Offerta cinese per il gruppo Amer Sports
La notizia è più da giornale economico che sportivo. Ma tant’è. Il gruppo cinese Anta, secondo quanto riportato da alcuni organi d’informazione specializzati, avrebbe fatto un’offerta per l’acquisto della finlandese Amer Sports Corporation, la holding che controlla tanti marchi del mondo sportivo, della neve soprattutto. Salomon e Atomic per intenderci, ma anche Armada, Suunto, Arc'teryx, Wilson… e da poco anche Peak Performance. Un’offerta, fatta insieme alla società asiatica di private equity FountainVest Partnersm, di circa 4,7 miliardi di euro (40 euro per azione). Un colosso sul mercato cinese, con un giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro nel 2017, dove oltre a prodotti con il marchio Anta, ha l’esclusiva per la Cina per Fila (l’azienda nata nel Biellese, ora in mani coreane) e Descente.
Salomon cerca influencers da inserire nella propria famiglia di sportivi
AAA, cercasi maggiorenni, sciatori, trail runner. Segni particolari: influencer con una rilevante presenza sui social ed eccellenti doti di comunicatore e di creatore di contenuti. Potrebbe essere questo l’annuncio dell’ultima campagna lanciata da Salomon per cercare nuovi testimonial da inserire nella propria famiglia. Sì, quella di cui fanno parte anche, per citarne solo due, Kilian ed Emelie. Solo che questa volta l’hashtag TimeToPlay potrebbe scriverlo proprio il ragazzo o la ragazza della porta accanto.
L’INIZIATIVA - Il brand francese è un universo multi-sportivo nelle discipline outdoor ed è storicamente orientato dalla mission di arricchire la vita degli sportivi permettendo loro di sperimentare, mettersi alla prova e progredire. E proprio questo obiettivo è all’origine della nuova campagna di recruiting di influencers che partirà a settembre 2018. «Sappiamo che non si impara a giocare da soli, spesso è la smisurata passione dei più esperti, degli influencers, che permette agli altri di crescere e divertirsi – dicono alla casa di Annecy -. Lo sport è innanzitutto un gioco, prima con se stessi e poi con gli altri. E per questo Salomon vuole dare terreno fertile a chi ha l’entusiasmo di coinvolgere la propria community o di generarne di nuove. Ispirare, condividere e progredire nel proprio sport preferito». L’iniziativa precede il coinvolgimento in tutti quei momenti in cui il brand è a contatto con i propri clienti, per esempio durante gli eventi oppure sui canali digitali. Il gruppo selezionato avrà con sé gli strumenti più efficaci e interessanti per alimentare la propria passione e poterla trasmettere agli altri, dando così il personale contributo alla crescita del proprio sport preferito. I nuovi membri della famiglia Salomon saranno dunque il volto del marchio nelle comunità sportive rilevanti. Potranno condividere con i rispettivi follower la propria passione sportiva attraverso i social network, attivando e ispirando inoltre i clienti nelle comunità locali e nei momenti sportivi competitivi, oltre a fornire feedback su tutto quello che Salomon mette in campo, compresi i prodotti, aiutando così il brand a migliorare ulteriormente.
COME CANDIDARSI - Salomon ha predisposto una specifica piattaforma Web (http://salomon-ambassador.com) attraverso la quale gli interessati possono iscriversi compilando l’apposito modulo online. A chiusura della campagna i professionisti del Brand selezioneranno i migliori candidati… e con loro inizierà un nuovo ed entusiasmante percorso in pieno spirito #TimeToPlay.
Salewa inventa il 'piumino di lana'
«La nostra missione è sviluppare prodotti innovativi per gli alpinisti e gli appassionati di montagna partendo da quelle che sono le nostre radici. Questo approccio, che abbiamo ereditato dalla cultura locale, ci differenzia dai tanti marchi di montagna presenti sul mercato. Noi viviamo e lavoriamo nel cuore delle Dolomiti: la cultura alpina di queste montagne e le sfide alpinistiche che esse ci propongono sono la nostra fonte di ispirazione. Il nostro legame con il territorio è fortissimo e unico». Parola di Stefan Rainer, General Manager di Salewa.
LANA HI-TECH - Non deve quindi sorprendere che uno dei focus di ricerca e sviluppo di Salewa sia diventato l’utilizzo, per il proprio abbigliamento tecnico, della lana - un materiale generalmente associato al folklore alpino ma non alle alte prestazioni. Dal 2009 Salewa collabora con il Tirol Bergrettung (il soccorso alpino del Tirolo austriaco) per testare la lana delle pecore alpine tirolesi come imbottitura per proteggere dal freddo i soccorritori di montagna durante le lunghe operazioni di salvataggio. Grazie a questa collaborazione e ai rapporti privilegiati con ii leader tecnologici di settore, Salewa ha messo ha punto il TirolWool Celliant, un’mbottitura ibrida composta da lana ricca di lanolina e fibre di poliestere caricate con minerali termoriflettenti, che ha il vantaggio di tenere al caldo più a lungo. Questa tecnologia si è rivelata talmente efficace da sostituire nelle collezioni da alpinismo le imbottiture sintetiche.
LAVORAZIONE A MAGLIA FITTA - Ma quando si è trattato di sviluppare nuove giacche imbottite da escursione che potessero offrire prestazioni e funzionalità innovative in un segmento dominato dai piumini leggeri, oltre che dalle proprietà termoregolanti della lana, Salewa si è fatta ispirare dalla secolare competenza locale su questo materiale. «Nella nostra casa, le Dolomiti, la tradizione vuole che la lana venga lavorata in modo specifico - spiega Stefan Rainer -. Grazie alla lavorazione a maglia fitta Sarner, non solo la lana continua a proteggere dal freddo anche se si inumidisce, ma non lascia passare il vento e la pioggia leggera. In questo modo vengono risolti proprio i noti punti deboli dei piumini. Per quanto riguarda il design e la funzionalità, il nostro approccio è stato del tutto innovativo e in linea con le aspettative di un pubblico attivo in montagna ma dai gusti progressivi e urbani. Come si vede ad esempio nella originale cerniera diagonale della giacca Corda da donna». Per alzare il livello delle prestazioni e rendere i propri ‘piumini in lana’ adatti a un utilizzo escursionistico, Salewa ha accoppiato alla maglia con lavorazione Sarner una fodera in jersey antivento elasticizzato, che aumenta il livello di confortevolezza e protezione rispetto alle giacche tradizionali in sola lana.
TECNOLOGIA VERDE - Un ulteriore punto sottolineato da Salewa a favore dell’utilizzo della lana, è che si tratta di un materiale rinnovabile prodotto rispettando il benessere delle pecore, al contrario di quanto accade con le note criticità relative al trattamento che subiscono le oche da piuma. «Gli aspetti ambientali e di benessere degli animali fanno parte integrante della nostra cultura aziendale e delle aspettative dei nostri clienti - continua Stefan Rainer -. Nel caso delle giacche in Sarner, ci siamo impegnati a usare solo lana riciclata, che proviene soprattutto dalla Val di Funes. Inoltre pulizia, lavaggio e cardatura vengono svolte in Italia, per avere una logistica corta che riduca per quanto possibile le emissioni di CO2».
I nuovi Garmin serie GSMAP 66
I nuovi palmari della serie GPSMAP 66 di Garmin sono i dispositivi ideali per chi ama vivere avventure all’aria aperta. Caratterizzati da un display dalla grande visibilità e da una batteria di grande durata, dispongono di un abbonamento gratuito a BirdEye Satellite Imagery per visualizzare immagini reali in alta risoluzione dell’area di interesse, scaricabili attraverso connessione WiFi. I nuovi strumenti per la navigazione di Garmin sono resistenti all’acqua, agli urti e alle temperature più estreme e hanno un display a colori da 3 pollici perfettamente leggibile anche sotto la luce diretta del sole. GPSMAP 66 è robusto e resistente, concepito per le condizioni climatiche e termiche più estreme, antiurto e impermeabile, il compagno di viaggio perfetto per le avventure outdoor.
POSIZIONE ACCURATA - I due palmari sono compatibili con il sistemadi posizionamento satellitare Galileo, che va ad affiancare i tradizionali serviziGPS e GLONASS, a garanzia di un’acquisizione della posizione ancora piùprecisa e rapida, anche in situazioni critiche come zone frondose o canyonprofondi. In modalità Spedizione le batterie dei nuovi GPS supportano il tracciamento del segnale fino a una settimana. Dotati di connessioni Wi-Fie Bluetooth, i nuovi strumenti Garmin permettono di scaricare gratuitamente, e senza la necessità di sottoscrivere alcun abbonamento, le mappe BirdsEye Satellite Imagery offrendo agli utenti la possibilità di visualizzare sul display immagini satellitari della zona che si sta esplorando, così da poter facilmente individuare sentieri, parchi, radure, postazioni per la caccia e tanto altro ancora. Il modello GPSMAP 66st è inoltre dotato di mappe TopoActive Europe precaricate, in modo da offrire una visuale dettagliata della morfologia del territorio prestando attenzione a fiumi, vette e linee costiere.
NUOVA APP GARMIN EXPLORE - Grazie alla nuova applicazione GarminExplore sarà possibile accedere a strumenti e funzionalità aggiuntive per lanavigazione, per la pianificazione del viaggio, per il download di una mappa ela condivisione dei dati. Scaricando la cartografia relativa al proprio percorso,Garmin Explore permetterà di monitorare il tragitto anche in modalità offline.Grazie alla connessione Bluetooth con GPSMAP 66 (o altro dispositivo Garmincompatibile), sarà possibile visualizzare la posizione su Garmin Explore anche in assenza di copertura telefonica e, inoltre, inviare al dispositivo le pianificazioni di percorso e i waypoint, gestire tracce e molto altro.La connessione Bluetooth permette la sincronizzazione anche con Garmin inReach Mini, il comunicatore satellitare Garmin, per inviare e ricevere messaggi o lanciare un SOS direttamente dal display di GPSMAP 66. L’applicazione precaricata Wikiloc permette di accedere a più di 9 milioni di percorsi, selezionati da una community di appassionati, e di scaricarli direttamente nel proprio GPSMAP 66. E per chi ama unire l’esplorazione al gioco, Geocaching Live trasferisce in automatico migliaia di punti Geocache per divertirsi con una entusiasmante caccia al tesoro.
PER OGNI AVVENTURA - Dotata di sensori ABC (altimetro a calibrazione automatica o manuale, barometro e bussola), la nuova serie di palmari Garmin prevede una batteria con un’autonomia fino a 16 ore in modalità GPS. Integrati anche una torciaLED e un beacon SOS che possono essere utilizzati per segnalare la propria posizione in caso di necessità. Inoltre, collegando i propri GPSMAP 66s e GPSMAP 66st al proprio telefono cellulare via Bluetooth sarà possibilericevere direttamente sul dispositivo informazioni sulle previsionimeteorologiche e rappresentazioni grafiche animate del trend meteo, velocitàe direzione del vento, tutte variabili che potrebbero risultare molto preziosenell’ottica di un’avventura all’aperto.I nuovi dispositivi Garmin GPSMAP 66s e GPSMAP 66st saranno disponibili nel quarto trimestre 2018 a un prezzo consigliato al pubblico rispettivamente di 399,99 euro e di 449,99 euro.
Scarpa pensa anche ai bambini con Mojito e Haraka Kid
I modelli che hanno fatto la storia di Scarpa e che già sono dei classici per i genitori. Stesse passioni, stesso stile riconoscibile e qualità garantita, da ottant’anni, ma in versione kid. Alcune scarpe cult del marchio veneto sono infatti disponibili anche per i giovani escursionisti.
MOJITO KID - Già amata ai piedi di mamma e papà, Mojito è disponibile per tutte le bambine e tutti i bambini che prendono a esempio lo spirito outdoor e d’avventura della propria famiglia: colore, come Mojito deve essere, e qualità eccellente per accompagnare tanti primi passi nella scoperta del mondo. Mojito Kid è la calzatura globale per tempo libero, sport, viaggio e uso quotidiano per le nuove generazioni.
TOMAIA Realizzata in pelle scamosciata idrorepellente con puntalino di protezione.
ALLACCIATURA Extended Lacing estesa fino in punta di derivazione climbing, per massima personalizzazione e comfort di calzata, trattenuta da fori e occhielli.
SUOLA Spyder Kid con intersuola e battistrada in gomma Vibram®.
Taglie: 25-37 (no mezze taglie)
Peso: 230 g (mezzo paio tg. 31)
Prezzo al pubblico suggerito: euro 90
HARAKA KID - Un successo nel modello per adulti, Haraka Kid sarà apprezzatissima per il suo comfort e la protezione dedicata ai piccoli che non si fermano mai e sono alla ricerca di nuovi percorsi da scoprire. Calzatura per il tempo libero, le passeggiate e l’uso quotidiano.
TOMAIA In pelle scamosciata idrorepellente
ALLACCIATURA Classica con fori.
SUOLA Scarpa Speed Kid con intersuola in EVA e battistrada in gomma con protezione in punta integrata.
Taglie: 26-36 (no mezze taglie)
Peso: 220 g (mezzo paio tg. 32)
Prezzo al pubblico suggerito: euro 80
www.scarpa.net
RaidLight, bienvenue à la maison du trail
«Se fossimo a Grenoble questa domanda non me l’avresti fatta». La risposta, seppur con toni gentili, è di quelle che ti spiazzano. Un attimo di pausa e aggiunge: «è normale non trovare lavoro sotto casa, diciamo che i nostri collaboratori arrivano da un cerchio che ha un raggio anche superiore ai venti chilometri, come avverrebbe a Grenoble o a Chambery». Come, abbiamo fatto 321 chilometri nella pioggia e nella nebbia, ci siamo arrampicati fin quassù a 900 metri di quota tra boschi e mucche che pascolano, nella vallée du trail, per sentirci dire che essere qui o in una città per un’azienda simbolo del mondo del trail e del fast & light nella natura è la stessa cosa? Sul tavolo ci sono prototipi di zaini e di bastoni buttati lì alla rinfusa, alla parete pettorali ingialliti della Diagonale des Fous, maglie da running in cornice e una campana tibetana. Siamo nell’ufficio di Benoît Laval, fondatore e CEO di RaidLight, a Saint-Pierre-de-Chartreuse, mille anime e un’atmosfera bucolica. Sembra di essere in un film di Claude Chabrol, nella Francia più profonda. Anche l’hotel Beau Site sembra uscito da un quadro d’antan e quando siamo arrivati in camera, nella notte del 15 di maggio, i caloriferi erano accesi. Qui, a parte la famosa certosa e il verde liquore, non c’è nulla. A parte la RaidLight e la prima station de trail al mondo.
Passi il municipio e sulla sinistra, sotto il bosco, c’è un grande prato con una costruzione moderna, con ossatura in legno, e 240 metri quadrati di pannelli fotovoltaici. Dal 2011 è il quartier generale di RaidLight che proprio quest’anno festeggia i 20 anni. A Saint-Pierre-de-Chartreuse, se sei l’anima di un marchio affermato come RaidLight, non ci arrivi per caso. «Questo è vero, come è vero che RaidLight è cresciuta insieme alla mia carriera di trail runner». Laval è uno dei primi corridori off road. Originario della regione parigina, laureato in ingegneria tessile a Lille, ha iniziato subito a correre. Un po’ di tutto, pista, strada, siepi. Però c’erano tre cose che lo incuriosivano: la natura, la difficoltà e la distanza. Ecco perché ha sentito il richiamo della montagna e si è trasferito vicino alle Alpi ed ecco perché dalle siepi è passato alla Diagonale des Fous e alla Marathon des Sables. Le soddisfazioni non sono mancate con un podio a La Réunion e la maglia della nazionale francese di trail. «Però non ho fatto il trail runner e successivamente creato un marchio, ma è venuto tutto insieme: prima ho lavorato per un’azienda che produceva zaini per conto terzi, poi ho iniziato ad aggiungere tasche e personalizzare i prodotti per i miei raid e nel 1999 è nata la RaidLight». Dopo qualche anno sono in cinque a cucire zaini, poi diventano dieci. Intanto Benoît consuma tante suole (e continua a consumarle) in giro per il mondo. «Non avrei corso in posti così lontani senza la RaidLight e la RaidLight non sarebbe quello che è senza i miei viaggi, andare in Giappone per incontrare il distributore locale e correre una gara ultra ti permette di conoscere a fondo le abitudini dei runner di quel Paese».
Con la crescita bisogna cambiare quartier generale e le idee sono chiare: andare in montagna, dove si possa uscire dall’ufficio in pausa pranzo e provare subito i prototipi degli zaini sui sentieri. Vengono presi in esame ben 50 comuni, in tanti fanno ponti d’oro, ma la RaidLight verrebbe confinata nella zona industriale. Invece Benoît vuole che l’azienda abbia le porte scorrevoli in entrata e in uscita verso il paese e i trail runner. La nuova sede deve essere anche il cuore della prima station de trail, un concetto innovativo oggi replicato in un’altra trentina di località in tutto il mondo. Il motto del marchio è share the trail running experience, condividi l’esperienza del trail running. E la condivisione, partage in francese, è alla base della filosofia e del successo di RaidLight, anche ora che fa parte di un grande gruppo come Rossignol che fattura oltre 300 milioni di euro. Il sogno si è trasformato in realtà, con 40 delle 55 persone impiegate che lavorano a Saint-Pierre-de-Chartreuse e 15.000 visite all’anno alla station de trail.
Diciamolo, Raidlight è uno di quei posti dove un outdoor addicted vorrebbe lavorare e la condivisione non è una trovata del direttore marketing. Una di quelle aziende modello in vetta alle classifiche del dove si lavora meglio. Produce zaini, bastoni, abbigliamento e scarpe per trail e raid (e dal 2019 verrà rinnovata completamente tutta la linea di scarpe) e per entrare negli uffici bisogna passare dal negozio che vende tutti i prodotti, ma affitta anche E-bike e attrezzatura da scialpinismo in inverno. Subito all’ingresso ci sono delle grandi mensole con decine di scarpe da trail, zaini e bastoni. Non le affittano, se vieni a fare trail puoi provare tutto gratuitamente. Da un lato c’è un grande schermo touch che riproduce gli itinerari trail della stazione, con mappa tradizionale o satellitare e tutti i dati. Dall’altra parte un altro schermo è collegato direttamente con il sito e permette, appena tolte scarpe e zaini, di inserire la propria scheda test del prodotto. Di fronte la macchinetta del caffè, dove dipendenti e turisti possono scambiare quattro chiacchiere e condividere le loro esperienze. Dall’altra parte dell’ingresso c’è la palestra con i tapis roulant per correre quando c’è brutto tempo, ma soprattutto ci sono spogliatoi, docce e armadietti. Anche qui è tutto in condivisione, ci vengono i dipendenti quando vanno a correre o a fare skialp in pausa pranzo, ma con un paio di euro possono usufruirne gli utenti della station de trail e lasciare anche il portafoglio o le chiavi dell’auto. La partenza degli itinerari e le mappe sono proprio all’ingresso, sotto il porticato.
La condivisione, nell’era del web e dei social media, ha diversi risvolti e direzioni. C’è il trail runner che arriva in negozio ed esce con un prototipo da provare e c’è quello che propone via web prodotti nuovi. Dalla sezione team del sito (team.it.raidlight.com), infatti, si accede al R&D collaborativo, dove ci sono dei forum su argomenti specifici e ognuno può proporre la sua idea. Periodicamente vengono anche organizzati dei workshop in azienda per personalizzare i propri prodotti con utenti selezionati. Da questa processo è nato, per esempio, lo zaino Evolution 2. Ci sono muri che dividono, ma per fortuna non tutti. All’ingresso del reparto R&D sorgerà un muro dei post-it dove ogni dipendente potrà mettere il suo personale foglietto con un’idea prodotto. Sorgerà in una stanza dove ci saranno tessuti e macchine di prototipazione in modo che chiunque lavori in RaidLight, se ha un’idea, possa provare a svilupparla con le sue mani. «Condividere vuol dire ascoltare chi pratica il trail, non solo gli atleti top - aggiunge Laval -. Per esempio il primo bastone ripiegabile lo abbiamo lanciato sul mercato noi, ma è un’idea che arriva da un nostro cliente che ci ha proposto di commercializzarlo, invece le tasche sugli spallacci degli zaini per mettere i flask sono arrivate dalla collaborazione con Marco Olmo».
La condivisione è ormai una pratica collaudata a Saint-Pierre-de-Chartreuse e sul web. Ma nella testa di Benoît Laval ci sono altre sfide. Mentre parliamo ha tra le mani un iPhone. «Vedi questo smartphone? Ha solo due tasti, è il massimo dell’ergonomia e del design, se avesse tanti tasti non sarebbe così. Noi abbiamo fatto lo stesso ragionamento quando abbiamo iniziato a produrre una linea di zaini in Francia. Meno può significare meglio». Quella della produzione in Francia è un’altra bella sfida vinta da RaidLight e la possiamo toccare con mano scendendo al piano terra. Qui nel 2013 è stato creato un atelier per la produzione di zaini che impiegava 3 persone che sono già diventate 10. Sono tutte del paese o di molto vicino, ma non c’erano più le competenze tessili e per questo il lavoro di formazione è stato importante. A oggi l’88 per cento degli articoli di Raidlight e della sorella Vertical (abbigliamento e zaini per hiking e skialp) sono prodotti all’estero, da qui possono uscire circa mille zaini al mese e dal 2015 la produzione è stata di circa 24.000 pezzi. Una finestra guarda sul negozio in modo che anche dal punto vendita si possa osservare la produzione: anche questa è condivisione. Quando si è deciso di produrre in Francia la sfida ha riguardato tutto il processo industriale. «Abbiamo ridotto le ore di lavoro manuale, che sono quelle che incidono di più sui costi, pensando a prodotti minimalisti e utilizzando le tecnologie più all’avanguardia, come le macchine per il taglio laser dei tessuti» dice Laval. A Saint-Pierre-de-Chartreuse vengono realizzati i modelli top di gamma come il Responsiv 10, perché meno vuol dire meglio. Non è un laboratorio di prototipazione, ma una vera linea industriale dalla a alla z utilizzata soprattutto quando gli zaini vengono lanciati sul mercato e non raggiungono quantità che giustifichino una produzione in Cina. E poi l’atelier è il cuore dell’ultima idea RaidLight: la personalizzazione della grafica del proprio zaino Responsiv 10L o 18L o della fascia Pass-Mountain. Dal sito si accede alla sezione customise it dove si inserisce la foto che si vuole sublimare sul prodotto. E in tre settimane il prodotto è a casa del cliente. Share the trail running experience.
VETERANO DEL TRAIL - Classe 1972, è dal 1999 che Benoît Laval calca i sentieri del trail e soprattutto dei grandi raid e ancora oggi non si fa mancare tre-quattro gare all’anno, in giro per il mondo. Nel palmarès un terzo posto alla Diagonale des Fous e un nono alla Marathon des Sables, oltre alla maglia della nazionale francese di trail. Ha iniziato con il Défi de l’Oisans, ma non si è fatto mancare nulla, neppure il vertical sull’Empire State Building o sulla Tour Eiffel o la 100 km su strada e i 400 km del deserto del Gobi. «Quello che mi è sempre piaciuto dei trail e dei raid è la possibilità di viaggiare e scoprire nuovi paesaggi» dice. Viaggiare, cambiare ogni volta, ma una gara è rimasta nel cuore. «La Diagonale des Fous, per il paesaggio, per il pubblico». Benoît è uno dei più competenti osservatori della trasformazione del mondo del trail negli ultimi 20 anni.«È vero, è cresciuto, una volta oltre i 100 km c’era solo la Diagonale, oggi ogni fine settimana c’è una cento miglia, il calendario andava da aprile a ottobre, oggi non c’è pausa e ci sono gare che sono diventate dei veri e propri business. Però si trovano ancora eventi basati sul volontariato e i tempi dei top non sono tanto diversi, è cambiata la densità di atleti forti e per questo una volta arrivavi tra i dieci all’UTMB e oggi con la stessa prestazione no, ma perché in tanti hanno crono simili, non perché le performance siano cambiate molto».
IL DREAM TEAM - RaidLight ha un Dream Team di atleti top che comprende, oltre al fondatore Benoît Laval, Nathalie Mauclair, Antoine Guillon, Christophe Le Saux, Elisabet Barnes e Rachid El Morabity. Tutti atleti di grande valore e con palmarès importanti. Nathalie tra il 2013 e il 2017 ha portato a casa i trofei di due Diagonale des Fous, una TDS, una UTMB, due medaglie d’oro ai Mondiali di trail, due secondi posti alla Marathon des Sables e il terzo posto a UTMB, Hardrock 100 e Western States. Antoine Guillon, tra le tante gare dal 2002, può vantare ben sei podi e una vittoria alla Diagonale des Fous e quattro alla TDS, oltre a un terzo posto al Tor des Géants e una vittoria al Grand Raid du Cro-Magnon. Elisabet Barnes? Basta dire che ha vinto due volte la Marathon des Sables… Christophe Le Saux ha corso e continua a correre in tutto il mondo e in Valle d’Aosta lo conoscono bene visto che è stato due volte terzo e una volta secondo al Tor des Géants. Infine, last but not least, Rachid ha vinto sei Marathon des Sables, delle quali le ultime cinque consecutivamente. Non esiste solo il Dream Team però, perché ognuno, tramite il sito, si può iscrive al team e diventare parte della grande comunità RaidLight. E poi c’è il Chartreuse Trail Festival, a fine maggio, un insieme di gare, compreso un simpatico color trail per bambini e famiglie, che attirano un migliaio di persone tra questi monti. E gli atleti del Dream Team. Curiosamente tutti i top sono degli anni ’70, se si esclude la Barnes, del ’77, ed El Morabity, anni ’80, gli altri sono dell’inizio del decennio. In pratica coetanei di Laval. «È un caso, non li ho conosciuti in gara, a parte Le Saux, li abbiamo scelti perché incarnano l’idea di trail come avventura prima ancora che come sport e vittoria o perché, come Nathalie, sono persone comuni, madri di famiglia con un lavoro che hanno saputo arrivare al vertice; per intenderci anche Kilian rientrerebbe in questa categoria di atleti amanti della natura prima di tutto» dice Laval.
STATIONS DE TRAIL - Saint-Pierre-de-Chartresue è la prima di una trentina di station de trail, un concept che prevede itinerari suddivisi per difficoltà e segnalati, servizi come docce e spogliatoi, un sito e una app con cartografia e la community dove è possibile condividere i propri giri e allenamenti. Nella Chartreuse ci sono itinerari da 6 a 30 km, un vertical, uno stadio del trail con percorsi studiati per l’allenamento, dalle ripetute ai circuiti per la velocità e la resistenza. Le altre destinazioni sono in Francia, Belgio, Svizzera, La Réunion, Cina e Spagna.
stationdetrail.com
Power to trail
Si può partire dalla strada per arrivare al trail e allo skyrunning? Sì, naturalmente. Anzi, è proprio dalla strada che arrivano tanti appassionati, che magari hanno iniziato a correre per farsi del bene e, piano piano, le strade della città e l’asfalto rovente si sono trasformati in una prigione per la loro voglia di liberare la testa e il corpo. Proprio per capire come si fa la transizione dall’asfalto allo sterrato, che non deve essere necessariamente esclusiva, abbiamo invitato tre runner a provare a correre fuori strada con noi tramite una campagna sui nostri account social media, grazie alla collaborazione di Mizuno che ha fornito scarpe e abbigliamento. Un marchio, quello giapponese, che ben si sposa con la voglia di andare oltre le barriere della città visto che produce sia scarpe da running che da trail. Lo abbiamo fatto, simbolicamente, andando a correre sul percorso del Vertikal di Punta Martìn, dietro Genova e a 7 chilometri in linea d’aria dal mare. Un percorso aspro, tecnico, sulla pietra e sotto il sole rovente. Perché per uscire dall’asfalto e trovare l’avventura non è necessario andare lontano da casa.
«Io corricchio un po’ da sempre, ho anche fatto atletica da ragazzo, mavado a correre soprattutto per staccare la spina, ho la fortuna di abitarein centro a Genova e corro nella parte alta della città, al Castelletto, a Righi, dove il verde non manca e la montagna si mescola con lecase» dice Francesco Ratto, 34 anni, ortopedico all’ospedale San Martino. Una corsa cittadina con la fortuna di potere inserire qualche trattodi misto o comunque di respirare natura dunque quella di Francesco. «Sì, anche se fino a oggi ho sempre usato scarpe da strada, poi sul numero di aprile di Skialper ho letto con molto interesse l’allegato Outdoor Running e scoperto che a Gressoney si corre il Monterosa WalserTrail, così mi sono iscritto visto che passerò le vacanze da quelle parti, però prima per allenarmi farò un vertical qui in Liguria, ma sono leprime gare trail alle quali parteciperò». Galeotto è stato Skialper o, meglio, la moglie, che gli ha regalato l’abbonamentoalla nostra rivista a Natale… Quella di Andrea Bandera nonè una storia tanto diversa, cambiano solo i luoghi. Ventinovenne, impiegatonel ramo commerciale di un’azienda alimentare, è di Busto Arsizio, nel Varesotto, ma lavora nella periferia milanese. «Corro prevalentementein pausa pranzo perché ho la fortuna di avere la docciain ufficio, faccio anche qualche garetta, distanza massima mezza maratona,poi l’anno scorso ho provato il primo trail, l’Ossola Trail: perqualche giorno ero a pezzi e non avevo idea di quale strategia utilizzare,però mi sono divertito molto». Una sola esperienza dunque perAndrea, anche se qualche raduno per tapascioni tra erba e fango non se l’era fatto mancare in precedenza… Quella di Francesca Ferrando,invece, è una storia un po’ diversa che ci fa capire come potrebbero diventare quelle di Francesco e Andrea. Siamo a uno step successivo edè interessante capire come è andata. Originaria di Ovada, nell’Alessandrino, lei correva su strada e poi gradualmente ha scoperto che fuoriera più bello e ora corre soprattutto nella natura. Tanto che non si è fatta mancare nemmeno il giro dell’isola di Minorca, alle Baleari, in autonomia correndo e andando in bici o una tappa del circuito mondiale swim & run.
Dopo una deliziosa focaccia alla Società di Mutuo Soccorso di Acquasanta, il tempo delle chiacchiere è finito ed è il momento di saggiare la voglia di trail dei nostri compagni d’avventura. Li abbiamo messi alla prova su 500 metri di dislivello, con terreno prevalentemente pietroso e un sole molto caldo. Un modo per testare subito le scarpe el’abbigliamento. «Sono subito delle pantofole, morbidee comode» scherza Francesco, che ha avuto in doteil modello più cattivo e veloce, la Wave Hayate. «Mi sono iscritto a un vertical e questa è proprio la scarpache ci voleva» aggiunge. Scherzi a parte la Hayate,bassa sul terreno e relativamente secca proprio peressere veloce e reattiva, è sembrata comunque abbastanzaammortizzata anche dietro a Francesco che,essendo ortopedico, di magagne alle articolazionidovrebbe intendersene. «Se avessi dovuto chiedereun consiglio a un amico, lo avrei chiesto proprio per una scarpa così».
Promossa anche la suola Michelin, almeno su roccia liscia e infida ed erba, i terreni che abbiamo provato. «In salita ho avuto subito la sensazione delle ventose, con la suola che si appiccicava alle pietre» gli fa eco Francesca che, come Andrea, ha ai piedi una Wave Daichi. «Mi sono trovata subito bene, aiuta la dinamica di corsa, è comoda e con la tomaia traspirante ma protetta» aggiunge. E Andrea? «Scarpa no problem, non posso che condividere quanto ha detto Francesca, aggiungo che l’ho sentita abbastanza sensibile da sotto sull’avampiede». Una sensazione comune a tutti e tre i nostri testatori. È l’impostazione Mizuno, che privilegia un po’ di sensibilità per leggere il terreno e le sue insidie, un fattore di sicurezza in più, soprattutto su medie distanze, quelle per le quali sono concepite i due modelli. Normale però che chi arriva dal liscio asfalto noti subito questo aspetto.
L’abbigliamento è stato messo ancora a più dura prova perché la salita sotto il caldo sole delle 11 di mattina, con temperature prossime ai 30 gradi, è stato il miglior campo di prova. Esame superato. In generale tutti hanno apprezzato la leggerezza e piacevolezza dei tessuti e l’efficacia degli inserti in stile rete delle t-shirt maschili, che assicurano maggiore traspirazione sulla schiena. Anche la maglia femminile, pur essendo in un unico pezzo, senza rete, è risultata fresca. I pantaloni da uomo sono 2 in 1, con tight inferiore non troppo fasciante, quelli da donna aderenti in stile ciclista. «I miei hanno anche una tasca con zip dietro, oltre alle due laterali, i loro no» scherza Francesca. Endura 7,5 2in1 Short infatti ha una doppia taschina in mesh per gel o piccoli oggetti in posizione laterale. Però la maglia maschile dietro ha doppio scomparto a zip laterale e due tasche mesh centrali. «Mi domando se mettendo un oggetto un po’ grande come il telefonino non tendano a ballare» si chiede Francesco. Detto, fatto: proviamo a mettere uno smartphone e la sensazione non è diversa, grazie all’elastico che impedisce alla zip frontale di aprirsi oltre un certo punto che mantiene il tutto in equilibrio. A proposito, proprio la zip davanti della maglia maschile è risultata particolarmente efficace in una giornata afosa come quella del 26 maggio. Perché sono i particolari a fare la differenza.
MIZUNO WAVE HAYATE 4
Per trail runner tecnici alla ricerca di una scarpa veloce e leggera, senza sacrificare il grip e la protezione. La speciale suola Michelin garantisce la massima tenuta, mentre la struttura ribassata contribuisce a tenere il ritmo e si adatta a superfici irregolari, su qualsiasi terreno, anche a velocità estrema e sempre con agilità.
Peso: 280 gr (M) / 230 gr (W)
Prezzo: 130 euro
MIZUNO WAVE DAICHI 3
La scarpa da trail running pensata per affrontare tracciati dalla lunghezza intermedia, ideale per una corsa veloce su superfici dure come roccia e pietrisco. Adatta a chi possiede un appoggio neutro. La scanalatura ad X, posta alla base del sistema X t a Ride, permette alla scarpa di adattarsi alla discontinuità del terreno, tutto a beneficio dell’aderenza.
Peso: 320 gr (M) 270 gr (W)
Prezzo: 135 euro
COMPLETO DONNA
Alpha Vent Tee è una T-shirt con dettagli riflettenti e tecnologia Mizuno DryLite che trasferisce l’eccesso di umidità lontano dal corpo per un microclima secco e confortevole che aiuta a migliorare la prestazione (35 euro). I pant short BG3000 Mid Tight, aderenti, sono realizzati in tessuto leggero e traspirante per offrire una migliore performance. La banda elastica interna brandizzata Mizuno fornisce ottimo confort per le corse più lunghe (50 euro).
COMPLETO UOMO
Endura HZ Tee è una t-shirt con mezza zip frontale per l’aerazione dotata di dettagli riflettenti sulle spalle per offrire grip e tenuta allo zaino. Due tasche posteriori con zip e due in rete (70 euro). Endura 7,5 2in1 Short appartiene alla nuovissima collezione primavera estate 2018 di Mizuno. Gli short sono in tessuto molto leggero con collant interno, che fornisce la compressione delle gambe per corse più lunghe (75 euro).
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A prova di temporale. E di sudore...
Una delle primavere più variabili degli ultimi anni ha messo a dura prova la nostra voglia di outdoor. Ed è stata la migliore occasione per testare due giacche ideali per la corsa in natura e una delle scarpe da trail best seller della stagione in versione GORE-TEX.
Lo abbiamo fatto con Filippo Bianchi, atleta del team Scarpa protagonista di un inizio di stagione con grandi risultati, dalla vittoria alla prima tappa delle Skyrunner Italy Series, a Villacidro, in Sardegna, a quella del Valbregaglia Trail, che gli è valsa la qualifica per i Mondiali di Corsa in Montagna Lunghe Distanze, fino al secondo posto in volata alla 4 Passi in Casa Nostra.
Per testare le giacche abbiamo optato per una corsa sui crinali del Monte Baldo tra le nubi e qualche schizzo d’acqua. Proprio su questo terreno molto panoramico il 6 ottobre si correrà una grande classica, la Lake Garda Mountain Race, una gara only-up che prevede due possibilità, la partenza da Malcesine e l’arrivo alla stazione della spettacolare funivia panoramica, oppure il traguardo più in quota, ai 2.128 metri di Cima Pozzette per oltre 2.000 metri di dislivello in 11,6 chilometri. Tra i vincitori ci sono nomi del calibro di Jonathan Wyatt e Philip Götsch, normale che Filippo sia stato stimolato a correre veloce anche nel nostro test, complice anche un clima umido che metteva voglia di scaldarsi un po’.
Per lui due giacche con membrana GORE-TEX, Montura Magic 2.0 Jacket e Dynafit Ultra GORE-TEX SHAKEDRY™ Jacket 150. La prima adotta una tecnologia di prodotto GORE-TEX New Active con costruzione a tre strati e la seconda la leggerissima SHAKEDRY™. Due proposte diverse, la prima più versatile, la seconda minimalista e molto leggera, entrambe valide per chi pratica trail running. «Ho usato a lungo la precedente versione della Magic Jacket, anche durante i temporali estivi, e non ho mai patito il caldo: tiene bene l’acqua e traspira correttamente, inoltre è molto versatile grazie alle due grandi tasche e al fit che ne permette un utilizzo anche in inverno come guscio leggero o nelle stagioni di mezzo e non solo per la corsa» ha detto Filippo che ha particolarmente apprezzato il nuovo polso regolabile con velcro che non era presente nella vecchia versione.
«La giacca Dynafit con tecnologia SHAKEDRY™ è invece molto essenziale, dalla linea pulita e senza tasche e stupisce per la leggerezza e per le gocce d’acqua che scivolano via subito dalla superficie: molto pratica e funzionale la cerniera sul retro che consente di portare uno zaino sotto la giacca e ben fatto anche il cappuccio con visiera».
La Scarpa Neutron 2 non ha bisogno di tante presentazioni: è stato uno dei modelli più apprezzati dai nostri testatori della Outdoor Guide e sarà una delle sorprese della stagione, grazie a una versatilità notevole e alla tenuta della mescola Megagrip. Finora però non avevamo ancora messo ai piedi la versione in GORE-TEX. L’abbiamo fatta provare a Gabriele Testa, passato di calciatore nelle giovanili della Sampdoria e da qualche anno grande appassionato di trail. È appena rientrato dal Trail del Segredont e in stagione ha messo nel mirino un’altra decina di gare con obiettivi di media classifica. Proprio l’utilizzatore che potrebbe trarre maggiori benefici dall’utilizzo di una scarpa con tecnologia GORE-TEX Extended Comfort, la più traspirante, indicata per attività intense. Un test severo: 400 metri di salita e discesa sui pendi della Punta Martìn, in Liguria, con temperature esterne di circa 25 gradi e un bagno nelle acque del fiume Acquasanta. «La scarpa è molto bella ed equilibrata, non uso abitualmente prodotti in GORE-TEX quando corro ma non ho mai sofferto il caldo pur avendo sudato molto per il gran caldo e nell’acqua il piede rimane perfettamente asciutto, tranne qualche schizzo da sopra quando ho guadato il fiume a tutta» ha detto Gabriele che ha percepito anche la leggerezza della scarpa.
GORE-TEX NEW ACTIVE - Capi estremamente traspiranti anche durante attività ad elevato impatto aerobico, impermeabili e antivento nel tempo, morbidi al tatto e molto confortevoli sulla pelle, durante e dopo ogni attività ad elevato impatto aerobico. Il tessuto sottile con densità da 13 a 30 denari, il peso inferiore a 200 grammi e l’ingombro minimo rendono questi capi a tre strati i compagni ideali per le attività ad elevata intensità.
GORE-TEX SHAKEDRY™ - Tecnologia a due strati con la membrana GORE-TEX che si trova all’esterno e impedisce l’assorbimento dell’acqua, che scivola via grazie alle sue qualità idrorepellenti. Ultra-leggera, comprimibile e altamente traspirante, ha una fodera interna che garantisce un ottimo comfort sulla pelle. Non inzuppandosi mai, mantiene il capo leggero a tutto vantaggio della performance.
GORE-TEX EXTENDED COMFORT - Le scarpe con questa tecnologia sono pensate per ambienti chiusi e all’aria aperta con «temperature moderate e più elevate oppure durante attività ad alto impatto aerobico». Sono impermeabili nel tempo con una traspirabilità ottimale e sono quindi la soluzione perfetta per ottenere un eccellente comfort climatico eliminando il calore in eccesso.
Marker ritira alcuni attacchi Kingpin
La «possibile rottura dei pin del puntale potrebbe comportare l'apertura con forze inferiori e determinare una caduta». Con questa indicazione, frutto di test ripetuti su diversi attacchi, Marker ha comunicato tramite una nota stampa il richiamo di alcuni attacchi Kingpin 10 e 13 prodotti nel 2017/18. La rottura ha interessato un numero limitato di esemplari e in casi particolari. I nuovi attacchi recano un logo diverso proprio per essere distinti da quelli del 2017/18. Per tutte le informazioni sui modelli interessati e la sostituzione: www.marker.net/en/support/recall/
Arriva un nuovo amministratore delegato in SCARPA
Novità importanti in SCARPA, il marchio trevigiano che produce scarponi da scialpinismo, telemark e scarpe da hiking e trekking ed è tra i principali big player mondiali del settore: arriva un nuovo amministratore delegato, Diego Bolzonello, già AD di Geox. A seguire riportiamo il comunicato ufficiale dell’azienda.
Un manager di successo nuovo amministratore delegato di SCARPA S.p.A., azienda trevigiana leader mondiale nel settore scarpe per alpinismo, trekking, arrampicata e sci-alpinismo. La scelta della famiglia Parisotto, che mantiene saldamente il comando della società, è caduta su Diego Bolzonello, già AD di Geox. Sostituirà il dimissionario Andrea Parisotto, che già da anni non ricopriva incarichi operativi e ha scelto di dedicarsi ad altro.
«Era tempo di cambiare marcia - afferma Sandro Parisotto, presidente di SCARPA S.p.A. -.Abbiamo voluto così cercare una figura di primo piano in grado di accompagnare l’azienda verso un nuovo assetto organizzativo, adeguato a supportare la crescita in atto. Sempre restando presenti e importanti per il tessuto economico del territorio».
Calzaturificio SCARPA S.p.A. ha chiuso il 2017 con ricavi consolidati a 96 milioni di euro, in aumento del 10% rispetto all’anno precedente, con un margine Ebitda che si conferma al 14% e una cassa positiva per ben 44 milioni. La costante crescita richiede il supporto di nuove figure professionali da inserire nell’organizzazione di SCARPA S.p.A. per dare la spinta necessaria al definitivo passo in avanti in termini di fatturato e margini previsto nel nuovo piano industriale della società per il prossimo triennio.
Diego Bolzonello, già AD di Geox e artefice del suo successo, ha collaborato in qualità di consulente strategico con numerose realtà importanti del territorio e del distretto dello SportSystem, ottenendo risultati lusinghieri. Ora è ben felice di mettere la sua competenza a disposizione della famiglia Parisotto a supporto di un’azienda economicamente sana, in forte crescita e con un marchio noto a livello mondiale come SCARPA S.p.A. per raggiungere gli obbiettivi stabiliti nel piano industriale.
Salewa, arrivano Wildfire Edge e Speed Beat GTX
Ricca di novità la proposta Salewa per la stagione estiva 2019. Il marchio del gruppo Oberalp ha infatti da poco annunciato il lancio di una versione più spinta verso l’arrampicata di Wildfire, modello da approach, e di due scarpe per lo speed hiking, una al femminile. Wildfire Edge condivide con la sorella suola e mescole, che si sono dimostrate valide fino al IV grado, ma è stata pensata per essere ancora più performante nella struttura in funzione climbing pur mantenendo le doti di comodità e camminabilità. Il trucco è semplice: il sistema Switchfit, che permette di regolare le Wildfire Edge passando da un assetto per l’hiking a uno per il climbing, con maggior compressione all’altezza delle dita. In pratica basta spostare le stringhe dall’occhiello superiore a quello addizionale, e tirare. In questo modo il piede viene spinto in avanti verso la parte anteriore della scarpa, comprimendo le dita come avviene in una scarpetta per arrampicare. Inoltre è stata inserita l’Edging Plate, una lamina semirigida di rinforzo posizionata nella parte anteriore del piede che aggiunge stabilità direzionale sotto le dita mentre il resto dell’intersuola rimane flessibile per garantire comfort e una rullata naturale quando si cammina. Speed Beat GTX, in arrivo già a settembre 2018, è invece pensata per lo speed hiking nella sua declinazione più moderna, a partire dalle nuove suole Pomoca e da una struttura protettiva e leggera che comporta solo 350 grammi di peso. Anche per Speed Beat è stata usata una mescola butilica e l’intersuola è a doppia densità per mantenere il piede nella corretta posizione di rullata anche dopo molte ore di attività. Non mancano ghetta anti-detriti, fodera Gore-Tex e il collaudato sistema di contenimento del tallone 3F.
LO SPEED HIKING CON IL TACCO - La Alpenviolet GTX è la nuova scarpa da speed hiking al femminile per il 2019. Per realizzarla si è partiti da accurati studi di ergonomia e biomeccanica del piede femminile. Il team di ricerca e sviluppo di Salewa ha mappato la forma femminile del piede per mettere a punto una piattaforma che offrisse una calzata confortevole e accogliente, in particolare nella zona critica dell’avampiede e del tallone. Il risultato è una scarpa dal profilo più affusolato, ma col collo del piede più alto e largo, e un drop più generoso allineato all’abitudine di molte donne di utilizzare scarpe dal tacco rialzato quando sono lontane dai sentieri di montagna. Anche per Alpenviolet è stata sviluppata una suola Pomoca specifica con mescola butilica e non mancano sistema 3F e fodera Gore-tex Extended Comfort.
Dynafit arricchisce la collezione da Alpine Running per l’estate 2019
La primavera-estate 2019 di Dynafit sarà particolarmente ricca di novità in chiave fast & light. O speed up… come vuole l’immagine aziendale. Il marchio del leopardo delle nevi non era presente alla fiera Outdoor di Friedrichshafen, ma abbiamo avuto la possibilità di vedere i nuovi prodotti direttamente nello show room aziendale. Scarpe, ma anche zaini tra gli highlight 2019, senza dimenticare l’abbigliamento, che si sta sempre più segnalando come uno dei più trendy nei punti vendita, grazie a colori particolarmente apprezzati, ma anche a tante soluzioni pratiche, dalle tasche al sistema ZipOver per indossare lo zaino sotto alla giacca antipioggia in Gore-Tex Shakedry.
SEMPRE PIÙ FELINE - La prima novità per chi ama correre tra i monti è il pensionamento di Vertical e Vertical Pro a favore della nuova Feline Up Pro e della Feline Up. La prima è il top di gamma, per atleti, la seconda leggermente meno ‘spinta’, ma nella sostanza molto simile. La principale differenza, oltre alle colorazione (Up Pro ha un’unica versione nera e arancione, mentre Up può contare su due tonalità femminili e tre maschili) è nell’utilizzo delle stringhe tradizionali al posto del sistema stile speedlace di Up Pro. Peso davvero piuma di 230 gr per Up Pro e 250 per Up (220 il modello da donna), grazie anche all’utilizzo della tecnologia Litebase di Vibram (mescola Megagrip), che riduce spessori e toglie grammi alla bilancia. Pensata prevalentemente per la salita e quindi i vertical, come la vecchia Vertical è in realtà molto di più e va benissimo anche per skyrace. Il drop è di 4 mm. Sarà molto probabilmente una delle sorprese della prossima stagione e andrà a insidiare i modelli top della stagione in corso. Feline Up Pro e Feline Up non sono però le uniche novità footwear: fa la sua comparsa infatti Trailbreaker Evo, modello un po’ più ‘muscoloso’ e alto della sorella Trailbreaker.
ZAINI E ABBIGLIAMENTO - Dopo il 12 e il 18 litri, arriva anche uno zaino intermedio, da 15 litri, Ultra 15 Backpack (265 gr), previsto anche nella versione per gli atleti top (Ultra Pro 15 Backpack) che ha in più una pratica pettorina per proteggersi dal vento in discesa, ripiegabile nel taschino dello spallaccio. In arrivo inoltre il più minimalista degli zaini vest, Alpine Running Vest, davvero essenziale e impercettibile quando indossato, tanto da fare concorrenza alle cinture. Pesa 76 gr, poco più del doppio della Alpine Running Belt, cintura elastica con diverse tasche. Diverse novità anche nell’abbigliamento per correre in montagna dove il runner può contare su ben tre outfit per sesso, Vertical, Alpine e Ultra, il top di gamma per atleti evoluti. Nuovi colori ma anche capi ridisegnati tra maglie tee e pantaloni 2 in 1.