Anche per uscire di scena hanno scelto lo stile leggero e inconfondibile che ha attraversato come un filo rosso tutti i 49 anni della loro storia, con la foto in bianco e nero di una ragazza che sorride e guarda la neve che cade dal cielo. Un po’ come Radiofreccia che chiude un minuto prima di compiere 18 anni. La notizia, prima diffusa dal passaparola di Instagram e anticipata in un interessante articolo di Steve Casimiro, a lungo anima della rivista e ora editore di Adventure Journal, è ufficiale: Powder Magazine cesserà le pubblicazioni (e di conseguenza anche l’aggiornamento del sito internet e dei canali social) a partire dal prossimo 20 novembre. La comunicazione è arrivata venerdì scorso con una email ai dipendenti da A360 Media LLC, il gruppo editoriale (editore anche di tabloid e testate generaliste ad alta tiratura) di cui fanno parte Bike, Surfer e Snowboarder, altre testate che verranno chiuse.

«Non sappiamo se e quando questo iato finirà – scrivono sul sito della rivista statunitense – Sappiamo, però, che abbiamo ancora da lavorare e due numeri della rivista da fare». Il 16 novembre uscirà l’ultimo Photo Annual, il marchio di fabbrica di Powder, dal quale sono passati tutti i grandi nomi della fotografia di sci fuoripista e che ha creato mode e stili.

Powder ha attraversato epoche, mode, crisi, mantenendo sempre uno stile originale e producendo contenuti di qualità, nonostante il passaggio di diverse proprietà. «Sì, abbiamo giocato molto. Ma abbiamo anche lavorato molto, e credo di poter parlare a nome di tanti di noi quando dico che quelle serate passate a lavorare fino a tardi sono state magiche. Stressanti, sì, ma allo stesso tempo eravamo nella nostra piccola bolla, una manciata di persone unite nel tentativo di creare qualcosa di speciale e a suo modo importante» ha scritto Steve Casimiro. La parabola della rivista si è incrociata più volte con quella delle grandi case editrici nordamericane con numeri, obiettivi e costi sempre più inconciliabili con il mondo della neve e degli sport outdoor dove sopravvivono – negli States come in Europa – gli editori indipendenti. La crisi portata dalla pandemia ha fatto da detonatore. Proprio negli stessi giorni sul sito di Backcountry Magazine, altra rivista di riferimento nordamericana e principale competitor di Powder, è bene in evidenza un editoriale nel quale la redazione al completo sottolinea come la buyer’s guide uscirà con i consueti standard di qualità ma 16 pagine in meno, tutte di pubblicità, e chiede di sostenere i piccoli editori indipendenti. Il direttore editoriale della casa editrice di Backcountry, Tyler Cohen, ha scritto un interessante articolo sulla chiusura di Powder. «Il monitoraggio regolare di Powder ha portato in parte al nuovo logo e allo stile di copertina di Backcountry, ridisegnato l’anno scorso; ci ha spinto a includere più storie in ogni numero; (…) Powder ha contribuito a plasmare Backcountry, ben oltre la direzione di Adam Howard, CEO di Height of Land (editore di Backcountry, ndr), con la consulenza di Steve Casimiro». «Per 43 anni, Powder ha fatto tutte queste cose e le ha fatte molto, molto bene. Ora il mondo dello sci sarà più povero» conclude Cohen.

«Non sappiamo cosa ne sarà di Powder, solo che la sua assenza per un certo periodo di tempo sarà pesante per chi di noi è rimasto affascinato dalle sue parole e dalle sue immagini lungo il viaggio di 49 anni – scrive Sierra Sfaher, editor in chief della rivista – Ci auguriamo che vi abbia offerto una casa; un luogo dove gli sciatori possano venire per l’umorismo, la riflessione, l’ispirazione, l’onestà, e un piccolo assaggio della gioia che sappiamo si può trovare solo, come hanno scritto i redattori che fondarono la rivista, nell’allontanarsi dalla folla verso un luogo dove non ci sono linee, non ci sono impianti, non ci sono recinti e altri sciatori. Solo neve».

Auguriamo alla redazione di Powder di riuscire a trovare una forma per riaffermare il suo spirito libero, perché, come hanno scritto Dave Moe, Jake Moe e Bruce Bailey sul primo editoriale della rivista, per noi powder significa libertà, con un’enfasi non su come esserlo, ma solo su come esserlo sempre di più.