BIG uP & Down, siamo tutti figli dello stesso dio
Scordatevi tutina e cronometro, la parola d’ordine è tranquille. «Ci vediamo domani alle 9, anche 9.30, tranquille; vuoi fare un’uscita tranquillefuoripista?». La vera performance è finire tutta la tartiflette che ti hanno messo nel piatto. Benvenuti alla BIG uP & Down. Siamo a Les Arcs, Savoia, patria di un po’ di tutto, dal KL al freeride, al turismo internazionale. Inizio febbraio. Hai un paio di pelli e un attacchino perché un po’ bisogna salire con le tue gambe? Sei dei nostri, ma non importa quanto pesi o quanto sia largo sotto il piede il tuo sci, oppure ancora se la tutina da gara non ce l’hai: tutti insieme appassionatamente. E se pelli e attacchino non ce l’hai, tranquille,te li danno loro. Loro sono il Community Touring Club, la comunità creata da Gino Decisier e Guillaume Desmurs che mette insieme Kilian Jornet e Cédric Pugin, Mathéo Jacquemoud ed Enak Gavaggio, Laetitia Roux e l’ex campionessa di skicross Meryll Boulangeat. Skialper e freerider: alla francese i freerando.
Tre gare che gare vere e proprie non sono, nel senso che l’importante è esserci, non vincere. Ed esserci, però, non vuol dire appartenere a una comunità chiusa, anzi. Lo spirito è completamente diverso, è quello di allargare i numeri dei freerando. Tre giorni dove nel village puoi provare gratuitamente tutto il materiale che vuoi, che tu sia già skialper, freerider e sciatore. Nessuna distinzione. Abbiamo visto ragazzi con la divisa dell’Equipe de France di sci mettere in un angolo un gigante da gara per provare un bel 100 sotto il piede, cercando di capire prima di tutto come funziona il pin dell’attacco; bambini partire in gruppo con una guida per iniziare la discese fuoripista e conoscere come funziona l’ARTVA per la Première Trace. E poi c’erano quelli pronti per una uscita in neve fresca in big mountain, anche una banda tutta al femminile, le Girls Only. Basta andare e divertirsi fuoripista. Nella massima sicurezza, senza la massima prestazione.
Intendiamoci, non immaginatevi chissà quali numeri o un village smisurato. Ma tutto di qualità. Per capirci: nello stand Salomon abbiamo trovato il nuovo attacco Shift che andrà in commercio a settembre 2018. Come rivista siamo riusciti a vederne in anteprima uno solo, a Les Arcs ce n’erano almeno una decina e siamo andati a provarlo più di un’ora in salita, in pista e fuoripista. E ancora: in quello della Black Crows c’erano almeno tre nuovissimi Solis da ripido, in arrivo direttamente dall’ISPO.
I momenti clou sono due: La Belle Montée e Big Nak. Il primo appuntamento non è nulla di più di un raduno, o meglio, di una salita al rifugio alla chiusura degli impianti. Saranno in trecento, salgono tutti senza fretta, anzi. Parata iniziale con i big e su. Ci sono anche io, a mio agio con i miei 108 sotto il piede, uno dei tanti. «C’est joli» mi dice Jean-Pierre che vede laggiù in fondo la sua Bourg-Saint-Maurice tutta illuminata. Perché è qui? Perché è bello, perché anche lui preferisce la discesa alla salita: e allora uno sci più largo, non troppo pesante, per non fare chissà quanti metri di dislivello, ma poi godere dopo. Lo spirito freerando francese è tutto qui. Ci passa Anna, va veloce: avrà di sicuro più gambe, ma anche solo un 90 sotto il piede. E ci supera anche Mathéo Jacquemoud: non fa più le gare, ha deciso di diventare subito allenatore, ma il suo passo è un’altra cosa. Tanto che al collo ha un bel megafono per sostenere chi incontra in salita. Ci chiama, ci dice: «visto il mio nuovo lavoro? Il clown…». Fa freddo, ma la salita scalda. Alla fine proprio banale non è, con quasi 500 metri di dislivello. Dopo il couloiriniziale in pista, si avanza su una bella strada forestale nei pini, poi la rampa finale, ma si vede già il rifugio. Mi prende anche Antoine, un ragazzino di 14 anni accompagnato da papà Gregory. Arriviamo insieme su: finalmente si mangia. Passano anche a chiederti se stai bene mentre ritiri le pelli: sì, sto bene, c’est joli… Per fortuna basta raclette e tartiflette, ma pizza e birra e qualche fetta di jambon de Savoie. «Siamo partiti con qualcosa di nuovo due anni fa - mi racconta Guillaume, che nello staff organizzativo si occupa di comunicazione - che unisse tutti i mondi del salire in montagna, senza distinzioni tra chi fa dislivello per la prestazione, chi per una gita, chi per godersi la discesa. C’è anche una prova vera il venerdì, a cronometro, proprio per coinvolgere tutti. Ogni anno siamo sempre di più, perché alla fine è un modo come un altro per stare insieme. E vedrai domani». Intanto scendo a valle: la pista, ma anche il fuoripista a fianco, è illuminato a giorno da dei palloni giganteschi. Della frontale puoi fare a meno.
La festa continua nella birreria di Arcs 1800, molto local direi. Ma cosa sarà mai ‘sta Big Nak? Se ci mette la mano Rancho… Qualche idea me l’ero fatta: in fondo nulla di più di un vecchio rally, quattro prove cronometrate, due in salita e due in discesa. Niente piste però, o magari porte da gigante. Tutto fuori. Pettorali di carta che svolazzano oppure sono nascosti dagli zaini: e va bene. Ma la partenza proprio no, non me l’aspettavo così: tutti schierati in linea, alle 10 il via, anzi no, alle 10.15 perché devono arrivare ancora un po’ di rider. Tre, due, uno, go. Nessuno dice nulla ai turisti in pista, neanche a quelli che stanno prendendo gli impianti. Così per arrivare alla partenza della prima prova speciale, quelli della Big Nak prendono d’assalto la seggiovia. Di corsa, una mandriaimbizzarrita… in una domenica di febbraio. «Solo qui possono fare una cosa del genere» mi viene da dire. La gara continua, finisce nel primo pomeriggio: chi vince si porta a casa una testa di cinghiale. Finta, state tranquilli.
Community Touring Club, c’est quoi?
Nella pagina della Community Touring Club (www.communitytouringclub.com) troverete la foto di Kilian Jornet con gli sci da gara insieme ad Enak Gavaggio con quelli da freeride. Una associazione, o meglio una comunità, che vuole mettere insieme tutti i modi dello ski de randonnée. E unire appassionati, aziende, stazioni… Con la BIG uP & Down tra gli eventi top che organizzano.
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Un Mezzalama senza 4000, ma con 4000 metri di dislivello nelle gambe
Un Mezzalama senza 4000, ma un Mezzalama tosto, difficile, impegnativo, con 4000 metri di dislivello. Adriano Favre ha fatto scattare il piano C, viste le condizioni meteo - freddo, nebbia, nevischio, ma soprattutto tanto vento - così, dopo il Castore salta anche il Naso del Lyskamm (e la Roccia della Scoperta): dal Quintino Sella non si sale, ma si scende sino alla sorgenti del Lys, una bella discesa in canale, ma dopo bisogna risalire sino al Colle della Salsa e i metri di dislivello sono comunque quasi 800. Insomma più sciabile, ma con tanta salite nelle gambe. Per fortuna arriva il sole sul traguardo di Gressoney.
GARA MASCHILE - I favoriti erano loro, la squadra del CS Esercito: hanno vinto ma è stata bagarre vera. Le prime tre squadre in 3’51”. Michele Boscacci, Robert Antonioli e Matteo Eydallin hanno dovuto dare il massimo, hanno forzato sull'ultima salita, per battere Werner Marti, Martin Anthamatten e un William Boffelli in gran palla. Nella discesa gli alpini sono rimasti in cordata, gli altri hanno avuto la possibilità di farlo in ‘libertà’. Ma aldilà di qualche ‘incomprensione’ (aggiungiamo legittima visto difficoltà vere per gli organizzatori) gli ‘alpini’ ne avevano di più. Quinto Mezzalama per Eyda, ciliegina sulla torta per la stagione perfetta di Robert dopo Mondiali e Coppa del Mondo, ennesima conferma della classe di Miky.
E alle spalle delle prime due squadre sempre in agguato Kilian Jornet che va forte anche da papà, questa volta con gli austriaci Jakob Herrmann e Armin Hoefl.
I quarti, Xavier Gachet, Samuel Equy e William Bon Mardion, sono arrivati a quasi 23’, poi quinti Henri Aymonod, Alex Oberbacher e Pietro Lanfranchi, sesti Alex Salvadori, François Cazzanelli e Stefano Stradelli, settimi Filippo Beccari con i norvegesi Lars Erik Skjervheim, Hans-inge Klette, ottavi Mirco Pervangher, Cristian Minoggio e Luca Morelli, noni Bastien Fleury, Julien Michelon e Florian Sautel, decimi Henri Grosjacques, Stefano Castagneri e Nadir Giovanetto.
GARA FEMMINILE - E undicesime assolute Alba De Silvestro con le francesi Axelle Mollaret e Lorna Bonnel. Piazza d’onore per Giulia Murada, Ilaria Veronese e Mara Martini che hanno vinto la sfida con Elena Nicolini, Bianca Balzarini e Corinna Ghirardi.
Cambia il Mezzalama: non si sale al Castore
Hanno fatto i salti mortali, ma alla fine gli organizzatori del Trofeo Mezzalama hanno dovuto fare i conti con condizioni climatiche a dir poco difficili. «E domenica il meteo dice sicuramente freddo, vestitevi». Adriano Favre parla alle trecento squadre del Mezzalama. Tutti in silenzio ad ascoltare qual è il piano B: non c’è il Castore, troppo pericoloso salire lassù dopo il vento che ha soffiato in questi giorni. Così non si sale, ma si scende, tanto. Dal Colle di Verra sino al Rifugio Mezzalama e poi ancora più giù ai Piani di Verra. Da 3800 metri di quota a 2400, in discesa. Ma poi si sale e sono 1200 metri di dislivello sino al Quintino Sella. Insomma, togliendo i 400 metri di salita al Castore, sono 800 metri in più nelle gambe. Prima e dopo percorso confermato: partenza a piedi da Cervinia alle 5.30, Colle del Teodulo, Breithorn dove c'è il primo cancello orario delle tre ore. Nel finale Naso del Lyskamm e al momento confermato anche il passaggio al ‘nuovo’ 4000, quello della Roccia della Scoperta, prima della discesa su Gressoney.
Il Millet Tour du Rutor Extreme si fa in quattro
Il Tour du Rutor si conferma ancora più Extreme: un giorno in più di gara in occasione della ventesima edizione, quella del 2020. Quattro tappe dunque, dal 26 al 29 marzo del prossimo anno. Marco Camandona nella presentazione dell’evento di Arvier non ha nascosto la sua soddisfazione. «Un bell’impegno, ma anche un ulteriore salto di qualità della nostra gara – ha spiegato il direttore tecnico della gara organizzata dallo sci club Corrado Gex - quattro giorni sono tanti, ci sposteremo anche nel versante di La Thuile e non solo in Valgrisenche». Una sorta di ritorno al passato: la prima edizione ufficiale, quella del 1933, salì infatti sul ghiacciaio del Rutor proprio da La Thuile. E nel 2020 si farà altrettanto: una lunga salita sino alla Madonnina del Rutor, una lunga discesa verso Planaval. Poi le altre tappe in Valgrisa: si arriva così a quasi 10.000 metri dislivello. E al fianco del Tour du Rutor ci sarà ancora Millet che realizzerà una serie di capi d’abbigliamento esclusivi per l’occasione. 350 le coppie ammesse, ci sarà selezione, ma in gara nessun cancello. «Vogliamo che tutto possano essere finisher, a patto che non restino troppo tempo a scattare foto per la bellezza di questo territorio» chiude, ridendo Marco.
Passerella a Vinitaly per il Valtellina Wine Trail
Vinitaly a Verona è stata la vetrina della prossima edizione del ValtellinaWineTrail, la numero sette che andrà in scena sabato 9 novembre. Una gara nata tra amici, correndo nelle vigne dello Champagne: perché non farla anche nella nostra valle, la Valtellina? Detto, fatto: si sono messi insieme professionisti, come Marco Degasperi ed Emanuele Manzi, runner-viticoltori come Michele Rigamonti, tutti e tre presenti a Verona. Una sorta di omaggio alla loro terra che ha trovato subito il sostegno degli enti locali, di sponsor importanti (confermato che quello tecnico anche nel 2019 sarà Hoka One One) e soprattutto del Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina, presente ovviamente a Verona con il suo presidente Aldo Rainoldi.
«Il nostro territorio - ha raccontato il Dega - non ha nulla da invidiare, la gara si corre in un contesto unico tra vigne e cantine. Ci siamo dati una quota massima di iscrizioni (che apriranno il 10 giugno) di 2500 pettorali, per garantire il massimo ai partecipanti. Confermate le tre distanze, ma stiamo lavorando per lanciare nuove iniziative: l’anno scorso sembrava una scommessa una prova by night, invece è stata molto apprezzata. Ma non vogliamo fermarci e abbiamo in serbo qualche sorpresa: di sicuro ci sarà un gemellaggio con altre gare simili alla nostra in Spagna (nella zona della Ribera del Duero) e Argentina (a Mendoza)».
Gli azzurri per le finali di Coppa del Mondo. Debutto per la junior Lisa Moreschini
La prossima settimana si chiude la Coppa del Mondo. Sarà Madonna di Campiglio aospitare la tre giorni della finale con sprint mercoledì, vertical giovedì e individual sabato.
Nelle convocazioni azzurre una novità: il debutto in Nazionale della junior Lisa Moreschini «Ha vinto quasi tutte le gare di Coppa Italia nella sua categoria - spiega il dt Stefano Bendetti - ma non se l’era mai sentita di venire in Coppa del Mondo perché non pensava di essere pronta, visto che è il primo anno che fa gare di ski-alp». Il resto della squadra non cambia e allora Alba De Silvestro, Robert Antonioli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Federico Nicolini, Alex Oberbacher oltre al rientro di William Boffelli tra i Senior, Giulia Murada, Ilaria Veronese, Mara Martini, Giulia Compagnoni, Nicolò Canclini, Davide Magnini, Henri Aymonod tra gli Espoir, Samantha Bertolina, Valeria Pasquazzo, Fabien e Sebastien Guichardaz, Giovanni Rossi, Daniele Corazza tra gli Junior.
Nel fine settimana torna la Coppa del Mondo
Mancano cinque gare alle fine della Coppa del Mondo: due (individual e vertical) andranno in scena nel fine settimana ancora in Svizzera, a Disentis, tre, quelle delle finali, a Madonna di Campiglio dal 3 al 6 aprile. Punti pesanti in chiave overall dove Anton Palzer, grazie ai risultati ottenuti in Cina, è balzato al comando con 464 punti, superando Robert Antonioli, assente nelle gare cinesi, fermo a 435. Stesso copione al femminile: leader Nahia Quincoces Altuna che ha fatto il pieno in Cina, salendo a quota 482, con due sole lunghezze sulla connazionale Claudia Galicia Cotrina, terza Marianne Fatton a 369, quarta Alba De Silvestro a 335.
GLI AZZURRI IN SVIZZERA - Squadra azzurra senza sorprese: convocati Robert Antonioli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet, Alex Oberbacher e Alba De Silvestro tra i Senior, Nicolò Canclini, Davide Magnini, Henri Aymonod, Giulia Murada, Ilaria Veronese e Giulia Compagnoni tra gli Espoir, Sebastien e Fabien Guichardaz, Giovanni Rossi, Daniele Corazza, Matteo Sostizzo, Samantha Bertolina e Valeria Pasquazzo tra gli Junior.
Domenica la traversata da Bormio a Livigno. Con la presenza di Laetitia Roux
Domenica si rinnova l’appuntamento con la Bormio-Livigno, non un gara ma una traversata di scialpinismo tra i due paesi dell’Alta Valtellina, promossa da Ski Trab. Non c’è un ‘vero’ programma: sabato un primo gruppetto partirà dal Forte di Oga e, fermandosi a dormire ad Arnoga, spezzerà la traversata fino a Livigno in due giorni, domenica altri gruppi, quelli con il con il CAI Valdidentro, partiranno da Semogo, alcuni tenteranno, partendo dal Forte Venini di Oga, il Corno San Colombano e Cima Piazzi, scendendo poi dalla Val Lia, altri ancora, questa volta con il CAI Bormio, inizieranno dal Forte, direzione Val Viola ed Arnoga. E ci sarà anche una traversata versione rosa con la presenza di Laetitia Roux. Insomma ognuno farà la sua traccia tra Bormio e Livigno. E poi nel pomeriggio tutti all’Hotel Li Arnoga per concludere la giornata di festa e di ski-alp, con tanto di gadget Ski Trab a disposizione per i partecipanti.
Sabato a Verbier il gran finale del Freeride World Tour
Sabato alle 8.15 scatta l’Xtreme Verbier che è anche l’ultima tappa, il gran finale del Freeride World Tour. Due azzurri in testa al ranking che si giocheranno il titolo nella categoria ‘sci’ sul mitico Bec des Rosses: Markus Eder guida con 7200 punti seguito dalla svedese Kristofer Turdell (5800) e il francese Leo Slemett (5180), mentre Arianna Tricomi è davanti a quota 6900, sulla statunitense Jacqueline Pollard (6680) e la norvegese Hedvig Wessel (5925). Nello snowboard leader il francese Victor De Le Rue (7200) davanti agli statunitensi Davey Baird (6160) e Blake Hamm (6105), mentre la francese Marion Haerty ha già in testa la corona 2019.
Se non potete raggiungere Verbier c’è il live su www.freerideworldtour.com e www.redbull.tv (e i rispettivi canali social). In Svizzera sarà presente anche Vibram per sensibilizzare sul tema della sicurezza la community del fuoripista attraverso il Vibram Sole Factor Mobile Lab dove scoprire la tecnologia Arctic Grip, nata per ottimizzare il grip su ghiaccio bagnato.
King Robert
L’Italia chiude al secondo posto nel medagliere dei Mondiali, alle spalle della Svizzera. «Bilancio comunque positivo - conferma il dt azzurro Stefano Bendetti - abbiamo avuto tante conferme, ma aspetti su cui lavorare. Alla fine ci sono un po’ mancate le medaglie dai Cadetti, abbiamo un anno per preparare al meglio le gare olimpiche giovanili (che andranno in scena sempre a Villar in occasione della terza edizione del Giochi Olimpici Giovanili di Losanna 2020 in programma 9 al 22 gennaio 2020, ndr)». Su tutti spicca la prestazione di Robert Antonioli, cinque medaglie, due d’oro, sul podio in tutte le specialità. «Che fosse in forma lo sapevamo - ancora Bendetti - e che andasse forte dappertutto anche, ma che tenesse per tutto il Mondiale, non dico che sia stata una sorpresa, ma certamente ha stupito un po’ tutti per la sua capacità di essere competitivo sempre, soprattutto in un periodo, dove sta iniziando una specializzazione sempre maggiore».
E allora ecco Robert: «Tanta roba, questi Mondiali per me. Sono due giorni quasi non riesco a camminare, tanto mi fanno male le gambe. Ma mi sarei preoccupato non fosse stato così… Mi godo queste medaglie, una grande soddisfazione, perché un Mondiale è sempre un Mondiale. Ed è anche un segnale della mia bella preparazione estiva (comprese le uscite 'veloci' sul Bianco e sul Rosa con Denis Trento, ndr). La testa? Senza la testa le gambe non vanno, ma sono stato sempre molto sereno e concentrato, carico per le mie gare. Solo nella prova a squadra ho sofferto perché davvero non ne avevo, ma con la testa e l’aiuto di Miky (Boscacci) anche lì ce l’ho fatta a salire sul podio». E adesso la Coppa del Mondo. «Beh, ci provo sicuramente. In questo periodo la forma c’è, la fatica dei Mondiali si recupera, speriamo di mantenerla sino alle finali di Madonna di Campiglio. E poi ci provo anche con il Mezzalama, non l’ho mai vinto… Testa sotto per questo finale di stagione».
Rosa Ski Raid a Fabio Pasini e alla statunitense Sierra Gale Anderson
Giornata di festa a Macugnaga per la quarta edizione della Rosa Ski Raid con il sole che illumina tutte le vette. Sino a mercoledì il percorso era confermato, poi sono arrivati vento e neve: troppi accumuli in quota per salire al colletto del Pizzo Bianco. Partenza dal Burky e percorso comunque tosto con tanta salita e neve insidiosa e crostosa in discesa, per arrivare al traguardo in paese dopo 15 km e 1660 metri di dislivello.
Gara che si decide nel finale.
Henri Aymonod sempre al comando: allunga in salita, non rischia in discesa, ma riesce a mantenere un po’ di margine su Fabio Pasini e Daniel Antonioli. Tutto si decide all’ultimo cambio quando bisogna mettere gli sci sullo zaino per la corsa finale verso lo striscione d’arrivo: Aymonod pasticca, Pasini esce per primo, Antonioli per secondo. Sarà questo l’ordine d’arrivo finale. Vittoria per Fabio Pasini in 1h50'40, davanti al compagno del CS Esercito Daniel Antonioli staccato di 2”8, terzo Henri Aymonod a 30 secondi.
Poi Cristian Minoggio, Mattia Luboz, Marzio Bondioli, Mirco Pervangher Cristian Riccardi, Giacomo Luvini e Imerio Piana che completano la top ten maschile. Nella gara rosa a segno la nazionale statunitense Sierra Gale Anderson, sul podio piazza d’onore per Claudia Titolo, terza la bulgara Ivona Mihaylova.
Drei Zinnen Ski Raid a Martin Weisskopf e Corinna Ghirardi
Sono l’austriaco Martin Weisskopf e Corinna Ghirardi i vincitori della Drei Zinnen Ski Raid con oltre 140 atleti al via. Gara partita con un ritmo elevatissimo dal Rifugio Pian Fiscalina a Pian di Ceniga, e poi al Sasso di Sesto, a 2539 metri, da dove poi è iniziata la lunga discesa all'arrivo nei pressi del Rifugio al Fondo Valle. A questo punto Martin Weisskopf aveva già un margine sufficiente sui suoi inseguitori, Valentino Bacca ed Enrico Loss, con lui sul podio al traguardo.
Nella gara rosa a segno Corinna Ghirardi con oltre cinque minuti su Martina De Silvestro, che dal suo canto ha avuto la meglio nello sprint finale per il podio nei confronti di Dimitra Theocharis (terza) e Margit Zulian.