Abbiamo sottoposto a uno stress test il modello della Casa statunitense

La versione 2 della Pure Grit, modello trail minimalista del brand statunitense, già testata all’interno della Guida Outdoor Running 2013 (pag.195), mi ha sempre incuriosito, con quella sua forma asimmetrica e quel giallo della suola decisamente vistoso. Dopo il test ecco l’occasione per provarla… a fondo. Non una semplice prova ma uno stress test, usandola tutte le volte che sono andato a correre negli ultimi due mesi.

MINIMAL SOFT – Premetto che non ho mai corso precedentemente con scarpe minimal. Il primo approccio non è stato semplicissimo. All’inizio mi stringeva ai lati e anche il tallone snello e curvo, decisamente rigido, mi creava qualche problema. Per dirla in poche parole, con altri modelli mi sono trovato subito come con una pantofola, mentre la Pure Grit ho dovuto indossarla un po’, tenerla qualche giornata ai piedi nella vita di tutti i giorni prima di sentirla mia.

QUESTIONE DI FEELING – Passati i primi giorni, la Pure Grit si è adattata al mio piede (o il mio piede si è adattato) alla perfezione. È stata la mia fedele compagna di viaggio sulle colline moreniche della Brianza, nella brughiera di Ivrea, lungo i prati del Lago di Costanza, sulle rocce del Mirador del Rio o sulla tagliente pietra lavica di Lanzarote. Circa 200 chilometri con anche qualche piccolo tratto asfaltato.

DOPO DUE MESI… – Il terreno lavico di Lanzarote l’ha messa a dura prova. Eppure la Pure Grit si è difesa bene e mi ha permesso di valutarla nelle condizioni più estreme. La suola con tasselli poco pronunciati è sicuramente più adatta a terreni compatti o erba asciutta, ma anche sulla pietra, purché non troppo scivolosa o bagnata, ha un grip accettabile. La reattività è molto buona e la protezione dalle asperità del terreno sorprendente. L’ammortizzazione, almeno per uno come me che pesa 65 kg, non fa rimpiangere una scarpa da running tradizionale. Il tallone rigido, tanto fastidioso all’inizio, è un ottimo supporto. La linguetta e allacciatura asimmetrica garantiscono un’ottima chiusura e aderenza della scarpa. La tomaia in mesh la rende fresca nei mesi estivi. La nav band che avvolge il collo, onestamente, non sono stato in grado di valutarla. Non so quale parte abbia nel creare quell’effetto di quasi perfetto fit che sicuramente dipende tanto da linguetta e allacciatura ma probabilmente ha la sua ragione di essere.

QUALCHE DIFETTO? – Rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un modello minimal, il peso non è certo da piuma (283 grammi) e quando si incontra un prato bagnato, l’acqua entra facilmente dalla punta nonostante la protezione. Sui sassi bagnati non si può correre come se si avessero due ventose ai piedi…

PER CHI – Ideale per trail poco tecnici e come da scarpa da allenamento, la Pure Grit si comporta bene sul compatto, su strade bianche, sentieri e anche su qualche tratto asfaltato. La calzata è veramente ben studiata e l’impostazione non esasperata ne fa un modello ideale per la transizione dalla corsa tradizionale al natural running. Si difende dall’usura dei terreni duri.