Magnini-Maguet, si rinnova la sfida a Courmayeur

Sul tetto d’Europa, con il Monte Bianco in bella vista, a esaltare il gesto tecnico dei runners. L’attesa è finita e Courmayeur si prepara ad accogliere oltre 400 atleti che venerdì e sabato parteciperanno alla quarta edizione della Uyn Courmayeur Mont Blanc, la spettacolare gara che percorrerà i ripidi sentieri verso il Pavillon e Punta Helbronner, nel cuore del celebre Quattromila.
Tutto esaurito nel K2000 (sabato 4 agosto), la gara regina dell’intero evento organizzato dalla Trail Mountain. Dal centro di Courmayeur (piazza Brocherel, ore 7,30) ai 3.560 metri di Punta Helbronner, una salita che toglierà il fiato per le sue pendenze e per i panorami che regalerà. Una gara che dopo 11 chilometri (dislivello positivo di 2.200 metri) arriverà sulla terrazza panoramica e che ha catturato l’attenzione di molti stranieri, provenienti da Belgio, Brasile, Russia, Finlandia, Francia, Australia, Gran Bretagna, Svezia e Germania.
Nadir Maguet e Chiara Giovando faranno ancora una volta una grande andatura per provare a vincere, proprio come nel 2017 quando tagliarono il traguardo con il tempo di 1h 41’ 15” e 2h 12’35”. Al femminile, Giovando sfiderà Barbara Cravello e Christiane Nex, mentre con Maguet ci sarà anche Henri Grosjacques, ma soprattutto Davide Magnini. Venerdì 3 agosto sarà un’altra giornata ricca di eventi. Rimanendo in ambito agonistico, alle 21 partirà il K1000 con un percorso che da Courmayeur porterà fino al Pavillon, a quota 2.173 metri. Una prova di 7 chilometri (900 metri dislivello positivo) che si correrà con le frontali accese e che è stata scelta da Enzo Benvenuto, Lisa Borzani, Marco Béthaz, Marcella Pont, Denis Trento e da tanti altri concorrenti.

NON SOLO CORSA - Venerdì alle 11 toccherà invece ai bambini che saranno protagonisti di una prova Kkids non competitiva in zona Pavillon. Nessuna classifica, ma gadget ricordo e un grande Nutella party per il futuro del vertical. Sempre venerdì, alle 18, il Jardin de l’Ange di Courmayeur ospiterà un dibattito incentrato sulla disabilità e la montagna, organizzato dalla Trail Mountain e da Technos Media, partner ufficiale del Tour Trail della Valle d’Aosta e del Défi Vertical, circuito all’interno del quale è inserita anche la prova lunga della Uyn Courmayeur Mont Blanc. Interverranno il preparatore atletico Alessio Alfier, la psicologa dello sport Federica Farcoz, il maestro di sci Andrea Borney e Moreno Pesce, atleta amputato e protagonista di numerose imprese in montagna.

PROGRAMMA - I pettorali potranno essere ritirati venerdì dalle 17 alle 20,30 all’auditorium delle scuole elementari di Courmayeur e sabato mattina dalle 5,30 alle 7 negli stessi locali. Le iscrizioni per la gara bambini verranno prese venerdì mattina alla partenza della funivia Skyway oppure nel negozio Les Pyramides di Courmayeur. Gli atleti, mostrando il pettorale, avranno la discesa gratuita sulla Skyway, mentre gli accompagnatori potranno beneficiare di prezzi agevolati sia per la discesa, sia per la cena di venerdì o il pranzo di sabato al ristorante del Pavillon. Il main sponsor della manifestazione Uyn omaggerà tutti i partecipanti con una maglietta celebrativa della quarta edizione del vertical, riservando un gilet a tutti i finisher del K2000. Ma i premi saranno davvero tanti altri, lo spettacolo garantito.


Enrico Brizzi, partire adesso

Dal 2004 Enrico Brizzi scrive di viaggi a piedi. Insieme ai suoi buoni cugini, i pellegrini con cui ha fondato il gruppo degli Psicoatleti, l’autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, romanzo cult di almeno tre generazioni, ha compiuto alcuni straordinari cammini: dal Tirreno all’Adriatico, da Canterbury a Roma lungo il percorso della Via Francigena e poi da Roma fino a Gerusalemme. E ancora: ha percorso l’Italia da Nord a Sud durante i festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario del tricolore, ha camminato da Torino a Finisterre, calpestato ogni singolo miglio del Vallo di Adriano e, di recente, calcato palmo a palmo i terreni carichi di storia delle Residenze Reali Sabaude col patrocinio dell’omonimo consorzio. Ma cosa significa camminare per Enrico Brizzi. Lo ha intervistato per noi, su Skialper 119 di agosto-settembre, un altro scrittore, Simone Sarasso, fresco vincitore del premio letterario Bancarella Sport.

NUOVA ISPIRAZIONE - A dieci anni esatti dall’inizio della sua avventura editoriale, per la prima volta, Enrico si ritrova a provare una sensazione mai sperimentata prima: «Stavo scrivendo una storia per Mondadori e non provavo nessuna emozione. Mi pareva di scrivere semplicemente perché dovevo ottemperare a un contratto. Era scioccante: è come accorgersi, di punto in bianco, che la donna con cui stai da una vita non prova più niente per te». La scrittura, che prima era piacere puro e autentico, è di colpo diventata fatica. È allora che Enrico decide di prendere una pausa dalla tastiera. Di staccare andando a fare qualcosa che ama da sempre: perdersi per le montagne con uno zaino in spalla. E allora perché non realizzare quel sogno tante volte immaginato in classe, durante i giorni più noiosi, fissando la cartina d’Italia? Attraversare lo Stivale nel senso stretto, proprio come gli eroici ciclisti della Tirreno-Adriatica tante volte acclamati per le strade dell’infanzia. Ma a piedi. Ed è così che da allora Brizzi programma due lunghi viaggi a piedi all’anno…


Tutti insieme per i Giochi 2026

Mercoledì alle 15 ci sarà un Consiglio nazionale straordinario del CONI: all’ordine del giorno la scelta della candidatura italiana per l’organizzazione Giochi Olimpici Invernali del 2026. Il presidente del CONI, Malagò ha da sempre annunciato di volere una candidatura condivisa. Milano e Cortina ha subito detto sì, mancava all’appello Torino. Che nutriva qualche perplessità, ma anche alla fine (come si legge nella lettera della sindaca Appendino pubblicata da La Stampa) ha accettato. Milano però, un po' si defila: pronta ad ospitare gare, ma non a mettere mano nell'organizzazione come si legge nella lettera del sindaco Sala (da Corriere.it). Una candidatura multipla, dunque: vedremo come si chiameranno (Alpi italiane?), quale sarà la sede dell’inaugurazione, e se ci sarà spazio per lo ski-alp...


Sabato c'è la CUET

A pochi giorni dal via, va a delinearsi la starting list della Comano Ursus Extreme Trail, che sabato 4 agosto vivrà la propria terza edizione sul doppio percorso di 34 e 58 chilometri, con partenza e arrivo nel suggestivo borgo di Rango, nel cuore delle Giudicarie Esteriori.
Sfogliando la starting list della gara organizzata dalla Comano Mountain Runners, figurano anche alcuni big della specialità, tra i quali spicca il bergamasco Luca Carrara, atleta che nel weekend appena trascorso si è imposto per il secondo anno consecutivo al Gran Trail Orobie e che, sempre nel mese di luglio, aveva fatto sua anche la DoloMyths Run Ultra di Canazei.
Tra gli atleti locali, invece, gli osservati speciali saranno il runner di Fai della Paganella Enzo Romeri e il portacolori della società organizzatrice Ivan Serafini, impegnati al pari di Carrara sulla distanza di 58 chilometri. Per la gara ‘corta’ ha già garantito la propria presenza il vincitore della passata edizione, il trentino del Gs Fraveggio Luca Miori, al quale si aggiungono Davide Delladio (terzo nel 2017) e l’atleta del Team La Sportiva Francesco Trenti.
Al femminile, nel 2017, s’impose l’altoatesina Anna Pedevilla, che nelle prossime ore scioglierà le riserve in merito alla sua partecipazione. Medesimo discorso per la veneta Cristiana Follador, che come Carrara è reduce dal successo alla DoloMyths Run Ultra e ha manifestato agli organizzatori la propria volontà di prendere il via sabato prossimo.
La gara avrà anche un marcato profilo internazionale, garantito dalla presenza di atleti provenienti da sette nazioni, tra cui anche la lontana Cina, quindi Estonia, Polonia, Ucraina, Finlandia e Romania. Le iscrizioni alla CUET 2018, disponibili online sul sito della società organizzatrice www.comanomountainrunners.it, sono ancora aperte e la chiusura è stata prorogata alla mezzanotte di giovedì 2 agosto.
Lo start verrà dato alle ore 6 per la gara di 58 chilometri (4580 metri di dislivello positivo) e alle 8.30 per quella di 34 chilometri (2380 metri di dislivello). Partenza e arrivo verranno allestiti a Rango, conosciuto come uno dei più bei borghi d’Italia, con suggestivi passaggi sul Monte Casale, sulla Cresta del Brento, al rifugio San Pietro, al Lago di Tenno, al Passo del Ballino e in vetta all’impegnativa ascesa del Doss della Torta, a precedere il giro delle Cime, la discesa da Malga Stabio e l’ultimo tratto verso il traguardo.
Nel pomeriggio sempre di sabato 4 agosto, con partenza alle ore 14, ci sarà anche uno spazio dedicato ai più giovani, protagonisti in occasione del primo Mini TrAIL. Baby, Cuccioli, Ragazzi, Cadetti e Allievi si affronteranno su percorsi di differente difficoltà e lunghezza (da 1,5 km a 6 km) e il ricavato delle iscrizioni verrà devoluto interamente in beneficienza all’AIL, l’Associazione Italiana contro le Leucemie.


Un uomo e due cani

«Il mio sogno è addormentarmi sul divano e il mio è un divano scomodo, molto scomodo, con i poggiabraccia di legno». Così parlò Giorgio Garello. E il divano è una parte importante dell’ultima fase della sua vita, quella podistica. Perché? Perché per evitare di starci troppo Giorgio ha deciso ci prendere un cane, un Border Collie e di fare migliaia di chilometri a piedi. Naturalmente con Walk, questo il nome del cane. Ne parliamo su Skialper 119 di agosto-settembre.

©Daniele Molineris
©Daniele Molineris

2.000 KM ALL’ANNO -Fine settembre 2009. Giorgio è al via della Spartathlon, l’ultra maratona tra Atene e Sparta, il coronamento di un sogno, la chiusura di un cerchio, dopo 15 anni di atletica. Ha già deciso che sarà la sua ultima gara, che di quella vita di allenamenti duri per limare secondi ne ha abbastanza. Qualche giorno prima, per la precisione il 9 settembre, da una cucciolata è nato un batuffolo bianco e nero, un bellissimo Border Collie che prenderà il nome di Walk. Giorgio ancora non lo sa, però ha deciso di affrontare la sua passione per il movimento e la montagna in un modo diverso, più lento. E ha deciso che, per evitare di cadere nella tentazione di stare sul divano, quel maledetto divano con i poggiabraccia in legno, avrà bisogno di un compagno. Giorgio e Walk, da allora, hanno percorso insieme più di 2.000 chilometri all’anno. Giorgio è Giorgio Garello e nel mondo del running è un personaggio conosciuto: cuneese, residente a Rivoira di Boves, technical representative di Asics, ha corso un centinaio di gare dalla maratona in su e un altro centinaio di mezze o distanze simili. «Se vuoi riprendere coscienza di te stesso e di quello che il quotidiano ti nega hai solo due modi, sederti a un tavolino o mettere i piedi uno dietro l’altro». Meglio se lo fai a sei zampe, un uomo e un cane. Anzi, a dieci zampe, visto che a Walk si è aggiunta Noosa, anche lei Border Collie. E forse la pagina FacebookUn Uomo Un Canedovrebbe diventare… Un Uomo Due Cani!

©Daniele Molineris

Rambo re della Bagolino Alpin Run

Uno strepitoso Alessandro Rambaldini e una splendida Ana Nanu hanno vinto la nona edizione della Bagolino Alpin Run, disputata oggi a Bagolino (BS). 303 gli iscritti alla gara competitiva (di 16 km) e 50 alla non competitiva (di 9 km) che alle 9.10 sono partiti dal parco Pineta. Vittoria del campione del mondo 2018 di corsa in montagna lunghe distanze Alessandro Rambaldini in 1 ora 21 minuti e 22 secondi, precedendo nell’ordine Marco Zanoni (vincitore nel 2017), Davide Danesi, Patrick Facchini  (campione italiano vertical alla prima esperienza a Bagolino), Andrea Bottarelli, Davide Bottarelli  e Roberto Bresciani. Tra le donne la vittoria è andata ad Ana Nanu che ha tagliato il traguardo in 1 ora 49 minuti e 40 secondi. Alle sue spalle Lara Bonora, Monica Vagni e Daniela Vassalli. La corsa, che valeva anche come ultima prova del Grand Prix di Corsa in montagna Valle Sabbia ed Alto Garda, ha assegnato anche i titoli di campione regionale FIDAL di corsa in montagna. Ed ora la BAR si appresta a vivere l’anno prossimo il decimo anniversario con un’edizione tutta da scoprire!


Egea Aritz e Silvia Rampazzo si prendono il Giir di Mont

Premana in festa per il suo Giir di Mont. La ventiseiesima edizione della classica lecchese ha visto il successo di Egea Aritz e Silvia Rampazzo.

Cristian Minoggio ©Newspower Canon

Il basco ha chiuso i 32 km in 3h22’05”, precedendo Cristian Minoggio (3h24’45”) e Daniel Antonioli (3h30’06”), quarta piazza per Alberto Comazzi (3h30’23”), quinto Filippo Bianchi (3h30’30”), quindi Ionut Zinca, Danilo Brambilla, Daniele Cappelletti, Jan Zemaník e Davide Invernizzi a completare la top ten.

Il podio maschile ©Newspower Canon

Nella gara rosa Silvia Rampazzo si è imposta in 3h54’52” in un testa a testa con Elisa Desco (3h58’45”) e Denisa Dragomir (3h59’41”); ai piedi del podio la scozzese Charlotte Morgan e Daniela Rota. Nelle prime dieci Maite Maiora, Barbara Bani, Giulia Compagnoni, Luisa Nicandra Peña Vasquez e Marta Cereda.

Il podio femminile ©Newspower Canon

Nella Mini da 20 km, primo il keniano Dennis Bosire Kiyaka in 1h39’53, davanti a Gabriele Bacchion (1h42’03”) e Giovanni Rossi (1h43’27”), quarto Andrea Prandi e Luigi Pomoni. Sul podio femminile sale sul gradino più alto Sara Rapezzi (2h09’59”), seconda Arianna Oregioni (2h10’48”) e terza Lorenza Combi (2h14’04”), quarta Elisa Pallini, quinta Serena Gianola.


A Farbmacher e Berglund la GUT, quarto Kienzl

Edizione indimenticabile per Grossglockner Ultra Trail powered by Dynafit. La gara austriaca partita venerdì notte ha visto i successi di Thomas Farbmacher (14h25’41’’) e Kristin Berglund (17h03’15’’). Nella 110 km secondo posto per André Purschke e Peter Gross, tra le donne secondo gradino del podio per Juliette Blanchet del Team Vibram e terzo per Vroni Heidrich. Al quarto posto l’altoatesino Peter Kienzl. Nella gara di 75 km vittoria di Hannes Namberger (8h01’38’’) su Jordi Gamito Baus e di Meryl Cooper (11h07’27’’) su Evelyne Lachner; nella 50 km successi per Florian Reichert (4h37’13’’) e Irén Tiricz (5h35’59’’), nella 30 km di Christian Kreidl (2h49’27’’) e Marcela Vasinova (3h35’24’’). Nella versione 110 km a staffetta, vittoria del duo Gediminas Grinius-Pau Capell (Vibram-TNF) in 13h16’32’’.


La zampata di Marco Zanchi alla OUT

Marco Zanchi conquista l’Orobie Ultra Trail: il portacolori del Team Vibram chiude i 140 km con 9500 metri di dislivello arrivando da Clusone a Bergamo in 23h14’31”, nuovo best crono della OUT. Alle sue spalle Oliviero Bosatelli in 24h05’40”, con Fabio Di Giacomo in 25h31’56” a completare il podio, quarti Maurizio Gualeni e Matteo Bolis, insieme sul traguardo in 27h38’25”. Nella gara rosa affermazione di Isabella Lucchini con il tempo di 31h07’25” precedendo Emanuela Tonetti Scilla in 32h10’36” e Giulia Vinco 32h13’45”; ai piedi del podio la ceca Petra Mücková e la moldava Viorica Malai.
Nel Gran Trail Orobie (70 km con 4200 metri di dislivello) affermazione di Luca Carrara in 8h40’52” davanti al neozelandese Sam McCutcheon (8h45’34”) e lo sloveno Martin Halasz (8h48”55”). La regina del GTO è Martina Valmassoi in 9h34’02” davanti alla polacca Natalia Tomasiak (10h57’08”) e Giulia Zanotti (11h 11’34”).

Luca Carrara ©Salomon

Doppietta svizzera alla Red Bull K3

Doppietta svizzera alla Red Bull K3: tremila metri di dislivello da Susa al Rocciamelone, tappa del Vertical Kilometer World Circuit. Detta legge Martin Anthamatten del Team Salomon che chiude in 2h06’13”, davanti allo sloveno del team Dynafit Luka Kovačič in 2h12’01”, con terzo il francese Xavier Gachet in 2h12’09”, ai piedi del podio l’andorrano Ferran Teixido e lo svizzero Andreas Steindl mentre nei primi dieci troviamo lo svizzero Camille Caparros, Tobias Geiser, Daniele Felicetti, Fabio Cavallo e Henry Hofer.
Al femminile a segno Victoria Kreuzer (anche lei del Team Salomon) in 2h24’03”, davanti alla francese Axelle Mollaret (2h33’42”) con terza Camilla Magliano (2h38’46”), quarta Chiara Giovando, quinta la slovacca Marianna Jagercikova, quindi Paola Gelpi, le francesi Jessica Pardin, Corinne Favre e Mallaurie Mattana, Chiara Caminada a completare la top ten.


La Südtirol Ultra Skyrace sorride a Rabensteiner e Pedevilla

Questo pomeriggio Alexander Rabensteiner ha vinto la sesta edizione della Südtirol Ultra Skyrace. Il 42enne di Chiusa ha completato il percorso di 121 chilometri e 7.554 metri di dislivello in 18h33’08’’. Per Rabensteiner si tratta della quarta vittoria in questa corsa estrema lungo l'alta via Hufeisentour nelle Alpi Sarentine. Tra le donne si è imposta Anna Pedevilla della Val Badia che, con un tempo di 20h51’45’’ ha stabilito un nuovo record. Nella classifica generale risulta in sesta posizione. «È stata certamente la vittoria più dura. Non sono mai entrato in crisi così tante volte. Crisi che, comunque, ho superato bene, fermandomi a riposare e a mangiare. Walter Manser, Matthias Dippacher, Jimmy Pellegrini e io siamo partiti molto velocemente. Tutti abbiamo risentito di questa velocità iniziale. Ora sono proprio contento della vittoria che, veramente, non mi aspettavo» ha dichiarato Rabensteiner al traguardo. Al secondo posto si è classificato lo svizzero Walter Manser che, a un certo punto, vantava persino un vantaggio di 15 minuti su Rabensteiner. Al Lago San Pancrazio, però, a causa di crampi allo stomaco ha dovuto lasciar passare l'altoatesino. Manser ha raggiunto il traguardo dopo 18h47’32’’. Il podio è stato completato dal tedesco Matthias Dippacher con un tempo di 19h13’32’’. Dippacher ha partecipato anche alla prima edizione della Südtirol Ultra Skyrace, dove si era classificato secondo dietro a Rabensteiner.

PEDEVILLA SUPER -Tra le donne, fino a metà gara pareva dovesse vincere, come lo scorso anno, Maria Kemenater. Poi però Anna Pedevilla, di Pieve di Marebbe, ha messo in moto il turbo. Con 20H51’45’’ è stata la prima donna a rimanere sotto le 21 ore, battendo il record di Annemarie Gross di oltre un'ora. »Non riesco a spiegarmi la mia prestazione. È incredibile. Per me Annemarie Gross è una fuoriclasse e non avrei mai sognato di avvicinarmi a lei. Il percorso è piuttosto tecnico, soprattutto di notte, e non è adatto a tutti. È bello ma faticoso. Bisogna prepararsi bene» ha commentato la Pedevilla, mamma di quattro figli. In seconda posizione ha chiuso l’ungherese Ildiko Wermescher, che da anni è residente in Germania.

Anna Pedevilla

SÜDTIROL SKYRACE - Nei 69 chilometri si è imposto Johannes Klein di Oberstdorf, mancando il record del percorso di tre minuti con un tempo di 7H07’41’’. Al secondo posto si è classificato il russo Evgenii Pishchalov, mentre il vincitore dello scorso anno, Stefan Tschurtschenthaler, ha tagliato il traguardo terzo. Tra le donne si è imposta la beniamina locale Regina Spiess. Dopo vari secondi posti nella gara di casa sua, la 45enne della Val Sarentino questa volta è riuscita ad arrivare prima. La Spiess non è riuscita a rimanere sotto le 9 ore per soli sette secondi e ha relegato al secondo e terzo posto la tedesca Julia Witt e la svizzera Kerstin Dusch.

SÜDTIROL SKY MARATHON - La Südtirol Sky Marathon con una lunghezza di 42,2 chilometri e 2.863 metri di dislivello è stata vinta dall'austriaco Daniel Rohringer che ha tagliato il traguardo a Sarentino dopo 4h14’38’’. Al secondo posto si è classificato il 37enne Hansrudi Brugger, ex capitano di FC Südtirol e oggi appassionato runner. Il bolzanino Domenico Nicolazzo ha terminato la gara al terzo posto. Edeltraud Thaler, invece, è arrivata a Sarentino piena di rabbia. La Grand Dame dell'atletica leggera altoatesina ha sbagliato strada e, alla fine, ha percorso circa due chilometri in più degli altri. Nonostante tutto, con un tempo di 5h20’31’’, è riuscita a vincere. Il podio è stato completato dalla tedesca Kathrin Angerer e dalla gardenese Birgit Klammer.

SÜDTIROL SKYTRAIL - La distanza di 27 chilometri con poco più di 1.000 metri di dislivello, da Sarentino a Bolzano, era òa novità del 2018. La vittoria è andata a Thomas Holzmann di San Genesio, che ha completato l'itinerario in 2h14’22’’. Georg Widmann di Termeno si è classificato secondo con un ritardo di 49 secondi, mentre al terzo posto si è piazzato il tedesco Markus Mey. La vincitrice tra le donne, invece, è francese: la parigina Mathilde Vinet ha trionfato in 2h42’38’’ ore, lasciandosi alle spalle le altoatesine Isabel Tribus e Angelica Huber (Merano/2:50.24).

 

 

 


Lungo l’Alta Via delle Dolomiti Bellunesi

«La TransParco - così l’avevo chiamata - è rimasta per tanti anni confinata tra gli obiettivi di qualche escursionista, finché lo scorso anno un gruppo di ragazzi del CAI di Feltre la scopre e se ne innamora. Attorno a essa costruiscono un progetto, coinvolgono il Parco e le Sezioni CAI, alcune aziende outdoor come Ferrino e Aku, vogliono ridargli vita mettendo a frutto le loro esperienze. ‘Questi sono luoghi preziosi’ dico ai ragazzi, ‘e la sola ragione che può spingerci ad incentivarne la loro frequentazione si radica, e trova la sua giustificazione, nell’esperienza concreta tra l’uomo e la natura di queste montagne. Qui possiamo ancora udire l’autentica voce dei monti, altrove è ormai sopita’». A parlare è Teddy Soppelsa, autore dell’ampio reportage sulla neonata Alta Via delle Dolomiti Bellunesi che pubblichiamo su Skialper 119 di agosto-settembre.

©Roberto De Pellegrin

DOLOMITES WILDEST PATH - Il nomignolo che è stato dato a questo trekking di una settimana (sei o sette tappe a seconda del passo) è davvero appropriato perché da Pian del la Fòpa a Passo Croce d’Aune si cammina nel cuore delle Dolomiti più selvagge, lontano da rifugi cinque stelle e comprensori sciistici. Proprio l’incontro con rifugi e rifugisti è uno dei momenti più belli del giro.

©Roberto De Pellegrin
©Roberto De Pellegrin

CAPITANI CORAGGIOSI - Luca ha 38 anni, per lui gestire il rifugio Pramperet non è stata una scelta ma una necessità: «Ero senza lavoro e ho preso un’occasione al volo. Ora però mi trovo bene e vorrei continuare, vorrei che non diventasse come i rifugi che ci sono a Nord, dove ormai è stato addomesticato tutto. Elena e Gavino sono sedici anni che gestiscono il rifugio Pian de Fontana. Lei vicentina e lui di Alghero, cercavano un posto dove lavorare in montagna e l’anno trovato qui, su un antico pascolo in vista della Schiàra. «Quando devo dire non ce l’hoa chi mi chiede l’acqua calda, la camera doppia, il tiramisù o i gelati, vedo che rimangono un po’ perplessi - dice Elena -. Abbiamo tutti molte cose e questo è un posto che ne offre meno, ma ti dà un’esperienza in più. Poi la maggior parte delle persone al mattino mi dice: Sono stato bene, grazie dell’atmosfera. Allora sono io che mi stupisco perché non ho fatto niente di speciale». Enzo un bel giorno si è stancato di fare il falegname e da sette anni con sua moglie Sonia gestisce il rifugio Furio Bianchet. «Per gestire un rifugio non bisogna amare la montagna, perché la montagna non la vedi» dice con un po’ di ironia in un marcato accento vicentino. «Io che sono il cuoco-falegname sono dentro la cucina dalla mattina alla sera e quando si sta quattro mesi fermi in un rifugio se non ci sei con la testa muori subito». Questa e altre interessanti storie nel bellissimo reportage con le foto di Roberto De Pellegrin!

©Roberto De Pellegrin
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