Step by Step: la traversata della Nordkette di Remco Grass

Black Diamond presenta l'avventura di Remithius Joseph Grass, Remco per gli amici e i colleghi. Una traversata dietro casa, da godersi passo dopo passo immersi nella natura.

Remco Graas è nato e cresciuto nei Paesi Bassi, distante dalle montagne. Durante gli anni della sua infanzia e adolescenza, Remco ha trascorso con la sua famiglia numerose vacanze in montagna, un tipo di svago – quello fatto di escursioni – che non gli è mai davvero piaciuto: camminare su sentieri
polverosi e caldi senza alcun tipo di intrattenimento. La parte più bella delle vacanze rimaneva sempre il momento di tornare a casa per nuotare in piscina o per giocare con il suo Game-Boy.

Tutto è cambiato durante l'ultimo viaggio di Remco con la famiglia, sulle Alpi. Nella sua testa è scattato qualcosa, improvvisamente scopre di amare la montagna. In quegli anni Remco prende parte ai campi estivi sulle Alpi, inizialmente con un approccio classico, zaino grande e scarponi pesanti. Nel corso degli anni, e ispirato da grandi alpinisti come Ueli Steck, Remco cambia approccio: riducendo al minimo l’attrezzatura ha la possibilità di muoversi più facilmente e velocemente, può trascorrere più tempo in montagna e si allena di più.

Passo dopo passo, “Step by step”, la montagna è diventata il pilastro centrale della sua vita, portandolo a definirsi un obiettivo: scalare tutti i 4000 delle Alpi. Ad oggi Remco è a buon punto, ma non ha fretta, vuole godersi appieno ogni cima di quelle che rimangono nella sua lista. Nel 2017 Remco decide di trasferirsi a Innsbruck, per potersi immergere nella sua passione per la montagna e, nello stesso anno, inizia a lavorare per Black Diamond Equipment. Durante le sue corse quotidiane in bicicletta verso l'ufficio di Black Diamond, Remco guarda ammirato la linea di cresta della Nordkette, la catena montuosa situata a nord di Innsbruck, simbolo della città. Attraversare l’intera cresta della Nordkette, una domenica? Sembrerebbe essere un piano divertente, pensa Remco.

Sabato notte, ore 2, Remco esce di casa. La città non dorme mai: i bar sono aperti, la gente fa festa, si sente la musica. La sua festa, però, è programmata con la natura. Remco si dirige verso la foresta, lascia la bicicletta nascosta dietro un albero e inizia la sua ascesa. Sarebbe bello vedere l'alba in cima al Brandjochkreuz, pensa. Mentre sale sempre più in alto, i rumori della città si affievoliscono e il sole inizia a sorgere mentre si avvicina alla prima vetta della giornata. Durante il giorno percorre sentieri panoramici, tratti impervi, vie ferrate, incontra turisti e animali, sempre seguendo la linea di cresta. «Da qui riesco quasi a vedere la mia ragazza che prende un caffè, sul nostro balcone» pensa mentre osserva il panorama. «È così bello avere posti come questo proprio nel giardino di casa».

Dopo 33 chilometri, 19 vette e 3.800 metri di dislivello, Remco raggiunge il fondovalle. Mentre sale sull'autobus, guarda la cresta e sorride. Passo dopo passo Remco ha percorso le sue montagne. Passo dopo passo, come il suo approccio alla vita

https://www.youtube.com/watch?v=NktVxZ-69Vw&t=508s


RUNNINGSOFIA, il podcast di Claudio Bagnasco

"Runningsofia" è il bollettino settimanale di un podista innamorato della corsa.

"Runningsofia" è il podcast per, anzi di, tutti i podisti amatori.

"Runningsofia" ha un sottotitolo, "E la corsa e la vita", che significa... beh, su: scopritelo ascoltandomi. Ogni martedì.

Buone cose, buone corse!

Dopo il successo dell'omonimo libro Runningsofia, uscito nel 2019, Claudio Bagnasco torna a parlare di corsa e di vita nel nuovo podcast disponibile sulle principali piattaforme streaming e in uscita ogni martedì.

Le gioie e le fatiche della corsa, le difficoltà nell'incastrare questo fantastico sport tra i mille impegni quotidiani... I racconti di Claudio sono accompagnati da consigli, aneddoti, esperienze e dalla sincerità di un podista che non si dichiara esperto del settore e che, come ognuno di noi,  affronta quotidianamente ogni salita consapevole dei propri limiti, con la determinazione giusta per affrontarli ma anche l'umiltà necessaria per rispettarli.

Trovate le prime due puntate a questo LINK, se non sapete quando ascoltarle, magari fatelo mentre vi allenate!


ORTOVOX lancia protACT Academy Lab

PROTACT è la nuova piattaforma multimediale lanciata da ORTOVOX che si pone come obiettivo rendere più sostenibili gli sport di montagna, attraverso un percorso interattivo di informazione e sensibilizzazione studiato per analizzare le abitudini e l'impronta ambientale di chi pratica outdoor. All'interno del percorso, strutturato in  4 capitoli, vengono affrontati i temi principali che influenzano il nostro impatto sulla natura che ci circonda quando facciamo sport: La mobilità, la consapevolezza e l'informazione, il consumo responsabile, la cura e la riparazione. 

«Sappiamo di essere parte del problema, ma sappiamo anche che possiamo essere parte della soluzione. È tempo di andare oltre la realizzazione di prodotti solidali e sostenibili. È necessario far sì che la rivoluzione accada. Il nostro compito è quello di diventare un modello da seguire e una fonte d’ispirazione per la community degli sport di montagna. Questo è il ragionamento alla base del nuovo protACT LAB: l’obiettivo della piattaforma è proteggere ciò che amiamo»

Christian Schneidermeier, Ortovox CEO

protACT LAB è online dal 23/05/2022 ed è consultabile visitando la pagina web https://www.ortovox.com/it/protact-academy-lab/. I diversi capitoli contengono tutorial multimediali per incentivare il cambiamento con piccoli accorgimenti e per mobilitare il potenziale dell’intera comunità alpinistica. In questo modo protACT LAB mostra le svariate possibilità che ognuno di noi ha per mettersi in discussione e cambiare il proprio comportamento quando pratica sport di montagna.

Mobilità

Sono 13 i miliardi di chilometri che gli 1,4 milioni di membri dell’Associazione Alpina Tedesca percorrono in auto – ogni stagione. Questa cifra rende lampante quanto margine di miglioramento ci sia ancora e quanto forte potrebbe essere l’impatto se ognuno di noi decidesse di cambiare le proprie abitudini e di spostarsi in modo sostenibile. Il capitolo “Mobilità” illustra gli effetti dell’alpinismo sul paesaggio montano: mentre scalano, gli alpinisti consumano 3.494 kg di CO₂ all’anno, il che equivale allo scioglimento di 10,5 m² di ghiaccio artico. Circa 2.600 kg di questi sono dovuti agli spostamenti da e verso la montagna. È fondamentale quindi cambiare il nostro modo di muoverci, perché è così facendo che possiamo fare davvero la differenza. Questo capitolo presenta dei semplicissimi tool e delle iniziative mirate che aiutano a scegliere la strada giusta. Nella convinzione che, se sommati, i nostri passi possano avere un impatto significativo.

Consapevole in montagna

Collezionare like o esperienze? In che misura la community di appassionati di sport di montagna contribuisce al sovraffollamento dei parcheggi e dei sentieri delle singole località montane postando le proprie avventure sui social media? Quali potrebbero essere le alternative valide? Il capitolo “Consapevole in montagna" incoraggia la riflessione e propone nuove vie. In più mostra degli aspetti curiosi della montagna, che vanno ben oltre i like e i record: solo sulle nostre montagne, per esempio, crescono circa 4.500 specie di piante. L’acqua del ruscello limpido può essere bevuta? Qual è la differenza tra tracce e impronte? Quando inizia a trottare la volpe?

Consumo consapevole

Fino al 10% delle emissioni globali di CO₂ è riconducibile all’industria tessile, una percentuale che supera anche quella del trasporto aereo e marittimo. La community degli alpinisti ha quindi un potere enorme. Ogni anno, solo in Germania finiscono nella spazzatura circa 400.000 tonnellate di tessuti. La percentuale di tessuti biologici negli armadi tedeschi è in media inferiore all’1%. La produzione di cotone determina almeno il 20% dell’utilizzo di pesticidi a livello mondiale: tutte queste cifre ci spiazzano e devono far riflettere. Il capitolo “Consumo consapevole” chiarisce alcuni punti della giungla delle etichette e incoraggia a optare per degli acquisti alternativi.

Cura & riparazione 

Con poche e semplici mosse, che chiunque può imparare a fare, è possibile riparare molti dei piccoli danni ai capi d’abbigliamento e all’equipaggiamento da montagna: un contributo importante per un uso sostenibile delle attrezzature. Quando la cura è adeguata, la vita di un prodotto può allungarsi notevolmente. Si tratta di un accorgimento importante, visto che circa il 40% dei tessuti nuovi rimane più o meno inutilizzato. Dal lavaggio corretto di un hardshell (quanta elettricità consuma in realtà una lavatrice a 60 °C rispetto a un lavaggio a 30 °C?) alla rimozione dei pallini, il capitolo contiene numerosi consigli sulla manutenzione e sulla riparazione dei capi. In modo giocoso e coinvolgente, i video tutorial offrono soluzioni semplici per prendersi cura dell’attrezzatura, dalla riparazione delle zip alla pulizia delle chiusure in velcro fino alla cucitura di piccoli fori.


ORTOVOX: SICUREZZA E FORMAZIONE

Come quasi nessun’altra realtà del settore dell’outdoor, Ortovox, l’azienda con sede a sud di Monaco di Baviera specializzata negli sport alpini, è sinonimo di sicurezza in montagna. Dal 1980 Ortovox protegge gli alpinisti con i suoi apparecchi di ricerca in valanga e dal 1988 propone abbigliamento funzionale che protegge dalle intemperie. Nel 2008, con il lancio della Safety Academy, è stato creato un programma di formazione online e offline. Nel corso degli anni l’obiettivo non è mai cambiato: proteggere gli alpinisti e la montagna stessa. Già nel 2017 Ortovox ha deciso di puntare alla neutralità climatica da raggiungere entro il 2024 – e il traguardo è ora molto vicino. A spingere Ortovox a lanciare la piattaforma multimediale protACT LAB sono stati gli effetti sempre più drastici dei cambiamenti climatici. protACT LAB è una raccolta di informazioni e al contempo una fonte di ispirazione dedicata alla community degli appassionati di sport di montagna. Lo scopo della nuova piattaforma è quello di rendere gli sport alpini più sostenibili e socialmente responsabili. Come riparare i capi d’abbigliamento? Come raggiungere la montagna in modo più sostenibile, senza grandi sforzi? Che impatto ha l’alpinismo sul cambiamento climatico? Oltre a suggerimenti concreti e a quelli che chiamiamo “mountain hacks”, protACT Lab raccoglie le sconvolgenti cifre legate ai cambiamenti climatici e attraverso una serie di storie e di ritratti, che spaziano dalla climber Lena Müller alla scienza dell’acqua e delle piante, mira a far riflettere e a sostenere il cambiamento.


Da domani parte il tour di EOFT-European Outdoor Film

Si parte domani, mercoledì 9 febbraio, con la prima a MIlano all'Orfeo Multisala, per proseguire con altre 14 date in tutta Italia, fino al 24 febbraio. Dopo un anno di pausa a causa del Covid, torna EOFT-European Outdoor Film Tour, che spegne le venti candeline. Sono sette i film di avventura e sport all’aria aperta proposti, con le donne al centro dell’attenzione grazie I am North, che vede protagonista Caro North, e Climbing Iran, con Nasim Eshqi. A seguire, una breve presentazione dei cortometraggi in programma. 

I AM NORTH 

Caro North è attratta dalle montagne, dalle pareti, dall’altitudine, non importa in quale parte del mondo. A 16 anni è già in cima all’Aconcagua (6.961 m) in Argentina. Guida la prima cordata tutta al femminile sulla vetta del Cerro Torre, inaugura più di 50 nuove vie in Patagonia e scala la parete nord dell’Eiger a 22 anni. Ma non sono solo le sue spedizioni in Patagonia, Alaska, Iran e Himalaya a formare la giovane alpinista, ma anche le sue esperienze come guida alpina nelle montagne svizzere, dietro casa sua. Nel ritratto, la seguiremo esattamente lì: sulle cime ghiacciate – dove Caro North si sente più a casa. 

Germania 2021 | Protagonisti: Caro North, Nadine Wallner | Direttore: Jochen Schmoll 

MILES AHEAD

Un uomo – un mondo – un record? Per Jonas Deichmann no ci sono problemi e una sola marcia: avanti. E quello che ancora nessuno ha raggiunto è per l’atleta estremo un invito per crescere sempre di più. Dopo i suoi sensazionali record attraverso l’Eurasia, le Americhe e da Capo Nord a Città del Capo, Deichmann affronta la più grande sfida della sua carriera: Un triathlon intorno al mondo. Si tratta di 120 volte la distanza dell’Ironman in una volta sola. Quando Deichmann partirà in bicicletta a Monaco di Baviera nel settembre 2020, avrà davanti a sé 450 chilometri di nuoto, 19.000 chilometri di ciclismo e 5.000 chilometri di corsa e l’avventura di una vita. 

Germania 2021 | Protagonista: Jonas Deichmann | Direttore: Paula Flach 

AMAZONIE 

Marzo 1950: nel mezzo della giungla della Guyana, gli indigeni trovano il diario dell’esploratore francese Raymond Maufrais – ma nessuna traccia dell’autore. Quando il giovane avventuriero Eliott Schonfeld (Le Minimaliste) entra in possesso del libro 70 anni dopo, la voce di Maufrais lo affascina immediatamente. Parte per la Guyana francese per seguire le tracce di Maufrais nella giungla. Quello che inizia come un viaggio nel passato presto porta Eliott ai limiti delle sue forze così che si avvicina pericolosamente allo stesso destino di Maufrais. 

Francia 2019 | Protagonista: Eliott Schonfeld | Direttore: Eliott Schonfeld 

SPELLBOUND 

Se si vuole volare, ci si dedica a una danza con la forza di gravità. La Nuova Zelanda/ Aotearoa off e per questo ai piloti di tuta alare un favoloso terreno di gioco. Le ombre umane volanti sembrano quasi surreali mentre si lanciano su crepacci, torrenti e pendii di montagna. SPELLBOUND riesce a catturare la magia del volo una poesia in forma di film. 

Nuova Zelanda 2020 | Protagonisti: David Walden, Malachi Templeton, Gregory Noonan | Direttore: Richard Sidey 

OUT OF FRAME 

Multitool diventato umano: Il francese Mathis Dumas appartiene a una nuova generazione di alpini a 360°. Quando affronta gli ostacoli sugli sci, sulla corda o con le piccozze, il suo lavoro è appena iniziato: Come fotografo outdoor, l’atleta ha scelto una professione che gli richiede il massimo delle prestazioni atletiche, sociali e creative. L’attenzione è sempre sul suo soggetto – fino al giorno d’oggi. Seguiamo Mathis durante il suo ultimo progetto: una scalata mai vista prima nel cuore del massiccio del Monte Bianco. 

Francia 2020 | Protagonisti: Mathis Dumas, Xavier De Le Rue, Marion Haerty, Conrad Anker | Direttore: Jordan Manoukian 

CLIMBING IRAN 

Una scalatrice professionista in Iran – dovrebbe essere una contraddizione in se stessa. Per Nasim Eshqi invece è una realtà vissuta: l’iraniana segue il richiamo delle montagne e sfid così i limiti sociali imposti alle donne dal suo paese d’origine. Nel frattempo, Eshqi ha stabilito cinquanta nuove rotte in Iran. Il film racconta la storia di una donna straordinaria che, spinta dalla sua passione, supera barriere mentali, geografiche, fisiche ed ideologiche, 

Italia 2020 | Protagonista: Nasim Eshqi | Direttore: Francesca Borghetti 

PLAYING GRAVITY

Il professionista dello snowboard Elias Elhardt e il pilota di droni Sebastian Schieren sono entrambi maestri dei voli: uno con il suo snowboard e le sue grandi acrobazie, l’altro con il suo drone da ripresa in una nuova dimensione del filmmaking. I PLAYING GRAVITY, entrambi trovano un modo per sfidare la gravità lanciandosi in una corsa acrobatica giù per la montagna. 

Austria 2021 | Protagonisti: Elias Elhardt, Sebastian Schieren | Direttore: Elias Elhardt, Sebastian Schieren 


Polartec per l'inclusività con Outdoors are for everyone

Diversità e inclusione sono due temi al centro dell’agenda dei grandi marchi globali. E sono sempre più al centro del mondo dell’outdoor, come dimostra la nuova campagna digitale Outdoors are for everyone di Polartec. Inaugurata da un video di due minuti sulle note di Colors dei Black Pumas, nominati ai Grammy Award, la campagna ha come protagonisti oltre 30 diversi appassionati di outdoor che indossano prodotti di 16 differenti marchi partner, ed include un sito web dedicato alla promozione dell’iniziativa.

L’obiettivo è quello di mostrare come la gioia di vivere all’aria aperta possa unirci tutti senza distinzione. Creato durante lo scorso anno, il video è stato realizzato da 13 registi provenienti da sei diversi territori (Stati Uniti, Giappone, Francia, India, Canada e Navajo Nation). Un progetto globale che, abbinando una persona ed un luogo ad un colore specifico, dà vita ad una serie emozionante di ritratti intensi che mostrano gioia, benessere e connessione con la natura. Ogni regista aveva un preciso compito: tipo di attività outdoor, ora del giorno e versi della canzone con i quali confrontarsi per realizzare la propria parte di narrazione. Polartec ha anche chiesto ai registi di girare la telecamera verso di sé, per filmarsi a loro volta.

Il sito web avrà anche un secondo fine, quello di promuovere la diversità davanti e dietro la telecamera, nel tentativo di favorire il racconto di chi vive l’outdoor nei modi più diversi. All’interno della pagina anche una breve biografia, video clip e una sezione Q&A per conoscere meglio ogni regista, tra i quali vi sono Abby Cooper, Dominique Granger, Evan Green, Gritchelle Fallesgon, Jason Edelstein, Jr. Rodriguez, Kopal Goyal, Renee Hutchens, Taylor Johnson, Textured Waves (Danielle Black Lyons, Chelsea Woody, Martina Duran), e Tom Carey. La campagna è stata lanciata all'Outdoor Retailer Snow Show di Denver, in Colorado, e continuerà a girare sui canali social e su altri spazi digitali frequentati dagli appassionati di outdoor.


La Sportiva a doppia cifra nel 2021

Fatturato in crescita del 28% e ricavi oltre il 30%: si chiude in doppia cifra il 2021 dell’azienda di Ziano di Fiemme, con previsioni per il 2022 di un + 10%-15% (nel momento in cui il 60% degli ordini sono in casa). In considerazione degli straordinari risultati ottenuti, l’azienda ha deciso di distribuire un premio di produzione straordinario, per un totale di 650.000 euro. A consolidare l’importanza di questo traguardo è arrivata anche la nomina del presidente Lorenzo Delladio, amministratore delegato e presidente de La Sportiva a imprenditore dell’anno nella categoria Consumer & Retail da parte una giuria di esperti di Ernest & Young Global Ltd. 

A trainare la crescita il segmento trail running, che per la prima volta ha superato, per volume di vendite, quello delle scarpette da arrampicata, prodotto simbolo di La Sportiva (premiato con la medaglia olimpica di Alberto Ginés López a Tokyo). La sportiva impiega oltre 400 persone nello stabilimento principale di Ziano di Fiemme e nel piano industriale per il nuovo anno sono previsti dieci milioni di investimenti in nuovi spazi per la logistica e in macchinari avanzati anche in termini di sostenibilità, così come nuovi posti di lavoro e assunzioni di figure manageriali. Il marchio è presente in 87 Paesi al mondo e con una quota di export che supera l’82%.

«Il successo di La Sportiva è maturato grazie a tutti i nostri collaboratori, nessuno escluso. Gli ultimi due anni hanno richiesto scelte rapide e consapevoli, non sempre semplici da mettere in atto - ha detto Delladio - A inizio pandemia, quando sono stato costretto a fermare le linee produttive, l’obiettivo era salvare più posti di lavoro possibili. Oggi possiamo non solo confermarli, ma premiare ogni collaboratore come merita. Ognuno di noi ha dovuto cambiare le proprie abitudini quotidiane, in certi casi anche il modo di lavorare, per far fronte ai mutamenti dovuti alla pandemia ed anche alla positiva reazione che il mercato outdoor ha avuto in questi due anni, generando una forte domanda. Credo che oltre alla cifra assegnata in sé, questo premio abbia un valore ancora più significativo se pensiamo che la nostra è un’azienda fatta prima di tutto di persone. Siamo ormai oltre 420 all’interno di un piccolo territorio del Trentino: una comunità che in La Sportiva continua a trovare un punto di riferimento».


Anche la montagna protagonista in un libro per la ricerca contro la fibrosi cistica

Anche la montagna è protagonista negli episodi raccontati da Roberto Bombassei in Respiriamo insieme, viaggio nel mondo della fibrosi cistica (in vendita qui) libro appena pubblicato la cui vendita andrà interamente a finanziare un nuovo progetto di ricerca avanzato di Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica. «La montagna e la quota aiutano a curare la fibrosi cistica come le altre malattie che interessano l’apparato respiratorio ed è anche per questo che è presente nel mio libro» dice Bombassei, padre di Francesca, nove anni. «È un libro che non avrei mai voluto scrivere perché mai avrei voluto mia figlia malata di fibrosi cistica, lo abbiamo scritto per sensibilizzare, attraverso la nostra esperienza personale, il mondo esterno su questa malattia invisibile e parte dalla nostra esperienza personale, con aneddoti che non abbiamo mai rivelato». A firmarlo anche Annalisa Lancellotti, co-fondatrice di Fibrosi Cistica Altomilanese. All’interno anche due interviste a Matteo Marzotto, presidente di Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, e alla professoressa Carla Colombo, dirigente della Clinica De Marchi di Milano. Bombassei non è nuovo a iniziative per la raccolta fondi a sostegno della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica ed è stato sostenuto anche da Montura e dagli store del marchio. Per finanziare il progetto di ricerca l'obiettivo è di vendere 6.000 copie del libro. 


Festa al Lago Nero

1 novembre 2019 185 giorni / 3.076 km

Camminare sulla dorsale dell’Appennino Tosco-Emiliano è come surfare la cresta di una lunga onda immobile. A destra si infrangono le scoscese pareti a balze, a sinistra montano le faggete infinite. In un giorno di sole abbiamo lasciato il Passo della Cisa e ci siamo incamminati verso il Marmagna. Nel tardo pomeriggio, quando la luce esprimeva le sue sfumature più calde, siamo arrivati in cima. Davanti a noi, a Sud-Ovest, la terra precipitava a lungo, fino a essere inghiottita dal mare delle Cinque Terre. Abbiamo aspettato il tramonto e, quando gli ultimi raggi arrossavano le Alpi Apuane, abbiamo acceso la cassa portatile e ci siamo scatenati in un ballo di gruppo sotto la grande croce di vetta, sulle note funky di Lord Shorty. Purtroppo la favola dell’autunno bucolico è finita subito e dal giorno dopo abbiamo dovuto fare i conti con temperature in discesa libera e forti venti da Nord: questa settimana ci sono state due allerte meteo. I nostri volti iniziano a tradire la stanchezza accumulata nei mesi.

Stamani abbiamo deciso di unire due tappe, visto che per una volta non davano burrasca. Le cose sono andate per le lunghe e abbiamo speso le ultime ore brancolando nel buio dentro un manto di foschia vischiosa che assorbiva ogni suono, col naso attaccato al GPS per capire dove andare. Siamo praticamente andati a sbattere contro il bivacco Lago Nero, una malga di pietra. Non vedevamo l’ora di mettere in corpo il brodo liofilizzato. Quando abbiamo aperto la porta, ci siamo dovuti stropicciare gli occhi dalla sorpresa: il locale interno era spazioso e affollato da una ventina di persone, al lume di candela: chi suonava la chitarra, chi arrostiva costine e funghi nel camino scoppiettante. Il paradiso all’improvviso. Ci hanno fatto sedere e una donna aretina dai lineamenti fini (che ho scoperto avere 63 anni, non potevo crederci) ci ha servito delle pappardelle al ragù di cinghiale. Sembrava di essere in una scena di un film di Fellini, se non fossimo stati in un bivacco, in mezzo al nulla.

Dopo la cena e vari bicchieri, parlando con gli altri commensali del pane toscano senza sale, è venuto fuori che un paio di noi hanno origini siciliane e che laggiù mangiamo saporito, sapete. Toccati sul vivo, i nostri ospiti ci hanno sfidato ad assaggiare una grappa speciale. In fondo a una torbida bottiglia di liquido ocra se ne stavano due peperoncini gonfi e rotondi, sul punto di esplodere. Chiaramente non era il caso di tirarsi indietro e abbiamo raccolto il guanto della sfida col sorriso piacione di chi è avvezzo a certe cose. Dopo aver inutilmente cercato di non boccheggiare, ci siamo attaccati senza pudore a una bottiglia di latte, pronta lì accanto, manco a farlo apposta.

13 dicembre 2019 / fine primo tempo

Due settimane fa la nostra spedizione è arrivata a Visso, un piccolo borgo marchigiano incuneato ai piedi dei Sibillini. Per Va’ Sentiero era la fine del primo tempo: abbiamo scelto di dividere la spedizione in due tranche, fermandoci per l’inverno a rifiatare. Oltre che essere a metà del Sentiero Italia (3.548 chilometri), Visso è stata uno degli epicentri del terremoto del 2016: gran parte degli edifici è inagibile, specialmente nel centro storico. I cittadini rimasti vivono ancora in container temporanei. Ci sembrava bello finire lì la prima parte del viaggio, portare un po’ di festa.

L’ultimo giorno è magicamente tornato il sole, come a premiarci: un cielo pulito, senza compromessi, come alla partenza sette mesi prima. Istintivamente nutrivo una fede immotivata che sarebbe stato così. Il nostro arrivo, a modo suo, è stato un evento. C’erano tantissime persone venute apposta a camminare con noi quella tappa speciale, una vera carovana: da lontano dovevamo sembrare un lungo serpente un po’ sgangherato.

Poi siamo giunti tra le prime case semidistrutte, puntellate, come un paese bombardato. Durante la spedizione ne abbiamo visti parecchi di vecchi borghi crollati o in preda all’abbandono, ma lì era diverso: le case, vivisezionate dal sisma, sembravano abitate fino a un attimo prima. Sulla parete di una cameretta ho intravisto un poster di Bob Marley. Oltre le macerie abbiamo iniziato a sentire la banda del paese che attaccava a suonare in nostro onore, la gente in lontananza che vociava allegra; mi è sembrato grottesco o quantomeno surreale, ma è stato solo un attimo.

La sera c’è stata una gran festa. A un certo punto, mentre la band ci dava dentro sul palco, mi sono guardato intorno e ho visto tante persone diverse, perfetti sconosciuti, vecchietti e ragazzini, sales manager e pastori, fricchettoni e professori, tutti a sgomitare selvaggiamente in un grande tendone della Protezione Civile per difendersi dal freddo pungente. Che meraviglia pensare che a unirli sia stato Va’ Sentiero. Qualche giorno dopo io e Sara siamo scesi in Sicilia, in quella che un tempo era la casa dei miei nonni. Nell’ultimo periodo, nei momenti di stanchezza e marcia forzata, non facevo che pensare a essere qui. Ma una volta arrivati non è stato facile staccare la spina, abituarmi a essere fermo, a non dormire ogni notte in un posto diverso. Stamattina ci siamo tirati su e la giornata era magnifica, così abbiamo preso una granita al limone e siamo andati in spiaggia. L’acqua era una tavola e mi sono buttato. In zona Cesarini, ma ce l’ho fatta anche quest’anno: sarebbe stato il primo della mia vita senza un tuffo a mare.

4/fine

QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO SU SKIALPER 131 


A.R.T.V.A.

E se A.R.T.V.A., la tecnologia più rappresentativa e specializzata per il soccorso e l’autosoccorso su neve fosse un acronimo diverso dall’originale che lega cinque parole riconducibili alla sicurezza di universale applicazione? Il gioco didattico è nato per caso durante una gita con Daniele Fiorelli, ambassador Atomic, Guida alpina, soccorritore e formatore. Un acronimo per rispondere alle problematiche della frequentazione della montagna da parte di un nuovo popolo in arrivo dalle piste, come è successo nello scorso inverno.

«La pandemia e i provvedimenti per contenerla hanno spalancato una porta che ha fatto scoprire a tanta gente qualcosa che neanche sapeva che esistesse: l’Ambiente. Per moltissimi nuovi arrivati il grado di consapevolezza rispetto all’ambiente naturale è sotto lo zero, a causa di una vita trascorsa in assenza di contatti fisici con gli elementi naturali» dice Fiorelli.

Come diretta conseguenza di questa prima considerazione bisogna Responsabilizzare. «A questo giro si è rivelata l’inadeguatezza del nostro sistema educativo, a partire dalla scuola - continua Fiorelli - Mancano del tutto conoscenza e sperimentazione dell’ambiente. Anzi il sistema le ostacola, per esempio con l’iper regolamentazione delle proposte esterne in questo senso. Così come manca pure un’educazione psico-fisica, nella visione allargata alla conoscenza della fisicità personale».

Chi non è pienamente responsabile di quello che sceglie e fa, o non è informato a sufficienza, ha comunque un paio di occhi. E chiunque può ricavare informazioni utili semplicemente guardando il Terreno e ragionandoci quel minimo vitale che può bastare a evitare le scelte più assurde: c’è ombra o sole sulla neve? Come si sono susseguiti durante il giorno? Sto andando verso un terreno ripido o pianeggiante?

Giunti a V è d’obbligo l’associazione regolamentare alla Valanga che, oltre a essere di fatto un fenomeno naturale tipico, frequente, inevitabile in molti casi e luoghi, rappresenta anche uno snodo cruciale nell’immaginario umano legato alla montagna. Alla voce bollettino «la maggior parte di chi inizia a uscire sulla neve neppure sa che esiste, e anche la gran parte degli assidui non lo consulta» continua Fiorelli. 

Eccoci infine all’ultima A. L’articolo 426 del Codice penale punisce le condotte dolose o colpose che cagionino valanghe, riducendo la possibilità di analizzare razionalmente i fenomeni, di diffondere informazioni relative ai singoli casi, di formare statistiche locali. «In Italia la valanga è castigata. Così viene a mancare la fase Autocritica sull’accaduto, sulle scelte, sulle conseguenze negli eventi. Chi se la sente di confrontarsi e di condividere, davanti alla prospettiva di una condanna penale? I mancati incidenti non sono censiti perché esiste il reato.

L’articolo completo è su Skialper 135 di aprile-maggio

© Federico Ravassard

Lo scialpinismo protagonista lunedì 12 aprile a Prowinter Digital

Lo scialpinismo sarà protagonista a Prowinter Digital, la piattaforma digitale della fiera B2B dedicata al mondo della montagna che lunedì prossimo 12 aprile sostituirà il consueto evento fieristico a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Una giornata dedicata ai temi e alle sfide future che il comparto deve affrontare con tre diversi appuntamenti gratuiti, della durata di circa 90 minuti ciascuno, su tre temi specifici: Skimo Summit, Ski Rental Summit e Probike Summit. Proprio il successo dello skialp come sport a contatto con la natura e a prova di distanziamento nella stagione sciistica della chiusura forzata degli impianti di risalita sarà al centro dell’attenzione alle ore 11.

La partecipazione allo Skimo Summit, come agli altri due eventi, è gratuita ed è sufficiente registrarsi gratuitamente sul sito di Prowinter. Skimo Summit raccoglierà le testimonianze di località, noleggiatori e operatori per condividere le best practice, con l’obiettivo di trovare una soluzione comune e innovativa per regolamentare lo skialp. Tra le testimonianze anche quella del direttore editoriale della nostra casa editrice, Davide Marta, in compagnia di ChristophEngl, CEO di Oberalp Group, Luca Zeni, avvocato e consigliere della Provincia di Trento, Günther Acherer, Presidente dell’Italian Outdoor Group e titolare di Panorama Diffusion e Franco Torretta, Direttore di esercizio di Monterosa Ski.

Engel fornirà qualche dato delle ricerche condotte sui segmenti outdoor in crescita, con un focus specifico sullo scialpinismo, analizzando la natura dei soggetti che lo praticano e i loro obiettivi. Zeni rappresenterà allo Skimo Summit la pubblica amministrazione, sottolineando, da un lato, l’importanza di una regolamentazione giuridica della pratica, dall’altro la necessità di attivare una politica di incentivi e contributi da parte degli enti locali, in grado di premiare gli operatori che si impegnano in progetti di sviluppo della disciplina in sicurezza. Acherer inquadrerà invece i compiti, gli obiettivi e le iniziative che l’associazione dei produttori di abbigliamento e attrezzatura mette in campo, condividendo l’importanza della creazione di aree attrezzate e dedicate allo skialp. Infine Torretta palerà della scelta vincente di Monterosa Ski, che ha creato persorsi di salita per gli skialper frequentati da 10.000 utenti ogni stagione.

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Rimbocchiamoci le maniche

Mia figlia pratica ginnastica ritmica a livello agonistico da dieci anni eppure, per qualche anno, il suo voto in ginnastica è stato un sei secco. Nella corsa è lenta, nel salto in lungo atterra corta. Le motivazioni erano le più svariate, peraltro comprensibili. Non mi piace parlare di me o della mia famiglia e, per principio, sono il tipo di genitore che, ancora oggi che si dà del tu al professore, considera a priori la ragione dalla parte di chi insegna. Però credo che questo esempio sia lo specchio del fallimento della scuola italiana, che emerge prepotentemente dopo un anno di pandemia. Un’estate e un inverno che hanno visto la riscoperta della montagna aperta hanno messo in luce i limiti di un sistema educativo che non sa (o non vuole) guardare oltre il compitino. In montagna sono arrivati ragazzi che non sanno camminare mi hanno detto senza troppi giri di parole alcune Guide alpine attive nel soccorso alpino. C’è chi fa fatica a fare un paio di scale, chi va giù secco di tallone sulla neve ghiacciata e vola, chi arriva sul cucuzzolo con le infradito.

Manca cultura dello sport e dell’attività fisica, manca ancora di più cultura dell’ambiente. Arrivano senza scarpe e abbigliamento adatto, quando il sole è già alto, e chiedono qual è il sentiero per andare su vette che richiedono tempo, preparazione e tecnica dicono i soccorritori. Oppure sono vestiti per una spedizione himalayana ma la meta è la baita poco oltre le piste di sci chiuse. Naturalmente è un’iperbole, ma dà il senso della realtà. È capitato anche a me. A febbraio, mentre partivo per un giro con sci e pelli, vedo due ragazzi, uno con la splitboard e uno attrezzato di tutto punto, con scarponi e sci top di gamma. Ci chiedono dove si può andare a fare una gita perché erano diretti da un’altra parte, fidandosi di una guida degli itinerari, ma un’ordinanza comunale vietava scialpinismo e fuoripista per rischio valanghe. Quel giorno la scala del pericolo era al livello 3. I due si accodano e, parlando, capisco che non hanno mai messo il naso fuori dalle piste e che il corso con la Guida lo faranno solo più avanti. Arriviamo a una cresta, bisogna mettere gli sci sullo zaino, ma lo zaino non ha il portasci…

Per fortuna le condizioni favorevoli e le piste di sci chiuse, che hanno attirato la maggior parte dei nuovi arrivati, hanno reso l’inverno meno problematico dell’estate, ma il punto è un altro: una società immersa nel mondo virtuale si trova ad avere sempre meno legami con l’ambiente del quale noi tutti facciamo parte e di cui dovremmo conoscere le regole. E la scuola, prigioniera di schemi novecenteschi, burocrazia e politichese, fa poco per educare all’ambiente e allo sport. Quel poco al posto del nulla è giustificato dall’intelligenza e dall’impegno di tanti professori e dirigenti, ma è il sistema che ha fallito perché non garantisce uno standard. Due anni fa mia figlia è arrivata terza ai campionati italiani del suo circuito e l’istituto dove studia (non lo stesso dove prendeva sei) le ha fatto i complimenti sul sito web. Ma quanti meriti di quella medaglia sono della scuola italiana e quanti della passione e dedizione dei ragazzi e delle famiglie o dei singoli professori? Un sistema educativo che crede nei valori dello sport per la formazione dei cittadini dovrebbe dare a priori un voto in più a chi lo pratica tutti i giorni a livello agonistico. O no?

La scuola è lo specchio del futuro di un Paese e per riparare i danni di decenni di immobilismo ci vorrà tempo, quindi meglio iniziare a rimboccarci tutti le maniche e dare il nostro contributo per creare una cultura dell’attività fisica all’aria aperta. «Attraverso i nostri canali digital e social non vogliamo solo promuovere le novità di prodotto delle maggiori aziende dell’outdoor, ma anche diffondere la cultura dell’attività sportiva e ricreativa a contatto con la natura, immaginando la possibilità di grandi campagne a tema dirette a stimolare nel pubblico e anche nelle istituzioni una sempre maggior consapevolezza sull’importanza del rapporto uomo-natura, come uno dei presupposti fondamentali per il benessere e la crescita sociale». A parlare è Vittorio Forato, responsabile per la comunicazione di Italian Outdoor Group, l’associazione che nell’ambito di Assosport raccoglie i più importanti marchi italiani dell’outdoor. Avanti così, tutti. Perché chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.


Strumenti online per calcolare il rischio residuo nello scialpinismo

Esiste un metodo per calcolare il rischio residuo quando si decide di partire per un’escursione sci ai piedi? Rischio residuo perché non è possibile azzerare il rischio. Qualsiasi attività umana, anche semplicemente restare a casa, può essere rischiosa. Il rischio può essere ridotto, adottando specifiche precauzioni, ma ne rimane comunque sempre presente una quota. Senza dimenticare che la base di partenza è la capacità di leggere il bollettino delle valanghe unita all’osservazione e all’esperienza, negli anni sono stati sviluppati alcuni metodi di valutazione e il mondo digitale ha portato altri aiuti, come per esempio il sito Skitourenguru, che si propone di stimare il rischio di valanghe su singoli itinerari di scialpinismo tenendo conto dell’effettivo utilizzo del terreno da parte della community di sciatori fuoripista. Un altro portale che fornisce una serie importante di dati per la pianificazione di una gita è Mysnowmaps, che mette a disposizione un cruscotto della pianificazione con fattori nivo-meteorologici, fattori morfologici, itinerari e dati della community. Si va dalle mappe della neve - con altezza al suolo, quota inizio neve al suolo, precipitazioni previste nelle 72 ore e cadute nelle ultime 72 ore, quota zero termico - allo storico dell’innevamento, dello zero termico e del vento in quota fino alle relazioni di chi è stato recentemente nell’area. Ora sul portale, nell’area pianificazione, è presente anche un’altra interessante funzionalità per calcolare in modo semplice e intuitivo il rischio residuo con il Metodo delle riduzioni di Munter ed è possibile, registrandosi, scaricare un utile manuale (La pianificazione di un’itinerario fuoripista con Mysnowmaps, di Matteo Dell’Amico), che approfondisce l’argomento. Il Metodo assegna matematicamente un valore di rischio residuo all’itinerario. Nell’idea di Munter è possibile ridurre il rischio potenziale adottando opportune scelte (chiamiamole azioni correttive) sulla scelta dell’itinerario e sul comportamento da applicare sul posto. Queste scelte si traducono in fattori di riduzione (FR) del rischio. I fattori primari riguardano la pendenza massima, mentre quelli secondari l’esposizione prevalente e il grado di frequentazione e quelli terziari il comportamento (numero di persone, distanziamento). Il valore finale è il risultato di una formula matematica spiegata nel dettaglio dal manuale di Mysnowmpas, ma sul portale, inserendo questi dati, è possibile fare una prima valutazione.