Hervé Barmasse nuovo ambasciatore Montura

È stato annunciato ufficialmente durante il Trento Film Festival: l'alpinista valdostano sarà il nuovo ambasciatore del marchio italiano di abbigliamento outdoor. Il sodalizio tra Montura ed Hervé era forse atteso e scontato. Al tempo è stato affidato il compito di far maturare quelle affinità, innate per entrambi, principali indiziate di questa fusione di ideologie, visioni ed intenti tra un uomo ed un’azienda che parla agli uomini.

«Vediamo in Hervé tutto quello che c’è dietro l’alpinista, vediamo una persona che attraverso passione ed esperienza si fa portavoce indiscusso della filosofia e dei valori che la nostra azienda promuove e difende da sempre. Hervé è in grado di raccontare a chiunque il nostro mondo e, soprattutto, ha preso un impegno: difenderlo» ha detto Claudio Marenzi, presidente Montura.

«L’incontro con Montura è stato da subito di grande intesa - ha risposto Barmasse -. Una nuova collaborazione con un’azienda che sposa i valori della solidarietà, dell'inclusione sociale, della salvaguardia dell'ambiente, rappresenta per me una grande occasione. Dopo tutti questi anni sono sempre più convinto che l’unica strada percorribile è quella di un alpinismo sostenibile, che non lascia traccia se non quella della sua storia, che non si piega all’ego dell’uomo ma è capace di accogliere i propri limiti. Un impegno che non riguarda solo l’ambiente ma è fortemente connesso con la realtà sociale. Basti pensare solo che i primi a pagare le conseguenze dell’inquinamento e della devastazione del pianeta sono le fasce deboli della nostra società».

La partnership con Montura darà vita a nuove avventure, dove poter sviluppare e testare prodotti innovativi e sostenibili per l'alpinismo e le attività outdoor, coinvolgendo Hervé anche nelle iniziative culturali e solidali dell'azienda che da oltre un ventennio vengono realizzate dal laboratorio Montura Editing. «Crediamo che la conoscenza della natura e del territorio sia il primo passo per la loro conservazione. Insieme ad Hervé prosegue il nostro percorso fatto di cultura e innovazione, per essere sempre più il trait d’union tra chi vive la montagna e chi la guarda da troppo lontano per poter comprendere che molto del nostro futuro dipende da lì» ha concluso Claudio Marenzi.


Il 5 maggio al via il Malcesine Baldo Trail, la prima delle gare firmate ASICS

ASICS da diversi anni rivolge particolare attenzione alla categoria trail running, ma è dal 2022 che l’azienda giapponese ha deciso di rafforzare la propria presenza in Italia attraverso l’organizzazione e la sponsorizzazione di gare di settore. Per il secondo anno consecutivo il marchio giapponese organizza la Malcesine Baldo Trail, gara di trail running su 4 distanze che si terrà dal 5 al 7 maggio, con partenza e arrivo dal paese di Malcesine. La perfetta cornice del lago di Garda e del Monte Baldo ospiterà la race nata nel 2022 e che vede in ASICS il suo Title Sponsor, sfidando i partecipanti in quattro diversi chilometraggi: 3,91k (dislivello 1.000 m D+), 6k (dislivello 1.185 m D+), 24k (dislivello 1.994 m D+) o 50k (dislivello 3.355 m D+). 

Oltre al ruolo chiave del brand per la promozione del territorio, la volontà sempre presente di diffondere il potere edificante dello sport sulla mente si traduce in un’offerta di prodotto innovativa che quest’anno vede in Gel-Trabuco 11 il modello di punta. Sarà possibile testare le nuove scarpe da Trail SS23 presso il villaggio della manifestazione, nelle giornate di sabato 6 e domenica 7 maggio. Allo stand saranno presenti i brand trainer di ASICS per guidare gli interessati nella scelta della scarpa giusta, fornendo tutte le caratteristiche tecniche dei modelli disponibili per il test, Gel-Trabuco 11 e Trabuco Max 2.

Malcesine Baldo Trail è la prima di sei gare sostenute da ASICS. Il 27 maggio a Ottaviano è in programma la Vesuvio Ultra Marathon, il 25/27 agosto a Sarentino la Südtirol Ultra Skyrace, il 27 agosto a Susa il Memorial Partigiani Stellina, il 2 settembre a Verona il Trail delle Mura e il 15 ottobre a Massafra l’Amastuola Wave Trail.

Per iscriverti alla gara, visita www.malcesinebaldotrail.run.


Quattro chiacchiere con Francesco Puppi

Sempre impegnato, sei un atleta a 360 gradi. Attivo sui social ma non solo. Hai un blog, sei creatore e coach su Vert.run, produttore del tuo podcast Any Surface Available, co-fondatore della Pro Trail Runner Association e, per ultimo, ma non per importanza, laureato in fisica. Cosa vuol dire quindi essere un atleta nel 2023?
Che significato daresti a questa parola?

«Il trail è in costante evoluzione, soprattutto dopo la pandemia. La parte mediatica di questo sport è entrata prepotentemente nelle vite private degli atleti, che ad oggi sono chiamati ad essere non solo competitor di questa disciplina con risultati da ottenere, ma anche ad esprimersi con opinioni e prese di posizione. Questo si traduce in un lavoro a tempo pieno e richiede il dispendio di tante energie. Va da sé che un atleta, seguendo il significato della parola stessa, non è obbligato a essere socialmente attivo, ma rispetto alla mia personalità non potrei fare diversamente. Esprimendo dei concetti e delle opinioni, cerco di dare una visione a 360 gradi dell’atletica».

Vorrei fare due parole sull’ultimo progetto nato: la Pro Trail Runner Association. Quali sono i principi per cui è stata creata e gli obiettivi a breve e lungo termine?

«Il senso di community nel trail è sempre stato molto sviluppato ed è una consapevolezza che un ampio gruppo di atleti élite ha verso questo sport. Cerchiamo di preservare i valori che rendono questa disciplina interessante e diversa dalle altre. L'ecologia, ad esempio, è un principio a cui teniamo molto, visto che il trail running si pratica prettamente nei boschi o comunque in luoghi incontaminati. È la seconda volta che lanciamo questa associazione: prima durante la pandemia e poi a fine del 2022. Attualmente abbiamo una buona risposta: sicuramente la voce di Kilian, tra i fondatori della Pro Trail Runner Association, ha dato una grande spinta al progetto. Grazie a questa unione riusciamo ad avere una sola voce di fronte a istituzioni, organizzatori di gare e brand, tutelando gli atleti sotto molti punti di vista. Le quattro tematiche principali e quindi obiettivi da perseguire sono ambiente; competizioni ( per esempio lavorando con UTMB per le regole di accessibilità alle loro gare); i diritti degli atleti, con particolare attenzione alle donne; sport pulito - antidoping. 

Nike, un brand che non rappresenta solo uno stile, ma cerca di trasmettere valori imprescindibili tra cui l’inclusione tra generi, accettazione di sé e rottura degli stereotipi nello sport femminile. Che significato ha per te essere parte di questo team? Come li hai conosciuti e com'è iniziata la vostra collaborazione? Avete dei progetti per il 2023 oltre al tuo calendario gare?

«Ci siamo conosciuti a fine 2019, un bel periodo perché arrivavo da un secondo posto mondiale in Patagonia. Poi si è fermato tutto a causa de Covid19. Nell’ottobre 2021, con piccole ripartenze nel mondo, sono entrato ufficialmente da atleta in Nike. La collaborazione, però, aveva già preso una bella piega durante il periodo pandemico, così da organizzare insieme a Cesare Maestri un FKT a Madonna di Campiglio, su Cima Tosa, punta più alta del gruppo del Brenta. Del lavoro con loro non posso che esserne orgoglioso. Mi sento ben rappresentato essendo il primo brand al mondo in molti sport con particolare attenzione all’atletica che seguo a tutto tondo anche se sono specializzato nel trail running. Non mi sentirei rappresentato così bene da nessun altro brand, perché la maggior parte sono specifici in una categoria precisa di questo sport, mentre Nike è presente in ogni ambito».

Scarpa preferita da quando hai iniziato a correre con Nike?

«Una risposta che potrebbe sorprendere: la Vomero, versatile e trasversale anche se non la più usata in casa Nike. Se avessi l’opportunità di scegliere solo una scarpa, non avrei dubbi. Mi permette di correre un po’ ovunque con i dovuti - pochi - compromessi».

Vorrei avere una tua opinione in merito a due scarpe in particolare, tanto attese in questa estate: le Zegama e le Pegasus Trail 4.

«La Zegama è una scarpa con inclinazione prettamente off road mentre Pegasus Trail 4 la definirei door to trail, dall’asfalto ai sentieri corribili, agli ampi stradoni bianchi. La Zegama chiama i terreni aggressivi. L’intersuola in zoomX è reattiva e leggera: il feeling che si percepisce è un senso di morbidezza con un alto grado di protezione, nonostante la sua prontezza nei cambi di ritmo.
È una scarpa da long distance, dai 30 km in avanti, coprendo anche i chilometraggi ultra. Il grip è ottimo e infonde sicurezza a ogni passo: sono le scarpe che ho usato maggiormente al rientro dall'infortunio al gomito in cui avevo bisogno di sentirmi stabile e certo dei miei passi.
Le ho anche utilizzate ai Mondiali in Thailandia, anche se credo possano performare al meglio NEGLI ambienti alpini come quelli dei Mondiali di Innsbruck, dove sarò impegnato nello short trail.
La Pegasus Trail 4 è una scarpa più leggera, ideale per terreni come quello di Pikes Peak, in cui c'è sola salita e non è necessario avere un grip importante. La utilizzo parecchio vicino a casa mia, dove è presente un ambiente di media montagna senza particolari difficoltà».

Nike Zegama

Sensibilità al terreno, cosa preferisci?

«Come in ogni situazione, anche in questo caso bisogna trovare il giusto compromesso tra sensibilità e protezione. Sicuramente una Pegasus Trail 4 rimane più sensibile al terreno, offrendo una maggiore precisione. La Zegama, nonostante visivamente possa essere una scarpa importante e spessa, risulta leggera e dà buone sensazioni con il terreno».

Consiglio all’amatore, Pegasus Trail 4 o Zegama?

«Direi Zegama, per le ottime sensazioni di sicurezza e comodità sul trail. L’appoggio del piede è sempre molto stabile, con una costante performance della scarpa. La Pegasus è una scarpa per l’amatore più esigente, che ricerca più sprint e velocità, ma sa anche come spingerla al meglio delle sue potenzialità».

© albertofeltrin.com

Alex Txikon a Brescia racconta la prima invernale al Manaslu

L’alpinismo è empatia. Una nuova modalità per esercitare dell’arte di scalare le montagne viene testimoniata da Alex Txikon, l’alpinista basco che il 6 gennaio scorso (“il migliore regalo che abbia potuto ricevere dai re Magi”) ha portato a termine la salita invernale del Manaslu (8163 m). Appena rientrato in Europa, Txikon ha descritto questa e altre sue salite nel corso di un’affollatissima serata organizzata presso il negozio di Brescia di DF Sport Specialist assieme a Ferrino, partner fondamentale dello scalatore, nel corso della quale si è potuto ascoltare per la prima volta in assoluto il racconto della prima ascensione realizzata completamente in inverno dell’ottava montagna più alta della terra.   

Txikon (classe 1981) ama la montagna e ama gli uomini. Per questo descrive il fattore umano che si delinea nel supportarsi vicendevolmente nel tentativo di realizzare difficili salite in alta quota come un elemento di valore assoluto dell’esperienza alpinistica. Le modalità che ha scelto per trascorrere i giorni e le settimane immediatamente successive al raggiungimento della vetta testimoniano questa visione: prima attraverso il suo impegno nel tentativo di riportare in basso il corpo di un alpinista deceduto, poi sostenendo i lavori di installazione di due impianti fotovoltaici al servizio di una scuola nepalese. 

Essere grandi alpinisti chiama alla responsabilità di essere anche grandi uomini, sostiene Txikon, che ha condiviso tutte le fatiche e i pericoli della spedizione che l’ha portato sulla vetta del Manaslu assieme a Pasang Nurbu Sherpa, Chhapel Sherpa, Gelu Sherpa, Maila Sherpa, Mantere Lama Sherpa e Gamje Babu Sherpa. Racconta Alex: «I nepalesi sono persone meravigliose: umili, amabili, affabili, sempre con il sorriso. Senza di loro non sarebbe possibile compiere spedizioni in Himalaya. Il lavoro di quadra è stato fondamentale anche in questa spedizione: ognuno deve remare nella stessa direzione in cui remano gli altri».

Txikon è uno degli scalatori contemporanei più preparati e vanta un curriculum alpinistico di rilievo: vie nuove in Himalaya e undici dei quattordici ottomila saliti, tra i quali la prima invernale assoluta del Nanga Parbat nel 2016 in cordata con Simone Moro e Alì Sadpara, oltre a spedizioni in Antartide, Groenlandia e altre cime di altezza compresa tra i 5000 e i 6000 metri. Ma non c’è la minima traccia di superomismo nelle sue parole, e anche questo atteggiamento ha contribuito a creare feeling con il pubblico presente: «Non mi metto mai in competizione con nessuno né devo dimostrare niente. In quello che faccio voglio solo crescere come persona, e questa è l’unica pressione che mi sento addosso. Non mi interessa essere riconosciuto, ma poter condividere e dare agli altri. La conquista reale è rappresentata dall’empatia e dalla condivisione. Il peggiore nemico di un alpinista sono il suo ego e la sua ambizione».

Cosa ti spinge ad affrontare le grande cime himalayane nella stagione più severa? 

«L’inverno mi regala maggiori soddisfazioni perché quando aumentano le difficoltà si mostra la versione più vera della montagna. La bellezza si rivela soprattutto in questa stagione».

E’ anche quella più difficile e più pericolosa… 

«L’alpinismo invernale richiede una pianificazione attenta, anche in relazione ai cambiamenti climatici che stanno investendo direttamente gli ambienti di alta quota. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con Reinhold Messner: alcuni decenni addietro gli inverni erano caratterizzati da condizioni severe che si manifestavano una certa regolarità. Negli ultimi anni invece c’è molta più variabilità, anche nelle precipitazioni nevose. I jet streams rappresentano un’incognita totale, e sul Manaslu abbiamo riscontrato raffiche di vento a 147 chilometri orari. La montagna non parla ma tu devi essere in grado di capire cosa vuole dirti. Ho imparato molto dal mio amico Simone Moro che in questo ambito ritengo la persona strategicamente più esperta a livello mondiale. Un piano di salita sviluppato bene ti regala da solo il 40 per cento delle possibilità di successo». 

Le novità più importanti dall’alpinismo in Himalaya nei prossimi anni arriveranno dalle salite invernali? 

«Credo che questa sia solo una delle tante strade praticabili. A ciascuno la sua. Il periodo d’oro dell’himalaysmo per me è finito, ed è stato quello compreso tra il 2004 e il 2013, che ha visto protagonisti tra gli altri Silvio Mondinelli, Mario Panzeri e Mario Merelli».

Proseguirai nel tentativo di raggiungere i tre ottomila che ti mancano? 

«No, non sono proprio interessato a salirli tutti. Ci sono già almeno un centinaio di persone che hanno completato questa collezione. Non è che per me non sia importante, ma preferisco fare qualcosa di nuovo piuttosto che ripetere la salita di una vetta, magari in primavera, come componente di una grande spedizione. Se qualcuno ha questo tipo di motivazione non è assolutamente un problema per me, e non muovo critiche verso di loro. Ognuno può fare quello che vuole, ma io non sono più interessato».

Hai fissato qualche obiettivo futuro? 

«Mi piacerebbe tornare sulla parete nord del Kangchenjunga e sul Makalu in stile alpino».

La passione per le vette può svilupparsi in numerose forme oltre a quella dell’alpinismo estremo. Quali consigli daresti a chi si avvicina alla montagna per la prima volta? 

«Divertitevi e basta! È questo il mio suggerimento, andate con i vostri migliori amici, andate nella natura, scoprite voi stessi attraverso quello che vi aspetta là fuori. Fatelo solo per voi stessi, non per gli altri».

di Ruggero Bontempi


Tutto pronto per l'Adamello Ski Raid

Prende forma l’ottava edizione dell’Adamello Ski Raid, in programma sabato 25 marzo e valida come campionato del mondo long distance team e come prova del circuito internazionale La Grande Course.
Mentre gli organizzatori stanno mettendo in sicurezza il tracciato di gara in quota, sotto la direzione della guida alpina Guido Salvetti e del responsabile di percorso Mario Sterli, giungono le prime importanti conferme per quanto riguarda le squadre al via a caccia del titolo iridato.
I tre team italiani che puntano alla vittoria saranno formati da Matteo Eydallin e Robert Antonioli, Davide Magnini e Nadir Maguet, quindi il terzo team azzurro di punta è composto da Federico Nicolini in coppia con Alex Oberbacher. In chiave straniera da tenere d’occhio la coppia francese formata dal vincitore dell’ultima edizione William Bon Mardion, che sarà in gara con Xavier Gachet, quindi gli altri due transalpini Mathéo Jacquemod con il compagno Samuel Equy. Interessante anche il duo italo svizzero formato dal bergamasco William Boffelli e da Werner Marti e quello austro-elvetico con Jakob Hermann con Martin Anthamatten. Fermo ai box per un attacco influenzale Michele Boscacci.
In campo femminile le francesi Axelle Mollaret ed Emily Harrop, fresche vincitrici del Pierra Menta, godono ampiamente dei favori del pronostico, come hanno dimostrato in più occasioni in questa stagione, anche in Coppa del Mondo. Tenteranno di dare loro filo da torcere le due azzurre Alba De Silvestro e Giulia Murada. Fra le altre coppie in gara e in lotta per il podio troviamo poi Giulia Compagnoni con Ilaria Veronese, le più esperte Elena Nicolini con Corinna Ghirardi e le sorelle francesi Lena e Candice Bonnel.
La lista partenti non è ancora definitiva, visto che le iscrizioni si chiuderanno oggi. Per ora nella entry list compaiono 125 squadre in rappresentanza di 15 nazioni.
Tornando al percorso di gara, avrà uno sviluppo di 30 km e 3.360 metri di dislivello positivo e 3.660 metri negativo. La partenza, sia per le categorie maschili sia per quelle femminili, sarà posizionata come nelle precedenti edizioni in località Tonalina e sono confermati pure i passaggi a Passo Paradiso e Passo Presena, al rifugio Mandrone, l’incantevole salita verso punta Venerocolo a 3.323 metri quale punto più elevato della gara e ancora i transiti al Passo Lobbia, la suggestiva Cresta Croce con il cannone della Grande guerra, il Passo dei Tre Denti, il ghiacciaio del Pisganino e la discesa finale verso il centro di Ponte di Legno.
Come nelle passate edizioni il passaggio sul ghiacciaio Presena avverrà a stretto contatto con gli appassionati e i curiosi, per i quali saranno allestite delle tribune naturali dando loro l'opportunità di fare il tifo al passaggio dei tanti atleti. Per l'occasione ci sarà la possibilità di salire ai 3.000 metri con le cabinovie che saranno aperte gratuitamente dalle ore 5.30 alle 7.00.
Vista la validità iridata, il Comitato Organizzatore, grazie alla disponibilità del consorzio Pontedilegno-Tonale e delle amministrazioni territoriali, ha organizzato per le ore 17 di venerdì anche la sfilata di tutte le squadre partecipanti, ciascuna con la bandiera della propria nazione, nonché un momento ufficiale dedicato ai rappresentanti delle istituzioni.


Aku e Vibram insieme per festeggiare i 30 anni di Conero GTX con una limited edition

Una limited edition molto particolare per festeggiare i 30 anni di un prodotto che ha lasciato il segno. Conero GTX, con suola Vibram Fuorà, è la storica calzatura da trekking AKU che quest’anno compie trent’anni, nata dalla collaborazione fra il designer Pier Callegarini, autore della prima versione del prodotto, e il fondatore dell’azienda Galliano Bordin. Per festeggiarne i tre decenni di storia, AKU ha deciso di realizzare una serie speciale e limitata composta da tre modelli Made in Italy in tre varianti colore, ciascuna legata a uno specifico concetto.

Un’occasione speciale che Vibram ha abbracciato realizzando insieme ad AKU il modello Conero 30 GTX Yellow, una limited edition che celebra la partnership tra le due aziende con una versione “full colour” in colore giallo che richiama in maniera esatta le tonalità del marchio varesino. Nei primi anni ’90 Pier Callegarini è un giovane designer all’inizio della propria carriera che bussa alla porta di AKU. Ad accoglierlo trova Galliano Bordin, fondatore di un’azienda che in quel momento sta costruendo la propria reputazione come produttore di calzature per la montagna di alta qualità, con una speciale attitudine verso l’innovazione sia nello stile che nella ricerca di soluzioni tecniche per la funzionalità del prodotto. Un incontro di talenti dal quale avranno origine Conero e successivamente molti altri modelli che negli anni contribuiranno ad affermare AKU sul mercato italiano e internazionale, con al proprio fianco un partner tecnico fondamentale, Vibram, brand leader nella produzione di suole in gomma ad alte prestazioni, cui l’azienda assegna un ruolo centrale per l’affidabilità dei prodotti. Per il modello Conero, AKU sceglierà il battistrada Vibram Fuorà, destinato a diventare nei decenni successivi uno dei grandi classici del mercato outdoor.

La serie esclusiva e limitata di tre modelli Conero 30 GTX, riproposta oggi a distanza di trent’anni, punta proprio a riaffermare il valore dello stile unito alla funzionalità del prodotto, mettendo in luce, attraverso precise scelte cromatiche, alcuni dei concetti chiave che da sempre accompagnano l’agire del brand, come la competenza tecnica nella collaborazione con Vibram (sopracitata in variante Full Yellow), la salvaguardia della tradizione manifatturiera (variante Marrone Bruciato – Beige) e il rispetto per l’ambiente (variante Blu – Arancio). In questo sistema di valori si inquadra anche il presente di AKU, il suo impegno responsabile per la riduzione dell’impatto ambientale, rappresentato dalla durabilità dei prodotti unito alla essenzialità del design. Il togliere dove non necessario (Designed to reduce), in linea con il codice stilistico dell’intera collezione AKU outdoor che ritrova ancora oggi, in modelli come Conero GTX, i segni distintivi della propria identità.


Alex Txikon a Brescia venerdì 17 marzo

Torna a Brescia il ciclo di serate A tu per tu con i grandi dello sport per raccontare l’alpinismo invernale di Alex Txikon, l’alpinista basco e ambassador Ferrino, che lo scorso 6 gennaio è arrivato in cima al Manaslu. La vetta, 8.163 metri, è stata conquistata insieme agli alpinisti nepalesi Tenjen Lama Sherpa, Pasang Nurbu Sherpa, Mingtemba Sherpa, Chhepal Sherpa, Pemba Tasi Sherpa e Gyalu Sherpa. L’appuntamento con Txikon è venerdì 17 marzo alle 20 al Centro Commerciale Nuovo Flaminia in Via Sorelle Ambrosetti 10, a Brescia.

La conquista del Manaslu per Alex Txikon, classe 1981, e i suoi compagni nepalesi rappresenta la prima ascensione realizzata completamente in inverno e la seconda nella stagione più fredda, dopo quella compiuta nel 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski che iniziarono però la spedizione in autunno. Per Alex Txikon si tratta della seconda vetta himalayana in invernale, dopo la conquista del Nanga Parbat nel 2016 con Simone Moro e Ali Sadpara. Il successo di quest’anno al Manaslu è il coronamento di un sogno per l’alpinista basco che si è innamorato delle invernali, alle quali ha dedicato le ultime stagioni fredde tra Everest e K2.

La spedizione al Manaslu 2023 era iniziata con Simone Moro che, per problemi di salute, ha dovuto rinunciare, ed ha visto un cambio di strategia dell’alpinista basco che gli ha permesso di arrivare al Manaslu già acclimatato per l’alta quota e pronto per sfruttare la prima finestra di tempo favorevole. Txikon e compagni hanno completato ascensione e discesa in meno di 60 ore, un tempo record per la scalata su un 8.000 in invernale. In questa storica impresa Ferrino è stato al fianco di Alex Txikon e compagni con le tende modello Colle Sud, utilizzate al campo base, le tende d'alta quota Sbowbound 3 per i campi alti, gli zaini della linea Instinct, ultraleggeri e costruiti in Dyneema Composite Fabric, Cordura Nylon e rinforzi in SuperFabric.
La serata Il Manaslu invernale 2023 e altre storie è organizzata da DF Sport Specialist e Ferrino. Per partecipare è gradita la prenotazione: www.df-sportspecialist.it


Adamello Ski Raid, c’è il percorso

Svelato il percorso dell’Adamello Ski Raid, in programma sabato 25 marzo e valido quest’anno anche come campionato del mondo long distance team. Il Comitato organizzatore, presieduto da Alessandro Mottinelli e con direttore di gara la Guida alpina Guido Salvetti, ha disegnato un nuovo tracciato. Il percorso avrà uno sviluppo di 32 chilometri e un dislivello di 2.015 metri, con partenza e arrivo a Ponte di Legno. Dopo lo start i concorrenti saliranno con gli sci ai piedi la valle del Pisgana fino a raggiungere punta del Venerocolo (3.323 metri di altitudine), per affrontare poi passaggi di straordinario fascino come Cresta Croce con il cannone della Grande Guerra, Passo Lobbia, Mandrone, passo dei Tre Denti, il ghiacciaio del Pisganino e la discesa finale con obiettivo il traguardo.
Si annuncia dunque un evento di elevata caratura, nella formula a coppie, e che complessivamente propone un montepremi di ben 30.800 euro e presenta delle interessanti novità, la prima fra tutte la premiazione delle categorie Master. Come è sempre stato nello stile dell’Adamello Ski Raid i primi classificati delle categorie maschili e femminili riceveranno l’identico importo, nel rispetto della parità di genere.
Vista la validità iridata, il Comitato Organizzatore, grazie alla disponibilità del consorzio Pontedilegno Tonale e delle amministrazioni territoriali, ha programmato per la sera di venerdì 24 marzo la sfilata di tutte le squadre partecipanti.
Le iscrizioni sono aperte fino a sabato 18 marzo. www.adamelloskiraid.com


Medaglie e record dei Mondiali di Boí Taüll

Si chiudono nel segno della Francia i Mondiali di Boí Täull, che hanno visto al via la cifra record di 300 atleti di 27 Paesi da tutti i continenti. La vittoria della staffetta mista è andata ai francesi Hemily Harrop e Thibault Anselmet, davanti a Giulia Murada e Nicolò Canclini e ai connazionali Axelle Gachet-Mollaret e Robin Galindo. Gachet-Mollaret che si è imposta anche nella individual di sabato, davanti alle nostre Alba De Silvestro e Giulia Murada. Tra gli uomini successo dello svizzero Rémi Bonnet davanti a Matteo Eydallin e Robert Antonioli. Medaglia di legno per Nadir Maguet e quinto posto per William Bon Mardion. Tra gli Under 20 bronzo per Davide Sambrizzi, tra le under 20 argento di Noemi Junod, tra gli Under 18 bronzo di Ertik Canovi e tra le Under 18 di Melissa Bertolina. Antonioli ed Eydallin avevano dominato la team race del 2 marzo, davanti a Bon Mardion/Gachet e a Davide Magnini e Nadir Maguet. Tra le donne successo francese di Gachet-Mollaret ed Harrop, davanti a Giulia Murada e Alba De Silvestro e alle altre francesi Célia Perillat Pessey e Candice Bonnel. Rémi Bonnet si è messo al collo anche la medaglia del vertical, davanti al belga Drion Du Chapois e al francese Pochat, mentre tra le donne ennesimo exploit di Mollaret-Gachet davanti all’austriaca Sarah Dreier e a De Silvestro. Tra le Under 20, terzo posto per Noemi Junod e tra gli Under 18 oro per Erik Canovi. Infine nella sprint oro per lo spagnolo Oriol Cardona Coll sui francesi Thibault Anselmet e Robin Galindo; al femminile si è imposta la slovacca Marianna Jacerikova sulla svizzera Marianne Fatton e la francese Emily Harrop. Nella gara Under 18 successo di Ertik Canovi e terzo posto di Melissa Bertolina. 


È partita la stagione del Team Salomon Running Italia

Appuntamento lo scorso fine settimana a Villa Raspi, in provincia di Treviso, sede di Salomon Italia, per il Team Salomon Running Italia, di cui fanno parte Andrea Rota, Caterina Stenta, Cristian Modena, Federica Zuccollo, Federico Presa, Francesco Mangano, Giulia Compagnoni, Giuliano Cavallo, Giulio Ornati, Luca Carrara, Mattia Bertoncini, Pablo Barnes, Riccardo Borgialli, Riccardo Scalet, Stephanie Jimenez e Virginia Oliveri. Uno degli obiettivi dell’incontro è stato quello di fare sentire ‘a casa’ i propri atleti che sono veri e propri ambassador a 360° e i primi testatori dei prodotti Salomon. Sabato è stato organizzato anche un incontro con il nutrizionista Massimiliano Piolanti, specializzato nell’alimentazione rivolta a sportivi professionisti. Con lui i componenti del Team Salomon Running Italia si sono potuti confrontare, raccontando le personali esperienze sull’argomento e e raccogliendo tante preziose indicazioni e consigli. Infine, il giorno successivo, in pieno spirito di squadra, il Team Salomon Running Italia, terminato lo shooting fotografico e le riprese video, si è ritrovato per una corsa sui Colli Euganei. Il pensiero di molti era già rivolto verso la stagione agonistica 2023, nella quale spiccano gli appuntamenti della GTNS - Golden Trail National Series, ma anche la DoloMyths SkyRace di Canazei, tappa della GTNS - Golden Trail World Series, alla quale quest'anno Salomon Italia dedicherà grande supporto in vista del suo 25° anniversario.


Nasce Dinamo Running Team

Di fatto è il primo team professionistico nel mondo italiano del trail running. Dinamo Running Team, presentato ufficialmente ai media in settimana a Milano, è nato dalla passione sportiva di Luca Spada, con il supporto tecnico di Simona Morbelli e Fulvio Massa.

Prendendo spunto dall’esperienza maturata nel mondo bike, gli atleti saranno seguiti a 360° da veri professionisti del settore che permetteranno loro di focalizzare le energie su gare di alto livello in ambito nazionale e internazionale. Un’attenta pianificazione della stagione, una comunicazione puntuale sui canali ordinari e social saranno fondamentali per valorizzare al meglio le performance di questi campioni e provare a sdogare uno sport che, di stagione in stagione, si sta facendo sempre più conoscere ed apprezzare al grande pubblico.

Il progetto Dinamo Running Team 2023 parte con 11 atleti italiani di caratura internazionale.  Gli obbiettivi sono ambiziosi e di caratura internazionale. Cerchiate in rosso nell’agenda ci sono le tappe di Golden Trail Series e di Skyrunning Series, oltre alle gare tricolori e ai campionati mondiali di trail e mountain running. È inoltre prevista la partecipazione a super classiche del circuito UTMB World Series.

dinamoteam.com 

TEAM 2023:

Cristian Minoggio: nazionale di skyrunning e trail running, 908 punti ITRA

Andreas Reiterer: nazionale di trail running, 903 punti ITRA

Fabiola Conti: nazionale di trail running e skyrunning, 750 punti  ITRA

Camilla Magliano: nazionale di trail running, 728 punti  ITRA

Davide Cheraz: nazionale trail running, 878 punti ITRA

Riccardo Montani: nazionale trail running, 876 punti ITRA

Julia Kessler: nazionale di trail running, 758 punti  ITRA

Mattia Gianola: nazionale di trail running, 858 punti  ITRA

Alberto Vender: nazionale di mountain running, 882  punti ITRA

Matteo Anselmi: nazionale di trail running, 827 punti ITRA

Andrea Macchi: nazionale di trail running 2018, 825 punti ITRA

 


Il Mezzalama a quota 90

Si sono aperte il 4 febbraio le iscrizioni alla XXIII edizione del Trofeo Mezzalama, in programma il 22 aprile. Tra le prime 90 squadre, oltre a qualche team italiano, la maggioranza degli atleti sono stranieri, da Austria, Andorra, Svizzera, Francia, Spagna, USA, Polonia, Bulgaria, Norvegia e Germania. Chissà se il tetto delle 300 squadre fissato dalla Fondazione verrà raggiunto prima del 12 aprile, giorno di chiusura delle iscrizioni.

Per quanto riguarda il regolamento, è stato deciso di inserire nel materiale obbligatorio una vite da ghiaccio, uno strumento fondamentale per assicurarsi sul ghiaccio in caso di pericolo. Questa decisione è stata presa per le condizioni in cui versa il ghiacciaio, purtroppo a causa delle scarse precipitazioni nevose di questi ultimi anni, ci sono moltissimi tratti di ghiaccio verde.

Il prossimo 22 aprile si disputerà anche il Mezzalama Jeunes che si correrà a Gressoney-La-Trinite in concomitanza con il Trofeo Mezzalama. I giovani atleti, il futuro dello scialpinismo, vivranno un momento di festa e di gioia insieme a tutti gli altri mezzalamisti e  taglieranno il traguardo dei Senior accolti dal calore del pubblico in festa.