Origami bianco

Si chiama Tengu, monte Tengu. Dall’ultimo degli impianti abbiamo messo le pelli e ci siamo diretti verso questa vetta, prima su facili pendii e poi su un’affilata cresta fino alla cima. Neanche il tempo di guardare il panorama che una tempesta ci ha avvolti, rendendo nulla la visibilità. Dopo un leggero saliscendi siamo arrivati all’imbocco di un canale nel white-out più completo: avremo fatto sì e no 500 metri di dislivello e ci siamo preparati alla discesa. Non nascondo i timori e le perplessità che avevo riguardo alla pendenza, la quantità di neve e l’assenza di visibilità, ma dopo poche curve tutto è scomparso. Pura poesia, neve profonda e terreno divertente, neanche la minima traccia di sluff: una lunga discesa in ambiente selvaggio fino al fondovalle. In un luogo totalmente isolato, nel gretto di un fiume, abbiamo ricalzato le pelli e risalito il pendio di fronte, per altri 600 metri, fino a una cresta che ci ha spalancato le porte su una discesa memorabile, in un labirinto boscoso molto vario. Vera meraviglia, orientamento confuso, ma la sensazione di conoscere la strada, fino all’ovvia conclusione sull’orlo di una grande diga che segnava il fondovalle. Quello che è seguito è stato a dir poco epico: l’arrivo in un cimitero deserto all’ombra di un maestoso tempio. Dopotutto l’essenza di Hakuba è tutta qui: linee di livello in ambiente selvaggio, con conclusioni totalmente al di fuori di ogni mappa o resort, in paesi e frazioni non raggiungibili dagli sciatori ordinari.

©Filippo Menardi

INSIDE HAKUBA

Come sciatori e viaggiatori ci sono delle mete che rimangono punti fermi nella cosiddetta lista dei desideri; ne hai sentito parlare, le hai viste nei video, sono leggendarie per le condizioni della neve. Il Giappone entra di diritto in questa lista. L’Hokkaido è un must, le condizioni della neve sono incredibili e quando ci siamo andati nel 2011 ne abbiamo avuto la conferma. Però, dopo anni di esperienze di viaggi e linee, era venuto il momento di tornare in Giappone a fare qualcosa di meglio che grattare la superficie di un immenso potenziale, che va ben oltre il macinare giri in seggiovia in Hokkaido. L’idea di Hakuba è stata in incubazione per anni ed è una storia fatta di connessioni tra skier sviluppate in molteplici viaggi low cost e d.i.y. A prescindere dalla meta, la nostra filosofia è sempre stata la stessa: cercare condizioni e linee diverse da quelle a cui siamo stati abituati: lo sci deve essere di qualità e per raggiungere l’obiettivo sono giustificati la fatica e il tempo impiegato per raggiungere zone remote. In ogni viaggio abbiamo sempre cercato di muoverci al di fuori della soglia di comfort, studiando quello che poteva offrire la zona e direi con buoni risultati, portandoci a casa delle belle sciate in spot per nulla ovvi.

©Filippo Menardi

Ad Hakuba avevamo un’arma in più, un amico local che, oltre a essere un grande conoscitore ed esploratore della zona, lavora anche in un lodge della zona. Combo perfetta! Ho conosciuto Matthias a Las Lenas anni fa. Snowboarder infaticabile, vero skibum, parte di una cricca composta da personaggi di spessore. Quando è venuto a Cortina a trovarmi, fu lui a parlarmi di Hakuba; era da un paio di anni che ci andava da dicembre a marzo e, dopo avermi mostrato un video di Jeremy Jones, mi disse che con le pelli era possibile fare le stesse linee, lunghe e ripide, con spines e pillow e soprattutto con pochissima gente. Long story short: dopo una stagione lavorativa soddisfacente, ma penosa per via di neve e progetti personali, Filippo e io ad agosto dell’anno scorso abbiamo prenotato il volo e trovato altri due compagni di viaggio per la nostra crew: Giulia Monego e Michele Valle Da Rin. Obiettivo? Spendere poco, sciare linee pesanti, fare foto e filmare; il tutto in una decina di giorni, appena finite le vacanze di Natale, per sfruttare la bassa stagione e minimizzare i mancati guadagni. Questa è una storia da working class heroes, niente lussi e pochi sprechi, salvo per gli alcoolici, ahimè… Organizzare il viaggio è stato facile, la parte difficile riuscire a far combaciare ogni dettaglio in cosi poco tempo. Il primo è la neve. Sebbene l’innevamento in Giappone sia sempre molto buono, Hakuba non è l’Hokkaido, non nevica così spesso e le condizioni sono assai variabili. Il sole scalda di più e a volte piove molto, creando grossi distacchi e crepe nella base nevosa fino al terreno. Passare da condizioni da favola a condizioni da incubo può essere questione di una mattinata. Quindi non ci restava che lavorare a testa bassa durante le vacanze e sperare che tutto filasse liscio. Qualche giorno prima di partire comunque un messaggio di Matthias avrebbe cambiato il nostro umore: è bellissimo, un sacco di neve, molto stabile. Perfetto!

©Filippo Menardi

PACKING, PARTENZA E VIA

Finalmente è arrivato il giorno prima della partenza. Non potendoci portare dietro la casa, abbiamo optato per un set up da freeride touring pesante, sapendo che avremmo pellato parecchio e sperando di avere bisogno di un gran galleggiamento. Giunti a destinazione abbiamo potuto constatare che la scelta dei local era la stessa: sci da 120 millimetri con attacchino e scarpe da freeride con walk. Purtroppo però il viaggio non è partito nel migliore dei modi con me e Filippo bloccati un giorno a Helsinki e Michele e Giulia senza sacche degli sci; ancora una volta però un messaggio di Matthias avrebbe calmato le acque: ragazzi, ha piovuto fino a 2.000 oggi, adesso sta iniziando a nevicare, domani non vi perdete nulla. Vabbè, chi vivrà vedrà. Arrivare in un posto sconosciuto di sera, dopo un viaggio di 56 ore, è sempre strano; non ti senti a tuo agio, le gambe sono dure e le aspettative altissime, hai bisogno di entrare nel mood giusto. Un lodge confortevole e 50 centimetri di neve in paese hanno reso tutto molto più semplice.

©Filippo Menardi

LINES, SKINS & SPINES

Da subito è stato evidente che grazie al gancio con Matthias e i local avremmo goduto di una linea preferenziale rispetto al novanta per cento degli sciatori e rider del lodge e di Hakuba in generale. Il posto è gremito di turisti che però si riversano tutti nelle solite zone, dove si arriva con i mezzi pubblici e dove è più comodo individuare divertenti fuoripista serviti dagli impianti. Per iniziare, vista la grossa nevicata del giorno prima, abbiamo approfittato anche noi degli impianti, facendo qualche metro a piedi per riuscire a mettere in cantiere più giri possibile. Siamo andati in un piccolo resort dove non c’era troppa affluenza, per certi aspetti molto simile a Niseko, sull’isola di Hokkaido, con la differenza che il boschetto era di 900 metri di dislivello, con un rientro non facilissimo da individuare. Morale? Siamo partiti con una cannonata di giornata e come riscaldamento non potevamo chiedere di meglio: qualità della neve elevatissima, leggera e profonda, discese lunghe e ripide con un terreno movimentato e divertente.

La vicinanza del mare non garantisce un meteo molto stabile però le previsioni sembravano buone e quindi nei giorni seguenti avremmo avuto l’opportunità di muoverci verso il cuore delle Alpi Giapponesi con le pelli, per disegnare linee su terreni più aperti, esposti e lontani dai resort. Il giorno dopo, appena le nebbie si sono diradate, lo spettacolo delle Alpi Giapponesi si è presentato in tutto il suo splendore: in lontananza montagne alte quasi 3.000 metri, gonfie di neve e ricche di canali, sciabili (e neanche così spesso) solamente in primavera a causa dell’isolamento e del lungo avvicinamento. Montagne con linee da sogno per ogni sciatore e alpinista che si rispetti. Più vicino a noi, con pellate ragionevoli, intorno ai 600 metri, c’erano delle creste infinite che davano accesso a linee ripide e a incredibili spines, dove dall’alto è impossibile vedere lo sviluppo della discesa per via dei pillows e della pendenza. Le spines però sono state l’unico neo del viaggio, perché non le abbiamo mai più potute filmare col drone, né sciare a causa del meteo… Senz’altro ci hanno dato un ottimo motivo per ritornare a chiudere i conti! Quello che più ci ha stupito è come la neve (e quanta) rimanesse appiccicata senza che si formassero valanghe. In Europa non è pensabile affrontare certe pendenze su versanti aperti e a dorso di mulo, con così tanta neve nuova e senza brandire un rosario. Ad Hakuba questa è la regola e ci vuole un po’ di tempo per adattarsi e non continuare a fermarsi o a voltarsi per capire se sta per partire una lastra o meno.

©Filippo Menardi

SKI BUM JAPAN STYLE

Tutti i giorni abbiamo pellato e non abbiamo praticamente mai ripetuto le stesse linee, salendo da una cresta, scendendone un versante e risalendo sul pendio successivo, muovendoci da una valle all’altra. Un saliscendi parecchio faticoso per la profondità della neve, ma estremamente gratificante, soprattutto per l’assenza quasi totale di sciatori. Molte discese rimarranno segrete come lo rimarranno nomi e riferimenti, ma questo non vale per Happo. Qui si sono disputate le Olimpiadi di Nagano e il Freeride World Tour, proprio quest’anno. Happo è un grande comprensorio con pochissime piante e lunghe discese su creste e ampi pendii, molto divertente e vario, alla portata di tutti, con linee di facile intuizione dove basta alzarsi a piedi dal livello degli impianti per 200 o 300 metri di dislivello per accedere a un terreno più complicato. La montagna è esposta comunque a forti venti ed è necessaria una buona valutazione del manto nevoso per scegliere su quale versante muoversi e se rimanere a quote inferiori tra gli alberi.

Alla fine abbiamo sciato sette giorni, sei dei quali in condizioni da favola, lontano dalle tracce e servendoci degli impianti e delle pelli, esplorando luoghi che senza l’aiuto di Matthias avrebbero sicuramente richiesto una programmazione più laboriosa. Abbiamo conosciuto persone di ogni genere e avuto la fortuna di sciare con chi ha fatto di questo sport uno stile di vita, con passione, ossessione e dedizione totale; moderni ski bum fedeli al vero significato di questo termine, ovvero senza budget e senza piani di riserva. Abbiamo avuto la fortuna di mangiare in posti deliziosi e tradizionali, lontano dai centri turistici, e di ristorare anima e corpo nelle Onsen. Quella della cittadina di Omachi, immersa nelle montagne, merita una menzione speciale per la solitudine e la pace del luogo. Michele, hockeista doc, ha avuto addirittura la possibilità di giocare una partita di allenamento nello stadio olimpico di Nagano! Ma questa è un’altra storia…

In conclusione Hakuba è un’esperienza sciistica di livello superiore, per varietà e bellezza delle montagne, come dice Filippo, è l’altro Giappone. Grazie a Filippo, per avere condiviso ogni avventura, per la sua competenza in montagna e per la qualità delle sue fotografie. Grazie a Giulia, per la sua esperienza come pro skier di livello e per la sua attitudine. Grazie a Michele per la sua positività e per avere steso un povero hockeista giapponese di 60 anni. Grazie a Matthias e Lee per tutto il resto. Grazie a Suichi per averci fatto provare le Onsen qui solo giapponesi.

©Filippo Menardi

Hakuba. Istruzioni per l’uso

Prenotando in anticipo si possono trovare voli dall’Europa intorno ai 600 euro, andata e ritorno: l’importante è controllare i chili per ogni collo poi, sia che si arrivi o parta da Haneda o Narita, con treni e bus si raggiunge facilmente il centro di Hakuba.

Skipass: se si vuole pellare è possibile risparmiare molto prendendo una tessera a punti, utilizzabile in più giornate. Costa poco meno di 50 euro. Cibo: al di fuori dei centri abitati più commerciali è possibile mangiare pollo fritto e riso con circa 8/10 euro, pare che il sushi sia overrated…

Onsen: le terme giapponesi sono molte, più o meno commerciali, il costo non è elevato e comunque si può beneficiare dei buoni che i lodge dispongono. Assolutamente da provare.

Pernottamento: la soluzione migliore sono sicuramente i lodge, presenti in quantità, dove oltre alla convivialità e alla condivisione degli spazi comuni con altri ospiti, si può avere una stanza confortevole e una cucina a disposizione. È consigliabile fare la spesa nei supermercati e risparmiare cucinandosi i propri pasti. Noi abbiamo speso 30 euro a notte, a testa, per una camera con quattro letti e il bagno all’esterno.

Airbag: nessun problema per i modelli a ventola, ma per gli airbag a gas se, come da contratto con le linee aeree, si svuota la bombola, poi è difficile ricaricarla in loco. Mediamente la vita non costa molto, a patto di muoversi al di fuori dei centri turistici affollati di australiani.

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 121, uscito a dicembre 2018. Se non vuoi perderti nessuna delle storie di Skialper e riceverlo direttamente a casa tua puoi abbonarti qui. Oppure comprare il numero arretrato qui.

©Filippo Menardi

Völkl, arriva il nuovo Revolt 121 ‘Built Together’

Il progetto ha un nome evocativo: Built Together, costruito insieme. Ed effettivamente i nuovi Revolt 121, primi sci del programma, che si concluderà nel 2022, in concomitanza con i Giochi di Pechino, è uno sci che coinvolge a fondo atleti, ingegneri e un artista, che si è occupato della parte grafica. L’idea è quella di lanciare uno sci all’anno con la collaborazione di uno specifico artista. Per Revolt 121, in vendita dalla prossima stagione invernale, l’atleta è Markus Eder, mentre l’artista il neozelandese Ken Griffon. Ma la particolarità è che tutte le persone coinvolte nel progetto sono appassionati sciatori, a partire dallo stesso Griffon. Il gruppo di lavoro era costituito da otto persone, tra di loro anche il lead engineer Lucas Romain, non solo ingegnere ma anche ex atleta pro.

IL PROGETTO - Dopo Griffon a ‘disegnare’ gli sci si alterneranno un americano, un europeo e, nel 2022, anno dei Giochi cinesi, proprio un artista cinese. Built Together coinvolgerà attrezzi della linea da freestyle della casa tedesca e si concluderà nell’arco di quattro anni.

LO SCI - Revolt 121 pesa 2.330 grammi nella misura 184 cm e ha un raggio, sempre nella stessa misura, di 19,2 metri. Larghezza al centro 121 mm, anima Multi Layer Woodcore.


Svizzera protagonista nella sprint di Coppa del Mondo

Dettano legge gli svizzeri nella sprint di Coppa del Mondo a Le Dévoluy: quattro successi su sei per la compagine rossocrociata. A livello assoluto doppietta con Iwan Arnold e Marianne Fatton: nella finale maschile arriva anche il secondo posto di Arno Lietha, primo Espoir, con primo podio per il sorprendente norvegese Hans-Inge Klette (secondo Espoir), con quinto Robert Antonioli; in quella rosa piazza d’onore per Claudia Galicia Cotrina e terza Lorna Bonnel. A Livello Espoir podio con Adèle Milloz, Lena Bonnel e Giulia Murada.
Nella finale Junior ancora Svizzera con Patrick Perreten, secondo posto per Giovanni Rossi con terzo il francese Rémy Garcin.
Al femminile a segno la russa Ekaterina Osichkina davanti a Samantha Bertolina e la svizzera Emilie Farquet.

Robert Antonioli ©ISMF

Azzurri sempre a segno in Coppa del Mondo

Individuale di Coppa del Mondo sabato a Le Dévoluy. Percorso modificato viste le condizioni meteo in Francia, con un percorso ad anello da 440 metri di dislivello da ripetere quattro volte per i senior. Ed è ancora un successo targato Italia. Nell’ultima frazione stoccata vincente di Matteo Eydallin e Michele Boscacci: insieme sul traguardo anche se il cronometro dice primo Eyda per 21 millesimi su Miky. Terzo, per pochi metri, William Bon Mardion, quarto Robert Antonioli che mette in tasca altri punti pesanti per la generale. Nella top ten Anton Palzer, Werner Marti, Davide Magnini, leader Espoir, Xavier Gachet, Jakob Herrmann e Alexis Sévennec. Tredicesimo Damiano Lenzi.
Nella gara rosa (tre giri) torna al successo Axelle Gachet Mollaret con quasi due secondi di margine su Claudia Galicia Cotrina, con Alba De Silvestro a completare il podio. Sesta assoluta e ancora una volta prima Espoir Giulia Murada, decima e seconda Espoir Mara Martini, dodicesima Ilaria Veronese, terza Espoir.

©ISMF

JUNIOR - Sigillo di Giovanni Rossi che chiude davanti a Sebastien Guichardaz con terzo lo svizzero Patrick Perreten; sesta piazza per Matteo Sostizzo. ottavo Daniele Corazza, al femminile affermazione della russa Ekaterina Osichkina, sulla svizzera Emilie Farquet, con Samantha Bertolina sul terzo gradino del podio, sesta Valeria Pasquazzo.


La Coppa del Mondo fa tappa in Francia

La Coppa del Mondo ISMF non si ferma: nuovo appuntamento in Francia, a Le Dévoluy, sede della Grande Trace. Nevica anche nelle Alpi del Sud della Francia, e anche in questa occasione percorso B per l’individual di sabato, ancora per questioni di sicurezza, con un tracciato di circa 1700 metri di dislivello. Domenica mattina secondo atto con la sprint.

GLI AZZURRI - Non cambia in pratica la squadra rispetto ad Andorra: ci sono ovviamente i primi due della generale, Robert Antonioli (leader con 340 punti) e Michele Boscacci (che insegue a 190), oltre a Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet, Federico Nicolini e Alex Oberbacher con gli Under 23 Davide Magnini Enrico Loss e il rientrante Nicolò Canclini. Nella squadra rosa Alba De Silvestro, con le Espoir Giulia Murada, Ilaria Veronese e Mara Martini (assente ad Andorra). Sempre sei gli Junior Valeria Pasquazzo e Samantha Bertolina, Daniele Corazza, Sebastien Guichardaz, Giovanni Rossi e Matteo Sostizzo.


Il 1 febbraio al via le pre iscrizioni per il Tor des Géants

Manca poco al via delle pre iscrizioni a due delle quattro gare firmate TOR, organizzate da VDA Trailers. Il 1 febbraio a partire dalle ore 12 si apriranno le pre iscrizioni per il Tor des Géants, alla sua decima edizione, e per il Tor des Glaciers, la nuovissima gara creata esclusivamente per il TOR 2019.
Gli aspiranti concorrenti avranno tempo fino al 14 febbraio alle ore 18 per cercare di far parte del lotto dei partenti di entrambe queste competizioni.
Al Tor des Géants (330 km e 24mila metri di dislivello positivo, partenza l’8 settembre, tempo massimo di 150 ore) saranno ammessi 800 concorrenti, oltre alle wild card e ai pettorali solidali e ambientali. Se il numero dei pre iscritti sarà superiore al numero dei partenti previsti, verrà effettuato, come in passato, un sorteggio che decreterà i nomi di coloro che potranno schierarsi sulla linea di partenza.
Eviteranno il sorteggio, dunque saranno ammessi d’ufficio alla gara, i senatori e gli atleti che nell’edizione 2017 o 2018 abbiano portato a termine il TOR 130 - Tot Dret.
Apriranno sempre il 1° febbraio le pre iscrizioni al Tor des Glaciers, la nuova gara di 450 km e 32mila metri di dislivello positivo lanciata per la prima volta per festeggiare il decennale del Tor des Géants, che partirà da Courmayeur venerdì 6 settembre alle ore 20. Questa gara fonde l’agonismo con l’avventura più pura ed è riservata a solo 100 concorrenti che abbiano completato almeno una edizione del Tor des Géants entro le 130 ore, ad eccezione delle edizioni 2012 e 2015.
I corridori dovranno procedere per buona parte del percorso in autonomia, senza una tracciatura specifica (ci saranno solo le segnaletiche ufficiali regionali), seguendo le mappe e le indicazioni del loro navigatore satellitare e avendo come punti di riferimento i rifugi d’alta quota, dove avranno diritto a pasto, doccia, posto letto e ricariche elettriche.
Completano il calendario della settimana il TOR 130 - Tot Dret, gara di 130 km e 12mila metri di dislivello, con partenza da Gressoney St. Jean la sera del 10 settembre alle ore 21 e il TOR 30 – Passage au Malatrà, l’altra novità del decennale di ‘solo’ 30 km con partenza da Saint-Rhemy-en-Bosses il 14 settembre alle ore 10.
Dopo la prima fase di pre iscrizioni di febbraio, dal 1° di marzo apriranno sul portale www.100x100trail.com le iscrizioni ufficiali a tutte le quattro gare.

NUOVI REGOLAMENTI - La più importante riguarda il materiale che ogni concorrente deve avere al seguito, diviso in ‘materiale obbligatorio’ e in ‘materiale necessario per la propria sicurezza’. Il primo, che comprende, per esempio il telefono cellulare, due coperte termiche, le lampade frontali, la riserva idrica e alimentare, deve essere sempre portato nello zaino. Il ‘materiale necessario’ comprende, sempre per fare un esempio, i ramponcini e l’abbigliamento pesante. Questo materiale può essere lasciato nella sacca TOR, che viene spostata da una base vita all’altra dall’organizzazione, e utilizzato secondo le personali valutazioni, o se reso obbligatorio dalla direzione di gara, in base alle condizioni metereologiche e del tratto da affrontare. Ogni corridore in partenza dalla base vita deve valutare che tipo di attrezzatura gli sarà necessaria per arrivare in sicurezza alla base vita successiva, dove troverà nuovamente la sacca TOR, e preparare il proprio zaino per proseguire. Sarà responsabilità dell’atleta gestire adeguatamente l’abbigliamento e le attrezzature personali da utilizzare.


Robert Antonioli a podio anche nel vertical e sempre più leader in Coppa

Seconda giornata di Coppa del Mondo con il vertical: tracciato ‘classico’ sulle piste di Arinsal, con 740 metri di dislivello; una gara caratterizzata dalle forti raffiche di vento, anche con la neve nel finale, all’arrivo della prova maschile. Una gara serratissima, con un terzetto a menare le danze, e con Robert Antonioli a guidare il gruppetto con Werner Marti e Rémi Bonnet sulle code. Nella rampa finale gli svizzeri trovano un break, se la giocano così loro due. Bonnet davanti, Marti sulle code che poi trova lo spunto vincente negli ultimi metri. Terzo un grande Robert Antonioli, soddisfatto anche per aver consolidato il primato in Coppa del Mondo con un nuovo podio. Quarto lo spagnolo Oriol Cardona Coll che ha provato anche ad agganciare i primi tre, poi ha preferito mantenere la posizione. Quinto l’austriaco Armin Höfl, sesto il tedesco Anton Palzer, settimo il belga Maximilien Drion Du Chapois, primo tra gli Espoir, ottavo il francese Xavier Gachet. Nono Michele Boscacci: una trasferta difficile con i postumi dell’influenza per lui, si è trovato anche quinto incollato a Cardona Coll, la benzina un po’ è mancata, non la testa per rimanere nella top ten.

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GARA ROSA - Al femminile vittoria di Victoria Kreuzer che esce per prima dal lungo stradino iniziale e mantiene la posizione sino all’arrivo a Bar Igloo, chiudendo in 34.24. Seconda piazza per Claudia Galicia Cotrina che riesce a trovare qualche metro di vantaggio su Alba De Silvestro. Ancora Spagna ai piedi del podio con Marta Garcia Farres e Nahia Quincoces Altuna, sesta la svedese Fanny Borgström e settima Giulia Murada, anche oggi ancora prima Espoir, alla prima gara ‘lunga’ in Coppa (rerza espoir Ilaria Veronese). Assente Axelle Mollaret, non al meglio, dopo il ritiro nell’individual.

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JUNIOR - Nella gara rosa detta legge da pronostico la russa Ekaterina Osichkina che chiude con più di un minuto di margine su Samantha Bertolina con la francese Malaurie Mattana a completare il podio. Quarta la svizzera Emilie Farquet, quinta Valeria Pasquazzo. Tanta Svizzera al maschile con quattro atleti nelle prime cinque posizioni. In mezzo solo Sebastien Guichardaz, secondo alle spalle di Aurélien Gay con un distacco di 18 secondi. Terzo Patrick Perreten, quarto Florian Ulrich, quinto Léo Besson. Sesta piazza per Giovanni Rossi, nei dieci anche Daniele Corazza, ottavo.

Le classifiche

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Coppa del Mondo, tanta Italia nell'individuale ad Andorra

Doppietta azzurra nell’individuale di Coppa del Mondo ad Andorra. Percorso tecnico, il piano B degli organizzatori, visto il rischio valanghe. Vittoria di Robert Antonioli con un margine di 16 secondi su Matteo Eydallin, con Xavier Gachet a oltre due minuti a completare il podio. Quarto Davide Magnini, primo tra gli Espoir, quinto William Bon Mardion, quindi Anton Palzer, Jakob Herrmann, Nadir Maguet, Michele Boscacci e Rémi Bonnet nella top ten di giornata.

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Nella gara rosa sigillo di Alba De Silvestro, con quasi un minuto di margine su Claudia Galicia Cotrina, con terza Lorna Bonnel. Giulia Murada è prima tra le Espoir.

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A livello junior a segno lo svizzero Aurélien Gay su Sebastien Guichardaz e l’altro elvetico Patrick Perreten, quarto Giovanni Rossi. Nella prova femminile vittoria della russa Ekaterina Osichkina sulla svizzera Emilie Farquet, con terza Samantha Bertolina e quarta Valeria Pasquazzo.

Le classifiche


Presentato l'Adamello Ski Raid

Milano come l'Adamello. Il paragone non è fuori luogo se il patron dell'Adamello Ski Raid Alessandro Mottinelli, presentando la gara al trentanovesimo piano del grattacielo della Regione Lombardia, ha esordito dicendo che «sopra i mille metri ci si dà del tu e oggi siamo quasi a mille metri...». Battute a parte, oggi nel capoluogo lombardo è andata in scena la presentazione ufficiale della settima edizione della gara, in programma il prossimo 7 aprile. Oltre a Mottinelli sono intervenuti l'assessore allo Sport e Giovani Martina Cambiaghi, il sindaco di Ponte di Legno Ivan Faustinelli, il consigliere delegato del Consorzio Pontedilegno - Tonale Michele Bertolini, il direttore di gara Guido Salvetti e il direttore di percorso Mario Sterli. Presenti anche i rappresentanti degli sponsor tecnici Scarpa, Enervit e Montura.

PERCORSO QUASI OK - Il primo sopralluogo, andando in scena pochi giorni fa, ha dato riscontro positivo. «La base è buona grazie alle nevicate di inizio stagione, sul Canalino Ski Raid c'era anche un po' di polvere, ora aspettiamo una nevicata importante per avere le migliori condizioni» ha detto Mottinelli. Percorso confermato, con Canalino e passaggio al Cannone di Cresta Croce e in vetta all'Adamello, condizioni meteo permettendo. Tra le novità della manifestazione, confermata anche la diretta streaming da alcuni passaggi chiave. Le donne partiranno come l'anno scorso da Passo Paradiso, a 2.585 metri e al cambio pelli a quota 3.000 ci sarà la tribuna per il pubblico con le cabinovia aperte e gratuite dalle 5,30 alle 7. Iscrizioni aperte dal 30 gennaio su www.adamelloskiraid.com .

I NUMERI - 43.000 metri di sviluppo, 4.000 di dislivello positivo, partenza da 1,653 metri, punto più alto a 3.539 metri, 700 concorrenti attesi. Difficile ancora sapere chi saranno i big al via anche se è probabile che molti saranno al via e dovrebbe essere confermato Kilian Jornet.

LA GRANDE COURSE - All'appuntamento milanese era presente anche il presidente LGC Adriano Favre che ha confermato le novità del circuito, dall'introduzione del sistema dei punti per gare e atleti, all'assegnazione del titolo di campioni del mondo, assegnato a turno ai vincitori di una gara LGC, quest'anno il Mezzalama.


Close to Home, il nuovo cortometraggio firmato Patagonia

Un nuovo cortometraggio firmato Patagonia. L’ambassador per lo snowboard Nicholas Wolken condivide la sua storia in  Close to Home, per sensibilizzare gli amanti degli spazi all’aria aperta a vivere la natura in tutti i luoghi, partendo da quelli più vicini. Il modo più semplice per esplorare è guardarsi intorno: mosso da questa filosofia e dall'esperienza sensoriale dello snowboard, Nicholas Wolken ha trascorso le ultime due stagioni godendo di ciò che la natura aveva da offrire attraverso un viaggio in treno che ha avuto inizio nella città in cui è cresciuto.

TRAMA - Nato in una piccola cittadina nelle Alpi svizzere, Nicholas ha iniziato molto presto le sue avventure. Figlio di un appassionato sciatore, scalatore e grande viaggiatore, fin dall’infanzia era già attratto da questo modo di vivere. Lo stesso spirito vagabondo e avventuroso lo ha spinto a esplorare la collina per lo sci della sua cittadina, e in seguito destinazioni molto più lontane, tra cui le grandi montagne dell'Alaska.

PREMIERE - Il pubblico avrà la possibilità di incontrare l’atleta in occasione dell’inizio del Worn Wear Snow Tour diPatagonia, giovedì 24 gennaio a Innsbruck, con uno speciale evento di lancio aperto a tutti, organizzato nel cortile del nuovo negozio - la cui inaugurazione ufficiale è prevista a breve - situato nella città austriaca.
La première di Close to Home, infatti, coincide con il lancio del nuovo tour dell’iniziativa Worn Wear di Patagonia. Per l'inverno 2019 il famoso furgoncino di Patagonia raggiungerà le principali località sciistiche europee per riparare l’equipaggiamento tecnico da neve, con l'obiettivo di dargli una seconda vita o di aiutarlo a durare più a lungo. Sono previsti anche due appuntamenti in Italia, a Bormio e Brunico, nella seconda metà di marzo.


La Sportiva entra in 1% For the Planet

Alla fiera ISPO di Monaco di Baviera, in programma a inizio febbraio, La Sportiva ufficializzerà l’entrata come nuovo membro nell’organizzazione no-profit internazionale 1% For the Planet all’interno della quale i membri contribuiscono destinando almeno l’1% del proprio fatturato annuale a progetti e cause ambientali. «È un grande traguardo per la nostra azienda - ha dichiarato il CEO e presidente Lorenzo Delladio - che da sempre pone la massima attenzione nei confronti dell’ambiente in cui opera, ne sono la dimostrazione le certificazioni ambientali ISO, l’obiettivo che ci siamo posti di costante riduzione di emissioni di CO2 nell’impianto produttivo che abbiamo tra le Dolomiti patrimonio dell’Unesco in Val di Fiemme, la certificazione socio-ambientale di filiera Bluesign, le numerose collaborazioni con associazioni pro ambiente tra le quali EOCA (a cui abbiamo destinato il 20% dei ricavi dello scorso Black Friday) e ancora il riciclo di almeno il 60% degli scarti di lavorazione nei nostri processi produttivi, il supporto a specifiche attività ambientali e tutte le opere riassunte nel nostro documento di CSR. 1% For the Planet certifica che quanto facciamo va nella direzione di proteggere l’ambiente nel quale viviamo cercando di invertire, insieme alle altre aziende che ne fanno parte, la rotta verso il global warming, vera minaccia del nostro tempo».

ABBIGLIAMENTO ECO - L’impegno dell’azienda prosegue all’interno delle novità prodotto sia in ambito Apparel che Hardgoods, il cuore della collezione invernale FW 19/20 in mostra a ISPO.La nuova linea d’abbigliamento Ski-Tour vede infatti il lancio di capi realizzati totalmente o parzialmente con tessuti e imbottiture ottenute dal riutilizzo del poliestere riciclato e certificato RePET, derivante dal riciclo di bottiglie di plastica a fine vita. I capi che riportano l’etichetta RECYCLED FABRIC & INSULATION garantiscono che ogni derivato petrolchimico è stato sostituito con fibre ottenute da poliestere riciclato; il capo contribuisce a ridurre l’impatto sul pianeta; durabilità e qualità nel tempo; una produzione di minori quantitativi di CO2 (circa un 54% in meno rispetto alla produzione di fibre tradizionali) nel processo produttivo delle fibre di poliestere riciclato. È il caso di prodotti come Zeal JKT, Inversion Primaloft Vest, Meridian Primaloft JKT e ancora Phase Down JKT e Faster Primaloft JKT. Non a caso capi in cui compare molto spesso l’ingredient brand americano Primaloft che ha fornito a La Sportiva l’innovativa imbottitura Primaloft Silver Active Eco Insulation disegnata anch’essa utilizzando fibre totalmente ottenute dal riciclo di prodotti plastici.

Meridian Primaloft Jkt man

NUOVO SKORPIUS E STRATOS V - Lato hardgoods la collezione di scarponi tecnici per la risalita (skialp) si completa con Skorpius CR, scarpone dedicato a scialpinisti evoluti, con scafo rinforzato in carbonio per una sciata potente e sicura, tripla compatibilità con attacchi Tech, AT e Trab TR2 e scafo e gambetto nell’innovativo ed eco-compatibile materiale Pebax Rnew Bio-based, polimero ottenuto dalle piante di castor oil (olio di ricino). Parallelamente l’azienda continua a investire nel suo reparto corse giungendo alla quinta edizione del celebre scarpone da gara ora sotto il nome di Stratos V (v come vittoria ma anche V come il numero romano cinque) ulteriormente alleggerito (540 grammi compresa la scarpetta) e già ai piedi del campione del mondo in carica Michele Boscacci, fresco di rinnovo con l’azienda per i prossimi cinque anni.

Stratos V

LA SCARPA RUNNING CHIODATA - Importanti novità anche per la divisione Footwear con l’introduzione di TX Top GTX, calzatura da approach della serie Traverse X con ghetta integrata e suola super grippante Vibram Megagrip, le nuove nate per il winter running Kaptiva GTX, versione winter dell’atteso modello SS19 che adotta la nuovissima membrana Gore-Tex Invisible Fit laminata direttamente sulla tomaia per la massima flessibilità e comfort di calzata. Arriva poi Blizzard GTX, prima calzatura da trail running all’interno della collezione La Sportiva Mountain Runningcon chiodi già integrati nella suola per correre in sicurezza su terreni nevosi e ghiacciati.

Blizzard GTX

IL TOP PER GLI 8000 - Dopo due anni di studio e test sul campo ai piedi di Simone Moro e Tamara Lunger fa il suo debutto sul mercato Olympus Mons Cube, edizione aggiornata del più celebre modello da 8000 metri sul mercato oggi completato da contenuti altamente tecnici come la doppia chiusura Boa Fit System, la soletta isolante Primaloft Gold Aerogel e la doppia mescola Vibram Morflex e Vibram Litebase. Lo scarpone è tra i più termici oggi disponibili sul mercato e rappresenta lo stato dell’arte dei prodotti da spedizione, completato dall’inserto frontale per l’attacco pin da scialpinismo che permette l’utilizzo con gli sci, ideale anche per avvicinamenti sui nevai e per le traversate artiche: come testato da Moro e Lunger durante l’ultima spedizione in Siberia nelle Chersky Range, il luogo abitato più freddo sul Pianeta.

Olympus Mons Cube

La Coppa del Mondo fa tappa ad Andorra

La Coppa del Mondo parte in direzione Andorra. Si inizia sabato con l’individual disegnata nell’area di Arcalís; percorso modificato per ragioni di sicurezza viste le condizioni di innevamento, con partenza ai 2000 metri di Els Planells, tre salite e altrettante discese per un totale di 1655 metri dislivello per l’assoluta maschile. La prova sarà live streaming sul sito www.fontblanca.ad. Partenza alle 9.20.
Domenica tempo di vertical, sullo stesso tracciato delle passate edizioni, nella zona di Arinsal. E come l’anno scorso la gara sarà trasmessa in diretta da Andorra Televisió (anche sul canale web www.andorradifusio.ad). Start alle 9.30.
Intanto durante la presentazione delle tappe di Coppa del Mondo, gli organizzatori andorrani hanno annunciato la loro candidatura per gli Europei del 2020.

GLI AZZURRI - Poche novità in casa Italia, solo qualche presenza in meno. Nel team Senior ci saranno i vincitori delle gare austraiche, Robert Antonioli e Michele Boscacci, oltre a Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet, Federico Nicolini e il confermato Alex Oberbacher con i due Under 23 Davide Magnini (fermo per influenza in Austria) ed Enrico Loss. Nella squadra rosa al via solo Alba De Silvestro, con le Espoir Giulia Murada e Ilaria Veronese. Sei gli Junior Valeria Pasquazzo e Samantha Bertolina, Daniele Corazza, Sebastien Guichardaz, Giovanni Rossi e Matteo Sostizzo.


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