Gli azzurri pronti per il primo raduno

Nazionale italiana si inizia. A fine mese fissato il primo raduno degli azzurri. «Partiamo il 29 ottobre - spiega il dt Stefano Bendetti, affiancato nel suo lavoro sempre da Davide Canclini, e dalla new entry, distaccate del Centro Sportivo Esercito, Denis Trento e Manfred Reichegger - allo Stelvio: uno sessione di lavoro di cinque giorni per i Senior e gli Espoir, mentre negli ultimi tre si uniranno anche gli Junior. Poi vedremo a novembre dove andare: è un periodo molto secco (ci ha raccontato che è salito sui ghiacciai trentini per una serie di rilievi, riscontrando un abbassamento di oltre cinquanta centimetri, tantissimo se consideriamo il periodo non certo estivo, ndr) vedremo le condizioni di innevamento». Squadra al completo, assente la sola Katia Tomatis. «Come Senior resta la sola Alba De Silvestro, oltre a cinque Espoir: vedremo nelle prime gare se allargare il gruppo». Sotto osservazione Bianca Balzarini e Elena Nicolini. Ma come mai assente Katia Tomatis? Ce lo ha detto la stessa atleta cuneese. «Divento mamma, sono felicissima, ma quest’anno niente gare…». E allora super-auguri Katy.


Adesso è ufficiale, Laetitia Roux dice basta alla Nazionale

Adesso è ufficiale, Laetitia Roux dice basta alla Nazionale e alla Coppa del Mondo. Ma non allo ski-alp, rinnovando con Ski Trab: diciassette titoli mondiali, il primo a quelli di Cuneo nel 2006, 64 vittorie e otto coppe del mondo, è stata lei la regina quasi imbattible. Le sue impressioni in una lunga intervista a grandevoix.fr: voglia di esplorare altri orizzonti, di vivere nuove esperienze, così si legge, ma la volontà di non fermersi completamente, di allenarsi di nuovo e di correre qualche gara. Passa il testimone di capitana ad Axelle Mollaret (che recentemente si è sposata con Xavier Gachet).

 


ISMF-LGC, la parola ai protagonisti: Roberto Cavallo

Nel fine settimana a Milano si è svolto il council della ISMF in vista della prossima stagione. Tanti gli argomenti all’ordine del giorno: dal percorso olimpico (presente anche il delegato canadese David Dornian che è in attesa del referendum del 13 novembre a Calgary, mentre per la candidatura italiana è già previsto un incontro con il presidente della FISI, Roda e quello del CONI Malagò), oltre ovviamente al capitolo legato alla LGC.
Roberto Cavallo è ancora general manager sul campo. «Il problema resta quello dei calendari. L’ultima stagione non abbiamo inserito gare marzo, proprio per dare spazio alle prove della LGC, quest’anno con i Mondiali non potevano non farli in quel periodo. Gli organizzatori svizzeri avevano da tempo fissato le date, concordandole da tempo con la stazione sciistica di Villars, bloccando gli alberghi. Per noi e per loro sono prove fondamentali anche perché saranno gli stessi campi-gara di Losanna 2020, dove lo ski-alp debutta ai Giochi Olimpici giovanili. E ai Mondiali avremo la presenza dei vertici del CIO, presidente Bach compreso».
Porte chiuse definitivamente?
«Quello mai, ma è chiaro che abbiamo visioni differenti. Non dico che la nostra sia migliore degli altri, ma abbiamo in testa un percorso diverso. Ripeto per la questione Mondiali-Pierra Menta, abbiamo cercato in tutti i modi di trovare una soluzione, ma era davvero impossibile trovarne un’altra e questo ha implicato una arrabbiatura dei vertici LGC».
Quali saranno i prossimi passi della ISMF?
«Questi saranno mesi intensi, direi fondamentali se vogliamo portare lo ski-alp al Giochi. Si decide a giugno, prima ancora c’è la presentazione del dossier completo a inizio gennaio e l’obiettivo è quello di avere lo ski-alp già inserito nel programma olimpico. Ma guardiamo anche al presente: la novità è quella che ci sarà una nuova commissione tecnica di quattro persone e non un solo responsabile. Ma ce ne sarà una ancor più importante, un nuovo circuito di gare, che presenteremo nelle prossime settimane».


Davide Magnini da urlo

Un Davide Magnini semplicemente strepitoso: vince la Limone Extreme Skyrace e lo fa con un tempo record straordinario. 2h59’24” su 29 km di vero skyrunning con un dislivello positivo di 2500 metri: 8 minuiti e 8 secondi meglio del precedente best crono. «Una grande giornata, anche perché non me l’aspettavo. Non avevo nulla da perdere, volevo solo buttarmi nella mischia. Ho attaccato sulla prima salita e quando ho visto il margine mi son detto perché no. Una vittoria fantastica che dedico tutta ad Andrea Prandi». Piazza d’onore per un altro giovane atleta Salomon, Rèmi Bonnet (3h04’13”) con Oriol Cardona Coll del Team Dynafit a completare il podio in 3h06’07”. Quarto Petter Engdahl, quindi Stian Angermund-Vik, Kilian Jornet Burgada, Marco Degasperi, Marc Pinsach Rubirola, Finlay Wild e Pascal Egli per una top ten di altissimo livello.
Sul gradino più alto del podio rosa sale la svedese Tove Alexandersson in 3h31’36”, davanti a Ragna Debats (3h40’07”) e Sheila Aviles Castano (3h45’28”). Quarta piazza per la tedesca Michelle Maier, mentre quinta e prima delle italiane è giunta Elisa Desco.


Bonnet e Wyder da record a Limone

Frontali accese in pieno orario aperitivo sulle montagne di confine tra Lombardia e Trentino. Nel tardo pomeriggio di oggi i circa 200 atleti hanno alzato il sipario sul week end limonese dedicato alle corse a fil di cielo. Tanti i campioni ai nastri di partenza della finalissima 2018 del Vertical Kilometer World Circuit.Ad attenderli 3.700 metri di pura fatica, 1.100 m di corsa verso il cielo, prima di raggiungere Cima Mughéra e riscrivere un ranking che vale la stagione. I tempi da battere erano stati siglati da Philip Götsch  in 36’23” e da Christelle Dewalle 44’51”. Per Bonnet finish time di 36’02”che sarà il crono da battere nelle edizioni a venire. Gap di 54” per lo sloveno Kovacic che ha stoppato l’orologio in 36’56”. Terzo in 37’41” un ottimo Davide Magnini. Completano la top five di giornata Michele Boscacci (38’25”) e Alex Oberbacher (38’29”). Seguono nell’ordine Nadir Maguet, Camille Caparros, Alberto Vender e Andrea Rostan. Al femminile altra performance da primato con Judith Wyder prima in 43’47”. Seconda in 45’23” Michelle Maier, mentre terza in 46’52” si è piazzata Camilla Magliano. Molto bene anche Alexandra Hauser, Jessica Pardin, Alba De Silvestro, raffaella Tempesta, Marianna Jagercikova, Ilaria Veronese e Miroslawa Witowska. Per quanto riguarda il Vertical Kilometer World Circuit, alla luce dell’ultima tappa Rémi Bonnet è riuscito a spuntarla di misura sul connazionale Pascal Egli e l’andorrano Ferran Teixido. Nel ranking in rosa alle spalle di un’inarrivabile Dewalle (non in gara) si sono piazzate l’altra transalpina Jessica Pardin e la svizzera Victoria Kreuzer.


ISMF-LGC, la parola ai protagonisti: Marco Camandona

Dopo la comunicazione ufficiale della ISMF sul divorzio con LGC, abbiamo deciso di sentire alcuni protagonisti della querelle per capire che strada prenderà lo ski-alp agonistico, soprattutto quello di alto livello. Siamo partiti da Marco Camandona, anima di Tour du Rutor e nel direttivo LGC.
«Dopo la PdG scadeva il nostro accordo con ISMF, un accordo che verteva su lotta al doping, ranking unico e calendari. Quando abbiamo saputo della contemporaneità tra Mondiali e Pierra Menta, tra l’altro conosciuta prima di una comunicazione ufficiale della ISMF, abbiamo deciso che non c’erano più i presupposti per continuare la collaborazione. Ci dispiace, ma non potevano fare altrimenti: la Pierra fa parte della LCG, la LGC è un gruppo compatto e la decisione è stata sottoscritta da tutti».
Ma come sarà il futuro della LGC?
«Sgombriamo subito il campo: la LGC non diventerà una nuova federazione, andiamo avanti con il nostro progetto che vuole lo scialpinismo in alta montagna, mantenendo l’essenza e la spettacolarità di questo sport. Chi partecipa alle nostre gare vive emozioni uniche. Resta il problema degli atleti élite che in fondo sono gli stessi e per forza maggiore dovranno fare delle scelte. Scelte che dovranno fare anche gli sponsor, voi stessi media. L’obiettivo resta sempre quello di avere un confronto tra tutti gli atleti top».
Progetti concreti?
«Ci stiamo lavorando da tempo, da quando abbiamo capito che non ci sarebbe stata la volontà di continuare questa collaborazione. Al momento non svelo nulla, tra qualche settimana ne saprete di più. Sarà di sicuro favorevole agli atleti».
Questo è l’anno dell’Adamello e del Mezzalama, la presenza italiana nella LGC è forte, i vertici della ISMF sono italiani, eppure…
«Non credo che sia una questione di nazionalità, ma di visioni e mentalità differenti. Anche per l’Adamello le date sono in pratica le stesse delle finali di Coppa del Mondo a Madonna di Campiglio. Resta il fatto che in Italia ci sono tre gare LGC che sono sempre molto partecipate. Da noi non serve la tessera FISI, abbiamo una nostra copertura assicurativa. Forse la FISI su questo potrebbe intervenire, visto che alla fine perde un bel numero di possibili tesserati».


Arriva il ranking WMRA

Dopo quello ITRA, riferimento nelle gare medio-lunghe, ecco arrivare un nuovo ranking, elaborato dalla WMRA, la World Mountain Running Association, presieduta da Jonathan Wyatt. Si tratta naturalmente di un ranking degli atleti impegnati sulle gare corte e veloci. Sono state inizialmente prese in esame 57 prove tra Mondiali (classic e long distance), coppa del mondo, campionati nazionali e continentali, le gare del circuito Golden Trail Salomon e altre gare selezionate.

COME FUNZIONA - I punti sono stati ponderati in funzione dell’importanza della competizione così per esempio i Mondiali assegnano 100 punti al vincitore, contro i 50 della Coppa del Mondo e i 30 delle Golden Trail Series. Inoltre ai Mondiali si ricevono punti fino alla ventesima posizione (1), mentre in coppa del mondo fino alla quindicesima (1) e nelle altre gare fino alla decima (da 10 a 2). C’è una sostanziale differenza con il ranking ITRA che funziona con un algoritmo complesso che - semplificando il concetto -  tiene conto anche delle prestazioni degli altri atleti in gara per ponderare i punti assegnati.

IL RANIKING - La top ten maschile vede attualmente al primo posto Francesco Puppi, seguito dall’americano Joseph Gray, da Bernard Dematteis, dall’inglese Robbie Simpson, da Kilian Jornet, da Alessandro Rambaldini, dall’inglese Andrew Douglas, dall’americano Andy Wacker, dal kenyota Geoffrey Gikuni Ndungu e dal francese Emmanuel Meyssat. Tra le donne, nell’ordine: la kenyota Lucy Wambui Murigi, l’austriaca Andrea Mayr, l’inglese Victoria Wilkinson, la svizzera Maude Mathys, l’inglese Charlotte Morgan, la rumena Denisa Dragomir, la francese Anais Sabrè, la neozelandese Ruth Croft e l’irlandese Sarah McCormack.


Presentata l'Alta Via delle Dolomiti Bellunesi

Quando nel 1994 Teddy Soppelsa ideò il percorso della Transparco, che attraversava tutto il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, non immaginava probabilmente che quel percorso sarebbe diventato un’alta via alla stregua dei più famosi percorsi in quota dei Monti Pallidi. Sono passati 28 anni, in mezzo c’è stata anche l’interessante esperienza del trekking guidato organizzato nel 1996 da Mountain Wilderness («C’è gente che si è conosciuta in quella occasione e si frequenta ancora oggi» dicono gli uomini del Parco Nazionale), ma oggi quel sogno è diventato realtà: da Forno di Zoldo a Feltre, 108 km e 6.000 metri di dislivello. Ma soprattutto una settimana di cammino in luoghi così vicini alla città eppure così lontani e selvaggi. L’occasione per un piccolo assaggio di questa interessante realtà presentata in anteprima da Skialper con un ampio servizio sul numero 119 di agosto 2018, è stata la conferenza stampa di lancio del percorso, organizzata ieri al Rifugio Bruno Boz, a quota 1.700 metri, ai piedi delle suggestive Torri di Neva.

Il Sass de Mura

È SOLO L’INIZIO - Il progetto dell’Alta Via delle Dolomiti Bellunesi è appena partito e, oltre alla segnaletica (che unisce sentieri già esistenti e non ha previsto nuovi cartelli ma targhette da inserire su quelli già esistenti), ha visto la realizzazione di un dettagliato sito Internet e in futuro anche la realizzazione di una serie di servizi (pass/voucher per i rifugi per evitare di doversi portare dietro troppi soldi, servizio navette nelle valli). Per lanciare il progetto e promuoverlo è stata prodotta una mole enorme di materiale percorrendo due volte l’itinerario: 3.400 immagini, 10 interviste, video-clip, tracce gps. Interviset perché camminare qui vuol dire anche incontrare la gente che queste terre alte le vive, dal pastore diciassettenne ai rifugisti. I canali social (Facebook e Instagram: @altaviadolomitibellunesi) cominciano a funzionare e il breve video promozionale pubblicato sul sito ha fatto in pichi giorni oltre 40.000 contatti.

un cippo del pacifico confine tra la Repubblica di Venezia e il Tirolo

LO SPIRITO - Le Dolomiti Bellunesi non sono certo luoghi da rifugio cinque stelle e turismo alpino di massa, si cammina in paesaggi molto selvaggi, con le aquile sulla testa e i mufloni a fare compagnia, si dorme in vecchie casere trasformate in piccoli rifugi dove al rifugista si dà del tu e non ci si trasforma in un numero. Lo spirito dell’iniziativa, che nasce dall’incontro tra un gruppo di giovani, il Parco e le locali sezioni del CAI, capitanate da quella di Feltre, è proprio quello di promuovere l’itinerario in Italia e all’estero ma anche di educare e di veicolarlo al giusto pubblico. Sul sito verrà attivato anche un libro di vetta dove si potranno inserire i propri commenti e il progetto avrà una durata minima di tre anni.

il rifugio Bruno Boz

PARTNER - Fondamentale è stato il supporto di tre marchi outdoor: AKU, Ferrino e Karpos, che hanno sostenuto l’iniziativa e la promuoveranno attraverso i loro canali social. Considerando le piccole dimensioni dei rifugi, Ferrino ha portato la sua esperienza nella consulenza ai posti tappa che propongono anche la possibilità di dormire in tenda usufruendo degli altri servizi.

www.altaviadolomitibellunesi.it


Nelson O'Neill e Morrison sciano il Lhotse

Come già annunciato, l’Himalaya in queste settimane è un crocevia di spedizioni alpinistiche con l’obiettivo principale della discesa con gli sci delle vette più alte della terra, dopo che la stagione ha già visto due importanti imprese come quella di Bargiel al K2 e quella di Chambaret, Duperier e Langenstien al Laila Peak. Lo scorso 30 settembre la statunitense Hilaree Nelson O’Neill e il connazionale Jim Morrison hanno portato a termine la prima discesa integrale del Lhotse (8.516 m) su circa 2.100 metri di dislivello, fino al campo 2. Diciassette ore il tempo impiegato. Nel 2007 lo statunitense Jamie Laidlaw aveva sciato da quota 8.300 metri. Nelson O’Neill aveva già disceso con gli sci il Cho Oyu e diverse linee in Sud America, oltre ad essere stata la prima donna a salire in 24 ore due ottomila, il Lhotse e l’Everest (con ossigeno). Hilaree ha voluto farsi fotografare in vetta con uno striscione di POW, Protect Our Winters, un’associazione ambientalista che cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti del climate change per la partiac dello sci e degli sport invernali. «Le condizioni sono state abbastanza buone, ma certo non puoi sbagliare una curva o perdere uno spigolo su questi pendii ghiacciati, per non parlare di sassi di ghiaccio e asperità sotto lo strato superficiale che rendono la discesa un po’ accidentata» ha dichiarato sulla via del rientro.


Kaptiva di nome e di fatto

Il nome è già una dichiarazione d’intenti: Kaptiva. Ed è la più attesa (Bushido II permettendo) tra le nuove scarpe da mountain running La Sportiva per la primavera-estate 2019. La più attesa perché va a occupare una casella che era libera e sarà esattamente al centro dell’offerta della casa di Ziano a partire dall’anno prossimo. Calzata normale, per piedi medi, medio-lunghe distanze, è proprio sopra alla Bushido II e sotto alla Ultra Raptor e alla Unika per calzata e distanze. Insomma, una versatile per coprire la fetta più interessante del mercato, quella dove c’è fermento negli ultimi anni. Non facciamo i nomi delle competitor, ma se avete letto la nostra Outdoor Guide vi renderete contro che la concorrenza è ampia e che qui si gioca il futuro del mountain running. Scarpe versatili, ben ammortizzate, leggere e veloci, pensate per accontentare il runner di medio alto livello, ma ben apprezzate anche dai top, magari fino a distanze un po’ più lunghe rispetto a quelle per le quali sono concepite. Siamo curiosi di metterla ai piedi durante i test della prossima Outdoor Guide, ma intanto l’abbiamo fatta calzare per una prova in anteprima a Michele Tavernaro, atleta del Team La Sportiva. Il terreno del nostro test sono stati sentieri e single track di Passo Rolle, curiosamente proprio quell’enorme parco avventura naturale dove il patron de La Sportiva, Lorenzo Delladio, avrebbe voluto creare un vero e proprio Outdoor Paradise, con percorsi segnalati per trail running, skialp e tanto altro. Un campo prove valido, con continue salite e discese che spezzano il ritmo e terreno grassoe umido, molto temuto dalle suole. Michele poi ha continuato a usare le Kaptiva nei suoi allenamenti dei giorni successivi. «È un compromesso molto interessante tra leggerezza e protezione, è un modello per correre a ritmi alti, il piede rimane sempre leggero, però allo stesso tempo il piede è a prova di urto e anche la sensibilità da sotto, molto buona, non è mai fastidiosa». Per atleti top dunque, che vogliono sempre leggere il terreno e andare veloci, ma anche per il medio livello, che potrà avere ai piedi una cattivama allo stesso tempo protettiva. «Se dovessi posizionarla, la metterei senza dubbio tra le scarpe prestazionali e per atleti di buon livello, non ho dubbi, però il cushioning è sempre valido, non è secca come altre scarpe simili, è sicuramente un modello da gara, direi per skyrace e, per i top, anche fino alle skymarathon». Ci sono altri due aspetti che hanno ben impressionato Michele. «Ho apprezzato particolarmente il collarino che sostituisce la linguetta, che avvolge sempre bene la caviglia e previene l’entrata di brecciolino o sassi, soprattutto su terreni accidentati e poi un plauso va fatto alla suola, è difficile trovare tanta versatilità». Michele ha infatti provato Kaptiva a lungo anche dopo il nostro test, impegnandola su roccia asciutta e bagnata, fango, erba: «Va bene ovunque, difficile trovare dei punti deboli o terreni meno adatti» la sua conclusione. Kaptiva fino in fondo!

©Alice Russolo

La Sportiva Kaptiva

Peso: 280 gr
Drop: 6 mm
Tomaia: mesh stabilizzante anti-deformazione + rinforzi senza cuciture
Intersuola: EVA a compressione e inserti in TPU stabilizzanti e antitorsionali + inserto rock guard in EVA bi-denistà
Suola: FriXion White con Impact Brake System e tasselli predisposti per il montaggio dei chiodi AT Grip Spike per la corsa invernale

©Alice Russolo

Che finale alla Tartufo per il Trofeo BPER Agisko Appennino Trail Cup

Ultimo atto del Trofeo BPER Agisko Appennino Trail Cup con la Tartufo. E nell’Appennino Parmense è stata lotta serrata per il primato nella graduatoria maschile del circuito. I primi tre in classifica (nell’ordine Marco Franzini, Pietro Ferrarini e Alberto Ghisellini) erano tutti al via della 50 km. La vittoria è andata a Davide Cavalletti, davanti a Alberto Ghisellini e Enrico De Ferrari, con quarto Marco Franzini e Pietro Ferrarini. Un piazzamento quello di Ghisellini che gli ha permesso di scavalcare gli altri due contendenti e chiudere primo con mezzo punto su Franzini. Sarà lui a volare a Malta per l’Xterra Gozo Trail Run. Al femminile affermazione di Katia Fori (assente alla Tartufo) davanti a Moira Guerini, prima nella 50 km.
Una Tartufo che ha battuto tutti i record, con pettorali sold out e sempre più internazionale. Nelle altre distanze, affermazione, nella gara regina di 68 km, di Emanuele Ludovisi su Giulio Piana e Andrea Offer, mentre nelle gara rosa successo di Monia Fontana su Silvia Motta e Raffaella Musiari. Nella 28 km a segno il ruandese John Hakizimana su Corrado Ramorino e Massimo Gazzotti, e Valentina Odaldi su Laura Gavazzi e Clarissa Salviati.


Mountopia: tre cime in tre giorni

A maggio di quest’anno è partita la quarta edizione del concorso Mountopia promosso e organizzato da Dynafit e dai partner Gore e PrimaLoft. Al motto diYour Mountopia is our mission, tutti gli iscritti si sono sfidati in un contest che ha visto la partecipazione di 365 atleti provenienti da 32 diversi Paesi. Alla fine i vincitori sono stati quattro:la polacca Iga Ługowska, la slovacca Lucija Odar, lo svedese Aramis Sasinka e il tedesco Christoph Leimbeck.  Cosa c’era in palio? Il sogno proibito di molti scalatori, ovvero quello di conquistare tre vette fra i monti più alti di Germania, Austria e Italia: Zugspitze (2.962 m), Grossglockner (3.798 m) e Ortles (3.905 m), tutti in un unico weekend.

©Andreas Vig
©Andreas Vig

Nel mese di settembre i quattro vincitori, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, i propri limiti, ma soprattutto con le proprie motivazioni sono partiti per l’esperienza che li ha portati ad affrontare 70 chilometri e un totale di 7.000 metri di dislivello in pochissimo tempo coadiuvati dai ragazzi del team Dynafit. Un’impresa nella quale la passione per la montagna ha dovuto battere la tanta fatica e le poche ore di sonno. I quattro vincitori si sono presentati al via di questa sfida in condizioni diverse, tra chi aveva già provato l’ebrezza di una scalata lungo gli stessi versanti del contest, come Lucija, che in primavera si era cimentata nella salita al Grossglockner; e chi non aveva mai osato affrontate nessuna delle tre vette, e proprio per questo ha apprezzato ogni passo e ogni singola goccia di sudore, come racconta Christoph. Potete rivivere le emozioni dei quattro partecipanti di Mountopia 2018 sul blog di Dynafit.

Il concorso Mountopia ritornerà anche nel 2019 con le iscrizioni che si aprono oggi. 9 di ottobre 2018. Nella prossima edizione il traguardo da conquistare sarà l’ambito Trofeo Mezzalama del 27 aprile 2019, la gara internazionale di sci alpinismo più ad alta quota al mondo. Per informazioni sulle condizioni di partecipazione e registrazione: https://www.mountopia.com/

©Andreas Vig
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