«Dal 1984 nel nostro laboratorio in Via Marconi 65 a Borgo San Dalmazzo, nel Cuneese, la passione per la montagna e il lavoro si sono sempre fusi. All’inizio erano grandi passeggiate e uscite invernali con sci di legno e Marker a 45°, poi le cime più ardite e quindi le prime scalate». A parlare è Roberto Pecollo, un calzolaio, uno di quegli artigiani che hanno ancora un ruolo così importante nel risolvere i piccoli e grandi problemi che sono capitati a tutti quelli che usano uno scarpone da skialp o una scarpetta da arrampicata. E proprio le scarpette sono state la prima ‘palestra’ di Roberto e dei suoi collaboratori. «Le suole si consumavano, come si potevano riparare? Abbiamo provato a fare le prime risuolature con l’Aerlite che era la gomma che sembrava avere le migliori caratteristiche di aderenza, ma sulle tacchette aveva dei grossi limiti, oltre a quello della durata. Sugli scarponi, ringraziando, le cose andavano meglio, perché con la cucitura fatta rigorosamente a mano (esistevano già le macchine ma costavano troppo) e l’incollaggio del carrarmato Vibram il lavoro era collaudato».

Si è andati avanti per un decennio circa, fino a quando si è incominciato a vedere scarpette con forme strane e scarponi «con quella che noi chiamavamo genericamente plastica». Era diventato evidente che le forme di legno e la colla tradizionale non erano più adatte a questi materiali e molti lavori dovevano essere rifiutati. La svolta è arrivata a partire dal 2010. «Grazie alla caparbietà di un collega si è incominciato a parlare di colla poliuretanica che pareva funzionare su questi materiali particolari. Dopo i primi corsi collettivi abbiamo capito che era la strada giusta, ma c’era ancora qualcosa che non quadrava. Le presse che usavamo non erano più sicuramente adatte e poi non era l’unico problema… Abbiamo capito che occorrevano dei preparatori specifici, non si poteva solo lavorare con la colla come eravamo abituati». Servono l’alogeno e diversi tipi di preparatori a seconda del materiale che si devono lavorare. Semplice da capire, ma con un mercato in continua evoluzione e con produttori che giustamente non davano istruzioni, padroneggiare le lavorazioni non è stato semplice. «Fino ad arrivare al 2014, quando, grazie a un contatto personale è arrivato l’approccio con La Sportiva. Il corso a Ziano di Fiemme, la conoscenza del gruppo o meglio di quella che io definisco la famiglia della valle di Fiemme è stata un’esperienza indimenticabile nella quale per la prima volta ho capito come si lavora ad alti livelli».

Da qui la decisione di acquistare la prima pressa industriale e l’arrivo in bottega di forme specifiche che ha portato una vera e propria trasformazione nel modo di lavorare. Tutto risolto? «Il mondo della chimica è in continua evoluzione e bisognerebbe essere non dei ciabattini, ma dei tecnici dei materiali: è una sfida che cerchiamo di affrontare e di risolvere grazie all’assistenza di tante persone e tecnici disponibili, in particolare vorrei ringraziare Stefano e la famiglia Delladio per la loro disponibilità». Giorno dopo giorno Roberto e i suoi collaboratori continuano a lavorare con umiltà e voglia di migliorare, soprattutto con quella grande passione che ha sempre messo insieme il lavoro e lo svago, cercando nella ricerca e nello sviluppo una tecnica che permetta di rimanere al passo con i tempi e di fornire ai clienti un’assistenza sempre più qualificata. Ciabattino hi-tech, appunto. Ah, dimenticavamo, se aveste bisogno dell’aiuto di Roberto per risolvere qualche problema della vostra scarpetta d’arrampicata o del vostro scarpone, Roberto lo trovate al 334.2698809 o all’email roberto.pecollo@yahoo.it