Sciata bedda su a muntagna

Su Skialper un ampio reportage sull’Etna con sci e pelli

«Ultima ora di lezione. Sopporto ancora con infinita pazienza i miei clienti inglesi che scoppiano a ridere appena sentono che il loro maestro di sci è siciliano e per la centesima volta in questa stagione mi sento ripetere: ‘Can you ski in Sicily?’. Sorrisetto di circostanza e rispondo: ‘Yes, you can’. A Courchevel, nella stazione dove lavoro come maestro di sci, è ormai fine stagione e, mentre i miei colleghi sono già con la testa al mare e qualche bella spiaggia dove scaldare le ossa, io ho un solo pensiero: chiudere la mia stagione invernale con qualche scialpinistica sulla mia ‘bedda’ montagna: l’Etna!» comincia così l’articolo di Marco Tomasello sull’Etna sul numero di Skialper di dicembre-gennaio. Un reportage da leggere tutto d’un fiato, con le splendide foto di Davide Dal Mas e consigli da insider per salire con le pelli e scendere con gli sci. Marco, infatti, conosce molto bene ‘a Muntagna’ ed è anche guida vulcanologica…

PUNTA LUCIA - Quello di Punta Lucia è uno dei fuoripista più belli del vulcano. 1.700 metri di dislivello tra half-pipe naturali, vecchi crateri e antiche colate laviche per finire con uno slalom naturale tra le betulle, il tutto su una stupenda neve primaverile. Come premio… una grigliata di pesce nel centro storico di Catania e un giro per i numerosi pub del centro.

VALLE DEL BOVE - Il versante sud dell’Etna è la zona più frequentata e conosciuta del vulcano. Complice di tale successo la presenza della funivia dell’Etna che in estate attira migliaia di visitatori e in inverno consente di arrivare a quota 2.500 metri senza usare le pelli di foca. Dopo una breve salita con le pelli, ci si ritrova sull’orlo della Valle del Bove, un enorme anfiteatro vulcanico lungo otto chilometri e largo quattro da dove partono numerosi canalini con pendenze costanti dai 30 ai 40 gradi e dislivelli fino a 1.000 metri quando l’innevamento è buono…

INCREDIBILE ETNA - Quello che rende unico sciare sull’Etna è il passare nello stesso giorno dalla neve e dai fenomeni di un vulcano attivo a un bagno nel mare cristallino, ritrovandosi la sera a passeggiare in città barocche ricche di monumenti e templi testimoni delle numerose culture che hanno attraversato questa splendida isola. Alla faccia degli inglesi…

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Nuova discesa sul M. Bianco per Kilian e Vivian Bruchez

I due hanno sciato il versante sud-ovest dell’Aig. du Chardonnet a Natale

Decisamente un Natale diverso quello di Kilian e di Vivian Bruchez che, proprio nel giorno della natività hanno disegnato quella che è la prima discesa nota della faccia sud-ovest dell’Aiguille di Chardonnet, nel gruppo del Monte Bianco. Un itinerario impegnativo, che unisce sci e alpinismo, con 850 metri di dislivello e pendenze intorno ai 40-45 gradi. In tre punti bisogna disarrampicare, per un totale di una cinquantina di metri. La salita è stata aperta nel 1925 da Armand e Georges Charlet, insieme a Camille Devouassoux e Roger Frison-Roche. Secondo quanto dichiarato da Bruchez a Montagnes Magazine, salita e discesa hanno richiesto otto ore, con un’ora e mezza di discesa e i due avevano già fatto un tentativo a inizio dicembre ma non erano arrivati in vetta. 
 
 

 

Steep Christmas in Chardonnet
Thanks Vivian Bruchez Steep Skier-Mountain Guide to find and share this line, finding snow between rock towers on the west face of Chardonnet. A great way to spend Christmas day!
Posted by Kilian Jornet on Sabato 26 dicembre 2015


Enrico Mosetti, dalle Alpi Giulie al Peru'

Su Skialper intervista a uno dei giovani protagonisti dello sci ripido

Enrico il ‘Mose’ Mosetti, goriziano, leva ’89. Gli sci come gioco fin da bambino: a 14 anni ha abbandonato le piste e iniziato con lo skialp, la prima discesa un po’ ripida a 17, il canalone Huda Paliza, solo e in gran segreto. La scorsa stagione in generale pochi exploit sulle Alpi? Allora riscaldamento sulla Est del Triglav e poi Sperone della Brenva sul Bianco e infine via in Perù a spaccare per davvero e portarsi a casa le più belle discese del 2015 in solitaria: lo scivolo dell’Artesonraju, la montagna della Paramount per intenderci,  e la ovest del Tocllaraju, 50° e più nell’aria sottile dei 6.000 m. Andrea Bormida ha intervistato questo giovane protagonista dello sci ripido su Skialper di dicembre-gennaio. Un articolo da non perdere con le splendide foto di Leonardo Comelli e Caroline Gleich.

LE ALPI GIULIE - «È qui che ho mosso i primi passi in montagna e ancora prima sono stato portato in giro dentro uno zaino... Sono a tutti gli effetti una seconda casa, negli ultimi anni forse anche la prima casa. Le Giulie sono montagne poco conosciute, poco addomesticate e ancora selvagge. Nonostante la bassa quota - il Triglav è la cima più alta (2.863 m) - le nevicate sono spesso abbondati, a fine aprile succede di trovarsi con ancora diversi metri di neve a 1.800 metri, questo anche grazie al fatto che siamo piuttosto vicini al mare… Le possibilità sono davvero tante, dal canalone di mille metri a 40° alla parete super esposta a 55°. Certo, a volta bisogna aspettare diversi anni per trovare le condizioni, ma questo un po' dappertutto».

PROGETTI - «Prendendo spunto da quello che ha fatto Chris Davenport in Colorado, mi è venuta l’idea di sciare tutte le montagne sopra i 2.400 metri della regione. Come detto non sono montagne alte ma ce ne sono parecchie, ho scelto i 2.400 metri non a caso; sempre ispirandomi a Davenport, ho preso la misura in piedi. Lui aveva 14.000 piedi, circa 4.200 metri, io ho fatto due conti e una misura interessante era 8.000 piedi, poco più di 2.400 metri. Molte delle 56 montagne in lista le ho già sciate, l'idea è però di farle tutte in una stagione e magari quelle già sciate lungo un altro itinerario». 

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Monte Piselli, la polvere inaspettata

Su Skialper in edicola discese molto panoramiche vista mare

«Una delle cose che ho imparato viaggiando con i miei sci in giro per il mondo è che spesso la neve fresca la si può trovare nei posti più inaspettati. A volte non è necessario viaggiare per migliaia di chilometri per trovare posti dove lasciare la propria traccia nella neve profonda in mezzo a panorami mozzafiato». Inizia così il racconto di Martino Colonna, con le stupende foto di Lorenzo Alesi e Tania Montani, oltre a quelle dello stesso Colonna, su Monte Piselli. La ‘montagna dei fiori’, quando arrivano le correnti giuste, sa regalare sciate ‘canadesi’, con powder a volontà vista mare Adriatico… 

NEVE BALCANICA -
Monte Piselli, grazie alla sua posizione unica a ridosso del mare, è infatti la prima montagna che incontrano le fredde correnti balcaniche che rilasciano qui l’umidità che hanno caricato passando sull’Adriatico. Talvolta si imbiancano anche le spiagge di San Benedetto del Tronto e sembra che la neve in città ad Ascoli Piceno sia una ricorrenza abbastanza consueta. Nei boschi e nelle zone esposte ad ovest, sottovento rispetto alle correnti balcaniche, si determinano condizioni eccezionali di powder. Le discese sono per tutti i gusti, dalla faggeta al campo aperto, dai più ripidi canali sotto il Costone, fin giù alle quote più basse dove il pendio diventa dolce e disseminato di caciare. Le caciare sono dei piccoli edifici circolari di pietra utilizzati dai pastori come rifugio e per la lavorazione dei formaggi. 

SLALOM TRA LE NEVIERE -
Sciando nei boschi bisogna di tanto in tanto stare attenti alle neviere, delle grandi buche di forma conica scavate nel terreno. Nel passato, dopo ogni nevicata, la neve veniva accumulata all’interno di questi buchi, pressata e poi coperta con foglie e rami secchi. Con il passare del tempo, una volta diventata ghiaccio, veniva tagliato a blocchi e trasportato verso valle. Fino agli anni Cinquanta, durante l’estate, si scoprivano le neviere e con i muli si trasportavano a valle i blocchi che venivano utilizzati per l’industria del baco da seta, per le gelaterie di Ascoli e per mantenere fresco il pescato a San Benedetto. 

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Tamara, the big Heidi

L’ex scialpinista e ora specialista degli ottomila su Skialper di dicembre

«Si dice che per capire una persona, niente sia utile come recarsi nella sua casa ed osservare quello che essa vede ogni giorno. Ho avuto la possibilità di fare qualcosa di simile, salendo - in un’atmosfera a dir la verità un po’ da gita scolastica - al rifugio gestito dai Lunger, il Latzfonserkreuz, in Alto Adige e in cui la figlia ha lavorato fin da piccola. Si trova a poca distanza da Bressanone, fra pascoli dalla dolce pendenza e un santuario settecentesco a cui lei è particolarmente devota». Comincia così l’articolo-intervista di Alessandro Monaci a Tamara Lunger, ex scialpinista agonista e seconda donna italiana da avere scalato il K2, impegnata proprio in queste settimane nel tentativo di salita invernale al Nanga Parbat con Simone Moro. Ecco quale anticipazione.

RICORDI DELLE GARE DI SKIALP - 
«Nel 2009 avevo molta pressione, ma anche tanti dolorini. E quindi è stata così dura che non ho fatto più niente e la gente mi diceva: ‘Come mai ora vai solo a spasso?’. Questo mi ha fatto davvero male. Mi ricordo di una gara in coppia in cui ho detto alla mia compagna: ‘Oggi ci facciamo una bella giornata. Non cerchiamo di essere veloci, godiamocela’. Siamo arrivate penultime e lì secondo me ho fatto vedere a tutti che non me fregava un cavolo di cosa loro pensassero di me. Anche se il periodo è stato duro, ho imparato tanto. Adesso mi sento molto più forte»..

ALLENAMENTO -
«Non mi alleno mai con un piano, ma secondo il meteo, il tempo che ho e la voglia. È molto meglio, perché non mi va di perdere questa passione. Non devi essere troppo precisa, anche se una volta bevi cinque birre o mangi mezzo chilo di cioccolata, non c’è niente di male. Se ti tieni, ce la fai per un certo periodo, ma poi rovini tutto perché la vita diventa troppo dura e non puoi seguire più il tuo istinto e di conseguenza perdi la libertà». 

UOMINI - «
Mi trovo decisamente meglio con gli uomini, perché dopo qualche giorno non ti vedono più come donna. Sei un climber e non c’è più sesso, no? E quindi ti raccontano le loro storie con le ragazze o morose. E tu sei lì a ridere». 

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A come agonismo

Su Skialper di dicembre-gennaio abbigliamento agonistico e consigli dei pro

«Sicuramente nel mondo agonistico l’attrezzatura è importante, bisogna avere del materiale consono per affrontare con rapidità e sicurezza la gara. La preparazione è fondamentale, chi pratica già lo skialp è abituato ai dislivelli ma magari non affrontati con le pulsazioni cardiache al di sopra del normale, quindi è necessario mantenere il fondo aerobico di base andando a inserire dei lavori anaerobici, con cambi di ritmo durante la salita, bisogna cercare di affinare la tecnica di discesa adattandola ai materiali da gara. La tecnica di salita e discesa è una componente veramente importante e affinandole si ha un risparmio energetico notevole che vuol dire minuti in meno». A parlare è l’ex DT della nazionale Oscar Angeloni. Vertical, Individual o gare a coppie conquistano tanti amanti della montagna e dello sport. Un pubblico eterogeneo perché c’è chi pratica regolarmente skialp ‘touring’ e ogni tanto vuole mettersi alla prova con il cronometro, ma anche chi arriva dalla corsa o dal fondo e utilizza lo scialpinismo come allenamento invernale, magari solo nelle gare vertical. Ma come affrontare al meglio allenamenti e gare? Su Skialper in edicola ecco qualche ‘dritta’ di pro, medici e allenatori e soprattutto, le ultime proposte delle aziende per quanto riguarda tute, guanti, caschi, ramponi, piccozze & co nelle stupende foto di Federico Ravassard.

PRIMA E DOPO - «Prima della gara è bene essere coperti in modo da fare un riscaldamento adeguato e non arrivare in partenza con i muscoli ancora freddi, appena finita la gara è bene coprirsi per fare il classico defaticamento» dice Oscar Angeloni. Fondamentale, a detta di tutti, cambiarsi subito la maglietta intima bagnata al traguardo. «Prima della gara è ottimo avere con sé uno strato in Primaloft da lasciare alla partenza/arrivo e, quando si termina, maglietta di ricambio e di nuovo il Primaloft (giacca e pantalone)» dice Katia Tomatis. Robert Antonioli invece segnala il metodo ‘tedesco’, utilizzato spesso da Palzer & co. «Nel warm up di solito tengono solo la parte alta della tuta e si riscaldano con la maglietta intima, poi la sostituiscono prima del via per non essere già sudati sotto».

QUALCHE GRAMMO IN PIÙ… - «Il peso è importante ma bisogna sempre trovare il giusto feeling con l’attrezzo, alle volte leggerezza non equivale a una migliore prestazione, se si ha uno sci molto leggero sicuramente si è avvantaggiati sulla salita ma se poi in discesa è insciabile si va a perdere il tempo guadagnato» dice Oscar Angeloni. Sono della stessa idea anche gli azzurri. Per Katia Tomatis è «meglio qualche grammo in più e uno sci più sciabile... non sono i 10-20 grammi che ci fanno vincere o perdere». «Chi inizia o non ha velleità di classifica può usare sci tipo i Syborg di La Sportiva che pesano magari 100 grammi in più ma sono decisamente più sciabili». «Sci gara top o appena sotto, però la leggerezza è fondamentale in gara» secondo Robert Antonioli.

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Fernanda Maciel ancora sull'Aconcagua

La brasiliana tenterà la salita e discesa in velocità a fine gennaio

L’anno scorso un primo tentativo non riuscito. Ora Fernanda Maciel, la runner brasiliana, cercherà ancora di salire e scendere in velocità l’Aconcagua, vetta più alta del Sud America. Il suo obiettivo? Secondo quanto dichiarato a carreraspormontana.com, 12 ore in salita e 5 in discesa. La brasiliana si sta preparando studiando le reazioni del suo corpo allo sforzo fisico in alta quota e facendo tesoro degli errori del primo tentativo. Come pacer avrà Nicolàs, la stessa persona che ha aperto la strada a  Karl Egloff, detentore del record di salita e discesa (11h52’). Le date probabili del tentativo di record sono il 22-24 gennaio. Intanto la Maciel ha anche dato qualche indicazione sul suo possibile calendario agonistico 2016: nella lista dei desideri Marathon des Sables, Western States, Buff Epic Trail e UTMB.  


Metti un Torrone nel Forno

Su Skialper di dicembre una interessante discesa in Engadina

Ci sono posti talmente belli, dal punto di vista paesaggistico e sciistico, da richiamare l’attenzione di non pochi, anche all’interno della ristretta cerchia dei collaboratori di Skialper. Come, per esempio, la selvaggia Val Forno, in Engadina, e soprattutto la discesa della parete Nord del Pizzo Torrone Centrale, che raggiunge in alcuni punti i 50°. Si tratta di una valle con una lunga e coreografica lingua glaciale raggiungibile dal passo Maloja o, con scollinamento, dalla Valmalenco. Una valle particolare anche dal punto di vista sciistico, con lungo e noioso avvicinamento e discese veloci quanto avvincenti… Non c’è dubbio però che la regina delle discese in zona è proprio quella disegnata in quello scivolone bianco che scende dritto sulla Nord del Pizzo Torrone Centrale, sciato da Roberto Ganassa con gli amici Beno, Vale e Caspoc e da Davide ‘Gerri’ Terraneo e Mattia Varchetti. La stessa zona è stata più volte battuta anche da un altro collaboratore di Skialper, Marco Romelli, con itinerari alternativi ma altrettanto interessanti. In redazione sono arrivate le proposte di tutti questi ‘skialper’. Quale scegliere? Facciamo un lavoro a 4, anzi a 6 mani? Non sempre facile… Alla fine abbiamo optato per la varietà fotografica di Roberto Ganassa che ha fotografato la montagna da più angolazioni e gli itinerari alternativi di Marco Romelli per avere un dossier più ampio. Non abbiamo però voluto tralasciare la discesa di Gerri e Mattia, pubblicando un box all’interno dell’articolo nel quale hanno raccontato anche la loro esperienza sul Torrone. Come spesso accade, coordinare diverse persone ed esperienze comporta la sensibilità di un direttore d’orchestra… ed è successo che la foto di apertura, di Gerri Terraneo, ritragga in realtà Mattia Varchetti in perfetta azione sul Torrone e non i personaggi ai quali fa riferimento l’articolo principale. Una scelta dell’ultimo minuto perché le condizioni del canale ci sembravano migliori in quella foto. Però ci siamo dimenticati la didascalia…

SCIVOLONE BIANCO - «A me e a Vale mancano ormai solo 20-30 metri per raggiungere i compagni al colle, Caspoc è pronto per la discesa ma non capisco come mai ci saluti dall’alto - scrive Roberto Ganassa a proposito della Nord del Torrone -. Potrebbe fare quattro o cinque curve e poi salutarci, ma quando lo guardo partire capisco il perché: è sceso diritto senza curvare, ad alta velocità. Non sono riuscito nemmeno a fargli una foto. Poi parte anche Beno ma con molta più calma. Comunque in poco tempo è in fondo alla parete. Vale parte e adesso tocca proprio a me, a meno che scenda dal versante opposto (fattibile) in Val Torrone, dunque in val di Mello. L’unica opzione rimane quella di provare a curvare su questo scivolone. Dopo le prime curve mi accorgo che è proprio uno spettacolo e allora mi lascio andare e recupero fiducia, cominciando a divertirmi».

PANORAMICO MONTE FORNO - Tra gli itinerari alternativi proposti da Marco Romelli, invece, il Monte del Forno (3.214 m) e la Cima di Rosso, parete nord (3.366 m). Il primo ha una difficoltà BSA e 640 metri D+, il secondo difficoltà alpinista AD e BSA per la discesa normale e circa 1.600 m D+.

ALTRE POSSIBILITÀ -
Il Monte Sissone (3.330 m) è forse il più abbordabile dei giganti allineati presso il circo superiore del Vadrecc dal Forno. A partire dal Passo Sissone, sull’itinerario di discesa qui descritto per Cima di Rosso, seguire la cresta nord (gli ultimi metri con i ramponi). La Cima di Castello (3.375 m) e la Cima dal Cantun (3.354 m) sono fattibili entrambe valicando il Pass dal Cantun, a nord-ovest del Torrone. Si tratta di itinerari primaverili lunghi, complessi, con passaggi delicati: quando le condizioni sono buone (aprile-maggio), non si può chiedere di meglio!

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Kilian, obiettivo 112 case in Nepal

Il catalano sta cercando di raccogliere i fondi per ricostruire Langtang

Sabato scorso, a Barcellona, c’è stata la prima di Langtang, il terzo film della serie Summits of my Life, il resoconto dell’ultimo viaggio in Nepal, subito dopo il terremoto della scorsa primavera, quando il catalano ha portato soccorso alle popolazioni della valle di Langtang. Kilian doveva tentare il record di salita e discesa sull’Everest ma il tragico evento ha portato all’annullamento della spedizione e a un viaggio umanitario. Ora l’obiettivo, per il quale Kilian sta cooperando con SOS Himalaya, è quello di costruire 116 case con la tecnica nepalese Jasta Pata. Tutti i proventi della serata di presentazione di Barcellona verrano devoluti per la causa e si spera di raccogliere 58.080 dollari. Il costo principale dell’operazione, circa il 64% del totale, riguarda il trasporto dei materiali, perché per raggiungere la valle è necessario l’elicottero. Basta pensare che una casa costa 180 dollari, mentre il volo dell’elicottero, che può trasportare il materiale necessario per 3,7 case, costa 1200 dollari.
 

 

Tanta emoció, solidaritat, inspiració... és difícil reflexar el que es va viure ahir a la presentació de #Langtang, però... Posted by Summits of my life on Domenica 13 dicembre 2015


In edicola Skialper 103 di dicembre-gennaio

Un numero ricco di proposte per le prime sciate. Anche su app

Le foglie gialle sono ormai cadute, il clima è più freddo. La neve, che si fa ancora desiderare, presto (speriamo!) imbiancherà monti e colli. Nell’attesa il numero di dicembre-gennaio di Skialper, in edicola dai prossimi giorni, è ricco di proposte per le prime sciate. Un numero diverso, con una copertina per non dimenticare le vittime di Parigi e di tutti gli attentati, volutamente senza strilli. Un numero che, come scrive il direttore editoriale Davide Marta, vuole essere contro ogni estremismo, anche nell’interpretazione del ‘verbo’ della montagna.

ENGADINA SELVAGGIA - La prima proposta con gli sci ai piedi è quella della Val Forno, in Engadina. Una meta raggiungibile dal Passo del Maloja ma anche dalla Valmalenco con la ripida discesa dal Pizzo Torrone ma anche altri itinerari più abbordabili. Una valle molto suggestiva grazie alla lunga lingua glaciale.

DALL’ADRIATICO ALL’ETNA - Scendendo a sud, ecco due mete per una sciata diversa, Monte Piselli e l’Etna. Sulla montagna marchigiana si possono disegnare curve nella polvere con vista sull’Adriatico. Basta solo incappare nella giusta perturbazione balcanica… Itinerari in stile freeride tra boschi e caciare, le caratteristiche case rurali. Sull’Etna, invece, l’emozione di fare correre i propri sci al cospetto dei grandi crateri vulcanici e della cenere. Itinerari per tutti i gusti, con qualche canale abbastanza ripido nella stupenda valle del Bove. Due articoli da leggere per programmare un viaggio a breve…

ALTRE GITE - Omar Oprandi ci accompagna alla scoperta di quattro itinerari di diversa difficoltà nel gruppo del Brenta, dove Wolfgang Hell ha invece lasciato la traccia sul ripido canalone ovest della Cima Tosa. Guido Valota è stato nella selvaggia Val Viola, in Alta Valtellina, in compagnia di Lorenzo Holzknecht, mentre Andrea Bormida ha incontrato Enrico Mosetti per parlare di ripido sulle Alpi Giulie e in Perù. 

CON LE SCARPE DA RUNNING - Anche nel periodo più freddo dell’inverno non abbiamo voluto dimenticare le scarpe da running con una insolita e affascinante vacanza in Uganda, dove la corsa è una scusa per andare alla scoperta di gorilla e scimpanzè, oltre che per aiutare le popolazioni locali. Per chi invece vuole semplicemente allenarsi, ecco la salita e discesa dal Monte Musinè, alle porte di Torino, solitamente senza neve. Con Nadir Maguet abbiamo provato i modelli La Sportiva in Gore-Tex, per avere sempre i piedi asciutti. 

A COME AGONISMO - C’è chi va per montagne con pelli e sci e chi scivola veloce contro il cronometro. Due mondi che non sempre si incontrano. E poi ci sono anche ciclisti e runner che, per tenersi in forma, provano qualche vertical invernale. Ecco perché abbiamo realizzato uno speciale con tanti consigli dei pro per chi vuole avvicinarsi alle gare di scialpinismo e le ultime novità in materia di tute, caschi, piccozze & co…

LE AZIENDE DA DENTRO - Per conoscere i segreti di tre aziende top abbiamo sguinzagliato Federico Ravassard e Guido Valota tra Francia, Veneto e Austria alla scoperta del dietro le quinte e della storia di Plum, marchio francese che produce attacchi, Grilamid, la ‘casa’ delle plastiche più innovative per gli scarponi, e Hagan, marchio austriaco che per primo ha creduto nello skialp. 

MONTE BIANCO - Ora che il reality Monte Bianco (in realtà leggendo gli articoli di Skialper scoprirete che non è corretto chiamarlo così…) è finito… su Skialper potrete leggere un commento ‘pro’ e uno ‘contro’ che portano la firma di Niccolò Zarattini, che ha fatto parte della troupe per le riprese, e di Tommaso de Mottoni, esperto di tv ed ex concorrente del Grande Fratello.

TAMARA - Ex scialpinista agonistica, figlia di un campione dello sci con le pelli e… seconda donna italiana sul K2. Alessandro Monaci ha incontrato Tamara Lunger nel rifugio di famiglia prima della partenza per il Nanga Parbat con Simone Moro. 

SPLITBOARD - Nella sezione dedicata allo splitboard, da leggere assolutamente l’interessante articolo di Luca Albrisi che ha intervistato Peter Bauer, uno dei protagonisti della storia della tavola e, oggi, della split.

UP & DOWN - Trentadue pagine dedicate alle gare con interviste e reportage. Si parte con il botta e risposta con Robert Antonioli, come sempre molto franco. Nel ‘confessionale’ di Luca Giaccone sono entrate le sorelle Bieler di Gressoney, mentre Maurizio Pastore ha intervistato Cristina Carli, vincitrice delle Ultra Series italiane della FISKY sul versante running. A Cervinia, in occasione del raduno giovanile, abbiamo fotografato tutte le squadre dei Comitati regionali, una prima per Skialper. E non finisce qui…

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Tutti al festival della neve Fretzka

Appuntamento con Skialper a Bivio, in Svizzera, dal 29 al 31 gennaio

C’è tempo ma… meglio portarsi avanti. Le date da segnare sono quelle del 29-31 gennaio 2016. La parola d’ordine è ‘Fretzka’, il festival della neve fresca di Bivio, sulle montagne dell’Engadina Svizzera, organizzato da Skialper e Trübes Bier. Un ritrovo all’insegna dello scivolare sulla polvere con sci o split. Un fine settimana che si trasforma in raduno di skialp ma anche split, telemark, kite e freeride, perché quando c’è la neve e lo spirito giusto il divertimento è unico. Insomma, un appuntamento da non perdere.

TUTTI TESTATORI - Per i lettori di Skialper un’occasione unica per capire come i nostri dimostratori hanno testato gli sci e la possibilità di diventare testatori per un giorno. È proprio questo il tema scelto dalla rivista per rendere più interessante l’evento. Un modo per rendere chiunque partecipe del nostro metodo per provare l’attrezzatura e sentirsi, anche solo per qualche ora, ski tester ufficiale.

L’IDEA - «Tutto nasce da quella voglia di ritrovarsi una volta con gli amici in montagna, altrimenti non ci si vede mai» dice Michele Rupani, ideatore di Frezka. «Mi sono detto: perché non estendere anche ad altri l’invito? E in pochi giorno ho ricevuto decine di adesioni». La terza edizione di Frezka farà esperienza dei due anni precedenti e continuerà allo stesso tempo a mantenere quello spirito sbarazzino che rende levento più frizzante.

200 EURO - Mancano ancora pochi giorni e poi la quota di iscrizione aumenterà. La partecipazione a Fretzka costa infatti 210 euro fino al 20 dicembre e 240 a partire da quella data e include i pernottamenti, tutte le attività e i clinic tranne due pranzi e la partecipazione all’evento sunset. Un motivo in più per decidere di prenotare subito! Non ci sarà solo Skialper ma anche il campione di kite Toby Decker, i maestri di sci di Garmisch Partenkirchen, direttamente dal reality Monte Bianco la Guida Alpina Roberto Rossi, numerosi freerider. E poi anche la possibilità di provare gli sci di diverse marche. www.fretzka.com


Nuovo record di Steck sull’Eiger

In 2 ore e 22 minuti

Ha senso limare 6 minuti dal tempo di percorrenza di una via che percorre una parete di 1800 metri? Come dice lo stesso Steck, no. Ma per Ueli l’Eiger rappresenta la montagna di casa (abita a trenta minuti da Grindelwald), dove sperimentare nuove tecniche e testare il suo allenamento. Da veloci giri con Killian Jornet e Nicholas Hojat, sapeva come la parete fosse in ottime condizioni e quindi nulla gli vietava di provare a riprendersi il record sulla via Heckmair.
Fast and light. Il suo record personale precedente era di 2h 43min, ma era stato realizzato senza traccia e con un equipaggiamento relativamente pesante. Daniel Arnold era riuscito ad abbassarlo di ulteriori 19 minuti, ma utilizzando la corda fissa sul traverso Hinterstoisser. Usando lo stesso stile, con la via nelle condizioni attuali e lasciando a casa corda e altri materiali, Ueli il 16 novembre 2015 è riuscito a scendere a 2h 22min! Limite raggiunto? Forse no. A sentir lui le nuove generazioni potrebbero puntare senza troppa difficoltà ad infrangere il muro delle due ore: sotto a chi tocca!