Elazzaoui vince il prologo maschile delle finali Golden Trail Series
Rimasto indietro sulla salita, ha recuperato un po' di terreno in discesa grazie a un piccolo errore di Rémi Bonnet (Salomon / Red Bull, Svizzera). Ma è stato soprattutto nel tratto finale in piano che Elhousine Elazzaoui (Holyfat, Marocco) ha strappato la vittoria allo svizzero. Ha vinto il prologo maschile per soli 19 secondi.
« È un bene per la mia fiducia! Sapevo di essere forte in discesa e in pianura. Non ho dato tutto ma non ho nemmeno risparmiato troppo. Sono davvero felice di questa vittoria, che mi dà la carica per domenica. Sarà un altro giorno, ma spero di poter puntare di nuovo alla vittoria».
Vale la pena notare che, a differenza del prologo femminile di ieri, questo prologo maschile ha già scosso la classifica generale in vista della gara di domenica, con Patrick Kipngeno (Run2gether, Kenya) al secondo posto.
1 – ELHOUSINE ELAZZAOUI (HOLYFAT – MAR): 0:33:24 (+100 punti)
2 – RÉMI BONNET (SALOMON / RED BULL – CHE): 0:33:43 (+94 punti)
3 – PHILEMON OMBOGO KIRIAGO (RUN2GETHER – KEN): 0:34:41(+88 punti)
4 – PATRICK KIPNGENO (RUN2GETHER – KEN): 0:34:48 (+83 punti)
5 – LINUS HULTEGARD (HOKA – SWE): 0:35:34 (+78 punti)
Oggi a Noli gara lunga donne dalle 9,45, in diretta su:
- Eurosport : https://www.eurosport.com
- canale YouTube della Serie Golden Trail : https://www.youtube.com/@goldentrailseries7022 Golden Trail TV : https://goldentrailseries.com/gttv/
Florea domina il prologo femminile delle Grand Finals Golden Trail Series
Ci si aspettava un duello serrato tra Sophia Laukli (Salomon, USA) e Judith Wyder (Hoka / Red Bull, Svizzera)... Invece è stata Madalina Florea (Romania) a cogliere tutti di sorpresa vincendo il prologo femminile delle Grand Finals della Golden Trail Series: 39'00’’ il suo tempo, 38 secondi più veloce di Sophia Laukli e 1'32’’ più veloce di Judith Wyder.
«Oggi mi sono divertita moltissimo - ha detto Florea al traguardo - Mi sono detta che dovevo solo concentrarmi sul mio ritmo e nient'altro. Non ho fatto caso al tempo che passava o al fatto che il percorso fosse tecnico o meno. Mi sembrava di essere appena partita ed ero già arrivata. Il viaggio negli Stati Uniti per le due tappe precedenti mi ha permesso di allenarmi in quota e sento che sta dando i suoi frutti! Non mi sentivo nemmeno stanca all'arrivo. Non vedo l'ora che arrivi sabato per poter puntare di nuovo alla vittoria».
Il prologo ha visto anche un testa a testa tra tutte le partecipanti alle GTNS (National Series). Con il nono posto assoluto, Émilie Menuet (Odlo X-Alp, Francia) ha conquistato il primo posto nella classifica GTNS del prologo. Oggi alle 16,30 è previsto il prologo maschile, sullo stesso percorso di 8,7 km e 400 m d+ a Spotorno.
Scratch
1 – MADALINA FLOREA (CSM SIGHISOARA – ROU): 0:39:00 (+100 punti)
2 – SOPHIA LAUKLI (SALOMON – USA): 0:39:38 (+94 punti)
3 – JUDITH WYDER (HOKA / RED BULL – CHE): 0:40:32(+88 punti)
4 – MALEN OSA (SALOMON – ESP): 0:42:30 (+83 punti)
5 – SYLVIA NORDSKAR (HOKA / DÆHLIE – NOR): 0:42:41 (+78 punti)
GTNS
1 – ÉMILIE MENUET (FRA – GTNS FRA): 0:43:18
2 – IDA ROBSAHM (NOR – GTNS NORDICS): 0:43:49
3 – EEF VAN DONGEN (SWE – GTNS NORDICS): 0:44:11
4 – ROSA LARA (ESP – GTNS ESP/POR): 0:44:31
5 – KATARINA LOVRANTOVA (SVK – GTNS CZE/SVK/POL): 0:45:50
Al via le finali delle Golden Trail World Series
Con la presentazione di ieri sera sono ufficialmente iniziate le finali delle Golden Trail World Series nel Golfo dell’Isola, nel Savonese, tra Bergeggi, Spotorno, Noli e Vezzi Portio. Fino a domenica i 30 migliori uomini e donne si sfideranno per il titolo finale nei prologhi a cronometro di oggi e domani e nei trail di 26 km e 1.430 m D+ di sabato e domenica. I punti sono raddoppiati rispetto alle gare regolari della stagione (100 per la vittoria del prologo e 300 per il trail) e la formula lascia ancora i giochi aperti nella top ten. Tra gli uomini comanda la classifica lo svizzero Rémi Bonnet (Salomon/Red Bull, 600 punti) sul ticinese Roberto De Lorenzi (Brooks, 520) e sullo spagnolo Manuel Merillas (Scarpa, 516); tra le donne lotta serrata tra la nazionale statunitense di sci di fondo Sophia Laukli (Salomon, 600), l’orientista svizzera Judith Wyder, 588) e la spagnola Male Osa (Salomon, 488). Unico italiano nella top ten, Daniele Pattis, decimo (Brooks, 421).
La formula delle finali prevede gare separate per le donne e per gli uomini e l’inedita formula della flower race. In pratica il percorso del trail di sabato e domenica è stato disegnato con cinque anelli che si intersecano tutti sul traguardo, così gli atleti passeranno sei volte nella fan zone, a vantaggio non solo della spettacolarità dell’evento, ma anche della logistica, dell’ambiente e della sicurezza (un unico punto di ristoro in paese). «Questo nuovo concept richiede un po' più di lavoro per stabilire percorsi interessanti, poiché dobbiamo trovare luoghi adatti, il che non è facile, ma alla fine penso che sia una situazione vantaggiosa per tutti: per gli spettatori, per gli atleti e per noi organizzatori che vogliamo aumentare la visibilità del nostro sport» ha detto Gregory Vollet, direttore generale delle Golden Trail Series. Una formula nuova anche per gli atleti, che richiederà sempre massima attenzione e farà salire l’adrenalina. In questo, Wyder e Laukli, già abituate a gare a loop, potrebbero essere favorite.
Teatro del prologo di 8,7 km e 400 m D+ sarà Spotorno (oggi alle 16,30 quello femminile, domani alle 16,30 quello maschile, partenza dalla terrazza a mare Ferrer Manuelli), mentre il trail avrà la fan zone nel cuore di Noli. L’appuntamento è in piazza Chiappella, con partenza alle 9,45 di sabato per le donne e alle 10 di domenica per gli uomini. Tutte le gare prevedono classifica Elite e Open. Oggi a partire dalle 15,30, prima del prologo femminile, ci sarà la presentazione degli atleti.
Le gare saranno trasmesse su Eurosport: https://www.eurosport.com - sul canale YouTube della Golden Trail Series: https://www.youtube.com/@goldentrailseries7022 - su Golden Trail TV: https://goldentrailseries.com/gttv/
Rossignol inaugura la stagione invernale con un video sull'attesa della neve
Otto storie, sette paesi, diversi stili, livelli ed età ma in comune l’amore per la montagna e per lo sci. Un video di un minuto per raccontare l’attesa dell’inverno, la diversità delle community di sciatori in tutto il mondo e l’unicità delle emozioni della prima discesa della stagione. Una seggiovia comincia a salire in Grecia, mentre in Giappone compaiono i primi fiocchi di neve e in Canada una famiglia indossa le tute da sci. Ai quattro angoli del pianeta, gli sciatori condividono la stessa impazienza: occhi puntati sulle cime e sogni di neve farinosa in testa. Tra attesa e speranza, grandi e piccini sono concentrati su un unico obiettivo: l’apertura della stagione. Il video di lancio della stagione invernale 23/24 di Rossignol si chiama 'Every Mountain', every face” ed è realizzato dall’agenzia El Flamingo al ritmo di un cuore che batte, accelerando all’avvicinarsi della prima discesa dell’inverno.
È Un messaggio di inclusione. Anche se ogni regione ha un’identità unica e un proprio carattere, tutti gli appassionati di sport della neve parlano la stessa lingua. Un linguaggio universale, come i sorrisi che illuminano i volti e le risate che scoppiano all’unisono quando si rimettono gli sci. Su ogni montagna, su ogni volto, l’inverno è espressione di pura gioia, qualunque sia la community, la disciplina preferita o il livello di pratica.
L'UTMB parla americano
La prima volta di uno statunitense sul gradino più alto del podio della gara più famosa del mondo e una storica doppietta al maschile e al femminile, oltre a quella maschile per il primo e secondo posto. La ventesima edizione dell’UTMB si è colorata di stelle e strisce. Per merito di Jim Walmsley, Courtney Dauwalter e Zach Miller. Walmsley, che da due anni risiede nella zona del Beaufortain per allenarsi sui sentieri dell’UTMB, è arrivato a Chamonix sabato in 19h37'43’’. Appena scalato il Col de la Croix du Bonhomme, erano in testa in tre: Evans, Miller e Walmsley. Una volta superata Courmayeur, intorno alle 2 del mattino, l'americano è passato in testa, seguito solo dal suo connazionale. I due non si sono staccati fino al Col de la Forclaz, poco prima delle 10, quando l'accelerazione finale di Jim ha fatto capitolare Miller, che ha chiuso comunque sotto le 20 ore (19h58’58’’). Terzo il francesce Germain Grangier in 20h10'52’’. La top ten, nell’ordine: Mathieu Blanchard (FRA), Lodovic Pommeret (FRA), Thibaut Garrivier (FRA), Tyler Green (USA), Hannes Namberger (DE), Arthur Joyeux Bouillon (FRA) e Baptiste Chassagne (FRA).
La terza vittoria di Courtnery Dauwalter, che fa segnare uno strepitoso tris stagionale con Hardrock 100 e Wester States con tempi record, non è avvenuta senza difficoltà. «Non appena ho superato Champex-Lac e per tutta la seconda parte del percorso, è stata davvero dura per me: il mio stomaco non ha retto» ha detto al traguardo. L’americana ha tagliato il traguardo di Chamonix in 23h29'14’’, davanti alla tedesca Katharina Hartmuth (24h10’52’’) e alla francese Blondine L’Hirondel (24h22’50’’).
Il team Scarpa trionfa alla LUT 2023
Rodrigues primo nella 80km mentre lo Scarpa Youth Team si aggiudica la 10km
Grandi soddisfazioni per gli atleti del Team Scarpa che hanno partecipato con successo alla Lavaredo Ultra Trail lo scorso weekend. La competizione, che si sviluppa tra alcuni dei paesaggi più belli e suggestivi dell'arco alpino e delle Dolomiti, è da anni un punto di riferimento per i trail runner di tutto il mondo, che accorrono numerosi per confrontarsi sui tracciati appositamente studiati.
Scarpa ha raggiunto ottimi risultati in tutte le distanze proposte dall'organizzazione, a partire dalla vittoria del portoghese André Rodrigues nella UltraDolomites 80km, conclusa in 8 ore e 15 minuti. Terzo posto nella categoria femminile della stessa distanza per la spagnola Sandra Sevillano; mentre l'irlandese Emma Stuart guadagna il terzo gradino del podio nella 120km con un tempo di 15 ore e 54 minuti. Altri risultati anche nella distanze più breve, con un secondo e un terzo posto di Anna Comet Pascua e Elisa Desco nella Skyrace 20 e due primi posti (maschile e femminile) nella Lavaredo 10k con Marcello Scarinzi e Anna Hofer, entrambi dello Scarpa Trail Youth Team.
SCOTT partner tecnico di Greenland Mission
La spedizione di 3BMeteo alla scoperta dell'isola e degli effetti del cambiamento climatico sul nostro pianeta
Dal 16 al 29 Giugno, con il supporto tecnico di Scott, una delegazione di meterologi del team 3BMeteo si trasferirà in Groenlandia dove, grazie al lavoro degli operatori, verranno raccolte testimonianze della fusione dei ghiacciai e degli effetti che queste mutazioni hanno sulla Terra. Dalla fine degli anni novanta la calotta glaciale ha perso massa a causa della fusione della superficie e del ritiro dei ghiacciai, mettendo a rischio il fragile ecosistema e provocando il surriscaldamento degli oceani.
SCOTT, che da sempre si impegna a migliorare l'impatto dei prodotti e delle pratiche commerciali con il fine di preservare l'ambiente, sosterrà il team di 3BMeteo con un kit di prodotti selezionati per affrontare le rigide condizioni della regione composto da giacca Tech Infinium, pantalone Ultimate Dryo 10 e secondo strato Defined Tech, oltre ad una calzatura Dolomite ideale per avvicinamenti e scrambling anche in condizioni difficili.
Hervé Barmasse nuovo ambasciatore Montura
È stato annunciato ufficialmente durante il Trento Film Festival: l'alpinista valdostano sarà il nuovo ambasciatore del marchio italiano di abbigliamento outdoor. Il sodalizio tra Montura ed Hervé era forse atteso e scontato. Al tempo è stato affidato il compito di far maturare quelle affinità, innate per entrambi, principali indiziate di questa fusione di ideologie, visioni ed intenti tra un uomo ed un’azienda che parla agli uomini.
«Vediamo in Hervé tutto quello che c’è dietro l’alpinista, vediamo una persona che attraverso passione ed esperienza si fa portavoce indiscusso della filosofia e dei valori che la nostra azienda promuove e difende da sempre. Hervé è in grado di raccontare a chiunque il nostro mondo e, soprattutto, ha preso un impegno: difenderlo» ha detto Claudio Marenzi, presidente Montura.
«L’incontro con Montura è stato da subito di grande intesa - ha risposto Barmasse -. Una nuova collaborazione con un’azienda che sposa i valori della solidarietà, dell'inclusione sociale, della salvaguardia dell'ambiente, rappresenta per me una grande occasione. Dopo tutti questi anni sono sempre più convinto che l’unica strada percorribile è quella di un alpinismo sostenibile, che non lascia traccia se non quella della sua storia, che non si piega all’ego dell’uomo ma è capace di accogliere i propri limiti. Un impegno che non riguarda solo l’ambiente ma è fortemente connesso con la realtà sociale. Basti pensare solo che i primi a pagare le conseguenze dell’inquinamento e della devastazione del pianeta sono le fasce deboli della nostra società».
La partnership con Montura darà vita a nuove avventure, dove poter sviluppare e testare prodotti innovativi e sostenibili per l'alpinismo e le attività outdoor, coinvolgendo Hervé anche nelle iniziative culturali e solidali dell'azienda che da oltre un ventennio vengono realizzate dal laboratorio Montura Editing. «Crediamo che la conoscenza della natura e del territorio sia il primo passo per la loro conservazione. Insieme ad Hervé prosegue il nostro percorso fatto di cultura e innovazione, per essere sempre più il trait d’union tra chi vive la montagna e chi la guarda da troppo lontano per poter comprendere che molto del nostro futuro dipende da lì» ha concluso Claudio Marenzi.
Il 5 maggio al via il Malcesine Baldo Trail, la prima delle gare firmate ASICS
ASICS da diversi anni rivolge particolare attenzione alla categoria trail running, ma è dal 2022 che l’azienda giapponese ha deciso di rafforzare la propria presenza in Italia attraverso l’organizzazione e la sponsorizzazione di gare di settore. Per il secondo anno consecutivo il marchio giapponese organizza la Malcesine Baldo Trail, gara di trail running su 4 distanze che si terrà dal 5 al 7 maggio, con partenza e arrivo dal paese di Malcesine. La perfetta cornice del lago di Garda e del Monte Baldo ospiterà la race nata nel 2022 e che vede in ASICS il suo Title Sponsor, sfidando i partecipanti in quattro diversi chilometraggi: 3,91k (dislivello 1.000 m D+), 6k (dislivello 1.185 m D+), 24k (dislivello 1.994 m D+) o 50k (dislivello 3.355 m D+).
Oltre al ruolo chiave del brand per la promozione del territorio, la volontà sempre presente di diffondere il potere edificante dello sport sulla mente si traduce in un’offerta di prodotto innovativa che quest’anno vede in Gel-Trabuco 11 il modello di punta. Sarà possibile testare le nuove scarpe da Trail SS23 presso il villaggio della manifestazione, nelle giornate di sabato 6 e domenica 7 maggio. Allo stand saranno presenti i brand trainer di ASICS per guidare gli interessati nella scelta della scarpa giusta, fornendo tutte le caratteristiche tecniche dei modelli disponibili per il test, Gel-Trabuco 11 e Trabuco Max 2.
Malcesine Baldo Trail è la prima di sei gare sostenute da ASICS. Il 27 maggio a Ottaviano è in programma la Vesuvio Ultra Marathon, il 25/27 agosto a Sarentino la Südtirol Ultra Skyrace, il 27 agosto a Susa il Memorial Partigiani Stellina, il 2 settembre a Verona il Trail delle Mura e il 15 ottobre a Massafra l’Amastuola Wave Trail.
Per iscriverti alla gara, visita www.malcesinebaldotrail.run.
Quattro chiacchiere con Francesco Puppi
Sempre impegnato, sei un atleta a 360 gradi. Attivo sui social ma non solo. Hai un blog, sei creatore e coach su Vert.run, produttore del tuo podcast Any Surface Available, co-fondatore della Pro Trail Runner Association e, per ultimo, ma non per importanza, laureato in fisica. Cosa vuol dire quindi essere un atleta nel 2023?
Che significato daresti a questa parola?
«Il trail è in costante evoluzione, soprattutto dopo la pandemia. La parte mediatica di questo sport è entrata prepotentemente nelle vite private degli atleti, che ad oggi sono chiamati ad essere non solo competitor di questa disciplina con risultati da ottenere, ma anche ad esprimersi con opinioni e prese di posizione. Questo si traduce in un lavoro a tempo pieno e richiede il dispendio di tante energie. Va da sé che un atleta, seguendo il significato della parola stessa, non è obbligato a essere socialmente attivo, ma rispetto alla mia personalità non potrei fare diversamente. Esprimendo dei concetti e delle opinioni, cerco di dare una visione a 360 gradi dell’atletica».
Vorrei fare due parole sull’ultimo progetto nato: la Pro Trail Runner Association. Quali sono i principi per cui è stata creata e gli obiettivi a breve e lungo termine?
«Il senso di community nel trail è sempre stato molto sviluppato ed è una consapevolezza che un ampio gruppo di atleti élite ha verso questo sport. Cerchiamo di preservare i valori che rendono questa disciplina interessante e diversa dalle altre. L'ecologia, ad esempio, è un principio a cui teniamo molto, visto che il trail running si pratica prettamente nei boschi o comunque in luoghi incontaminati. È la seconda volta che lanciamo questa associazione: prima durante la pandemia e poi a fine del 2022. Attualmente abbiamo una buona risposta: sicuramente la voce di Kilian, tra i fondatori della Pro Trail Runner Association, ha dato una grande spinta al progetto. Grazie a questa unione riusciamo ad avere una sola voce di fronte a istituzioni, organizzatori di gare e brand, tutelando gli atleti sotto molti punti di vista. Le quattro tematiche principali e quindi obiettivi da perseguire sono ambiente; competizioni ( per esempio lavorando con UTMB per le regole di accessibilità alle loro gare); i diritti degli atleti, con particolare attenzione alle donne; sport pulito - antidoping.
Nike, un brand che non rappresenta solo uno stile, ma cerca di trasmettere valori imprescindibili tra cui l’inclusione tra generi, accettazione di sé e rottura degli stereotipi nello sport femminile. Che significato ha per te essere parte di questo team? Come li hai conosciuti e com'è iniziata la vostra collaborazione? Avete dei progetti per il 2023 oltre al tuo calendario gare?
«Ci siamo conosciuti a fine 2019, un bel periodo perché arrivavo da un secondo posto mondiale in Patagonia. Poi si è fermato tutto a causa de Covid19. Nell’ottobre 2021, con piccole ripartenze nel mondo, sono entrato ufficialmente da atleta in Nike. La collaborazione, però, aveva già preso una bella piega durante il periodo pandemico, così da organizzare insieme a Cesare Maestri un FKT a Madonna di Campiglio, su Cima Tosa, punta più alta del gruppo del Brenta. Del lavoro con loro non posso che esserne orgoglioso. Mi sento ben rappresentato essendo il primo brand al mondo in molti sport con particolare attenzione all’atletica che seguo a tutto tondo anche se sono specializzato nel trail running. Non mi sentirei rappresentato così bene da nessun altro brand, perché la maggior parte sono specifici in una categoria precisa di questo sport, mentre Nike è presente in ogni ambito».
Scarpa preferita da quando hai iniziato a correre con Nike?
«Una risposta che potrebbe sorprendere: la Vomero, versatile e trasversale anche se non la più usata in casa Nike. Se avessi l’opportunità di scegliere solo una scarpa, non avrei dubbi. Mi permette di correre un po’ ovunque con i dovuti - pochi - compromessi».
Vorrei avere una tua opinione in merito a due scarpe in particolare, tanto attese in questa estate: le Zegama e le Pegasus Trail 4.
«La Zegama è una scarpa con inclinazione prettamente off road mentre Pegasus Trail 4 la definirei door to trail, dall’asfalto ai sentieri corribili, agli ampi stradoni bianchi. La Zegama chiama i terreni aggressivi. L’intersuola in zoomX è reattiva e leggera: il feeling che si percepisce è un senso di morbidezza con un alto grado di protezione, nonostante la sua prontezza nei cambi di ritmo.
È una scarpa da long distance, dai 30 km in avanti, coprendo anche i chilometraggi ultra. Il grip è ottimo e infonde sicurezza a ogni passo: sono le scarpe che ho usato maggiormente al rientro dall'infortunio al gomito in cui avevo bisogno di sentirmi stabile e certo dei miei passi.
Le ho anche utilizzate ai Mondiali in Thailandia, anche se credo possano performare al meglio NEGLI ambienti alpini come quelli dei Mondiali di Innsbruck, dove sarò impegnato nello short trail.
La Pegasus Trail 4 è una scarpa più leggera, ideale per terreni come quello di Pikes Peak, in cui c'è sola salita e non è necessario avere un grip importante. La utilizzo parecchio vicino a casa mia, dove è presente un ambiente di media montagna senza particolari difficoltà».
Sensibilità al terreno, cosa preferisci?
«Come in ogni situazione, anche in questo caso bisogna trovare il giusto compromesso tra sensibilità e protezione. Sicuramente una Pegasus Trail 4 rimane più sensibile al terreno, offrendo una maggiore precisione. La Zegama, nonostante visivamente possa essere una scarpa importante e spessa, risulta leggera e dà buone sensazioni con il terreno».
Consiglio all’amatore, Pegasus Trail 4 o Zegama?
«Direi Zegama, per le ottime sensazioni di sicurezza e comodità sul trail. L’appoggio del piede è sempre molto stabile, con una costante performance della scarpa. La Pegasus è una scarpa per l’amatore più esigente, che ricerca più sprint e velocità, ma sa anche come spingerla al meglio delle sue potenzialità».
Alex Txikon a Brescia racconta la prima invernale al Manaslu
L’alpinismo è empatia. Una nuova modalità per esercitare dell’arte di scalare le montagne viene testimoniata da Alex Txikon, l’alpinista basco che il 6 gennaio scorso (“il migliore regalo che abbia potuto ricevere dai re Magi”) ha portato a termine la salita invernale del Manaslu (8163 m). Appena rientrato in Europa, Txikon ha descritto questa e altre sue salite nel corso di un’affollatissima serata organizzata presso il negozio di Brescia di DF Sport Specialist assieme a Ferrino, partner fondamentale dello scalatore, nel corso della quale si è potuto ascoltare per la prima volta in assoluto il racconto della prima ascensione realizzata completamente in inverno dell’ottava montagna più alta della terra.
Txikon (classe 1981) ama la montagna e ama gli uomini. Per questo descrive il fattore umano che si delinea nel supportarsi vicendevolmente nel tentativo di realizzare difficili salite in alta quota come un elemento di valore assoluto dell’esperienza alpinistica. Le modalità che ha scelto per trascorrere i giorni e le settimane immediatamente successive al raggiungimento della vetta testimoniano questa visione: prima attraverso il suo impegno nel tentativo di riportare in basso il corpo di un alpinista deceduto, poi sostenendo i lavori di installazione di due impianti fotovoltaici al servizio di una scuola nepalese.
Essere grandi alpinisti chiama alla responsabilità di essere anche grandi uomini, sostiene Txikon, che ha condiviso tutte le fatiche e i pericoli della spedizione che l’ha portato sulla vetta del Manaslu assieme a Pasang Nurbu Sherpa, Chhapel Sherpa, Gelu Sherpa, Maila Sherpa, Mantere Lama Sherpa e Gamje Babu Sherpa. Racconta Alex: «I nepalesi sono persone meravigliose: umili, amabili, affabili, sempre con il sorriso. Senza di loro non sarebbe possibile compiere spedizioni in Himalaya. Il lavoro di quadra è stato fondamentale anche in questa spedizione: ognuno deve remare nella stessa direzione in cui remano gli altri».
Txikon è uno degli scalatori contemporanei più preparati e vanta un curriculum alpinistico di rilievo: vie nuove in Himalaya e undici dei quattordici ottomila saliti, tra i quali la prima invernale assoluta del Nanga Parbat nel 2016 in cordata con Simone Moro e Alì Sadpara, oltre a spedizioni in Antartide, Groenlandia e altre cime di altezza compresa tra i 5000 e i 6000 metri. Ma non c’è la minima traccia di superomismo nelle sue parole, e anche questo atteggiamento ha contribuito a creare feeling con il pubblico presente: «Non mi metto mai in competizione con nessuno né devo dimostrare niente. In quello che faccio voglio solo crescere come persona, e questa è l’unica pressione che mi sento addosso. Non mi interessa essere riconosciuto, ma poter condividere e dare agli altri. La conquista reale è rappresentata dall’empatia e dalla condivisione. Il peggiore nemico di un alpinista sono il suo ego e la sua ambizione».
Cosa ti spinge ad affrontare le grande cime himalayane nella stagione più severa?
«L’inverno mi regala maggiori soddisfazioni perché quando aumentano le difficoltà si mostra la versione più vera della montagna. La bellezza si rivela soprattutto in questa stagione».
E’ anche quella più difficile e più pericolosa…
«L’alpinismo invernale richiede una pianificazione attenta, anche in relazione ai cambiamenti climatici che stanno investendo direttamente gli ambienti di alta quota. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con Reinhold Messner: alcuni decenni addietro gli inverni erano caratterizzati da condizioni severe che si manifestavano una certa regolarità. Negli ultimi anni invece c’è molta più variabilità, anche nelle precipitazioni nevose. I jet streams rappresentano un’incognita totale, e sul Manaslu abbiamo riscontrato raffiche di vento a 147 chilometri orari. La montagna non parla ma tu devi essere in grado di capire cosa vuole dirti. Ho imparato molto dal mio amico Simone Moro che in questo ambito ritengo la persona strategicamente più esperta a livello mondiale. Un piano di salita sviluppato bene ti regala da solo il 40 per cento delle possibilità di successo».
Le novità più importanti dall’alpinismo in Himalaya nei prossimi anni arriveranno dalle salite invernali?
«Credo che questa sia solo una delle tante strade praticabili. A ciascuno la sua. Il periodo d’oro dell’himalaysmo per me è finito, ed è stato quello compreso tra il 2004 e il 2013, che ha visto protagonisti tra gli altri Silvio Mondinelli, Mario Panzeri e Mario Merelli».
Proseguirai nel tentativo di raggiungere i tre ottomila che ti mancano?
«No, non sono proprio interessato a salirli tutti. Ci sono già almeno un centinaio di persone che hanno completato questa collezione. Non è che per me non sia importante, ma preferisco fare qualcosa di nuovo piuttosto che ripetere la salita di una vetta, magari in primavera, come componente di una grande spedizione. Se qualcuno ha questo tipo di motivazione non è assolutamente un problema per me, e non muovo critiche verso di loro. Ognuno può fare quello che vuole, ma io non sono più interessato».
Hai fissato qualche obiettivo futuro?
«Mi piacerebbe tornare sulla parete nord del Kangchenjunga e sul Makalu in stile alpino».
La passione per le vette può svilupparsi in numerose forme oltre a quella dell’alpinismo estremo. Quali consigli daresti a chi si avvicina alla montagna per la prima volta?
«Divertitevi e basta! È questo il mio suggerimento, andate con i vostri migliori amici, andate nella natura, scoprite voi stessi attraverso quello che vi aspetta là fuori. Fatelo solo per voi stessi, non per gli altri».
di Ruggero Bontempi
Tutto pronto per l'Adamello Ski Raid
Prende forma l’ottava edizione dell’Adamello Ski Raid, in programma sabato 25 marzo e valida come campionato del mondo long distance team e come prova del circuito internazionale La Grande Course.
Mentre gli organizzatori stanno mettendo in sicurezza il tracciato di gara in quota, sotto la direzione della guida alpina Guido Salvetti e del responsabile di percorso Mario Sterli, giungono le prime importanti conferme per quanto riguarda le squadre al via a caccia del titolo iridato.
I tre team italiani che puntano alla vittoria saranno formati da Matteo Eydallin e Robert Antonioli, Davide Magnini e Nadir Maguet, quindi il terzo team azzurro di punta è composto da Federico Nicolini in coppia con Alex Oberbacher. In chiave straniera da tenere d’occhio la coppia francese formata dal vincitore dell’ultima edizione William Bon Mardion, che sarà in gara con Xavier Gachet, quindi gli altri due transalpini Mathéo Jacquemod con il compagno Samuel Equy. Interessante anche il duo italo svizzero formato dal bergamasco William Boffelli e da Werner Marti e quello austro-elvetico con Jakob Hermann con Martin Anthamatten. Fermo ai box per un attacco influenzale Michele Boscacci.
In campo femminile le francesi Axelle Mollaret ed Emily Harrop, fresche vincitrici del Pierra Menta, godono ampiamente dei favori del pronostico, come hanno dimostrato in più occasioni in questa stagione, anche in Coppa del Mondo. Tenteranno di dare loro filo da torcere le due azzurre Alba De Silvestro e Giulia Murada. Fra le altre coppie in gara e in lotta per il podio troviamo poi Giulia Compagnoni con Ilaria Veronese, le più esperte Elena Nicolini con Corinna Ghirardi e le sorelle francesi Lena e Candice Bonnel.
La lista partenti non è ancora definitiva, visto che le iscrizioni si chiuderanno oggi. Per ora nella entry list compaiono 125 squadre in rappresentanza di 15 nazioni.
Tornando al percorso di gara, avrà uno sviluppo di 30 km e 3.360 metri di dislivello positivo e 3.660 metri negativo. La partenza, sia per le categorie maschili sia per quelle femminili, sarà posizionata come nelle precedenti edizioni in località Tonalina e sono confermati pure i passaggi a Passo Paradiso e Passo Presena, al rifugio Mandrone, l’incantevole salita verso punta Venerocolo a 3.323 metri quale punto più elevato della gara e ancora i transiti al Passo Lobbia, la suggestiva Cresta Croce con il cannone della Grande guerra, il Passo dei Tre Denti, il ghiacciaio del Pisganino e la discesa finale verso il centro di Ponte di Legno.
Come nelle passate edizioni il passaggio sul ghiacciaio Presena avverrà a stretto contatto con gli appassionati e i curiosi, per i quali saranno allestite delle tribune naturali dando loro l'opportunità di fare il tifo al passaggio dei tanti atleti. Per l'occasione ci sarà la possibilità di salire ai 3.000 metri con le cabinovie che saranno aperte gratuitamente dalle ore 5.30 alle 7.00.
Vista la validità iridata, il Comitato Organizzatore, grazie alla disponibilità del consorzio Pontedilegno-Tonale e delle amministrazioni territoriali, ha organizzato per le ore 17 di venerdì anche la sfilata di tutte le squadre partecipanti, ciascuna con la bandiera della propria nazione, nonché un momento ufficiale dedicato ai rappresentanti delle istituzioni.