Emelie Forsberg, grande performance sul Cervino

Per la svedese, salita e discesa in 5h51’

La svolta era arrivata querst’inverno con le prime gare importanti nello sci alpinismo, culminate con il bronzo nello sprint ai mondiali a Les Ecrins in Francia. Da quel momento era chiaro a tutti che Emelie Forsberg, svedese classe 1986, aveva intrapreso la strada della montagna vissuta a 360°, sia in inverno che in estate, correndo, sciando e arrampicando.

Che il suo compagno Kilian le avesse anche trasmesso la passione per l’alta montagna, neanche questo ormai era più un mistero. A luglio aveva girovagato in lungo e in largo per il massiccio del Monte Bianco in compagnia dello stesso Kilian e di altri amici, tra cui Anna Frost. Era salita in vetta al Bianco, con partenza e arrivo a Chamonix, in poco più di 8 ore per quello che con molta probabilità potrebbe essere il record femminile.

Il 2 agosto, ha poi accompagnato Kilian nella prima salita al Cervino per quella che lo stesso aveva definito una salita light. Molto probabilmente, sono state tali e forti le sensazioni provate in quell’occasione che aveva già deciso di tornarci con spirito più combattivo. 

Come non detto, il 4 agosto è salita in vetta con il tempo di 7h08’56’’, 4h48’54’’ per la sola salita e 2h20’02’’ per la discesa.

Oggi è risalita nuovamente in cima, con condizioni meteo non di certo ottimali, e ha segnato un sorprendente 5h51’34’’, 3h59’48’’ per la sola salita e uno stratosferico 1h51’46’’ per la discesa. Un tempo a dir poco importante con un miglioramento sulla precedente salita impressionante. 

Anche in questo caso, per Emelie, potrebbe trattarsi del nuovo record femminile di salita e discesa al Cervino. Summit of my life, quindi, si tinge anche di rosa.  


Kilian pronto per il record al Cervino

Domani o mercoledi' le giornate decisive per il tentativo

Il 2 agosto Kilian Jornet è giunto a Cervinia con l’intento di prepararsi per il tentativo di record al Cervino. Era salito in cima con la compagna Emelie Forsberg e aveva dichiarato di essersi impressionato osservando dal vivo quanto aveva fatto Bruno Brunod nel 1995.  

Il 3 agosto è risalito in cima da solo impiegando 4h05’, molto lontano dalle 3h14’44’’ di Bruno ma un primo vero test iniziale.  E’ poi ritornato a Chamonix contunuando ad esercitarsi nell’arrampicata.

Il 10 agosto è salito sul Pic Tyndal causa nevicata nella notte precedente con 30 cm di neve sulla via del Cervino.  

L’11 agosto ha partecipato alla Sierre-Zinal, in Svizzera, classificandosi in quarta posizione.  

Il 12 e il 13 agosto è salito nuovamente in cima al Cervino per la quinta volta.  

Il 16 agosto è salito per la sesta volta con Bastien Fleury. A chi gli chiede quante salite ha in programma prima del tentativo di record, risponde che dipende dalle condizioni e che Bruno Brunod era salito in cima 30 volte.  

Ad oggi sono 8 le ascensioni effettuate da Kilian e lo stesso ammette che incomincia a crederci, quello che a inizio agosto sembrava un azzardo, adesso per lo spagnolo sembra qualcosa di fattibile. Il tentativo potrebbe avvenire nei prossimi due giorni, massimo tre, prima della Matterhorn Ultraks in programma sabato prossimo a Zermatt. Il meteo dà come giornata particolarmente favorevole quella di domani. Nel fine settimana è arrivato sul posto Seb Montaz per le riprese e oggi il fotografo Jordi Saragozza, reduce dal fine settimana alle prese con il campione americano Anton Krupicka. Tutto quindi è pronto per l’avvenimento clou dell’estate.  


Record del Cervino, Kilian si prepara

Il campione spagnolo a Cervinia per sfidare Bruno

E' iniziato ufficialmente oggi l’avvicinamento dell’atleta spagnolo Kilian Jornet al tentativo di record di salita e discesa al Matterhorn (4.487 m). Sulla sua pagina Facebook, Kilian ha scritto di aver fatto una salita “light” in compagnia di Emelie Forberg. Toccato con mano il percorso, il campione catalano ha poi aggiunto di essere rimasto ancora più colpito dal record dell’italiano Bruno Brunod. Reduce dai tre ori del Campionato Europeo Skyrunning, Kilian dopo una settimana di relativo riposo torna quindi in scena con uno degli appuntamenti più attesi di questa estate.

IL RECORD – Il record sul cervino stabilito da Bruno Brunod nel 1995, è da sempre considerato tra i pochi inavvicinabili. Le 3h14’44’’ dal centro di Cervinia alla vetta e ritorno, già così incutono un certo timore ma analizzando il tempo di salita e quello di discesa, ci si rende ancora meglio dell’impresa. Bruno salì infatti in vetta in 2h10’ e scese in 1h04’44’’. Basta alzare lo sguardo al cielo da Cervinia e seguire la cresta del Leone per rendersi conto che si tratta di un tempo anche solo lontanamente inimmaginabile. Si tratta di un dislivello positivo di 2.478 metri in circa 12 km di sviluppo su un terreno che presenta difficoltà alpinistiche non di poco conto. Se sulla salita, a livello teorico, se la può giocare, è quell’ora e quattro minuti in discesa che richiederà da parte sua il massimo impegno e la massima concentrazione. Molti esperti, infatti, sostengono che in discesa Bruno sia inavvicinabile. Anche per Kilian, dopo gli innumerevoli record stabiliti, è forse giunta la prova più difficile della sua giovane carriera alpinistica.

IL PERIODO – Non è ancora stata pianificata la data esatta per il tentativo di record. Lo stesso Kilian, infatti, ha dichiarato che partirà quando si sentirà veramente pronto e c’è da immaginarsi che in queste settimane salirà molte volte in vetta. 


Sovrana Welf scia la Nord del Lyskamm

Ieri mattina con Jimmy Sesana, alla sua settima discesa

Ieri mattina, martedì 23 luglio, tra le 9.30 e le 10 la Nord del Lyskamm è stata sciata da Sovrana Welf, accompagnata da Jimmy Sesana. Si tratta della prima discesa femminile della bellissima parete ambìta da ogni amante del ripido estremo.

SUPER-SCIATRICE -
Sovrana è maestra di sci a Gressoney e in questa stagione co-gestisce il rifugio Mantova. A metà degli anni '90 correva in Coppa del Mondo di sci alpino rappresentando la squadra azzurra di discesa libera. Sovrana è stata anche la prima donna a sciare il canalone Marinelli.  

CURVE LUNGHE -
Secondo Jimmy Sesana, che ha sciato con lei, è stata una discesa entusiasmante, con raggi di curva molto ampi in rapporto alla pendenza. La ciliegina sul gelato: lo spettacolare salto della terminale con rincorsa lunga da parte di Sovrana, che evidentemente continua a non avere paura della velocità.  

NIENTE PELLI -
I due sono partiti dal Mantova alle 5.00 e hanno raggiunto la cima a piedi, dato che Sovrana ha usato attacchi da discesa. Hanno poi sciato su neve bagnata, che nel tratto ripido mediano si riduce a uno spessore di pochi centimetri sopra il ghiaccio.


Nick Cienski: 14 ottomila in meno di due anni

Oltre all'impresa sportiva raccoglierà fondi per aiutare i bimbi sfruttati

'Scalare le montagne per mettere in salvo i bambini dai pericoli della povertà'. Si è presentato così Nick Cienski allo stand di Cocoona della fiera OutDoor. Come avrebbe detto Carlo Levi, le parole sono pietre. E in questo caso ancora di più. Designer di successo, con un passato in Benetton e in Under Armour, Cienski vive a Baltimora e ha un obiettivo molto ambizioso: scalare le 14 vette più alte della terra in meno di due anni: 'Mission 14 - 2014'. Un gioco di parole impegnativo e ancora più impegnativa è la mission: portare l'attenzione e raccogliere fondi per aiutare bambine e bambini venduti e sfruttati nei paesi poveri. 

TUTTO NASCE DAL NICARAGUA - «Ero in Nicaragua e ho visto dei bambini venduti ai guidatori di camion, mi sono detto che era pazzesco e che dovevo fare qualcosa». Detto, fatto. Per portare il proprio contributo e cercare di debellare un mercato che, secondo stime statunitensi, è secondo solo a quello della droga, Cienski a partire dal 2014 scalerà 'alla velocità della luce' le vette più alte del pianeta, con un'organizzazione quasi militare, per non lasciare nulla al caso. Infatti i campi base saranno gestiti da ex Marines tornati dalle missioni all'estero con mutilazioni e infortuni. Come funziona il meccanismo, come si finanzierà e come raccoglierà i soldi per aiutare i bambini dei Paesi poveri? «I soldi per la missione vengono esclusivamente dagli sponsor, per la causa dei bambini poveri si possono fare donazioni attraverso il sito o acquistare gadget, sempre tramite il sito. Contiamo molto per diffondere il messaggio anche sui social». 

PROGRAMMI DI SENSIBILIZZAZIONE -
Ma come vengono scelti i Paesi e in che modo verranno aiutati i bambini? «Non abbiamo voluto creare un'altra charity, in concorrenza con organizzazioni già ben radicate, ma ci sono tre persone che studiano attentamente le situazioni e selezionano le charity. La nostra valutazione è che dobbiamo arrivare alle famiglie, ai bambini, prima che entrino nel giro della prostituzione e del malaffare, con programmi di sensibilizzazione, anche nelle scuole e altre iniziative. È stato calcolato che un bambino venduto a sette anni vale circa due milioni di dollari entro i quattro-cinque anni successivi e a quel punto diventa una guerra a mezzi impari e pericolosa». Ski-alper seguirà l'impresa di Nick Cienski nei prossimi mesi, stay tuned! Per info e donazioni: www.mission14.org    


Lyskamm Solitaire, il racconto di Luca Zattoni

Il racconto in prima persona della discesa dello scorso 14 luglio

Ventidue anni, di Como, studente di medicina. Luca Zattoni ci ha inviato il suo resoconto della discesa della Nord del Lyskamm, che pubblichiamo integralmente.
Leggete Luca, e ritrovate i momenti e le sensazioni di una discesa sul vuoto.  

L'ATTESA - «È dal 5 maggio che ogni week-end controllo questa parete per studiarla e conoscerne le condizioni. Continuo ad aspettare finché a fine giugno qualche alpinista inizia a tracciare la cresta. Allora penso «ok le condizioni ci sono, la traccia c’è, posso tentare».  
Il 6 Luglio è il giorno del mio primo tentativo, ma abbandono. Era quasi un mese che non sciavo e all’attacco della cresta non mi sentivo perfettamente riposato. «Meglio così - penso - un’altra settimana di allenamento non può farmi che bene». Abbandono il Lyskamm e tiro fino al Margherita per guardare Davide e Pietro (due miei amici) che scendono la Nord.  

IL MOMENTO GIUSTO - 14 Luglio 2013, 4.527 metri di quota, ore 9.00, seduto sulla vetta osservo sotto di me la valle del Lys. Vedo degli alpinisti risalire la Nord, ma dal pendio di destra; mi informo sulle condizioni: ghiaccio affiorante; ma questo lo sapevo già. In ogni caso la mia idea era scendere da sinistra, la via 'più classica'.  

Inizio a prepararmi, mentre chiudo gli scarponi penso «domani è il 15, come regalo a mio papà gli mando una bella foto!» anche se non c’è nessuno che mi può fotografare sulla parete visto che sono da solo...   Blocco gli attacchini, stringo i bastoni e parto.

LE PRIME CURVE - Non mi sento titubante né spaventato, solo determinato e confido nelle mie capacità. Sono arrivato in vetta rilassato, non stanco e sento di essere pronto.   Tasto la neve, la mordo con le lamine per sentire quanto è dura e quanto ghiaccio ho sotto ai piedi. La prima curva è la più difficile ma in un attimo è fatta, gli sci mi hanno seguito alla perfezione e sono ancora in piedi! La neve è veramente dura, ma non c’era da aspettarsi altrimenti visto il vento che tira in cima.   Seguo la cresta, dove ci sono meno tracce e con grande soddisfazione trovo una buona polvere compressata; ho subito un gran feeling e le curve si fanno più precise e più rapide. Anche se la neve è migliore, c’è da considerare che sto seguendo una linea molto più esposta restando sospeso sul primo grosso seracco. Non voglio avvicinarmi troppo al baratro e dopo qualche metro inizio a deviare, supero il primo crepaccio e mi porto verso il canale centrale.

QUELLI CHE SALGONO -
Appena mi affaccio nell’imbuto trovo due alpinisti che stanno risalendo; il primo mi vede e fa «ragazzo tu c’hai un pelo….». Poi mi avvisa di stare attento che il canale è una lastra unica.    

Sono nel tratto più difficile, misuro una pendenza di 56 gradi, con ghiaccio affiorante e veramente poca neve; in più c’è una cordata che sta salendo proprio al centro del canale e il mio raggio d’azione si restringe di conseguenza. Imposto tre curve ma scarico troppa neve sugli alpinisti, mi fermo così che possano piantare due chiodi per allestire una sosta.    

Riparto, derapo qualche metro per superarli e sono fuori dal canale. Mi tengo a destra attaccato al seracco dove la neve è rimasta buona: 5 cm di polverina che coprono il ghiaccio blu sotto ai miei sci. Benché la neve sia ancora dura con numerose placche ghiacciate, la pendenza molla impercettibilmente e riesco a impostare più agevolmente le curve. Scendo velocemente in questa sezione e devio verso destra sotto alla seraccata che ho appena superato. Zona pericolosa, ma vista l’esposizione più rivolta ad est, la neve è molto più morbida e riesco ad allontanarmi velocemente dal tiro del seracco.    

Passo tra gli isolotti rocciosi posti alla base della parete e inizio a deviare verso destra per recuperare qualche metro, visto che poi dovrò rimettere le pelli e risalire fino al colle del Lys.  

LA TERMINALE FINALMENTE
- Ormai è fatta! Sono in fondo, mollo gli sci inizio a scendere forte, tiro qualche curva e poi continuo a traversare verso destra; punto la terminale e salto i circa 3 metri di crepacciata. Ce l’ho fatta, ho sceso la Nord del Lyskamm! Lascio andare gli sci sul pianoro della valle del Lys e inizio a rilassarmi, mi fermo, stacco gli sci e mi siedo per terra ancora abbastanza incredulo: ho appena sceso una delle pareti più ambite del Rosa! Scatto qualche foto, bevo un sorso d’acqua e mi preparo alla vera faticata della giornata: il rientro verso il colle del Lys!».  


Lyskamm in sci per la parete Nord ma non solo

La prima discesa della parete Sud Ovest

Una delle discese ripide più ambite è certamente la parete Nord del Lyskamm Orientale (4527 m): 800 / 900 metri continui e ripidi, costantemente ben sopra i 50°, e soprattutto una linea pulita, regolare, elegante.
Si aspetta che in alto non affiori ghiaccio, e che la terminale in fondo sia benevola. Ma per saperlo l'unico modo è salire al Colle del Lys con le proprie gambe.  

LE ULTIME RIPETIZIONI SULLA NORD -
Negli ultimi anni le ripetizioni si sono fatte meno rare, anche se quando si percorre la cresta sottile, a tratti un vero filo che divide due versanti sempre ripidissimi, bisogna saper mantenere la determinazione ed è una dura prova.
Non a tutti è andata bene, è meglio saperlo prima. Sono pendenze su cui in caso di errore non ci si ferma neanche con la miglior neve del mondo.  

Tra il 7 e l'8 luglio hanno sciato la Nord Roberto Rossi e, per la sua sesta volta, Jimmy Sesana. Sempre in quei giorni è salito al Lyskamm anche Luca Zattoni, 22 anni. In non buone condizioni fisiche ha rinunciato, ma è ritornato dopo una settimana e il 14 luglio ha colto la sua parete Nord in sci trovando molta neve dura, tratti in ghiaccio affiorante e qualche accumulo di bella neve invernale.  

LA PRIMA DISCESA DELLA PARETE SUD OVEST -
Sempre negli stessi giorni la Guida alpina Michele Enzio, di Alagna Valsesia, ha sciato per la prima volta la via Guglielmina sulla parete Sud Ovest del Lyskamm Orientale a lato della classica cresta Sella, sopra il Naso.
Una linea ed un impegno totalmente differenti rispetto alla Nord, con i passaggi da cercare tra le rocce affioranti e passi in disarrampicata sci ai piedi sulle rocce stesse. 450 metri intensi, da sciare in fretta perché il sole di luglio lavora velocemente  e lascia una finestra davvero stretta di neve buona.  


Nico Valsesia, impresa alla Genova-Monte Bianco

Il precedente record abbassato di 2h23’

Prima di raccontare la prestazione di Nico Valsesia, cerchiamo di mettere ordine nel discorso record, analizzando chi lo deteneva e i principali dati relativi al percorso.

LA SFIDA - Sostanzialmente il record Genova-Monte Bianco, è un concetto molto semplice ideato ventisei anni fa da Marino Giacometti, l’attuale presidente della International Skyrunning Federation (ISF). Nella sua logicità, contempla il tempo di percorrenza dal punto più basso a quello più alto della Comunità Europea. In sostanza, dai 0 metri del mare ai 4.810 m della vetta del Monte Bianco. La logica dice che il percorso più corto per portare a termine l’impresa sia da Genova per poi arrivare in cima a sua maestà dalla via normale italiana, quella che passa dal rifugio Gonnella. L’intero percorso prevede uno sviluppo complessivo di circa 320 km e un dislivello positivo di 5.500 metri. Per la parte in bici, è prevista una prima salita al Passo del Turchino (532 m) e poi la lunga salita attraverso tutta la Valle d’Aosta che porta dai 345 m di Pont Saint-Martin ai 1.224 m di Courmayeur. Da questo punto in poi, in circa 12 km di strada, il percorso sale fino ai 1.959 m del Lago Combal. E' proprio da qui che si attacca a piedi la salita alla vetta passando per il ghiacciaio del Miage, rifugio Gonnella (3.071 m), ghiacciaio del Dòme, colle di Bionassay e, infine, unendosi alla via normale francese, Capanna Vallot (4.362 m) e vetta del Monte Bianco (4.810 m).

I PRECEDENTI - Nel 1997 lo stesso Marino Giacometti percorse l’intero tratto in 23h00’ stabilendo di fatto il primo record del percorso. Nel 2008, Andrea Daprai scese a 18h58’ ma il suo record fu classificato nella categoria Team. Una suddivisione dei record che ha generato negli ultimi anni alcune incomprensioni. Ed è proprio per questo motivo che il vero obbiettivo di Nico Valsesia era quello di scendre sotto le 18h58’ di Daprai, in modalità individuale, per mettere un punto definitivo sulla questione record Genova-Monte Bianco. Facile pensarlo, meno attuarlo in pratica.

LA PRESTAZIONE - Il curriculum sportivo di Nico Valsesia, con innumerevoli partecipazioni alla famosa RAAM in America, e altre avventure estreme in giro per il Mondo, lo dava sicuramente come possibile protagonista nella parte in bici. Non vi erano neanche particolari dubbi sulla sua tenuta sulla distanza nella parte a piedi, avendo ottenuto negli ultimi anni risultati di rilievo nelle corse a piedi, appunto di lunga distanza. L’incognita era quindi costituita principalmente dalla parte alpinistica e dalla quota, anche se lo stesso Nico aveva già stabilito un record di ascesa sull' Aconcagua (9.962 m). Il lavoro specifico degli ultimi mesi e un supporto rassicurante come quello fornito da Denis Trento, hanno invece dato il suo frutto. Nico Valsesia è arrivato al Lago Combal dopo poco più di 10 ore. A detta del suo team ci è arrivato in ottime condizioni, sia fisiche che di motivazione. Superato indenne il ripido tratto che porta dai 1.659 m di La Visaille ai 1.959 del Lago Combal, si è preso meno di mezz’ora di sosta per una messa a punto generale. Poi la partenza nella notte stellata della Val Veny in compagnia di Denis Trento. Aveva quindi da gestire più di nove ore sul record di Daprai, un margine rassicurante al netto però di eventuali problematiche relative alla quota. E’ salito in vetta in poco più di 6 ore effettive, andando a prendersi un fantastico record con il tempo finale di 16h35’.

UN RECORD DESTINATO A DURARE – In una prova come la Genova-Monte Bianco, la parte in bici assume senz’altro un ruolo strategico. Percorrere gli oltre 300 km che separano Genova dal Lago Combal, a una media superiore ai 30 km/h, non è un tipo di prestazione che si può improvvisare. Serve avere una buona attitudine di base e la voglia di prepararsi nelle lunghe distanze nel corso degli anni. Di Nico, tutti ricordano gli aneddoti sulla sua preparazione alla RAAM, come quando partiva per un semplice allenamento dalla sua Val di Susa per arrivare a Gibilterra, incurante dell'incredulità degli amici. La componente bici, in particolare quella di ultra distanza, fa ormai parte del suo corpo e della sua mente. Ha poi costruito la parte alpinistica con determinazione, impegno e voglia di esplorare qualcosa di nuovo. Infine, ma anche questo è un merito, la scelta del compagno per la sicurezza nella parte alta del percorso. Con Denis Trento, Nico si è potuto concentrare unicamente sulla prestazione, consapevole di avere un compagno serio, competente e, ovviamente, incredibilmente dotato. Un record che appartiene tanto a Nico quanto al suo ormai super collaudato staff composto principalmente da amici di lunga data disposti a seguirlo nelle sue imprese in giro per il mondo. A questo punto, ci si incomincia già a domandare quale sarà la prossima.

Il nuovo tempo di 16h32’ è quindi li a disposizione per chiunque abbia voglia di cimentarsi in qualcosa di serio.  


La discesa del grande couloir della Sentinella Rossa

35 anni dopo Valeruz in sci e split, by fair means

Lo scorso 5 luglio Tom Grant, Luca Pandolfi e Ben Briggs hanno sciato il grande couloir della Brenva, che corre a fianco della Sentinella Rossa.

ENTRATA DELICATA -
Sono partiti dalla cima del Monte Bianco raggiunta per la via normale dei Trois Monts. Dalla calotta del Bianco i tre hanno atteso inutilmente che il sole scaldasse la neve. Poi hanno attraversato piccozze alla mano il pendìo ripido e super-esposto in neve ancora durissima ('a prova di proiettile') per raggiungere l'imbocco del couloir sotto lo spaventoso seracco della cima, cercando i passaggi giusti al centro della parete Sud più selvaggia di tutto l'arco alpino: la Brenva.  

NELL'ABISSO -
Lungo i 1400 metri di difficoltà con pendenze fino a 55° hanno quindi trovato in prevalenza buona neve, trasformata e farinosa compatta. Non hanno dovuto ricorrere a calate. I tre hanno sciato quasi sempre separatamente, e per Briggs e Grant è stato più semplice attraversare al Col Moore. Pandolfi li ha raggiunti solo nel primo pomeriggio, dopo una sequenza rocambolesca ed estenuante di traversi alpinistici alternando i ramponi alla tavola. Una piccola odissea in neve ormai bagnata, ponti dubbi, scariche di massi. Rientro via Fourche (notte al bivacco)-Helbronner-Midi.  

AMBIENTE BRENVA - Il couloir della Sentinella Rossa prende il nome dalla via alpinistica classica che sale tenendo come riferimento nella parte bassa il caratteristico monolite di granito molto rosso sulla sua paretina Sud, la Sentinella appunto. E' un ambiente di misto dove ci si infila tra i pericoli per evitarli con le scelte giuste.  La Sentinella Rossa è la classica salita sicura, a patto però di non uscire mai dalla via. Tutto il couloir, invece, è sotto il tiro dell'enorme seracco sommitale, che però i tre hanno giudicato 'not too bad'.  

SOLO VALERUZ E I GIAPPONESI -
Il grande couloir centrale della Brenva è stato salito una sola volta, che si sappia, da un team giapponese nel 1979. Lo stesso itinerario era stato già sciato da Tone Valeruz l'anno prima, nell'aprile 1978. Valeruz era salito in elicottero, e alla fine della sua discesa era stato nuovamente prelevato dall'elicottero. Grandissimo exploit, ma parlando di Brenva questi non sono particolari secondari, trattandosi di uno dei posti più difficilmente accessibili dell'intero arco alpino.   

Briggs e Grant hanno usato gli sci e Pandolfi la splitboard. La decisione di andare è stata presa solo dopo giorni di sopralluoghi ai punti di osservazione migliori tra Courmayeur e Tour Ronde.


Record sul Monte Bianco: la versione di Matheo

Il racconto della giornata con Kilian fino alla caduta nel crepaccio

Ecco il racconto 'from inside' del grande giorno di Kilian con il momento della caduta di Mathéo sopra la Jonction, che è il postaccio dove si rischia maggiormente sui ponti di neve tra i seracchi spaccati dalla pressione dei due ghiacciai che lì si uniscono.  

IL CREPACCIO -
Proprio su quello dei Bossons, Mathéo è scivolato cadendo in un crepaccio profondo circa sei metri. Kilian e un operatore video l'hanno aiutato a venirne fuori, ma una gamba risultava troppo dolorante per proseguire velocemente. Mathéo era ormai in sicurezza e autonomo, e avrebbe proseguito da solo.
Per Kilian allora ultima parte di discesa a rotta di collo per riuscire a restare comunque sotto le fatidiche 5 ore!    

DAL BLOG DI MATHÉO
- «Oggi siamo partiti con Kilian alla 4.50 dalla chiesa di Chamonix con l'obbiettivo di andare in cima al Bianco e tornare in meno di 5 ore. Sul tragitto: Tunnel, vecchia stazione di monte della teleferica, Grands Mulets, i due Plateau, la cresta delle Bosses. Ritorno sulla stessa via.

In 1h 50' abbiamo raggiunto i Grands Mulets, in 3 ore la Vallot, la cima in 3h 30' circa, poi giù per raggiungere i Grands Mulets in mezz'ora e restare entro l'ora per la chiesa di Chamonix.

Purtroppo la mia caduta alla Jonction ha costretto Kiki a continuare da solo fino a Cham per l'ultima mezz'ora. Fortunatamente più paura che male. In ogni caso sono molto contento per il mio amico, che ha realizzato il suo obbiettivo in 4h 57'.  

Ho davvero passato un grande giorno in montagna, con persone incredibili che apprezzo tanto. Vi ringrazio!  
La discesa dalle Bosses rimarrà a lungo tra i miei ricordi. Veramente un gran divertimento tutta in scivolata! Un saluto a tutti, e buon divertimento!  

Aspettate il prossimo episodio al Cervino per una nuova avventura…»  

IN CORDATA -
Intanto guardate la foto, dall'account Facebook di Kilian: stanno correndo con la corda secondo criteri alpinistici come Kilian dichiara di voler affrontare 'Summits of my life'.

Il tempo del 1990 era stato stabilito in 'solo', senza corda, suscitando polemiche e prese di posizione delle istituzioni locali. A parte questo aspetto etico, la corda influisce negativamente sulla prestazione eppure Kilian & Mathèo l'hanno usata. E soprattutto, come racconta Mathéo, la corda è servita!  


Le gite skialp fuori stagione continuano

Non solo alta quota per chi vuol fare 'il giro'

Fare 'il giro' vuol dire sciare almeno una volta al mese per tutto l'anno, sulle quattro stagioni. Il gioco è sempre stato relativamente facile, bastava prendere una funivia e farsi la pellatina sui ghiacciai dello sci estivo, sul Bianco o sul Rosa. Ma è anche un po' banale, e alla lunga noioso.  
Invece questo 2013 particolare sta mantenendo in condizioni perfette anche alcuni itinerari classici della stagione avanzata. In molti casi sono in condizioni migliori rispetto a quelli stagionali di certe annate sfortunate.
'Il giro' 2013 ha molto più appeal!

QUOTE CLASSICHE - E' il caso dei 4000 del Vallese, che sono stati più accessibili in queste ultime due settimane che durante la stagione tradizionale condizionata da maltempo pressoché continuo. Rimpfitschorn, Stralhorn e Allalinhorn ricevono visite continue sci e pelli ai piedi. La Britanniahutte è ancora circondata dalla neve.
Tra l'altro, su queste cime ambìte dai collezionisti di 4000 gli ultimi sciatori si incrociano con le cordate di pedonatori, maggioritarie, dando luogo a confronti imbarazzanti tra l'efficacia degli sci e l'infinita lentezza dei ramponi.  

Sono ancora più che accettabili i brevi tratti a piedi e sci sullo zaino per la maggior parte degli itinerari dai passi svizzeri, anzi in molti casi si parte sci ai piedi dall'auto. Il Nufenenpass resta la zona più nevosa in partenza, per Galenstock e ghiacciaio del Rodano vengono previste ancora una o due settimane di sciabilità 100%; anche per il Gross Muttenhorn ancora due o tre settimane dai 2500 metri della sterrata dal Furkapass, e una settimana almeno per Fibbia e Lucendro dal San Gottardo.  

Agli sgoccioli invece la situazione della neve al Gavia, come nel bacino dell'Albigna nonostante l'arroccamento di 800 metri in funivia. Ormai si spalla oltre la mezz'ora e, anche se in altri anni ci si sarebbe sobbarcati di molto peggio, questa volta c'è di meglio. Al Gran Paradiso la neve inizia 20' dopo il Vittorio Emanuele.  

ALTA QUOTA -
Naturalmente sono in ottime condizioni gli itinerari sciistici al Monte Bianco e satelliti. Viene consigliato il classico percorso dai Grand Mulets al Bianco e al Maudit, tutto sci ai piedi dalla Jonction. La Nord del Bianco è molto percorsa e nei giorni scorsi Cristophe Profit è sceso con una decina di altri sciatori per una linea spettacolare tra grandi seracchi a centro parete.   

Il Tacul sarebbe una bellissima opzione dal Torino con la discesa fin sotto la Vierge, e non solo dall'Aiguille du Midi. Risalire poi al Torino con gli sci è un attimo.

Sci ai piedi anche dalla funivia dell'Indren per gli itinerari classici ai 4000 del Monte Rosa sopra i rifugi Mantova e Gnifetti: Vincent, Parrot, Gnifetti, Ludwigshohe, Corno Nero sono tutti facilmente concatenabili in giornata.

Versante Zermatt: la Monterosahutte si raggiunge a piedi (poca la differenza con la stagione normale in cui si calzano 30' più in basso, attraversando il Gornergletscher se va bene). Sci ai piedi proprio dal rifugio e condizioni eccezionali in quota per tutti gli itinerari, da Nordend e Dufour via Silbersattel, e per le traversate sopra il Grenzgletscher a Polluce, Castore, Lyskamm. Ovest del Castore innevata.  


Grande record di Kilian sul Monte Bianco

Dopo 23 anni cade il tempo di Gobet Cham-Mont Blanc-Cham

Da Chamonix alla cima del Monte Bianco e ritorno in meno di cinque ore. Nuovo, fantastico record di Kilian Jornet che ha firmato l'impresa in quattro ore e 57 minuti.
Kilian sale così un altro gradino di 'Summits of my life', il suo super progetto.  

Partenza con Mathéo Jacquemoud questa mattina alle 4.30 dalla Église Saint-Michel, la chiesa nel centro di Chamonix convenzionale starting point per questi tentativi, ascesa al Bianco, e arrivo ancora alla Église Saint-Michel. Ma in solitaria per Kilian dopo che Mathéo, probabilmente per una caduta, è rimasto attardato. Dato che Kilian lo ringrazia via tweet e non aggiunge altro, lo diamo sano e salvo. Anzi, notizie non verificabili lo danno a sua volta a Cham ma senza record.  

I TEMPI DI RIFERIMENTO -
Il precedente record apparteneva allo svizzero Pierre-André Gobet, che il 21 luglio 1990 corse in 5 ore 10 minuti e 14 secondi. All'epoca il tempo fu facilitato da condizioni molto particolari che gli permisero lunghi tratti in scivolata sulla schiena. Numerosi assalti al tempo sono andati a vuoto.  
Mathéo Jacquemoud mantiene invece il record Chamonix-Mont Blanc-Chamonix sugli sci realizzato nel maggio 2013 quando aveva impiegato cinque ore e 5 minuti, battendo di 10 minuti il precedente record di Stéphane Brosse e Pierre Gignoux del 2003.  

IL PERCORSO DI OGGI -
Per la parte bassa i due hanno usato la salita invernale, la normale sciistica. Dal centro di Chamonix Kilian & Mathéo si sono diretti verso il tunnel per poi raddrizzare la salita verso la Jonction e il successivo rifugio dei Grand Mulets.

Successivamente sono passati per il Petit Plateau, che oggi si aggira dall'alto mentre nel 1990 si attraversava senza deviazioni con un sicuro risparmio di tempo, ma difficilmente stimabile. Poi il Grand Plateau, la Vallot e la cresta delle Bossés, in perfette condizioni in questi giorni in cui salgono in vetta a centinaia dalla normale del Gouter. Ritorno per la stessa strada, mentre con gli sci si scende per la Nord. 

Si tratta di circa 3800 metri positivi ed altrettanti in discesa, con notevole sviluppo e al 75% circa su neve. Si attraversano zone molto rischiose come alla Jonction e soprattutto al Petit Plateau, teatro di ripetute tragedie dovute al crollo dei seracchi che lo sovrastano. Anche i pendìi di raccordo sono attraversati da crepacci.  
Un altro elemento di cui tener conto è la quota: la cima del Bianco è a 4810 metri sul livello del mare e va quindi considerato praticamente un 5000, più che un 4000, nel valutare l'impegno.

Alcune voci oggi davano il nuovo tempo a 4h 47', poi Kilian ha twittato 4h 57'.
E allora aspettiamo di goderci il suo move quando lo pubblicherà!