hanno iniziato a fare nel comprensorio della Paganella”.     

SCIALPINISMO E SOGNO OLIMPICO... -
Il processo di candidatura dell’ISMF a Federazione olimpica è presentato con entusiasmo dal Presidente federale Armando Mariotta: “La marcia verso le Olimpiadi è iniziata. Ci siamo impegnati molto e abbiamo preparato un dossier di candidatura con interessanti dati e informazioni riguardanti la nostra disciplina. A fine maggio, a San Pietroburgo, sapremo se la nostra diventerà una Federazione olimpica”. Soddisfazione per il percorso intrapreso dalla Federazione è stata espressa da tutti i relatori intervenuti, pur nella convinzione che un’eventuale investitura dello sci alpinismo a disciplina olimpica - che potrebbe scattare con il 2022 - non debba prescindere dall’importanza delle grandi classiche, grazie alle quali il movimento è sino ad oggi cresciuto nella sua componente agonistica.

Lo sci alpinismo ha tutte le carte in regola per entrare a far parte delle Olimpiadi, perché rappresenta appieno tutti i valori che sono alla base dei Giochi - afferma il Colonnello Marco Mosso. Certo, bisognerà adattare i modelli di gara alle esigenze di un grande evento mondiale, mantenendo in primo piano le grandi competizioni classiche che rappresentano la storia dello sci alpinismo”.

…E LA VISIONE DE 'LA GRANDE COURSE' -
Definire con precisione i contenuti della disciplina è un must per Alessandro Mottinelli: “Occorre prestare molta attenzione a non snaturare ciò che rappresenta lo sci alpinismo. Dobbiamo essere d’accordo: lo scialpinismo è la sprint, formula olimpica, o sono le grandi classiche come la Grande Course? Gare come le nostre non potranno mai essere olimpiche, quindi è essenziale definire bene quale formula rappresenta meglio la disciplina”.
Dello stesso parere anche Marco Camandona (Tour du Rutor e rappresentante della Grand Course): “La Grande Course in questo momento rappresenta un evento di grande importanza e di riferimento per gli appassionati della disciplina; dobbiamo decidere quale forma di sci alpinismo agonistico vogliamo portare avanti”.

L'INTERVENTO DEL D.T. ANGELONI -
“Qualcosa andrà inevitabilmente rivisto, ma l’Olimpiade sarebbe un momento importante sia per gli atleti sia per i Centri sportivi militari – aggiunge Oscar Angeloni, tecnico della Nazionale Italiana di sci alpinismo FISI -. Naturalmente ci devono essere anche le grandi classiche, emblema dello sci alpinismo vero, ma ritengo che Olimpiade e grandi classiche possano coesistere senza alcun problema, come avviene, ad esempio, nello sci di fondo”.  

SCIALPINISMO E AZIENDE -
La crescita esponenziale dello sci alpinismo ha catalizzato l’attenzione di aziende interessate ad investire su atleti e squadre, per associare la propria immagine e il proprio brand ai valori della disciplina.
Oggi lo sci alpinismo è diventato più appetibile per gli sponsor, anche se parliamo di cifre non paragonabili rispetto ad altri sport esordisce Matteo Eydallin, atleta della Nazionale Italiana di sci alpinismo FISI -. Ci sono segnali di interesse da parte di vari marchi nei confronti di gare e circuiti, che fanno ben sperare per la crescita dell’intero movimento”.
Impressioni confermate anche da Oscar Angeloni: “A differenza di qualche anno fa, oggi vi sono diversi sponsor che bussano alla porta di un movimento che sta crescendo sempre di più”. Oltre all’attività di ricerca di sponsor, oggi risulta fondamentale gestire in maniera professionale le sponsorizzazioni, per garantire alle aziende un ritorno di visibilità: occorre far sì che questi investimenti vengano ricompensati da una corretta esposizione dei marchi, anche con l’ideazione e l’organizzazione di attività ed eventi dedicati.

Per finanziare la crescita di eventi e progetti servono soldi, ma anche e soprattutto grande professionalità – ribadisce Alessandro Mottinelli –”.
È vero che il nostro è uno sport in forte espansione, ma gestire e gratificare gli sponsor è un duro lavoro per gli organizzatori – aggiunge Marco Camandona -. Dobbiamo comunque cercare partner anche al di fuori del nostro mondo, per espandere la comunicazione del nostro sport”. L’ISMF tiene costantemente monitorata l’evoluzione e l’appeal della disciplina sportiva nei confronti di potenziali aziende sponsor.
A fornire una lettura della situazione è Riccardo Selvatico, responsabile marketing e comunicazione della Federazione: “Nell’ambiente dello sci alpinismo, in Coppa del Mondo e nei grandi circuiti, si sta lavorando per arrivare a uno standard di gestione delle sponsorizzazioni, sul modello di quanto attuato in altri sport. Ci sono molte aziende che credono nel cammino intrapreso dallo sci alpinismo, e confermo i segnali di interesse a investire da parte di grandi marchi. La nostra disciplina è stata per anni un prodotto di nicchia; ma oggi, con una gestione strutturata, possiamo ambire ad avere più aziende interessate e un finanziamento più importante delle attività”.

Occorre trovare aziende che desiderano associare il proprio marchio al messaggio dello sci alpinismo – conclude il Presidente Mariotta –. Dobbiamo perciò diffondere tutti insieme questo messaggio. Oggi lo sci alpinismo è un fenomeno con un suo pubblico e con appassionati che sono conquistati dall'appeal di testimonianze fotografiche e video emozionanti. Per sviluppare progetti credibili e pensare di arrivare un giorno all’ambizioso traguardo delle Olimpiadi, abbiamo bisogno anche degli sponsor”.   

PROWINTER E LO SCIALPINISMO -
Da due anni la promozione dello sci alpinismo quale disciplina sportiva invernale emergente passa anche attraverso Prowinter, l’unica fiera b2b in Europa dedicata al noleggio e ai servizi per gli sport invernali: “Prowinter ha intercettato il trend positivo di praticanti e appassionati dello sci alpinismo, dedicando a questo sport la piattaforma Skitouring – afferma Reinhold Marsoner, Direttore di Fiera Bolzano SpA –; siamo fiduciosi che in futuro la nostra fiera possa diventare sempre più un chiaro punto di riferimento, di incontro e di confronto per tutti coloro che amano lo sci alpinismo e ne intendono promuovere la crescita”.   


Premiata ditta Bazzana, Serafini e Moletto

I tre 'testatori' di Ski-alper sbancano Segredont e Cornizzolo

Seconda tappa del Circuito Bergamo Skyrunning ieri a Vertova con la seconda edizione della Skyrace del Segredont (20 km, 1.400 m dislivello), vinta da Fabio Bazzana (Team Crazy, 1h54'50'') davanti a Fabio Bonfanti (Altitude Race, 1h58'37'') e Riccardo Faverio (1h59'01''). Tra le donne netto successo di Silvia Serafini (Salomon Agisko, 2h17'01'') davanti a Lisa Buzzoni (Altitude Race, 2h25'47'') e Chiara Gianola (2h 29'47''). La Serafini ha abbassato il record della gara. «Bella gara, si corre praticamente dietro casa mia, sensazioni molto buone, pur andando a 3/4 di gas sono arrivato con quasi 4 minuti di vantaggio, perccato, tirando un po' di più potevo mettere nel mirino il record di De Gasperi - ha detto Fabio Bazzana -. Sul percorso il pubblico era molto numeroso, grandissima atmosfera!».

CORNIZZOLO VERTICAL - Ieri si è corso anche il Cornizzolo Vertical, in provincia di Lecco. La vittoria è andata a Marco Moletto (ASD Dragonero, 34'40'') davanti a Xavier Chevrier (Valli Bergamasche Leffe, 35'05'') e Danilo Bosio (Radici Group, 37'05''). Tra le donne si è imposta Samantha Galassi del Radici Group con 42'04''.


Transvulcania, analisi di una gara perfetta

Grande livello con prestazioni stellari dei top

L’estrema sintesi della gara vede una partenza molto veloce, un primo tentativo di fuga dell’americano Sage Canaday, dal 18 al 40 km, un secondo dello spagnolo Luis Alberto Hernando, dal 45 al 60 km, e il finale in cui nessuno è più riuscito a resistere al forcing dell’altro spagnolo Kilian Jornet. In campo femminile, la svedese Emelie Forsberg e la spagnola Nuria Picas corrono appaiate per tutta la gara e si giocano la vittoria negli ultimi 5 km. Tra i primi in classifica, gara condotta a ritmi che solo qualche anno fa potevano essere considerati pura utopia per le ultra distanze. Il risultato di tutto questo è stato uno spettacolo sportivo allo stato puro, ormai degno anche di una diretta televisiva.Dopo anni di SkyRace, anche nelle Ultra SkyMarathon il livello è diventato molto competitivo.

TEMPI IMPRESSIONANTI - In campo maschile, le prestazioni sono ulteriormente migliorate rispetto a quelle già importanti del 2012. Jornet e Hernando sono scesi sotto il tempo record di Dakota Jones e il tempo medio dei primi 10 nella classifica finale è migliorato di 13’59’’. Il 6h54’09’’ di Jornet quest’anno, se paragonato al 7h32’13’’ di Miguel Heras e Iker Karrera, vincitori nel 2011, sembra già appartenere a un epoca diversa. In ambito femminile, Forsberg e Picas non hanno migliorato le 8h13’31’’ di Anna Frost del 2012 ma ci sono andate comunque vicine. Lo scorso anno non ci fu praticamente gara per la vittoria finale, con la Frost che impiegò 40 minuti in meno della stessa Picas, seconda classificata, e quasi un’ora in meno rispetto all’americana Nikki Kimball, terza classificata. Quest’anno, Uxue Fraile Azpeitia e Nathalie Mouclair, terza e quarta classificate, sono arrivate a mezz’ora dalla vincitrice.
 
SI PARTE PER FARE SELEZIONE - Nei 7,5 km iniziali di salita, tra i primi 10 atleti ben 8 manterranno una posizione nella top ten finale. Fanno eccezione il francese Francois D’Haene, 11° nel parziale e 6° finale, il connazionale Yann Curien, 9° nel parziale e 18° finale e il polacco Marcin Wierc, 35° nel parziale e 10° finale. Una partenza veloce, per fare da subito selezione, con un tempo di 41 minuti per i primi. L’americano Sage Canaday ha preso da subito il comando della corsa marcato a vista da un gruppo formato da 5 concorrenti nell’arco di 30 secondi: Cameron Clayton (USA), Kilian Jornet (ESP), Patrick Bringer (FRA), Miguel Caballero (ESP) e Luis Hernando (ESP). A 1 minuto, Timothy Olson (USA) e Yann Curien (FRA).

LA LEZIONE DELLE DONNE – Sempre nei primi 7,5 km, la Forsberg e la Picas transitano rispettivamente in 46° e 51° posizione con un distacco dai primi uomini di circa 8 minuti. Al termine della gara saranno rispettivamente 16° e 19° assolute. Anche Uxue Fraile Azpeitia terza classificata nel finale, all’intermedio era 60°.

CANADAY CI PROVA –Canaday conduce la gara fino al 40° km circa. Per lui un vantaggio massimo di 3 minuti in prossimità del 27° km su Clayton e Jornet. Tra gli atleti di vertice, Canaday sembra essere l’unico che ha scelto di correre con lo zaino. Poco dopo metà gara, verso il 43° km, il gruppo di testa si ricompatta e conducono la gara Jornet, Canaday, e Hernando insieme. Segue Clayton a 1 minuto mentre Olson e Bringer a questo punto hanno già più di 8 minuti di distacco dai primi.

E’ LA VOLTA DI LUIS HERNANDO – Da metà corsa, prova l’allungo solitario anche Hernando che giunge al 57° km con 2’30’’ di vantaggio su Jornet e di 4’ su Canaday. Il forsing è importante e a prima vista jornet sembra risentirne. Olson, segue a 12 minuti. Intanto la Foesberg e la Picas transitano rispettivamente in  18° e 22° posizione.

LA VOLATA FINALE
- I 12 km finali hanno deciso le prime posizioni della gara. I parziali sono di 1h02’58’’ per Jornet, 1h05’13 per Olson e 1h05’48’’ per un sorprendente Marcin Wierc. Hernando in 1h07’19’’ e Sage Canaday in 1h10’15’’ hanno avuto un vistoso calo nel finale. Tra le donne, 14° tempo parziale di Emelie Forsberg in 1h13’35’’ e 17° tempo parziale per Nuria Picas in 1h19’42’’. Anche in ambito femminile, quindi, gli ultimi chilometri sono stati quelli decisivi.
 


Il Sardinia Trail a Dapit e Jimenez

Paesaggi da favola sul Gennargentu e Supramonte

Si è conclusa ieri a Fonni (NU) la seconda edizione del Sardinia Trail, gara in tre tappe per un totale di 90 km e 4.000 metri di dislivello positivo. Con due vittorie di tappa e un terzo posto in quella conclusiva ha vinto la gara l’italiano Fulvio Dapit con il tempo finale di 7h26’44’’ e con un vantaggio di 15 minuti sull’idolo di casa, il sardo Filippo Salaris, reduce da un ottimo quarto posto all’ultima Marathon des Sables. Alle loro spalle, terzo posto per Paolo Massarenti.
In campo femminile, vittoria meritata per Stephanie Jimenez che ha chiuso le tre tappe in 9h05’06’’ e con un vantaggio di 1h08’ su Maria Plavan.
 
Le dichiarazioni dei protagonisti dal sito della manifestazione:

Fulvio Dapit “Sono emozionato per aver conquistato la vetta di questa prestigiosa manifestazione. Sono stati tre giorni di gara selettivi ed infatti nell’ultima tappa ho dovuto  dosare le energie per contrastare il ritorno dei miei avversari..” Prossimi impegni la coppa del mondo.

Antonio Filiippo Salaris “Un secondo posto di prestigio in  questa bellissima manifestazione unica nel suo genere in Sardegna. Ed oggi mi sono impegnato per conservare questa posizione. Anche se le condizioni climatiche erano durissime, con freddo e vento.“

Stephanie Jimenez francese “ Sono contenta e felice di questo risulto anche se sono stati tre giorni di gara durissimi. Ho avuto anche il tempo di vedere i bellissimi panorami mozzafiato del Gennargentu e del Supramonte di Oliena e Dorgali.”

TOP 5 UOMINI

1) Fulvio Dapit (ITA - Crazy Idea La Sportiva) 7h26.44
2) Filippo Antonio Salaris (ITA - GLE Sport) 7h42.29
3) Paolo Massarenti (ITA - San Giacomo) 7h43.05
4) Oleg Rantzow (GER - Gegen den Wincl lanf) 7h46.58
5) Marco Pittau (ITA - GLE Sport) 8h27.29

TOP 5 DONNE

1) Stephanie Jimenez (FRA - Team Salomon Agisko) 09h05.06
2) Marina Plavan (ITA - Valetudo Skyrunning) 10h13.35
3) Vittoria Camerana (ITA - CUS Torino) 10h52.11
4) Susanna Crisciani (ITA - Courmayeur Trailers) 11h07.44
5) Emanuela Marzotto (ITA - Il Campino) 12h17.41
 


Cappelletti e Brizio re di Romania

I due atleti Valetudo hanno vinto la Ecomarathon sui Carpazi

Successi in Romania nel fine settimana per Daniele Cappelletti ed Emanuela Brizio, stelle della Valetudo Skyrunning. I due atleti si sono imposti sabato nella Econarathnon Moieciu de Sus. La gara, 42 km e 1.400 metri di dislivello complessivo, non era l'unica formula del fine settimana che prevedeva anche un cross di 14 km e una 'Eco Kids'. Cappelletti si è imposto su Tamas Bogya e George Buta, mentre la Brizio ha avuto la meglio su Cindy Callawaert e Ona Alina Luchian. Per Daniele (3h31'08'') ed Emanuela (4h11'06'') anche il record di gara. 


Walser Winter Triathlon a Lenzi-Galizzi-Boscacci

La gara Iron ad Andrea Corsi

42 Staffette e 36 Iron hanno partecipato alla 1° edizione del Walser Winter Triathlon con partenza alle Terme di Premia e arrivo ai 2950 m del Rifugio 3A, in Alta Valle Formazza.

LA STAFFETTA - Nella prova in staffetta netto dominio, come da pronostico, del trio Damiano Lenzi - che dopo la recente vittoria al Mezzalama si è cimentato nella prima frazione, quella ciclistica - Davide Galizzi e Michele Boscacci, 3° al Mezzalama 2013; già Lenzi si era presentato primo ai 1684 mslm della Cascata del Toce, dove terminava la prova ciclistica; GalIzzi e Boscacci hanno amministrato e anzi incrementato il vantaggio sugli inseguitori. Al secondo posto si è classificato il trio composto da Giulio Molinari, Marcello Ugazio e Marco Tosi, che hanno sempre corso nelle posizioni di testa; terza posizione i giovani Marco Provera, Alessandro Turroni e Mauro Darioli.

In campo femminile, dove le posizioni acquisite nella prova ciclistica si sono cristalizzate anche nelle altre frazioni, la vittoria è andata al trio composto dalla presidente dell'UC. Valdossola Pedretti, da Maria Giovanna Ceretti e Gisella Bendotti; secondo posto per Elena Brovelli, Elena Ferraris e Chiara Iulita; in terza posizione si sono classificate Patrizia Turtora, Silvia Conti e Greta Mancini.

IL TRIATHLON -
La gara Iron è stata invece vinta da Andrea Corsi, al termine di bel duello con il sette volte campione del mondo di canottaggio Stefano Basalini: dopo essere rimasti leggermente indietro nella prova ciclistica, Corsi   - 5° in bici - e Basalini - 6° nel frazione ciclistica - hanno recuperato nella prova podistica, passando rispettivamente in 3° e 2° posizione al cambio tra la 2° e 3° frazione. Corsi si è poi scatenato nella prova scialpinistica, andando a stabilire il miglior tempo di manche e staccando di oltre 5' Basalini. Al terzo posto si è piazzato Michele Lunghi, che dopo un'ottima prova con la specialissima, era in testa, ha pagato nella prova di corsa, dove ha stabilito l'undicesimo tempo, per poi riprendersi nella prova di skialp.

Dominio tra le donne per Raffaella Canonico, che ha nettamente vinto la prova Iron staccando di oltre mezz'ora Marta Poretti e di quasi quaranta minuti Maddalena Sesiani.

IL SUCCESSO DELLA PRIMA EDIZIONE - Buone le condizioni atmosferiche, anche se un fastidioso vento freddo ha caratterizzato l'intera giornata; fortunatamente si è messo a nevicare solo al termine della gara. Grande la soddisfazione di Maria Ludovica Pedretti, presidente atleta dell'Uc Valdossola, che ha organizzato l'evento in collaborazione con Formazza Event, Atletica Cistella, Sci Club Valle Antigorio e Veja di Cubtrabandiè: «Abbiamo avuto un bel numero di partecipanti - commenta Pedretti -e di alto livello qualitativo; buona anche la partecipazione femminile, a riprova delle crescita del movimento anche in questo tipo di manifestazioni; ovviamente qualcosa da registrare c'è ma direi che, forti anche dell'apprezzamento degli atleti, abbiamo posto le basi perché il Walser Winter Triathlon diventi una classica non solo a livello nazionale, ma anche internazionale».  


Le Porte di Pietra a Trisconi e Bertasa

Belle sfide per le vittorie con distacchi limitati

Un percorso logico e vario, un’organizzazione ormai collaudata, clima perfetto ad esclusione di una grandinata in quota, pubblico delle grandi occasioni e un’avvincente sfida agonistica: la settima edizione de Le Porte di Pietra, seconda prova del circuito Salomon Trail Tour Italia,  si conferma essere una delle più belle e affascinanti ultra italiane.

LA SFIDA MASCHILE - Dopo il forfait di Matteo Pigoni i pronostici dicevano Daniele Fornoni e Stefano Trisconi e sono stati ampiamente rispettati ma con non pochi colpi di scena lungo i 71 km e 4.000 m D+ del percorso. Dopo il ristoro di Costa salata, 21 km di gara, Fornoni aumentava il ritmo arrivando ai 40 km di  Capanne di Carega con quasi 2 minuti di vantaggio proprio su Trisconi e tutto faceva presagire a una sua vittoria finale. Subito dopo, invece, il ricongiungimento e il forcing di Trisconi a cui nulla ha potuto lo stesso Fornoni. Tre minuti abbondanti di vantaggio finale per la prima grande vittoria in carriera per Stefano Trisconi e con un tempo finale di 7h33’54’’ che si avvicina molto al record di 7h21’19’’ stabilito da Silvano Fedel nel 2011. Considerando i molti tratti resi complicati dal fango presente, le prestazioni di Trisconi e Fornoni sono sicuramente degna di nota.  Per Trisconi si tratta addiruttura del terzo miglior tempo di sempre. Sull’arrivo festante di Cantalupo Ligure, difficile capire se fosse più commosso lo stesso Trisconi, la moglie o il numeroso pubblico presente. Come ha dichiarato Fornoni all’arrivo, per lui un problema intestinale che però nulla toglie ai meriti del vincitore. Ottimo terzo posto per Davide Ansaldo che va a cogliere il suo più importante risultato nelle ultra con una gara condotta con astuzia tattica e con grande carattere.

LA SFIDA FEMMINILE - In campo femminile grande vittoria finale di Cinzia Bertasa in 9h23’48’’ e un vantaggio poco più di 5 minuti su Simona Morbelli.  Dopo 12 km di gara, la Bertasa ha incominciato a imprimere il suo ritmo arrivando ad avere un vantaggio di quasi 7 minuti dopo 50 km di gara. 15 km dopo, la Morbelli recuperava però 3 minuti lasciando presagire un finale di gara molto combattuto. Ai 65 di Piani di San Lorenzo, il distacco tra le due atlete rimaneva sempre nell’ordine dei 4 minuti. Con un finale di gara sull’ultima discesa condotta sui tempi dei primi uomini, la Bertasa andava però a incrementare ulteriormente andando a cogliere l’ennesimo grande risultato in carriera. Terzo posto per Patrizia Pensa in 10h01’45’’.

TOP 5 UOMINI
1. Stefano Trisconi 7h33.54
2. Daniele Fornoni (Team Tecnica) 7h37.07
3. Davide Ansaldo (Team Salomon Agisko) 8h10.12
4. Eros Zanoni 8h15.14
5. Fabio Pozza 8h21.40

TOP 5 DONNE
1. Cinzia Bertasa (Team Tecnica) 9h23.48
2. Simona Morbelli (Team Salomon Agisko) 9h20.11
3. Patrizia Pensa (Team Tecnica) 10h01.45
4. Stefania Albanese 10h02.51
5. Francesca Mai 10h22.30