Ski-alp, ecco gli azzurri per la prossima stagione

Ufficializzate le squadre dalla FISI

Ufficializzata dalla FISI la squadra di sci alpinismo della prossima stagione, sempre alla guida di Stefano Bendetti e Davide Canclini. Poche le novità: escono i due veterani, Manfred Reichegger e Pietro Lanfranchi, rientra a tempo pieno Martina Valmassoi, a livello giovanile debutto per la piemontese Ilaria Veronese tra le Under 23 e tra gli Junior spazio ai gemelli valdostani Guichardaz. In azzurro dunque sempre Robert Antonioli, Filippo Barazzuol, William Boffelli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet  e Federico Nicolini (al primo anno senior), Elena Nicolini, Katia Tomatis e Martina Valmassoi. A livello Espoir spazio a Valentino Bacca, Nicolò Canclini, Davide Magnini, Giulia Compagnoni, Alba De Silvestro, Mara Martini e Ilaria Veronese, tra gli Junior a Stefano Confortola, Fabien e Sebastien Guichardaz, Andrea Prandi, Giulia Murada e Melanie Ploner.


Fletta Trail, tutto pronto a Malonno

Il 12 e 13 agosto due prove dell’Eolo FIDAL Grand Prix

Partito il countdown per la due giorni di Malonno: nel week end del 12 e 13 agosto in programma PizTriVertikal e Fletta Trail, quest’anno validi anche come prove dell’Eolo FIDAL Mountain & Trail Running Grand Prix. A Malonno si affinano gli ultimi dettagli perché l’edizione di quest’anno sia una degna ‘coda’ al mondiale di Premana: non saranno pochi infatti i protagonisti delle due gare iridate che poi si sposteranno in Valle Camonica per continuare la sfida e per far divertire ed emozionare gli appassionati di mountain running.
Ma si parte prima di tutto con una importante novità, quella legata alla possibilità di iscriversi fino al giorno stesso dei due eventi. Per chi è ancora indeciso o ci sta pensando, il comitato organizzatore offre un ‘last minute’: il 12 agosto per il PizTriVertikal ed il 13 agosto per il Fletta Trail, basterà rivolgersi all’ufficio gara che anche quest’anno sarà aperto presso la palestra delle scuole medie di Malonno il sabato dalle 8.30 alle 10.30 e dalle 16 alle 18 e la domenica mattina dalle 7. Restano comunque aperte le iscrizioni on line su www.memorialbianchi.it.

 


Topturfestivalen, rotta per il nulla

Su Skialper di agosto-settembre un reportage dalle isole Svalbard

«Le stagioni invernali non si sa mai quando farle finire. Se uno ha passione vera per lo sci, uno strascico di inverno da qualche parte lo trova sempre. Uno, se vuole, può andare avanti tranquillamente a sciare fino a metà dell’estate, fino a giugno o a luglio, ma è chiaro che quello che sta facendo, da un certo momento in poi, è tirare avanti. Trascinarsi, e le passioni non bisogna mai trascinarle. A giugno si è in quella terra di mezzo che è il passaggio di stagione, periodo bellissimo, per carità, si può sciare ma si può anche correre e pedalare, arrampicare, camminare, fare un sacco di altre cose divertenti e anche niente, si può mettersi in spiaggia con una bella rivista di sci sotto l’ombrellone e godersi l’estate aspettando un altro inverno ancora. È per queste ragioni, per il bisogno di farla finita, che quando sai di dover andare a sciare alle Svalbard a giugno capisci che quella che sta per succederti è una cosa diversa» comincia così l’articolo di Emilio Previtali sull’incredibile Topturfestivalen, un festival dello scialpinismo e dello sci fuoripista che si celebra in questo periodo dell’anno alle isole Svalbard, in Norvegia. Ne parliamo su Skialper di agosto-settembre.



UN FESTIVAL DIVERSO - La caratteristica del Topturfestivalen è che questo festival è itinerante: si alloggia sul Nordstjernen, una nave da crociera artica costruita nel 1956 e recentemente restaurata. Poi con il gommone si approda insenature dalle acque turchesi, si sale su pendii immacolati accompagnati da qualcuno con il fucile (per gli orsi polari…) e si scende guardando il mare. Il gioco è fatto! «La faccenda di andare a sciare con il fucile è un po’ destabilizzante all’inizio. Uno può reagire in due modi: o è veramente preoccupato e ossessionato dalla paura di venire attaccato e sbranato da un orso polare; oppure vede quella dell’incontro come una remota possibilità di cui non preoccuparsi minimamente, come se fosse qualcosa che fa parte del pacchetto vacanza. In realtà l’atteggiamento corretto sta a metà strada tra queste due posizioni. Il pericolo di incontrare un orso è concreto e reale, poi gli orsi sono interessati più alle foche di cui si cibano che agli esseri umani ma sono predatori e per questa ragione non bisogna mai sottovalutare i rischi di un incontro faccia a faccia. Il pericolo è più consistente in prossimità del mare, in quota ci si può davvero rilassare e godere dello spazio immenso, della solitudine e dei pendii». Se lo dice Emilio…


A Premana grande attesa per Mondiale e Giir di Mont

Domenica mattina le due gare

C’è grande entusiasmo a Premana: dopo la conclusione del campionato del mondo di mountain running classic di domenica scorsa, dove hanno svettato le nazioni africane (Uganda e Kenya) oltre alla nazionale azzurra con quattro medaglie a squadre (due argenti e due bronzi) ed una individuale dell’altoatesino Daniel Pattis, ora tocca ai corridori delle lunghe distanze scendere in campo, ma anche ai runners dello storico Giir di Mont, che il 6 agosto andrà in scena nonostante l’evento mondiale: una ‘doppietta’  che ha richiesto un grande sforzo a tutto il team dell’AS Premana.
Qualche dato, allora: 25 nazioni partecipanti, 130 atleti in lizza per il mondiale, 10.000 euro di montepremi, pacco gara made in Valsassina, 400 amatori per il Giir di Mont, 5.000 spettatori assiepati lungo il tracciato, e la voglia di esserci a tutti i costi, anche grazie alla disponibilità dell’AS Premana che organizza un servizio navette per recarsi nei punti nevralgici del percorso, con addirittura l’utilizzo dell’elicottero per chi volesse raggiungere i punti più spettacolari in quota, a prezzi contenuti. Saranno predisposti ristori lungo tutto il percorso di 32 km, e l’organizzazione premanese capeggiata dal presidente Massimo Sanelli ha elaborato negli anni una ‘tabella pacemaker’ indicativa messa a disposizione dell’atleta.
Sabato 5 agosto alle ore 17 ci sarà la cerimonia d’apertura del campionato mondiale long distance, ancora una volta scenografica con la presentazione degli atleti e di tutte le nazioni partecipanti, mentre domenica alle ore 8 partirà il 14° World Mountain Running Championship, con con start del Giir di Mont mezz’ora più tardi.

 


Tre giorni di Courmayeur Mont Blanc Sky Race

Giovedì la K1000 di notte, sabato la K2000

Terza edizione della Courmayeur Mont Blanc Sky Race. Tre le gare in programma sul tracciato che corre sotto la Sky Way: si parte giovedì sera con K1000 Night con partenza alle 21 da piazza Brocherel a Courmayeur e arrivo al Rifugio Pavillon a quota 2173 metri dopo 7 km. Venerdì spazio ai più piccoli con la Kkids, una mini skyrace riservata ai giovani atleti dagli 8 ai 16 anni di età. Sabato la gara ‘regina’, la K2000: i metri di dislivello sono in realtà 2200, spalmati sugli 11 km che da Courmayeur portano ai 3500 metri di Punta Helbronner. Tra gli atleti in gara, anche il gruppo della squadra di sci alpinismo dell’Esercito in raduno questa settimana alla Perenni di Courmayeur.


Manny Reichegger, 40 anni e non sentirli

Ancora in gara nella prossima stagione

La squadra di scialpinismo del Centro Sportivo Esercito è in raduno a Courmayeur. E nel gruppo c’è sempre Manfred Reichegger.
«Alla fine ho deciso di continuare - spiega Manny - volevo fermarmi, poi arriva l’estate, la passione c’è ancora, la voglia di allenarmi anche, il fisico regge e così vado avanti. Certo adesso adesso a 40 anni sono entrato nei Master…. Ammetto che fa un po’ effetto: ero al vertical Col di Lana, che era campionato Master, e alla fine quando mi hanno premiato sono rimasto un po’ disorientato».

Che gare farai?
«Non faccio più parte della Nazionale (le squadre sono state presentate dal dt azzurro Bendetti alla FISI, ma non sono state ancora ufficializzate, ndr) e dunque non farò più la Coppa del Mondo. Anche se - scherza - posso sempre qualificarmi… Resto nell’Esercito, farò delle scelte, farò le gare che mi sento di fare. Magari qualche LGC, ma non il Pierra Menta per esempio. L’ho vinto tre volte, soffrire quattro giorni per un piazzamento non mi interessa».

Il futuro potrebbe essere quello dell’allenatore?
«Sono già nell’albo dei tecnici, ma al momento resto un atleta. Potrebbe essere una scelta futura, non si sa mai. Diciamo che un po’ d’esperienza ce l’ho».

Già, allora facciamo un passo indietro, quanti anni nello ski-alp?
«Sono entrato nell’Esercito nel 1995 come fondista, ho fatto quattro anni, poi nella stagione 1999-2000 sono passato allo sci alpinismo. E nel 2002 ero nella prima Nazionale che ha preso parte ai Mondiali di Serre Chevalier. Facciamo i conti: 15 anni in azzurro, magari è un record».

Hai visto e vissuto tutta l’evoluzione delle disciplina…
«Direi di sì, sono un esperto. Ricordo benissimo le prime gare e le discese erano tutte a raspa. Poi in caserma sono arrivati i primi sci larghi. Ed erano anche lunghi, 1.85: abbiamo provato anche con quelli a fare raspa, ma alla fine ci siamo ‘convertiti’ alle curve anche noi fondisti. Sapevo che questo era il mio limite e così forzavo sempre in salita per avere margine in discesa. Adesso bisogna essere completi per vincere, motore in salita e tecnica in discesa, e i giovani che arrivano sono sempre più preparati.
Ma una evoluzione c’è stata anche nelle tute, per esempio: le prime erano larghe, le avevamo sistemate con qualche tascone. Adesso saremmo considerati dei popolaires…».

Il ricordo più bello, in mezzo a tante vittorie?
«La prima, all’individuale degli Europei del 2003 sui Monti Tatra: ero giovane e avevo battuto personaggi del calibro di Stéphane Brosse e Heinz Blatter».

L’atleta chi ti ha più impressionato?

«Direi Kilian: un fenomeno, quello che fa lui è da extraterrestre. Ma anche lui invecchia. Dei giovani mi piace tantissimo Davide Magnini».

E lo ski-alp ai Giochi Olimpici?
«Direi che ci siamo, me lo auguro. Cambieranno tante cose: ci sarà più professionalità, più stimoli e più soldi. E se ci sono più soldi, speriamo non arrivino le pecore nere. Anche se su questo punto credo, però, che siamo a buon punto: pensa che a me, che non vinco più e che ho 40 anni, negli ultimi due mesi ho avuto cinque controlli della Wada. Sarà una bella vetrina, anche se solo ogni quattro anni: certo bisogna trovare la formula giusta, non si può portare un Mezzalama alle Olimpiadi, ma deve essere sempre sci alpinismo».
 


Skialper Archive / Ponte di Legno Tonale Outdoor Destination

Su Skialper di agosto-settembre un ampio reportagne sulla localita'

«C’era una volta il Passo del Tonale, che era una stazione di sci e una terra di mezzo, un colle alpino messo di sghembo al centro del versante meridionale delle Alpi. A est le Dolomiti e la loro ineguagliabile bellezza calcarea e ad ovest lontanissimi, al bordo occidentale della conca padana, il granito e il basalto del Monte Bianco e del Monte Rosa. Il gruppo dell’Adamello se ne stava lì in mezzo a fare da velopendulo dell’arco alpino, al centro di tutto, ma in realtà un po’ a margine di tutto. Barriera non soltanto geografica ma anche storica e culturale tra Alpi Orientali e Occidentali, il Passo del Tonale è protetto ulteriormente a nord anche da Ortles e Cevedale, in un certo senso rappresenta un mondo a parte. Da sempre linea di confine - ai tempi della Grande Guerra tra nord e sud dell’Europa e in tempi più recenti tra Lombardia e Trentino - il Passo stava lì più che altro a segnalare la linea di divisione tra due universi, due organizzazioni amministrative e due mentalità, due modi diversi e molto distanti tra loro di pensare al turismo». Era così, come ha ben scritto Emilio Previtali, fino a qualche anno fa, prima che si credesse in una proposta di turismo outdoor a 360 grandi, in inverno e in estate e il Passo proprio come trait d’union della realtà lombarda di Ponte di Legno e di quella trentina di Vermiglio. Le montagne tra Ponte di Legno e Vermiglio da un certo momento in avanti, a partire dagli anni 2000, anziché barriere hanno cominciato a essere una risorsa preziosa, una linea di continuità. Luoghi in cui muoversi ed esplorare in tutte le stagioni, senza avere niente da invidiare a destinazioni classiche e più celebrate delle Dolomiti, della Valtellina, del Piemonte e della Valle d’Aosta. E noi siamo andati a scoprirli come outdoor destination sul numero di agosto-settembre di Skialper.

BIKE DAYS -
L’occasione è stata quella dei Bike Days, organizzati la prima settimana di luglio dal consorzio Pontedilegno-Tonale che tra le attività dell’outdoor ha deciso di puntare con decisione in questi anni (e in futuro, sempre di più) sulla bicicletta: strada, mountain-bike, gravity e cicloturismo. Ecco dunque che il nostro Emilio Previtali, accompagnato dalla fotografa Alice Russolo, è salito sulle rampe del Passo Gavia in compagnia di Alessandro Ballan (sì, proprio lui, l’ex campione del mondo di ciclismo), ma anche sui sentieri dell’immensa arena mountain bike in compagnia dell’olimpionica Paola Pezzo per poi buttarsi sulle discese servite dalle seggiovie con lo specialista Lorenzo Suding. Le salite e le strade dei passi alpini sono un vero tesoro del territorio di Ponte di Legno-Tonale. Passo del Mortirolo, Passo Gavia, Passo del Tonale, il tutto moltiplicato come minimo per due perché, non bisogna mai dimenticarlo, i passi alpini hanno sempre due o più versanti, due o più strade asfaltate da percorrere e di cui godere. Ciclisti avvisati… Emozioni su due ruote che si possono vivere anche con le E-bike.

ALPINISMO & TRAIL RUNNING - Non di solo ciclo vive l’uomo ed ecco che siamo stati anche a scoprire il settore trentino del rifugio Denza, porta di accesso alla Presanella e alla Cima di Vermiglio, due classiche dell’alpinismo da queste parti. Ma vi proponiamo anche qualche salita in stile vertical e due tratti del mitico Adamello Ultra Trail per tenervi in forma con le scarpe da corsa. Le nostre guide? Valentina Belotti e Davide Magnini. Più di così…


Comano Ursus Extreme a Luca Miori e Anna Pedevilla

Prima edizione della gara

Un centinaio i trail runners ai via della prima edizione della Comano Ursus Extreme Trail. Un successo per lo staff organizzativo guidato da Marco Buratti a distanza di due settimane dall’annullamento della gara regina sulla distanza di 117 km. Pronti, via ed è Luca Miori a piazzarsi davanti. Si entra subito nel bosco verso la Val Marcia in direzione Livez, dove con un veloce single track si raggiunge il piccolo abitato delle Cornelle. Gli atleti iniziano così la lunga salita verso Malga Nardis. In località Tombus passa in testa Luca Miori, tallonato da Samuele Bertò e Davide Delladdio, mentre fra le donne prima è l’atleta del Team La Sportiva Anna Pedevilla. Raggiunta la Sella Dos de la Torta le posizioni in testa non cambiano. In quarta posizione troviamo l’atleta del GS Bondo Mauro Bonazza, mentre in quinta posizione transita l’atleta di casa Massimo Caterina. Da qui il tracciato è decisamente più impegnativo, tecnico ed esposto. Gli atleti possono godere di panorami mozzafiato che spaziano dal Garda alle Dolomiti di Brenta, dall’Adamello e la Presanella all’intere Valli Giudicarie. Terminati i sette km di creste, Luca Miori prende il largo e affronta la discesa da Malgo Stabio arrivando a tagliare il traguardo di Rango con il tempo di 3h50’00’. Samuele Bertò giunge alle sue spalle e ferma il cronometro a 4h02’37’’, mentre in terza posizione si piazza Davide Delladdio chiudendo i 37 km di gara in 4h10’46’’. In campo femminile è Anna Pedevilla a vincere la prima edizione della CUET37 fermando il cronometro a 4h56’34’’. Seconda classificata l’atleta di casa Giuliana Gionghi (5h36’43’’), mentre in terza posizione si piazza Irene Zamboni con il tempo di 5h37’51’’.


World Series, De Gasperi secondo dietro a Margarit

Alla SkyRace Comapedrosa, vola Sheila Avilés nella gara rosa

Tappa della Migu Run Skyrunner World Series nei Pirenei con la SkyRace Comapedrosa, settimo appuntamento del circuito sky. E dettano legge i giovani spagnoli con i successi di Jan Margarit e Sheila Avilés. Margarit chiude in  2h35’36” davanti a Marco De Gasperi in 2h41’50”, con terzo il giapponese Rui Ueda in 2h44’54”, quarto il marocchino Zaid Ait Malek (2h47’45”), quinto il francese Adrien Michaud (2h48’29”). Al femminile la catalana Sheila Avilés arriva sul traguardo in 3h17’16”, davanti alla favorita Laura Orgué in 3h19’29”, con terza la giapponese Takako Takamura in 3h26’43”, quindi due statunitensi, Hillary Gerardi (3h28’43”) e Megan Kimmel (3h33’22”).

MONDIALI GIOVANILI - Nella prova più corta valida per i campionati mondiali giovanili, vittoria di uno Youth B, lo svizzero Roberto Delorenzi in 1h39’52”, davanti a tre Under 23, lo spagnolo Oriol Cardona Coll (1h40’40”) e gli azzurru Alex Oberbacher (1h41’04”) e Daniele Felicetti (1h42’24”), Settimo assoluto e terzo Youth B Luca Lizzoli. Settima Giorgia Felicetti negli Youth B. Italia seconda nella classifica per nazioni.
 


Triplete Uganda, ma l'Italia e' d'argento

Oro mondiale della corsa in montagna a Kiplangat

Africa superstar, Uguanda caput mundi, ma poi c’è l’Italia. Lo ha sintetizzato molto bene Xavier Chevrier al traguardo della gara Senior maschile: «Siamo dietro ai più forti del mondo». E, aggiungiamo noi, l’oro più bello è rimasto a Casa Italia ed è quello di un Mondiale di Premana indimenticabile, con un tifo e una passione unici, che hanno dato una marcia in più a tanti atleti. E mancano ancora i Mondiali lunghe distanze…

UGANDA SUPERSTAR - A Premana, però, la dura legge dell’Africa si è espressa in tutta la sua brutalità: sei ori su sei dei Mondiali di corsa in montagna sono andati al continente africano, ben cinque all’Uganda. Nell’evento top, la gara Senior maschile, un triplete ugandese pazzesco; vittoria di Victor Kiplangat in 52’31’’ su Joel Ayeko (52’50’’) e Fred Musobo (53’57’’). Fa caldo, fa freddo, il percorso è più o meno tecnico, ma la storia non cambia. La bandiera non è mai stata in dubbio, semmai gli interpreti. Al quarto posto Josep Gray, Stati Uniti, seguito da Petro Mamu, Eritrea. Poi una doppietta azzurra con Xavier Chevrier che ha superato negli ultimi frangenti Bernard Dematteis. Al decimo posto un altro statunitense, Patrick Smyth, poi il britannico Andrew Douglas e il Kenya con Penin Surum Rober. Gli altri azzurri: Martin Dematteis dodicesimo e Cesare Maestri tredicesimo. Nella gara a squadre vittoria, scontata, ugandese, e un argento azzurro che vale come un oro, davanti agli Stati Unti. Gli azzurri chiudono la rassegna con tre argenti (squadre Senior uomini e donne, Pattis nei Junior) e due bronzi (squadra Junior maschile e femminile).

LA VITTORIA DEL PUBBLICO - Una teoria di pullman che dalle sette di mattina hanno fatto la spola dai parcheggi di corrispondenza al paese, transenne ovunque, trombe e striscioni sugli alpeggi, cori e urla di incitamento: Premana ha scritto una delle più belle pagine della storia della corsa in montagna. Sotto un sole cocente il pubblico è stato la spinta in più per gli atleti. Tantissime bandiere italiane ma anche tedesche, statunitensi, ugandesi, ragazzini che correvano dietro agli atleti, balconi gremiti di gente come in tribuna allo stadio. Una bella giornata di sport.


Xavier Chevrier: 'Non avevo mai visto nulla di simile'

Le dichiarazioni degli azzurri al traguardo

«Abbiamo dimostrato di avere più cuore di loro, non perché non ce l’abbiano, ma perché oggi quello che si è visto a Premana non era mai successo, c’era davvero tanta gente a incitarci e questo ci ha dato una spinta incredibile» dice Bernard Dematteis al traguardo del Mondiale di Premana. «Loro geneticamente sono di un altro pianeta, ma noi abbiamo dato davvero tutto, per questo il mio settimo posto per me vale come una medaglia, non avete idea di cosa ho dovuto tirare fuori sul secondo giro per fare questo risultato» aggiunge mentre dice al responsabile azzurro Paolo Germanetto: «Nel primo giro ci ho provato, ma oggi non potevo fare più di così». La festa al traguardo è tutta per Xavier Chevrier. Il valdostano, primo azzurro, è stato accolto dalla promessa sposa a settembre e dal fan club del fondista Federico Pellegrino e da Chicco in persona. «Oggi ho visto cose che non avevo mai visto. Pensi di avere già visto tutto, ma veramente il pubblico che abbiamo trovato è stato incredibile, guarda, ho ancora la pelle d’oca, ci hanno letteralmente tirato su sulle salite, siamo forti, siamo una bella squadra, siamo dietro ai migliori del mondo». Sì, siamo dietro ai migliori del mondo, con le gambe e con tanto cuore.


Mondiali d'argento per Pattis e per le azzurre

A Premana ori all'Uganda e al Kenya in attesa della gara Senior maschile

Sono iniziati con il botto i Mondiali di corsa in montagna di Premana con l’argento di Daniel Pattis nella gara Junior maschile e il bronzo a squadre sempre tra gli Junior maschili. La vittoria è andata all’ugandese Oscar Chelimo mentre il terzo gradino del podio è stato dello statunitense Talon Hullon. nelle squadre vittoria dell’Uganda davanti alla Romania e all’Italia. Chelimo ha chiuso (gli Junior fanno un solo giro del percorso al contrario dei Senior) in 26’46’’ contro i 27’42’’ di Pattis e 28’01’’ di Hullon. Undicesimo Andrea Prandi, dodicesimo Andrea Rostan, quindicesimo Stefano Martinelli.

DOPPIETTA UGANDA - Nella gara Junior femminile successo dell’ugandese Risper Chebert in 31’46’’ sulla turca Bahar Atalay (33’02’’) e la statunitense Lauren Gregory (33’33’’). Nona Paola Varano e decima Linda Palumbo, quattordicesima Gaia Colli, trentesima Anna Frigerio. Azzure di bronzo dietro a Romania, oro, e Stati Uniti.

AZZURRE D’ARGENTO -
Pubblico delle grandi occasioni lungo il percorso di 6,5 km e 430 metri di dislivello da percorrere due volte per la gara Senior femminile. La kenyana Lucy Murigi Wambui (1h01’26’’) ha studiato le avversarie fin sulla prima salita e poi ha messo il turbo. Dietro l’icona della corsa in montagna al femminile, l’austriaca Andrea Mayr (01h02’44’’), ha cercato di resisterle ma ha dovuto accontentarsi del secondo posto, seguita dalla britannica Sarah Tunstall (1h04’44’’) che ha superato la svizzera Maude Mathys. Migliore azzurra Alice Gaggi, settima. La sua prestazione, insieme a quella di Ivana Iozzia, undicesima, e Sara Bottarelli, quattordicesima, significa oro per la squadra azzurra dietro agli Stati Uniti. «Percorso duro e tanto caldo, ma anche un tifo lungo il percorso che ci ha spinto tutte e dare il 110 per cento» ha detto una Alice Gaggi commossa al traguardo.