Ski-alper di ottobre gia' disponibile su iPhone e iPad
La versione cartacea in edicola a partire dal 3 ottobre
L'attesa è finita, ecco il nuovo Ski-alper. Con il numero 90, in distribuzione e consegna agli abbonati a partire dalla prima settimana di ottobre, inizia il nuovo corso della rivista, che affiancherà ai tradizionali contenuti invernali legati allo scialpinismo in tutte le sue forme, anche quelli estivi ed autunnali. Insomma, da ottobre in poi, non vi abbandoneremo più!
GIA' DISPONIBILE SU IPHONE E IPAD - Se per la rivista cartacea tradizionale ci sarà da attendere una settimana, per gli amanti della lettura in digitale è possibile accedere all'App Store di iTunes e scaricare la nuovissima versione della app di Ski-alper. Da questa sera sarà disponibile il numero 90, insieme all'allegato Up&Down dedicato al mondo delle gare, al prezzo di 4.49 euro (contro i 6 euro della versione cartacea).
LE NUOVE FUNZIONALITA' - Oltre alla convenienza del prezzo, acquistare la rivista su iPhone o iPad permetterà di avere sempre con voi l'archivio delle copie di Ski-alper. La nuova app, infatti, consente di scaricare molto velocemente la copia acquistata e di consultarla in locale, senza bisogno di avere connessione internet. L'esperienza di lettura, inoltre, è stata notevolmente migliorata con lo zoom velocissimo e la rotazione della pagina in versione singola o doppia a seconda del posizionamento del dispositivo.
IN ARRIVO LA APP PER ANDROID - Non devono disperare nemmeno gli utilizzatori di smartphone e tablet con sistema operativo Android: stiamo infatti ultimando i test della app dedicata che verrà rilasciata in tempi molto stretti, indicativamente entro la data di uscita in edicola della rivista.
Kilian: 'nevicava, faceva freddo e stava peggiorando'
Il racconto del tentativo di record all'Elbrus del catalano
Sabato scorso Kilian Jornet ha dovuto rinunciare a battere il record di salita e discesa dall'Elbrus, in Russia (5642 m) a 300 metri dalla vetta. Dopo 2h45' di salita, in compagnia del runner locale Vitaly Shkel, la decisione di tornare a valle. «Faceva freddo, nevicava e il tempo stava peggiorando, eravamo in perfetta tabella di marcia ma è stata la migliore decisione» ha raccontato Kilian.
IMPOSSIBILE RITENTARE - Le previsioni meteo per i giorni successivi non promettevano niente di buono e gli impegni di Kilian, atteso all'UROC, in Colorado, nel fine settimana, hanno fatto propendere per tenere in 'stand-by' l'impresa che fa parte del progetto Summits of my Life.
IL VIAGGIO - Insieme a Kilian, partito con il suo fido furgone camper Mercedes, Seb Montaz, autore dei film del progetto e Vivian Bruchez, che si è occupato della sicurezza. Due compagni di viaggio e… di guida nei 5000 km e nelle 50 ore attraverso l'Europa dell'Est e l'Ucraina.
Freddo e vento fermano Kilian sull'Elbrus
Insieme a Vitaly Shkel
Kilian Jornet ha postato su Facebook la sua giornata sull'Elbrus, nel tentativo di record del suo progetto 'Summit of my life' (www.summitsofmylife.com). Anche se non è arrivato al 5642 metri della montagna caucasica, non nasconde la sua soddisfazione. «Che giornata! - si legge nel suo post -. Una grande salita con il forte Vitaly Shkel che si è interrotta per il freddo e il vento forte a 5100 metri. Torniamo a casa con una fantastica esperienza, tornerò presto sull'Elbrus di nuovo».
Anticipazioni Up & Down, il duello Colle'-Perez
Nel prossimo numero di Ski-alper uno speciale dedicato al Tor
«Sulla salita per il Col Brisè Oscar Perez è partito e l'ho lasciato andare, sapendo che poi in discesa l'avrei ripreso, poi quando sono arrivato in vetta non ho più visto la sua luce». A parlare è Franco Collè, terzo al Tor des Géants, al termine di una stagione memorabile. Perez confesserà poi a Collé di avere dato tutto in quella discesa per minare nel morale il valdostano. Un Tor quasi perfetto quello di Collé, che è stato assistito alle basi da un 'veterano' del calibro di Marco Camandona. Sul prossimo numero di Up & Down, il supplemento gratuito di Ski-alper dedicato al mondo delle gare, un ampio reportage sull'endurance trail valdostano. In edicola dai primi giorni di ottobre!
Vicenda Frendo, le Guide contro Kilian?
Ricostruzione distorta della Guida Jean-Louis Verdier
Che la prima versione dei fatti non rispecchiasse completamente quanto avvenuto lo si era intuito fin dall’inizio. Senza particolare esperienza, chiunque avesse voluto approfondire la vicenda legata al recupero di Kilian Jornet ed Emelie Forsber sullo sperone Frendo della Nord dell’Aiguille du Midi, con una semplice ricerca su internet avrebbe potuto trovare fotografie e recensioni su quello stesso itinerario. Difficile anche per un sognatore immaginare che i due ragazzi avessero affrontato i 50° su ghiaccio della parte alta della via totalmente sprovvisti di materiale tecnico e procedessero con le sole scarpe da ginnastica. E' invece proprio così sono stati descritti immediatamente dopo l'accaduto da Jean-Louis Verdier, vice sindaco di Chamonix nonché Guida alpina, uno che quella parete dovrebbe conoscerla bene. Impossibile immaginare inoltre che i due non fossero consapevoli delle difficoltà in quanto lo stesso Kilian aveva già portato a termine la stessa via in due occasioni e in solitaria.
LE GUIDE ATTACCANO KILIAN - Tra i moltissimi commenti pro e contro Kilian comparsi in ogni dove sul web e sulla carta stampata, oltre a quello di Jean-Louis Verdier, anche quelli provenienti da alcune Guide Alpine italiane ancora leggibili sul web. La Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM), in funzione del proprio codice etico, ha mantenuto il riserbo sull’accaduto mentre dalle Guide Alpine sono uscite, in Francia indiscrezioni solo parzialmente riscontrate nei fatti e in Italia alcune sentenze, tutte a sfavore del comportamento di Kilian Jornet. Questo quando il catalano non aveva ancora rilasciato dichiarazioni quindi, o basandosi sul solo articolo di Le Delphine o su notizie avute privatamente dai gendarmi del PGHM.
L'ATTREZZATURA TECNICA - Dalla versione dei fatti che lo stesso Kilian ha riportato in due riprese sul suo blog, non smentita al momento da nessuno tantomeno dal PGHM, i due ragazzi procedevano con un equipaggiamento reputabile minimal rispetto agli standard medi, ma pur sempre con attrezzatura tecnica per affrontare la via di misto. Avevano una corda da 60 metri, due picozze ciascuno, ramponi, un set di friends, cunei d'arrampicata e chiodi da ghiaccio. In sostanza, proprio il materiale tecnico presunto mancante di cui parlava la Guida Alpina Jean-Louis Verdier a poche ore dall’accaduto. Rimane la questione delle scarpe da trail al posto degli scarponi d’alpinismo, ma da quanto ricostruito non sembra essere la causa dell’imprevisto. Come documentato da decine di fotografie proprio sul web, e come si evince dall'immagine di sinistra di questo articolo che ritrae il suo amico Jordi Tosas durante una loro escursione, il catalano è solito calzare i ramponi con le scarpe da trail. Anche i riferimenti sull’orario dell’escursione, raccontata da più fonti, quasi come una gita pomeridiana non hanno trovato riscontro in quanto la loro avventura è iniziata alle 8:30 del mattino.
L'ATTESA DI 4 ORE - Dal momento deila chiamata all'effettivo arrivo dei soccorritori, avvenuto con una calata in doppia dall'Aiguille du Midì. sono inoltre trascorse 4 ore in cui Kilian ed Emelie non hanno riportato particolari danni dovuti alla prolungata esposizione in quota. Anche questo particolare sembra stridere e non poco con le prime informazioni che li volevano in parete in collant e privi di indumenti tecnici.
UN FILM GIA' VISSUTO - E c’è chi incomincia a rileggere l’intera vicenda come uno sorta di attacco proprio delle Guide Alpine nei confronti di Kilian, guarda caso dopo i suoi recenti exploit su Bianco e su Cervino. Sembra quasi un film già vissuto nel passato con un protagonista su tutti, quel Walter Bonatti ritenuto per certi versi troppo rivoluzionario dalle Guide Alpine dell’epoca pronte a criticarne l’operato proprio sulle vie del Monte Bianco.
Kilian spiega i fatti e ringrazia
Il mea culpa del campione catalano
Dal suo blog Kilian Jornet racconta l’accaduto di ieri sera, quando è stato recuperato sullo sperone Frendo della parete nord dell’Aiguille du Midi dai soccorritori del PGHM di Chamonix.
UNA VIA GIA' FATTA - 'L'8 settembre stavo scalando una via di montagna sul versante nord dell'Aiguille du Midi (Francia), chiamato sperone Frendo. Un itinerario che avevo fatto in precedenza con materiale leggero. I tempi erano calcolati con margine rispetto alle previsioni e stavamo andando come previsto. Sull'ultimo risalto abbiamo perso tempo seguendo un percorso sbagliato e abbiamo poi cercato di ritornare su quello giusto. Così non abbiamo avuto il tempo di uscire dalla via prima che il maltempo arrivasse. Eravamo equipaggiati con le attrezzature necessarie per l’arrampicata (roccia e ghiaccio). Sono stato miope nel pensare che le temperature sarebbero state più calde e non ho preso abbastanza abbigliamento.
IL MALTEMPO - A 50 metri dalla cima dell'Aiguille du Midi, vedendo che il tempo peggiorava rapidamente e che continuare avrebbe potuto mettere in pericolo il mio compagno, ho deciso di chiamare il PGHM (il Corpo di soccorso in alta montagna). Sono loro che ci hanno fatto uscire sulla parte superiore dell’Aiguille, preoccupati per il freddo. Colgo l'occasione per ringraziare come sempre il lavoro professionale ed efficace dei soccorritori in montagna.
LA LEZIONE - Questo è l’avvertimento che la montagna è dura, e anche se si sta attenti è pericolosa. Noi dobbiamo essere umili perché è stata colpa nostra, e soprattutto quando si è più leggeri lo si paga caro. Dobbiamo accettare ed essere consapevoli dei rischi che vogliamo prendere, individualmente e con le persone che ci accompagnano, a seconda delle nostre capacità personali fisiche, tecniche e della nostra esperienza'.
Aggiornamento articolo
LE ULTIME DICHIARAZIONI - Il 9 settembre Kilian Jornet sempre dal suo Blog ritorna sull’accaduto a fronte delle molte informazioni uscite nei giorni successivi alla vicenda. Kilian specifica che aveva già fatto due volte lo stesso itinerario in solitaria. Specifica anche che lui e la compagna non erano ptivi di materiale tecnico besi avevano con se una corda di 60 m, un set di friends, cunei d’arrampicata, due picozze a testa, ramponi e chiodi da ghiaccio. La loro escursione è partita alle 8:30 del mattino e si è interrotta a 50 matri dalla vetta. I soccorsi sono arrivati dopo 4 ore calandosi in corda doppia per i 50 metri rimanenti.
Marco Siffredi, 11 anni sognando la sua traccia
Nel ricordo del talento dello snowboard estremo
L’8 settembre del 2002 Marco Siffredi (1979) scompariva nel nulla dopo aver disegnato con il suo snowboard le sue ultime leggendarie tracce sulla cima dell’Everest. Sono già passati unidici anni dalla scomparsa di quel ragazzo cresciuto ai piedi del Bossons, che con la sua tavola ha incantato gli appassionati del ripido e non solo, in quei tre anni indimenticabili.
GLI ESORDI - A soli diciassette anni, dopo aver già assaporato con la sua tavola molto di quanto il Bianco mette a disposizione degli amanti dell’estremo, compie il suo primo capolavoro sfidando la verticalità della Mallory all’Aiguille du Midi
IL NANT BLANC - Il 17 giugno del 1999, appena ventenne, compie la prima discesa in snowboard e la prima ripetizione della parete Nant Blanc dell’Aiguille Verte, eguagliando di fatto il suo maestro Jean Marc Boivin che la vinse dieci anni prima. Una pietra miliare per lo snowboard e l’estremo in generale, una prestazione che ad oggi è stata ripetuta nel 2009 dal solo Pierre Tardivel con gli sci.
LE PRIME - Tra le altre prime, sempre con la tavola, lo Tocilarajo in Perù (6.032 m), lo Dorje Lhakpa (6.988 m) in Nepal, il Huayna Potosí (6.088 m) in Bolivia, e il Cho Oyu (m 8.201). Nel 2001, la prima dall’Everest lungo il Norton Couloir.
L'HORNBEIN - Nel 2002 tenta la discesa della parete nord dell'Everest lungo il passaggio Hornbein Couloir. Un sogno cullato per molto tempo, lo stesso dove il suo ispiratore Jean Marc Boivin non era riuscito ad arrivare.
Al campo base della montagna più alta del mondo, una placca d’ottone recita:
Marco Siffredi
Chamonix-France
22.05.79-08.09.02
1ére descente de l’Everest en snowboard par le coluir NORTON le 23.05.01
Disparu lors de la descente du coluir HORNBEIN le 08.09.02
Qui uno dei filmati che ricordano MARCO e la sua tavola.
Anche Emelie racconta il recupero
La svedese ribadisce il suo approccio minimal
Emelie Forsberg ripercorre nei particolari quanto accaduto sabato pomeriggio sulla nord dell'Aiguille du Midi con il compagno Kilian Jornet e lo fa per il tramite del suo sito internet. Rivive la deviazione della via in prossimità del pendìo in ghiaccio ripido, i vari tentativi di tornare in via, il sopraggiungere del freddo e dell'agitazione. Fino all'inevitabile chiamata dei soccorsi con la conseguente attesa al freddo. Momenti sicuramente difficili, vissuti intensamente cercando di prendere la decisione migliore.
Emelie ammette di aver sottostimato le condizioni e di non aver predisposto un piano d’emergenza, e parla di uno stupido errore nel non aver portato con se' altri indumenti adeguati. Alla domanda posta da Le Dauphinè Libéré su cosa ci facessero su una parete nord in scarpe da ginnastica risponde che ciascuno ha bisogno di trovare la propria strada per approcciare le cose. La sua è dichiaratamente quella del minimalismo: «And for me as a runner and a 'hobby' climber I love the light way to approach mountains. This is how I want to do it. And this is how I feel comfortable. What is important is that we need to find our own comfortzon».
Infine, valuta che Kilian senza di lei con molta probabilità sarebbe riuscito a scendere in corda doppia o a raggiungere la cima.
La conclusione delle sue dichiarazioni è poi un rafforzativo della sua convinzione: «We are people. We make mistakes and learn from them. But this is still the way I love to be in the mountains. Light and fast».
Il popolo degli ammiratori si stringe prevalentemente intorno alla campionessa svedese e molti parlano di ispirazione, del nuovo approccio che lei e Kilian stanno portando nel mondo dell’alpinismo.
QUI il suo racconto integrale in lingua inglese.
Kilian ed Emelie, disavventura in quota
Recuperati ieri sera sulla nord dell'Aiguille du Midi
Le Dauphinè Libéré di oggi riporta la notizia che nella serata di sabato gli uomini del Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM) di Chamonix hanno recuperato un uomo e una donna sullo sperone Frendo della nord dell'Aiguille du Midi, bloccati a causa del maltempo. Solo successivamente, a intervento avvenuto, è stato appurato come i due malcapitati fossero Kilian Jornet ed Emelie Forsberg. Dalla ricostruzione di Le Dauphinè sembra che i due salissero in scarpe da trail e senza l’abbigliamento adeguato per la situazione.
IL MONITO - Jean-Louis Verdier, responsabile della sicurezza in montagna a Chamonix, si dichiara essere molto arrabbiato dell’accaduto visto che più volte aveva ammonito Kilian di non salire in quota con le scarpe da corsa, ripetendogli che la montagna si affronta con equipaggiamento adeguato e il cattivo tempo si affronta con l’attrezzatura nello zaino. Le Dauphinè chiude con un quesito che dovrebbe far riflettere: la domanda che il mondo dell’alpinismo si pone è cosa ci facessero in collant e scarpe da ginnastica su una parete nord…
KILIAN - Il commento di Kilian sulla sua pagina Facebook: 'Di tanto in tanto la montagna ci ricorda che lei è più forte ... e ogni giorno ci insegna molte lezioni!' Ringrazia il PGHM ma non specifica l’accaduto.
EMELIE - Emelie Forsberg, sempre dal suo account Facebook: 'Ancora una volta ho avuto una lezione, il tempo e le circostanze dettano le regole, noi giochiamo e la montagna decide. Non sono niente là fuori! Spaventoso sabato'. Anche lei ringrazia il PGHM ma non ne specifica il motivo.
LA VIA – Lo sperone Frendo e una delle vie più classiche sul massiccio del Monte Bianco. L’attaco è a 2.650 m, dopo la stazione intermedia della funivia dell’Aiguille du Midi, dal Plateau di Pelerins, e termina a 3.842 m sulla cresta della Midi-Plan. E’ una via classificata D+ (estiva) TD (invernale) con un tempo medio stimato di 9 ore variabili dalle condizioni. Presenta arrampicata su roccia, cresta nevosa affilata e uscita ripida su ghiaccio.
Lhotse Ski Challenge con Edmond Joyeusaz
In progetto la discesa in sci dalla quarta montagna del mondo
Sul lungo confine che divide il Tibet dal Nepal, il Lhotse rappresenta ancora una cima ostica per i cacciatori di 8000. Il numero di ascensioni andate a buon fine resta molto inferiore a quello delle salite al vicino Everest.
IL TENTATIVO DELLA GUIDA DI COURMAYEUR - L’obiettivo del Team 'Lhotse Ski Challenge', composto da Edmond Joyeusaz, Federico Colli, e dal videomaker Carlo Limonta, è di salire dal versante nepalese per ridiscendere sullo stesso itinerario sci ai piedi. Solo una spedizione americana aveva tentato la stessa salita nel 2010, ma senza successo.
SCIARE 55° OLTRE 8000 METRI - Nel lungo couloir che dalla sommità precipita per 500 metri di dislivello con sezioni attorno ai 55°, e che si trova completamente al di sopra degli 8000 metri, si concentrano le maggiori difficoltà. Il progetto è di salire senza ossigeno supplementare, senza posare corde fisse ne' appoggiandosi a portatori d’alta quota.
Il team si trova ora a Kathmandu, in attesa che il monsone finisca per raggiungere Lukla e iniziare il lungo avvicinamento al campo base.
Integrale di Peuterey 'a la Steck'
16h 09' per attraversare il Bianco dalla Val Veny a Les Houches
La cresta per antonomasia, che sale alla cima più alta delle Alpi.
La cresta di Peuterey è il sogno di qualunque alpinista, ma restano un'esigua minoranza quelli che riescono a realizzarlo.
Circa 1000 metri di avvicinamento più 4500 metri positivi di arrampicata in gran parte su roccia, numerose doppie per scendere dalla Noire e poi dalla Blanche, lunghi traversi, esposizione continua, terreno misto di quota e infine, dopo il Col de Peuterey ed il Pilier d'Angle, ancora i pendii in ghiaccio e neve per il Mont Blanc di Courmayeur e la quota prima della vetta vera.
Difficoltà complessiva almeno TD+, e linee non sempre facili da individuare.
E poi resta da scendere a valle: 3800 metri con forte sviluppo per raggiungere Les Houches.
Ueli Steck l'ha realizzata come l'avrebbe concepita un alpinista ma… in poco più di mezza giornata invece che in due, o più facilmente tre giorni, che sono i tempi medi dal bivacco Borelli. Naturalmente per quelli che hanno il grado e sono forti e ben allenati.
LA SALITA - Partenza alle 4.00 del 14 agosto dal campeggio in Val Veny, dove era ospitato da Matteo Pellin già autore di un tempo record con discesa dalla normale italiana del Gonella. In 1h 10' Steck raggiungeva l'attacco della Sud della Aiguille Noire, dove il giorno precedente aveva lasciato lo zainetto con il minimo indispensabile e i 60 metri di Dyneema da 6 mm per le doppie.
In anticipo sui tempi previsti ha iniziato da arrampicare al buio, confidando nella ricognizione di una settimana prima. Grande divertimento e pochi problemi per Ueli verso la cima della Noire, raggiunta alle 8.30. 16 calate in velocità alle Dames Anglais, con qualche occhiata alla bella giornata che andava iniziando. E poi rocce rotte, traversi, lo Schneider Couloir, la punta Gugliermina dove ha deviato per non rischiare di staccare sassi su una cordata.
Dopo un paio di rifornìmenti della bottiglia con acqua di fusione, Steck raggiungeva l'Aiguille Blanche dove calzava i ramponi nella nebbia. Finchè si è trattato di seguire il filo della cresta nevosa per le punte e fino alle tre calate non ci sono stati problemi. Ma una volta raggiunto il vasto Col de Peuterey, Steck ha dovuto aggirarsi avanti e indietro tre o quattro volte lungo la terminale per trovare un accesso al Pilier d'Angle con visibilità di un paio di metri. Dopo una buona mezz'ora persa ha deciso di tentare qualcosa, e alla fine si è trovato a di sopra della nuvola e con una vecchia traccia visibile davanti.
L'ULTIMO PENDIO - Con i guanti fradici rigelati e ormai affaticato, Steck ha risalito le ultime infinite centinaia di metri, risparmiando il paio asciutto per la discesa sul versante francese. Appena prima delle 15 raggiungeva il Mont Blanc di Courmayeur, e verso le 15.30 la vetta!
LA DISCESA INFINITA - Un momento di relax sapendo che ormai era fatta ed era 'solo' questione di raggiungere Les Houches 3800 metri più sotto, e poi giù alle 15.35 verso il Dome di Gouter sulla enorme traccia che incide la normale francese.
Cercando di non pensare a quanto tempo e dislivello mancassero, Steck ha corso la discesa attraverso Téte Rousse e Bellevue. Appena dopo le 20 si trovava finalmente di fronte alla chiesa di Les Houches, 16 ore e 9 minuti dopo aver lasciato la tenda in Val Veny.
QUATTRO PASSI PRIMA DI CENA PER STUZZICARE L'APPETITO - «Pensavo di mangiare un boccone. Ma poi ho deciso di continuare, volevo raggiungere il mio camping a Les Bossons. Per un momento ho pensato di chiamare qualcuno e farmi dare uno strappo, ma era una così bella serata che ho pensato di fare quattro passi fino al campeggio. Una buona oretta dopo ero seduto vicino alla mia tenda».
QUALCHE TEMPONE PRECEDENTE:
- Matteo Pellin e Arnaud Clavel - 28 ore totali da Notre Dame de la Guerison (imbocco della Val Veny) e ritorno dalla normale del Gonella. In realtà questo resta l'unico riferimento comparabile con l'impresa di Steck.
- Luka Lindic - 15 ore e 30' il 7 agosto 2013 dal bivacco Borelli alla vetta. Poi giù con calma per Téte Rousse.
- Jonathan Griffith and Jeff Mercier - Nel 2012 dal bivacco Borelli alla cima del Bianco in 29 ore e 30 minuti.
- Cristophe Profit - Tra il 10 e l'11 febbraio 1989 in 19 ore. Profit ha attaccato la Sud dell'Aiguille Noire alle 14 del 10 febbraio, e ha raggiunto la vetta del Monte Bianco alle 9 di mattina del giorno successivo.
Tra il e 17 e il 18 febbraio 1984 aveva già effettuato la prima solitaria invernale in 32 ore.
L'estate di Matheo
Bici, arrampicata, trekking nell'agosto di Jacquemoud
Volume e resistenza nel mese di agosto per Mathéo Jacquemoud. Il talentino francese ha fatto circa 120 ore, come informa lui stesso dal suo blog: «In programma anche sprint e rinforzo muscolare, non poca bici su strada e mountain bike con tanto dislivello e poi arrampicata in falesia». Altre attività? Trekking, corsa in montagna, ski-roll. Gare? Courchevel X-Trail. E ancora montagna alla Meije, sul Cervino a guardare Kilian battere il record di Brunod: «Grazie Kiki per questo momento che non avrei perso per niente al mondo, aspetto trepidante il prossimo episodio…». Che dire, Mathéo non si è annoiato certo…