Il forte atleta del Team Crazy in gara anche alla Valmalenco-Valposchiavo

A quasi una settimana dall’exploit di Zegama, dove si è classificato terzo alla prima gara internazionale importante della sua carriera, alla ‘gara delle gare’, abbiamo rivolto alcune domande a Tadei Pivk, l’astro nascente dello skyrunning italiano. 

Ti immaginavi a questo livello di prestazione?
«No, assolutamente! Ho iniziato a correre solo ai primi di maggio, quindi ho circa 25 giorni di corsa nelle gambe. No, proprio non me l’aspettavo».

Raccontaci la tua gara di Zegama.
«È conosciuta come una gara molto nervosa, con tante variazioni di pendenza. Non è come qui, con salite e discese lunghe o addirittura tutta salita e poi tutta discesa. Vista anche la distanza sono partito cauto sui primi 10 km… cauto fino a un certo punto perché al decimo chilometro Kilian era lì davanti a un minuto. Però non la conoscevo, è una maratona, sono all’inizio della preparazione e quindi non ero sicuro di come dosarmi. Alla prima salita più impegnativa ho visto che ritornavo sotto a Hernando. L’ho ripreso e abbiamo corso 10 chilometri insieme, ma in una discesa ho avuto un problema intestinale per cui mi sono fermato circa 20". Sono anche stato raggiunto e nell’ultima parte ho pensato a tener duro, a gestire la stanchezza, anche i crampi, ma alla fine ce l’ho fatta e l’ho spuntata arrivando terzo».

A te piace anche la discesa, dove spesso fai la differenza. Come andavano gli altri a Zegama? 
«Eh, se in gara in Italia te ne trovi qualcuno forte e qualcuno un po’ meno, lì invece in discesa vanno tutti forte!  Non molla nessuno, sono tutti bravi».

E in salita, chi corre e chi cammina?
«A Zegama anche le salite sono molto variabili, per cui tutti alternavamo un po’ di corsa e un po’ di camminata. Anche Hernando, e anche Kilian ho visto che camminava parecchio. E quando è così, lo sai, diventa ancora più dura».

Tu sei solo l’ultimo in ordine di tempo tra tutti quelli che gareggiano sulle due stagioni e dimostrano i vantaggi delle due discipline complementari, inserendosi al vertice tra gli specialisti di ognuna delle due. Quali sono i migliori adattamenti che lo ski-alp offre per la corsa?
«La forza, naturalmente. Anche perché non c’è paragone tra quanta salita puoi fare con gli sci e quanta con la corsa».

Quindi che tipo di lavori fai prevalentemente per la transizione?
«Devo cercare soprattutto l’agilità e il ritmo più alto della corsa, e richiede tempo e tanto lavoro. Per il resto, sugli altri valori, quello che fai con gli sci lo fai anche per la corsa».

E viceversa?
«È più difficile. Bisogna cercare la forza, e poi c’è tutta la parte superiore del corpo da allenare».

A che punto di preparazione ti senti in questo momento?
«Credo di poter migliorare ancora un po’… o almeno lo spero!»

Quali cambiamenti hai introdotto nella preparazione da quando hai raggiunto questi livelli e ti fai seguire da un preparatore?
«Sono aumentati tanto tutti i carichi, sia la quantità che la qualità. Ora che sto lavorando approfitto del sabato e della domenica per doppiare in quei due giorni».

La maggior soddisfazione agonistica degli ultimi mesi?
«Eh, è difficile dirlo! Il Sellaronda per gli sci è stato il massimo. Ma senza voler togliere niente a nessuno, a Zegama c’erano proprio tutti, è diventata una gara importante ed è stata la mia prima esperienza in un vero confronto internazionale. Quindi direi che la maggior soddisfazione personale è stata proprio questa. Anche per il tempo finale: mai nessun italiano prima era rimasto sotto le quattro ore. Tra l’altro ringrazio Scott, e Crazy Idea che mi ha consentito di andare a correre a Zegama».

I prossimi obbiettivi?
«Penso proprio che andrò a correre l’International SkyRace Valmalenco-Val Poschiavo».