Manny Reichegger primo al Km Verticale Selva dei Molini
Nella gara rosa a segno Cecilia Defilippo
Buona la prima al Vertical Tour in Alto Adige: anche con la pioggia 103 atleti all'arrivo del Km Verticale Selva dei Molini. Vittoria del ‘padrone di casa’ Manfred Reichegger con il crono di 35.59, davanti a David Thöni in 37.23, con Martin Renzler in 38.22 a completare il podio. Quarto Henry Hofer, quinto Christian Neumair, completano la top ten Marco Del Missier, Filippo Beccari, Andreas Niederbrunner, Oswald Wenin e Daniel Oberlechner. Nella gara rosa a segno Cecilia Defilippo in 47.37 su Irene Senfter in 49.40 con terza la norvegese Moerkve in 49.48; ai piedi del podio Astrid Renzler e Claudia Stauder. Prossimo appuntamento del Vertical Tour il 24 luglio con il Km Verticale Col di Lana.
Regole islandesi
Su Skialper 106 alla scoperta dell’isola con sci e pelli
«Se si pensa alla parola isola, le prime immagini che vengono in mente, a meno di non avere una personalità deviata, sono scene idilliache a base di palme, pescatori abbronzati in canottiera e spiagge di sabbia rovente. Poi, però, succede che i nostri schemi mentali vengano ribaltati. Sull’isola ci si arriva col piumino, una borsa con sci e scarponi e i capelli scompigliati dal vento gelido: benvenuti in Islanda». Comincia così l’articolo ‘Regole islandesi’ su Skialper di giugno-luglio, con le splendide fotografie di Federico Ravassard.
5 MOTIVI PER ANDARCI - Trova un pretesto per viaggiare, guardati intorno e sentiti su un altro pianeta, scia con le balene, vai a fare il turista, portati qualcosa a casa. Questi i simpatici motivi individuati per programmare un viaggio con sci e pelli in Islanda, dove abbiamo anche avuto l’opportunità di provare i nuovissimi scarponi Lupo Carbon TI di Dalbello. Dieci pagine tutte da leggere ma soprattutto da guardare, alla scoperta degli incredibili paesaggi di un’isola decisamente trendy negli ultimi tempi…
DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di giugno-luglio è disponibile nelle migliori edicole e su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui. Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!
A questo link la presentazione completa del numero.
Impresa di Andrew Miller alla Western States 100
A vent’anni e’ il piu’ giovane ad aver vinto la gara americana
Alla Western States 100 un volto nuovo su gradino più alto del podio: quello di Andrew Miller, ventenne dell’Oregon. Una passione di famiglia, quella della corsa nelle ultra, tramandata dalla mamma. La accompagnava alle gare e poi ha deciso di correre anche lui, già quando aveva 14 anni. La prima ultra è stata la Waldo 100, adesso è primo in una grande classica americana che domenica ha vinto in 15h39’36”, davanti a Didrik Hermansen, Jeff Browning, Thomas Lorblanchet e Paul Giblin. Un record lo ha battuto: è il più giovane ad aver vinto da WS100. Atleta Salomon, come idolo Anton Krupicka, suona la tromba e gioca a golf: insomma ne sentiremo parlare ancora…
Gemellaggio Aosta-Becca di Nona e Ivrea-Mombarone
Due corse storiche per un unico Challenge
Un tempo Aosta e Ivrea erano un'unica provincia, la provincia di Aosta dal 1927 al 1945. A 90 anni di distanza Aosta e Ivrea avranno di nuovo una cosa in comune: una grande corsa in montagna che dalla piazza centrale sale in cima alla montagna simbolo della città. Parliamo ovviamente della rinata Aosta-Becca di Nona e dell'Ivrea-Mombarone. Due gare che hanno deciso di dar vita ad una spettacolare combinata, basata sulla somma dei tempi, che a livello di record maschile sono molto simili, confrontando l'1h55'17” dell'Ivrea-Mombarone di Jonathan Wyatt, con 1h53' e qualche secondo all'Aosta-Becca di Nona del valdostano Jean Pellissier (ottenuto per altro durante la gara di salita e discesa), per altro detentore del record sul Mombarone con 1h57'18” fino al 2014 e vincitore di tre edizioni.
L'Aosta-Becca di Nona in programma domenica 17 luglio, avrà cadenza biennale, si corse dal 2005 al 2012 (nata come complemento alla gara di salita e discesa), anche se nelle ultime due edizioni il maltempo costrinse gli organizzatori a portare l'arrivo a Pila in cima alla pista del bosco, ha uno sviluppo di 13 km e un dislivello in salita di 2562 metri.
Partenza piazza Chanoux a quota 580 metri, passaggi a Pont Suaz (590m) Charvensod, Bondine (1043m) Ponteille (1706m) Comboé (2122m), Le Plan Vallée (2316m), Gran Sex (2609m), Bivacco Federigo (2907m) e arrivo alla Becca di Nona (3142m). L'Ivrea-Mombarone si correrà per la 40a edizione domenica 18 settembre, ha uno sviluppo di 20 km e un dislivello in salita di 2100 metri, dai 247 metri della partenza di Piazza Ottinetti ai 2371 metri del traguardo della Colma del Mombarone, passando per Bienca, Andrate, San Giacomo, Valneira, Pinalba e il rifugio Mombarone.
Entrambi i percorsi sono segnati e permanenti, in modo da consentire a chiunque di provare la gara, i tempi di percorrenza o semplicemente arrivare in cima alle due montagne.
«Sono molto contento di questa collaborazione - spiega Laurent Chuc del comitato organizzatore dell'Aosta-Becca di Nona - con gli Amici del Mombarone. Una combinata che andrà a unire due gare molto simili che partono entrambe dai centri cittadini per raggiungere le vette che sovrastano le città. A differenza dell’Ivrea-Mombarone la nostra gara avrà cadenza biennale.”
Soddisfazione anche Gualtiero Maringoni dell'Ivrea-Mombarone. «Sicuramente questa nuova formula di combinata darà nuovo prestigio alle due gare, creando una bella sfida per gli atleti che le affronteranno, confrontandosi in periodi di gara differenti, luglio e settembre, così che il risultato finale non sarà così scontato».
Trofeo Monte Chaberton, record di Cristian Minoggio
Emanuela Brizio a segno nella gara rosa
Domenica quasi 300 atleti alla conquista dei 3130 metri della vetta del monte Chaberton per poi tornare dopo 25,5 km e 2000 mt di dislivello positivo a Cesana. Alla seconda edizione del Trofeo Monte Chaberton, subito Cristian Minoggio (Valetudo) segna il passo con una cadenza impressionante, tanto da raggiungere la vetta in meno di 1h 50’ , secondo in vetta passa Simone Eydallin, atleta di Sauze d’Oulx più votato ai vertical (infatti si fermerà poi a Claviere), terzo Gianfranco Danesi (Valetudo), solo nono in vetta il vincitore della prima edizione Claudio Garnier (Valetudo), prima donna in vetta invece è Emanuela Brizio (Valetudo).
A Claviere Minoggio è sempre in testa, Danesi è secondo, la Brizio conduce e ha già un bel vantaggio sulla seconda, Raffaella Miravalle. Giù nelle Gorge di San Gervasio (un canyon stile Valsusa con ponte tibetano sopra la testa, una cascata e ponti sospesi attaccati alle rocce), Minoggio vola e poi va a tagliare il traguardo con un crono di 2h45’13’’ che è anche record del percorso, secondo Danesi in 2h53’05’’ e terzo in 3h01’23’’uno strepitoso Garnier che in discesa ha fatto la differenza.
In campo femminile Emanuela Brizio (Valetudo) conclude in 3h20’31’’ mentre seconda arriva Raffaella Miravalle (Atletica Monterosa Fogu) in 3h39’07’’ e conclude il podio Elisa Almondo (Brancaleone Elisa). Cristiano Minoggio e Emanuela Brizio si aggiudicano anche il titolo di campione e campionessa piemontese Fisky.
Nico Valsesia, record sul monte Elbrus
Nel progetto ‘From Zero To
Nico Valsesia ce l’ha fatta. Per il suo progetto ‘From Zero To’ ha completato domenica l’ascesa no-stop del monte Elbrus, partendo dal mare di Sochi. Il percorso prevedeva la partenza sulle rive del Mar Nero, con una pedalata di circa 650 km fino ad Azau, a 2600 metri di quota, quindi il percorso a piedi fino alla cima della montagna, la vetta più alta della Russia è considerata anche (secondo la scuola che pone i confini continentali in corrispondenza della catena del Caucaso) la vetta più alta d’Europa.
Ecco il racconto dell’impresa dal suo sito www.nicovalsesia.com
‘è stata durissima, molto più del previsto e molto più di ogni altro record precedente; ma anche questa volta Nico ce l’ha fatta. Alle 12.28 ha raggiunto la cima dell’Elbrus dopo essere partito, alle 4.33 del mattino del giorno precedente, dalla cittadina di Sulak, sul Mar Caspio, 5642 metri più in basso (anzi, 5671, considerato che il Caspio sta in una depressione a – 29 metri sul livello del mare) e 525 km lontano.
Non è stato facile, dicevamo: tanto che alla fine, quando Nico è sceso dalla funivia che lo ha riportato a valle, molti del team avevano gli occhi umidi dalla commozione.
Ma raccontiamo le cose con ordine: prima di tutto un po’ di dati. Partito alle 4.33 del mattino del 25 giugno dalla località di Sulak, sul mar Caspio (una depressione in ogni senso, sia perché si trova a meno 29 metri di quota, sia perché è una cittadina di raro squallore), Nico ha pedalato per 510 km fino a raggiungere alle 00.50 il villaggio di Azau, ai piedi del monte Elbrus, a 2350 metri di altitudine. Ci aspettavamo già che fosse una salita impegnativa e faticosa… Ma non pensavamo tanto: prima 400 km di nastro d’asfalto drittissimo e piatto, con temperature che nel corso della giornata hanno raggiunto i 35 gradi e con un traffico infernale, disordinato e pericolosissimo che non perdonava un solo istante di distrazione; poi con 100 km di valle caratterizzata da continui saliscendi spaccagambe e una serie di strappi con pendenze davvero impegnative, tanto da portare il dislivello positivo totale, nei nostri primi calcoli approssimativi, a oltre il doppio dei 2000 metri di quota guadagnati.
Così, Nico è arrivato nella notte ad Azau davvero provato. A creare problemi, oltre alla stanchezza generale, era soprattutto lo stomaco: dopo aver vomitato lungo la strada, per lo sforzo e per il freddo, non è riuscito a dormire neppure per l’ora e mezza prevista, a causa della nausea e del malessere. E quando si è alzato il suo aspetto era davvero pessimo: nessuno del team, inclusi quelli che lo avevano accompagnato alla RAAM, lo aveva mai visto in simili condizioni, e si iniziava ad avere forti dubbi sul fatto che riuscisse anche solo a rimettersi in cammino, per non parlare di completare un’ascensione tanto lunga e impegnativa come quella che lo aspettava. Ma tant’è, Nico è Nico: alla fine, dopo il trattamento di Luca (osteopata e capo spedizione) e una minestra calda faticosamente deglutita, alle 3.20 è ripartito a piedi per la seconda parte del percorso: 15 km di salita alla vetta del monte Elbrus, a 5642 metri di altezza.
Da quel momento in poi, nel corso della notte i collegamenti si sono interrotti: Nico è salito con la sua frontale, e gli aggiornamenti successivi li abbiamo avuti solo verso le 5 del mattino, quando è stato avvistato da Massimo (uno dei due cameraman saliti in quota la sera prima, che lo aspettava a 3500 metri). “Avanza molto lentamente”.
Da lì in avanti, è difficile rendere il senso di confusione e preoccupazione dell’intera mattinata. Luca, alla base di Azau, riceveva aggiornamenti via whatsapp da Massimo, che a quota 4000 era a sua volta in contatto radio con Nico (che stava salendo molto faticosamente) e con il secondo cameraman Alberto (che, dopo aver passato la notte in rifugio, si stava avviando verso la vetta per essere raggiunto da Nico nell’ultimo tratto). Ma le notizie sulla condizione fisica dei due erano frammentarie e preoccupanti, i black out della linea frequenti, l’impossibilità di valutare se Nico e Alberto fossero in grado di proseguire quasi totale…e nel frattempo le ore passavano e i rischi nel raggiungere la vetta aumentavano.
Mai come questa volta è stata una questione di testa e di volontà, assai più che di fiato e di gambe: Nico e Alberto, nonostante tutto, si sono incontrati, si sono dati la carica a vicenda e alla fine, alle ore 12.28, hanno raggiunto la cima, fissando così il tempo totale della prestazione di Nico a 31 ore e 55′ (“questa volta ho proprio raschiato il fondo del barile” è stata una delle prime frasi di Nico in vetta, stremato.
Tutto è bene ciò che finisce bene: il meteo, perfetto, ha continuato a tenere, e dalla base è stato organizzato il recupero dei due a quota 5100 con un acrobatico gatto delle nevi’.
Domenica tempo di Maratona del Cielo
La Skimarathon Sentiero 4 Luglio e' campionato italiano
Sempre al prima domenica di luglio. Appuntamento fisso in agenda per gli skyrunner. Già, perché la Maratona del Cielo è una super classica. E per il secondo anno consecutivo anche prova unica di campionato italiano, la Skimarathon Sentiero 4 Luglio chiuderà ufficialmente le iscrizioni giovedì 30 giugno o al raggiungimento del tetto massimo di 400 concorrenti. «Oltre non vogliamo andare – ha dichiarato il presidente del comitato organizzatore Tom Bernardi -. La nostra, per tipologia e livello di difficoltà non è non potrà mai essere gara da grandi numeri. Anche la logistica ci impone dei limiti. Per questo non vogliamo andare oltre al fine di garantire un efficiente servizio agli atleti e regalare loro un’indimenticabile domenica di sport. Presso la segreteria stanno arrivando blocchi di 20/30 iscrizioni al giorno, i numeri stanno crescendo in modo costante; siamo quindi convinti di arrivare al sold out».
Al timone di una delle competizioni podistiche d’alta quota più rappresentative e prestigiose di tutto l’arco alpino, Tom Bernardi è riuscito con dedizione e passione a invertire un trend negativo che sembrava destinare la Skymarathon Sentiero 4 Luglio a un mesto epilogo. «Il merito non è solo mio ma di uno staff che conta oltre 250 volontari. Loro sono il cuore pulsante di questa gara. Ogni anno si aggrega qualche nuovo elemento che riesce a portare linfa ed entusiasmo a un gruppo coeso. Anni fa la tendenza sembrava premiare competizioni dal chilometraggio limitato e senza difficoltà tecniche oggettive. Nelle ultime stagioni, fortunatamente, il trend è cambiato: lo skyrunner è tornato a cimentarsi sui percorsi alpinistici come il nostro o quello del Kima. Da parte nostra stiamo lavorando con impegno per conquistare il top runner, ma cercando anche di coccolare lo skyrunner medio con tanta passione, un ricco pacco gara, un’organizzazione sempre puntuale e diversi premi di categoria».
MARATONA - La partenza della maratona 2015 è da Corteno centro (950 metri) e l’arrivo a Santìcolo (900 metti), con dislivello di circa 2700 metri in salita. Il percorso, da piazza Giovanni Venturini - Medaglia d'Oro davanti al municipio, una volta attraversato il centro storico del capoluogo e l’unito nucleo di Piazza su selciato, va dapprima su un tratto di strada ondulata in asfalto, fino al borgo di Sant’Antonio (1127 metri). Da qui si continua a destra su sentiero in terra battuta e acciottolato, in salita moderata, fino a raggiungere il Rifugio Alpini di Campovecchio (1310 metri), dove ha inizio il Sentiero 4 luglio vero e proprio (segnavia n. 7). C’è subito una ripida salita di circa un km fino al crinale di Premàlt, poi ulteriori due in pendenza meno accentuata per raggiungere, con dislivello di 700 metri complessivo, lo Zappello dell’Asino (a quota 2026). Da qui il sentiero passa di nuovo dal crinale al versante e si caratterizza, oltre che per 6 km di continui saliscendi fino alla Val Rösa, che non fanno praticamente guadagnare quota, anche per un andamento quasi sempre trasversale al versante e dunque non del tutto agevole. A partire dall’ampio canale della Val Rösa si punta lungo la linea di massima pendenza e, su morene e terreno misto, si giunge dopo lunga salita a Passo Telènek (2642). Successivamente, attraverso un’impegnativa cresta, si guadagna Cima Sèllero (tetto della gara a 2744 metri). Una discesa impegnativa porta quindi a Passo Sèllero (2423 metri) e poi, proseguendo per non difficili creste, tratti esposti, canalini e infine pezzi di vecchie mulattiere, passando per il Bivacco Davide (2645), si arriva al Piz Tri (2308). La discesa finale che porta a Santìcolo si snoda dapprima lungo mulattiere e sentieri, quindi su tratti di strada carrabile.
MEZZA MARATONA - Partenza da Corteno Golgi e arrivo a Santìcolo, con un dislivello complessivo in salita di circa 1500 metri. Il percorso è lo stesso della maratona per i primi 4 km. A Sant’Antonio si prende a sinistra in direzione Val Brandét, dapprima su ripido acciottolato, poi su strada sterrata in leggera salita, percorrendo praticamente tutta la valle. Poco prima di Malga Casazza, in località Piazzale Bondone (1382) si gira di nuovo a sinistra su un bel sentiero che sale snodandosi in mezzo a boschi e pascoli, e arriva, dopo più di mille metri, al Passo Salina (2433), dove s’innesta nel Sentiero 4 Luglio. Da qui il tracciato è lo stesso della maratona.
Per maggiori informazioni e iscrizioni: www.maratonadelcielo.it
Ciak, action cam
Su Skialper in edicola le migliori telecamere ai raggi X
Senza aver paura di esagerare, si può affermare che l’avvento delle action-cam ha veramente cambiato il modo di raccontare lo sport. Se prima creare delle immagini di qualità in ambiente era appannaggio di campioni con troupe cinematografica al seguito, nel giro di 10 anni (la prima GoPro Hero è infatti uscita nel 2006) il mercato è letteralmente esploso: tutti i maggiori brand di elettronica hanno in catalogo almeno un modello e chiunque, dotato di un minimo di creatività e buon gusto, può ora creare video che hanno se stessi come soggetto. Su Skialper di giugno-luglio abbiamo provato i modelli più adatti per gli sport outdoor.
COSA GUARDARE - La qualità d’immagine è importante, ma non bisogna trascurare anche altri fattori: l’ergonomia, la facilità d’uso (essenziale, perché a nessuno piace tirare fuori il foglietto delle istruzioni in un powder-day), la durata della batteria e la qualità degli accessori.
IN PROVA - Abbiamo provato Sony HDR AZ1 VR, Garmin Virb XE, Ricoh WG M2. GoPro Hero Session, GoPro Hero 4 Silver e Ricoh Theta M15 (immagini a 360 gradi).
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Nadir Maguet e Denisa Dragomir primi alla Stava
Record di Nicola Pedergnana nel Vertical
Nemmeno un forte temporale ha fermato i 300 atleti impegnati nell’undicesima Stava Mountain Race e nel sesto Verticale del Cornon – Felicetti Cup. Anzi, è arrivato addirittura il nuovo record nella gara di sola ascesa, per merito di Nicola Pedergnana del Team La Sportiva, mentre la competizione lunga è stata accorciata per questioni di sicurezza ed ha visto trionfare per la prima volta il valdostano Nadir Maguet e la rumena Denisa Dragomir, mentre la prova ladies del vertical è stata vinta dall’atleta di casa Beatrice Deflorian.
Quattro volti nuovi dunque hanno lasciato il segno nella gara valida come terza prova del circuito La Sportiva Mountain Running Cup ed organizzata dall’Us Cornacci di Tesero. In particolare Nicola Pedergnana, capace addirittura di stracciare il record di Urban Zemmer nel Verticale, migliorandolo di 41 secondi con il tempo di 43’40”, mentre Beatrice Deflorian ha chiuso i 5,050 km del percorso con 1080 metri di dislivello con il tempo di 57’44”, lontano dal primato di Antonella Confortola. Senza riscontri cronometrici rispetto al passato invece le sfide della Stava Mountain Race, visto che il tracciato è stato ridotto a 13 km con un dislivello positivo di 1080 metri, togliendo il transito per il Monte Agnello e Doss dei Branchi, con Nadir Maguet dominatore dal primo all’ultimo chilometro e con Denisa Dragomir, capace di una grande rimonta nel finale che le ha consentito di superare la spagnola Maite Maiora.
STAVA MOUNTAIN RACE - Nadir Maguet, atleta del Centro Sportivo Esercito, specialista fino allo scorso anno delle sfide vertical quest’anno ha deciso di puntare sulle gare lunghe e alla prima uscita importante ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per giocarsi traguardi importanti. Ha forzato subito il ritmo quando la strada è iniziata a salire dopo la partenza da Tesero. Già in località Piazzol aveva preso una decina di secondi su Christian Varesco de La Sportiva e su Andrea Debiasi del Crazy Idea, mentre al secondo rilevamento in località Sforzelin il vantaggio di Maguet su Varesco era aumentato a 30 secondi, con Alessandro Follador terzo e Michele Tavernaro quarto. Sul punto più alto della gara, a Croce Cornon il valdostano è giunto dopo 48’01” di gara in mezzo a lampi e tuoni, precedendo di 2’02” Christian Varesco, di 2’42” Alessandro Follador, di 3’26” Paolo Bert che ha preso il via nonostante l’infortunio, quindi Andrea De Biasi a 3’27”, Michele Tavernaro a 3’30”, Andreas Reiterer a 3’43” e il favorito Ionut Zinca a 4’09” non ancora in forma dopo l’infortunio.
Le difficili condizioni meteo hanno costretto in fretta e furia gli organizzatori e il soccorso alpino a far deviare la gara da questo punto, iniziando così la discesa verso Tesero. Una picchiata sotto il diluvio verso il traguardo. Nadir Maguet è riuscito a mantenere il suo vantaggio, chiudendo la prova a braccia alzate con il tempo di 1h19’38”. La piazza d’onore invece si è risolta alla sprint con Christian Varesco che è giunto dopo 2’49”, riuscendo a superare proprio negli ultimi cento metri lo spagnolo Alfredo Gil, che ha sua volta si era reso autore di una strepitosa rimonta di ben 8 posizioni, riuscendo pure a superare Varesco nella discesa nel bosco, ma il teserano voleva fortemente la piazza d’onore ed ha dato il tutto per tutto nel finale. Quarta posizione a 3’29” per il falcadino Alessandro Follador, quindi quinto Andrea De Biasi del Team Crazy a 4’09”, Michele Tavernaro a 4’31”, lo stoico Paolo Bert settimo a 4’49”.
Come spesso accaduto in passato la Stava Mountain Race ha visto rivoluzioni in classifica nella ripida discesa. Ed è stato così anche nella gara femminile, con la rumena Denisa Dragomir che è riuscita a superare la spagnola Maite Maiora all’ultimo chilometro, precedendola di 42 secondi sul traguardo, dopo che la forte skyrunner catalana aveva dominato tutta la gara. Al Monte Cornon Maite Maiora aveva infatti un minuto e mezzo sulla Dragomir, quindi due minuti e mezzo su Ingrid Mutter e 7 minuti su Wiktoria Maria Piejak.
PEDERGNANA DA RECORD NEL VERTICALE - Una cavalcata trionfale quella del 23enne della Val di Rabbi, che ha forzato subito il ritmo nel Verticale del Cornon – Felicetti Cup, valido per il trofeo Ana Tesero. Nei primi metri aveva fatto il ritmo Patrick Facchini che era riuscito a staccare tutti, poi però Nicola ha deciso di aumentare le falcate e, nonostante il terreno viscido per il primo dei due temporali, nessuno è riuscito a resistergli, chiudendo i 5,050 km con 1080 metri di dislivello con lo straordinario tempo di 43’40”, migliorando di ben 41 secondi il primato che fece registrare nel 2012 il re del vertical Urban Zemmer, oggi assente giustificato dopo le fatiche di Coppa del Mondo. Ha provato in tutte le maniere a contrastarlo il compagno di squadra del Team La Sportiva Patrick Facchini, che però si è dovuto accontentare della piazza d’onore a 1’07”7 di distacco, quindi terzo lo sloveno Nejc Kuhar a 2’27” e quarto l’atleta di casa Stefano Gardener a 3’00”4.
Nella sfida femminile ha primeggiato la teserana Beatrice Deflorian con il tempo di 57’44”, in testa dal primo all’ultimo metro di gara, riuscendo a staccare di 1’18” la fassana Nadia Scola, quindi in terza posizione la francese Corinne Favre a 3’21”, quindi quarta Serena Vittori del Gs Torre Villa a 3’44”.
Marathon du Mont-Blanc a Cedric Fleureton
La svedese Ida Nilsson vince la gara rosa
Cedric Fleureton si aggiudica la Marathon du Mont-Blanc: sulla 42 km da Chamonix a Planpraz il francese chiude in 4h04’23”. Classifica tutta transalpina nelle prime cinque posizioni: secondo Xavier Thevenard (4h07’51”), terzo Matthieu Brignon (4h08’26”), quarto Tony Moulai (4h08’38”), quinto Grégory Vollet (4h14’32”). Ritirato Remì Bonnet, uno dei favoriti alla vigilia, partito con il il pettorale uno.
Nella gara rosa a segno la svedese Ida Nilsson in 4h46’18” sulla francese Amandine Ferrato in 4h57’07” con terza la russa Ekaterina Mityaeva in 4h58’04”, quarta la sudafricana Landie Greyling, quinta la francese Stephanie Duc.
80 KM - Nella gara lunga successo dello svizzero Diego Pazos in 10h52'45” davanti al francesi Guillaume Beauxis in 11h05'10” e Remi Berchet in 11h16'14 (out al quarantaduesimo chilometro il favorito Aurélien Collet), mentre nella prova rosa vittoria netta della francese Caroline Chaverot in 11h40’59” sulla connazionale Maïlys Drevon in 14h34’11” e la cinese Li Dong in 15h16’07”. Quindicesima Lorenza Bernardi.
VERTICAL - Doppietta norvegese. Stian Angermund-Vik si aggiudica il VK in 35’51” sull’americano Andy Wacker 37’39” con terzo il francese Emmanuel Allenbach in 38’33”, mentre in campo femminile prima Hilde Aders in 43’40” sulle francesi Jessica Pardin in 45’03” e Celia Chiron in 45’06”. Settima la valdostana Christiane Nex.
Livigno Skymarathon, buona la prima
250 atleti al via, doppietta azzurra con Tadei Pivk e Elisa Desco
250 partenti in una timida giornata di sole a Livigno per la prima edizione della Livigno Skymarathon, percorso tecnico e muscolare lungo i 34,5 chilometri sulle creste al confine tra Italia e Svizzera nel Piccolo Tibet. Tranne i primi, veloci e fortunati, gran parte dei concorrenti ha corso la seconda parte di gara sotto una fitta pioggia, prima che ritornasse, finalmente il sole. Idea di successo per la squadra coordinata da Marco De Gasperi, Adriano Greco e Mario Poletti, direttori del percorso, per una prima edizione entrata di diritto nelle World Series del campionato Skyrunning come confermato da un entusiasta Marino Giacometti prima della partenza: «Livigno è un territorio che grazie alla sua morfologia, alle sue montagne, alle sue strutture organizzative e al vantaggio di trovarsi a 1700 metri di quota, ben si presta ad una tappa delle World Series».
GARA MASCHILE - Successo di giornata per un grandissimo Tadei Pivk che si conferma campione vero nelle gare di lunghe distanze: dopo il successo (tra gli altri) a Zegama del 2015 e il titolo di Campione del Mondo Skyrunning, il portacolori del Team Crazy Idea-La Sportiva, ha ricominciato il 2016 così come aveva chiuso l'anno, vittorioso con un tempo di 3 ore 55 minuti e 27 secondi. Nella prima parte di gara lo svizzero Pascal Egli, Team Dynafit, vincente meno di un mese fa alla Resegup di Lecco (con record del percorso) e il forte scialpinista francese del Team Scott, Alexis Sévennec hanno provato a fare il buco ma il friulano non ha mollato un centimetro e già alla prima discesa si è rifatto sotto. Nel frattempo il giovane Jan Margarit (anno 1997) del Team Salomon a debita distanza ha controllato i giochi e in Val Federia, intorno al ventesimo km, ha sferrato l'attacco decisivo ai due atleti Egli e Sevennec, sfiancati dall'avvio troppo veemente, e ha cercato di staccare anche Tadei Pivk. Il friulano è però riuscito a resistere e, all'ultimo passaggio in salita, a quota 2700 del Carosello, Tadei conduceva con più di un minuto di vantaggio sul giovane catalano. Le posizioni si sono cristallizzate e Jan Margarit ha chiuso arrivando in Plaza da Comun due minuti e mezzo dopo il campione del Team Crazy. Otto minuti più tardi accolti da un grande pubblico, nonostante la forte pioggia, sono arrivati Pascal Egli (terzo in 4h 06' 52") e Sevennec (4h 07'). Al quinto posto Pablo Villa Gonzales (Team Salomon), nei dieci anche André Jonsson, Hassan Ait Chaou, Marc Mir Casal, Albert Garcia Puyol e Dani Garcia Gomez.
GARA ROSA - Al femminile l'atleta di casa, Team Scott, Elisa Desco ha dominato in lungo e in largo: dopo una prima fase di studio in cui Katrine Villmussen e Oihana Cortazar hanno provato a fare il vuoto, Elisa alla fine della prima salita, all'attacco delle catene ha preso la testa della gara e nonostante temesse potessero riprenderla lungo la tecnica ed aerea cresta, si è presentata in solitaria all'arrivo con un tempo di 4 ore 48 minuti e 54" davanti a Aitziber Ibarbia (5h 04') della Selezione Basca e Megan Kimmel, la forte statunitense del Team Asics con 5 ore e 05'. Chiudono le cinque, Sheila Aviles Castano e Marta Molist Codina.
Andy Symonds, record alla LUT
Nella gara rosa a segno la svizzera Andrea Huser
Il britannico Andy Symonds si aggiudica la The North Face Lavaredo Ultra Trail, tappa italiana dell'UTWT: il portacolori del Team Scott taglia per primo il traguardo di corso Italia a Cortina con il tempo di 12h15'06", nuovo record della gara. Con lui sul podio i due atleti del Team Vibram, il lituano Gediminas Grinius in 12h23’06” e lo spagnolo Javier Dominguez in 12h36’45”, quarto il francese Sylvain Court, quinto il neozelandese Hawker Scott. Due azzurri nei 10: ottavo Marco Zanchi del Team Vibram, decimo Giuliano Cavallo del Team Salomon Isostad.
Nella gara rosa a segno la svizzera Andrea Huser del Team Mammut in 14h32’39” sulla basca del Team Vibram Uxue Fraile in 15h13’09” con la brasiliana Fernanda Maciel del Red Bull The North Face Team in 15h20’57” a completare il podio. Ottima quarta piazza per Cristiana Follador: l’atleta dell’Aldo Moro termina in 16h30’37”.
Lo sloveno Sebastjan Zarnik si aggiudica la Cortina Trail in 4h47’03” davanti a Manuel Speranza in 4h53’29” con terzo Francisco Mendoza Guil in 4h54’44”, ai piedi del podio Giacomo Forconi del Total Training Team e Roberto Mastrotto del Durona Team.
Al femminile a segno la statunitense Hillary Allen, settima assoluta in 5h15’56” davanti a Silvia Serafini dello Scarpa Team in 5h46’28” e Barbara Giacomuzzi dell’Atletica Cortina in 5h54’02”, quarta la polacca Viyaleta Piatrouskaya, quinta Angela De Poi dell’Aldo Moro.












