Sabato è il giorno della Doppia W Ultra 60

Doppia W Ultra 60, il countdown è cominciato. In vista della seconda edizione in programma sabato mattina con start nell’abitato grigionese di Poschiavo e arrivo nella città valtellinese di Tirano, il comitato italo svizzero sta lavorando a ritmi serrati per regalare ai quasi 500 concorrenti una giornata indimenticabile. Vista la troppa neve in quota, dopo ripetute supervisioni e su consiglio del direttore gara – la guida alpina Luca Tenni – sono state apportate alcune modifiche che hanno tagliato i punti più esposti, senza per questo pregiudicare la spettacolarità dell’evento. I numeri cominciano a essere importanti con atleti provenienti da sei differenti nazioni: in 160 correranno la prova integrale. Sono inoltre accreditate 29 staffette a 2 elementi, 22 team da 3 e 200 iscritti alla camminata.

IL PERCORSO - Si correrà comunque su una distanza di 60 km con un dislivello prossimo ai 4300 metri. Rispetto al percorso originale sono stati tolti i punti a maggiore rischio valanghivo. Nonostante il rialzo termico degli ultimi giorni, in quota vi è ancora molta neve, si è quindi optato per un piano B.
Partenza confermata alle ore 5.30 di sabato mattina da Poschiavo. Da lì si punterà Passo Malghera. Raggiunto l’omonimo rifugio, non si andrà più al Passo di Pedruna, ma si tornerà in Svizzera sempre dal Passo di Malghera (tracciati di andata e ritorno per buona parte su percorsi differenti). Passaggio di San Romerio e la zona di cambio staffetta resteranno invariati. Altra modifica in zona Pian Cavallino, qui non si salirà più verso la cresta ed il Passo Portone (condizioni davvero proibitive) ma si percorrerà un sentiero altrettanto bello e caratteristico che porterà gli atleti a Prà Campo, Prà Baruzzo, Ghiaccia, Sovo e Rifugio Schiazzera (anche per il secondo cambio staffetta nessuna variazione). Il resto del percorso rimarrà invariato.
Anche programma e eventi collaterali non hanno subito variazioni con festa grande in zona arrivo, premiazioni alle 17:30 e un terzo tempo da non perdere. Dalle 21 sono infatti previsti concerto e festa con Jovanotti Tribute Band Jovanotte

I PROTAGONISTI - Se il campionissimo valdostano Franco Collé sarà presente nel ruolo di guest star per alcuni acciacchi che all’ultimo gli hanno impedito di indossare il pettorale, la starting list di questa seconda edizione si preannuncia comunque di livello. Sfogliando la lista partenti spiccano i nomi di Michele Tavernaro (vincitore 2018), Marco Zanchi, Christian Pizzatti e Luca Manfredi Negri.
Gara vera anche al femminile con la vincitrice 2018 Cecilia Pedroni chiamata a guardarsi le spalle da Cristiana Follador. Ruolo di outsider per l’esperta Patrizia Pensa e la ‘local’ Lucia Moraschinelli.


Scott Sports inaugura la nuova sede

Sette piani, 440 scale, fino a 600 postazioni di lavoro, 50 sale riunioni, 800 motori per la gestione delle finestre, oltre 4.000 metri quadrati di showroom. Sono questi alcuni dei numeri del nuovo headquarter di Scott Sports, realizzato da IttenBrechbühl Architects e General Planners a Givisez, in Svizzera, con molta attenzione alla sostenibilità e alla vivibilità degli ambienti di lavoro. L’edificio è il primo in Europa ad avere un sistema per controllare il riscaldamento, la ventilazione e l'acustica tutto allo stesso tempo. Grazie alla geotermia viene fornita energia sostenibile e riscaldamento a basso consumo, tecnologia solare e teleriscaldamento ne sottolineano ulteriormente il carattere sostenibile. Incorniciata da un'architettura chiara e una combinazione di materiali senza tempo come il legno, cemento, vetro e metallo, la nuova sede offre il palcoscenico ideale per il portafoglio dei prodotti del gruppo che ha fatto di innovazione e design i suoi valori chiave.  

L’atrio centrale si sviluppa su tutta l'altezza dell'edificio e una scala che conduce l'ospite all'ingresso dell'auditorium Le stanze pubbliche si sviluppano ai lati dell'auditorium. La caffetteria e il ristorante sono collegati a questo spazio aperto offrendo uno sguardo completo nell'area esterna grazie a una superficie in vetro continua. Lo spazio dedicato agli uffici si trova sui quattro piani superiori. L'ampiezza degli spazi promuove lo scambio vivace e lo sviluppo di idee, mentre le aree chiuse favoriscono un'atmosfera di lavoro più concentrata. La facciata in alluminio microforato e controllata dal sole consente alla luce del giorno di fluire piacevolmente all'interno. La protezione dinamica, studiata per contrastare i raggi del sole, e la facciata high-tech del seminterrato rendono visibile l'attività svolta all'interno e suscitando curiosità. L'ampio atrio  illuminato valorizza le doghe in legno posizionate verticalmente e il pavimento in cemento grezzo, mentre le tonalità dei colori naturali sottolineano e donano tranquillità agli spazi e agli uffici.

Nell’headquarter trovano spazio anche i marchi controllati: Syncros, Bergamont, Bold Cycles, Avanti, Malvern Star, Dolomite, Powderhorn, Bach, Lizard e Outdoor Research. «La cultura del lavoro e il luogo in cui si svolge sono molto importanti per noi - ha detto il ceo Beat Zaugg - Viviamo una forte filosofia di gruppo e i progetti sono seguiti da diversi dipartimenti contemporaneamente. Avere tutti i dipendenti nello stesso edificio consente una comunicazione e una collaborazione veloce e senza interruzioni, una vera alternativa all'home office». 


Cazzanelli e Ratti ripetono la Cresta Cassin al Denali: poco meno di 19 ore dalla terminale alla vetta

Due volte in vetta al Denali (6.190 m), con tempi da fast & light. Queste le notizie che arrivano dall’Alaska dove François Cazzanelli, ben conosciuto dai lettori di Skialper, e Francesco Ratti (testatore della nostra Outdoor Guide) sono saliti il 23 maggio sulla West Rib (a un esatto dalla vetta del Lhotse di Cazzanelli in compagnia di Marco Camandona) e poi il 30 maggio sulla Cresta Cassin. La Cassin, salita da Cassin e dai Ragni di Lecco nel 1961 e solitamente percorsa in alcuni giorni, è una via lunga e impegnativa con circa 2.500 metri di dislivello. 

© Francesco Ratti/Facebook

«Parliamo di tempi, con partenza e arrivo dal campo 4, abbiamo impiegato 26 ore e 45 minuti - scrive Cazzanelli in un post su Instagram -. Dalla terminale alla punta abbiamo impiegato 18 ore e 58 minuti. L’avvicinamento lo abbiamo fatto in 4 ore e 20 minuti risalendo prima verso la West Rib fino al colletto a 4.900 m (600 m di dislivello dal campo 4 situato a 4.300 m), dopo il colle siamo scesi per 1.200 m per la seraccata chiamata Seattle Ramp. Per la discesa ci sono volute 3 ore e altri 27 minuti circa, gli abbiamo spesi alla base per prepararci e sulla punta. Abbiamo sempre arrampicato tranne quando ci siamo riparati nella tenda mono telo, per 3 ore (dalle 23.00 alle 2.00) per riposare e rifocillarci; alla ripartenza la temperatura segnava -36° e il vento era di 45 km/h. I metri totali saliti sono stati 3.100. Nei primi 1000 m di via abbiamo trovato la traccia, nei restanti 1.500 la traccia l’abbiamo fatta noi, con la neve che arrivava tra le caviglie e le ginocchia. Tenuto conto anche di questo siamo molto soddisfatti del risultato!». In un altro post Cazzanelli esprime la soddisfazione per essere riusciti ad affrontare la Cassin in stile alpino e parla della meticolosa preparazione, durata tutto l’inverno. 

© Francois Zaccanelli/Facebook

Nella scorsa stagione estiva François aveva realizzato la traversata integrale delle Grandes Murailles con Kilian Jornet in meno di 11 ore da Cervinia e le quattro creste del Cervino in poco più di 16 ore, in compagnia di Andreas Steindl. In spedizione con Cazzanelli e Ratti ci sono anche Stefano Stradelli e Roger Bovard. 


Il meteo ostacola Mosetti, Grant, Briggs e Petersson in Alaska. Lo svedese trascinato per 800 metri da una valanga

L’obiettivo erano due linee nella catena del Denali, in Alaska. Ma il meteo non è stato favorevole ed Enrico Mosetti, Tom Grant, Ben Briggs e Jesper Petersson tornano a casa con «molte partite a scacchi, alcune delle notti più fredde mai vissute in montagna e un tentativo di salita sul Denali stoppato a 5.700 metri in quello che doveva essere ‘il giorno’ ma con gli dei della montagna che hanno deciso di spingerci giù con venti a 80 chilometri orari e – 25°» scrive Mosetti in un post sul suo account Instagram. Tom e Jesper sono poi riusciti a salire sul Denali un altro giorno e a sciare il couloir Messner. L’avventura in Alaska ha vissuto anche attimi di paura quando, sul Kahiltna Queen (3.773 m), Petersson ha fatto partire una lastra che ha generato una piccola valanga in un canale a 50 gradi. «Abbiamo raggiunto la vetta intono alle 12 e iniziato a sciare – scrive Petersson in un post Instagram – era una discesa tecnica ma siamo riusciti a farla senza doppie. Quando eravamo nella parte finale ho fatto partire una piccola valanga e non sono riuscito a restarne fuori, così sono stato trascinato per 700-800 metri in un canale di 50 gradi con neve, ghiaccio, rocce e un salto alla fine». Mosetti e Grant sono riusciti a raggiungere subito Petersson e a chiamare i soccorsi che hanno evacuato lo svedese in elicottero non appena i venti hanno permesso il soccorso. L’infortunio ha comportato fratture alle vertebre cervicali e alle costole. «Sono stato fortunato e sono felice di essere vivo, la sensazione è quella di avere avuto un’altra opportunità di vivere» conclude Petersson.


KOM e Hierro, per arrivare in fondo

Dici New Balance e dici soprattutto no problem. Le scarpe per correre nella natura della casa americana sono da sempre sinonimo di buona ammortizzazione e comodità, soprattutto per le lunghe distanze. Chi non ricorda la Leadville, compagna fidata di generazioni di ultra-trailer? Passano gli anni e l’offerta diventa più ampia e si segmenta e oggi la gamma da trail, votata prevalentemente alle distanze ultra, di New Balance si articola su due prodotti: Fresh Foam Hierro v4 e Summit KOM. Due scarpe per certi versi simili, per altri diverse. Le abbiamo messe alla prova nei piedi di Giulio Piana, atleta che corre con le scarpe NB e conosce molto bene le Hierro, mentre sta iniziando a usare le KOM. Giulio è un testatore perfetto per queste scarpe perché, oltre a essere atleta top (i risultati che riportiamo nel box di queste pagine parlano chiaro) è anche un utilizzatore alto e più pesante della media dei top. Non corre certo come un trail runner pesante della pancia del gruppo, però può fornire qualche indicazione in più per utilizzatori comuni mortali.

FRESH FOAM HIERRO v4 - La Fresh Foam Hierro v4 è una scarpa pensata per trail su distanze lunghe, in gara e allenamento, con l’obiettivo del cushioning. Per certi versi un’alternativa alle massimaliste. Questa versione 4, in vendita da qualche settimana, è un’evoluzione della 3, uscita l’anno scorso, che non viene snaturata, ma solo migliorata in due dettagli. Per intenderci: non è un salto come dalla 2 alla 3, che sono scarpe abbastanza diverse nell’aspetto. Gli interventi riguardano tomaia e tallone. La prima è realizzata ora in Stretch Film, un materiale termosaldato simile a quello utilizzato l’anno scorso, ma con aperture di dimensioni differenti. In pratica sulla 3 c’erano delle piccole squame, ora fori di dimensioni diverse per assicurare traspirazione dove serve e più fasciatura del piede e resistenza in altri. Il tallone invece adotta una nuova struttura di sostegno per avvolgerlo meglio. Per il resto è la scarpa del 2018, con tanta ammortizzazione (profilo 28-20 mm) e 8 mm di drop. Per fare tanti chilometri su terreni poco o mediamente tecnici. «Confermo, l’anno scorso ho corso sempre con Hierro, in allenamento e in gara, perché voglio arrivare sempre in fondo e in buone condizioni, per me questa è la priorità: avere una scarpa con la quale poter correre ai ritmi richiesti da un trail e da un ultra trail, ma che sia comunque protettiva e mi supporti bene» dice Giulio. Una macina chilometri per arrivare fino in fondo. «Il grip è sempre valido e anche a fine gara hai quel comfort che può fare la differenza, il disegno della suola non è pensato per terreni eccessivamente fangosi, ma la superficie ampia e il disegno danno comunque un aiuto» aggiunge Giulio. Le indicazioni di utilizzo vedono Hierro più sbilanciata sulle lunghe distanze (anche cento miglia) e valida proposta per utilizzatori di medio livello e runner anche pesanti, volendo pure in chiave speed hiking, ma Giulio Piana dimostra la versatilità del prodotto, valido anche per atleti di livello su gare da ritmo medio o per distanze più corte.

©Alice Russolo

SUMMIT KOM - Con un nome così (KOM è l’acronimo di King Of The Mountain) corri incontrastato ovunque. Ed è proprio la versatilità quello che piace di questa scarpa, pensata per distanze medie ma che può trovare pane per i suoi denti anche su qualche trail più corto. Versatilità che, grazie a suola con mescola Vibram Megagrip e struttura della tomaia avvolgente, permette di spingersi più sul tecnico rispetto a Hierro. Il rockstop inoltre protegge sempre bene dalle asperità del terreno. «Sto iniziando a usarla in allenamento, è un po’ meno soft come impostazione, la vedrei per allenamenti e distanze lunghe ma più corte della Hierro, però il cushioning rimane un aspetto importante» dice Giulio. L’anno scorso era stata una delle sorprese della nostra Outdoor Guide e conferma quanto di buono emerso. Per chi e cosa? Distanze maratona-ultra, diciamo fino 70-80 chilometri, allenamenti intensivi, utilizzatori di medio livello o alto su ritmi medi. E anche in questo caso chi pesa un po’ di più è accontentato. L’impostazione è sicuramente meno voltata al comfort e apparentemente più rigida di Hierro, con un rebound energico e probabilmente durevole nel tempo dato dalla tecnologia RevLite usata per l’intersuola, ma l’ammortizzazione non manca. Come per le auto, c’è chi preferisce una molleggiata francese e chi una rigida tedesca e New Balance accontenta tutti, facendoli arrivare sani al traguardo.

GIULIO PIANA - Classe 1981, modenese, Giulio Piana ha 822 punti ITRA. Nel 2018 un secondo posto al Tartufo Trail e al Cima Tauffi Trail. In Palmarès le vittorie al Quadrifoglio, Amorotto, Cima Tauffi, un secondo posto alla Maremonta e alla UTLO e un diciottesimo alla CCC.

New Balance Fresh Foam Hierro v4

Peso: 324 gr
Drop: 8 mm
Suola: Vibram Megagrip
Prezzo: 140 euro

New Balance Summit KOM

Peso: 310 gr
Drop: 8 mm
Suola: Vibram Megagrip
Prezzo: 125 euro

©Alice Russolo

Volete provare il tracciato del MEHT?

Poco meno di due mesi alla seconda edizione dell’Hoka One One Monterosa EST Himalayan Trail, la MEHT per intenderci, in programma sabato 27 luglio. Il trail organizzato da Sport Pro-Motion piace sempre di più e sta riscuotendo un gran successo tra gli amanti della corsa in natura. Alle 6 di sabato 27 luglio, godendo del sole che all’alba illumina il Monte Rosa, saranno centinaia al via. Ad oggi gli iscritti sono già 230 con dieci nazionalità rappresentate.
Prima, però, la giornata da non perdere è sabato 8 giugno: un appuntamenti dove tutti i trail runner sono invitati per ‘assaggiare’ il MEHT 2019. Alle 14.30 verrà organizzato un allenamento collettivo denominato ‘Sulle tracce del MEHT’ lungo il percorso della nuova gara da 15 km. Saranno presenti Stefano Ruzza e Giulio Ornati. Ritrovo fissato alle ore 14 presso la Kongresshaus di Macugnaga (in località Staffa), con la possibilità di usufruire di uno spogliatoio con doccia dopo l’allenamento presso le piscine comunali a soli 100 metri dalla Kongresshaus.
Ma a luglio ci saranno, oltre alle 15 km, ci saranno altre distanze in programma: la 23K (con 1600 m D+), la 38K (con 2900m D+) e la 60K, con dislivello positivo di 4.500 metri, con il passaggio sulla diga di Mattmark/Saas Almagell e scollinamento al Passo del Monte Moro. Un percorso che si potrà affrontare anche a staffetta.


Valle Intrasca a Giulio Ornati e Riccardo Borgialli

251 coppie al via della Valle Intrasca, 89 alla Mezza Valle Intrasca: il caldo era tanto, e la crisi era dietro l’angolo ma gli atleti sono stati letteralmente trascinanti all’arrivo da un pubblico straripante, soprattutto nei punti più panoramici del percorso.
Se la sono goduta fino in fondo: Giulio Ornati e Riccardo Borgialli hanno dominato la quarantacinquesima edizione della Valle Intrasca percorrendo i 33,750 km per 1.625 metri di dislivello in 2h50’50”; una volta arrivati, sono tornati sui loro passi per dare il cinque a tutto il pubblico assiepato lungo l’arrivo, un bel modo per ringraziare l’accoglienza che piazza Ranzoni, sede di arrivo, ha riservato loro.
Seconda posizione per Stefano Trisconi e Saverio Ottolini (3h18’08”) molto soddisfatti al traguardo, mentre la terza piazza è andata alla coppia che forse è stata la vera sorpresa della giornata: Fabrizio Zeffiretti e Andrea Marchetto (3h21’04”).
Sara Rapezzi si è ripetuta: lo scorso anno prima con la gemella Fabiana, nel 2019 prima nelle coppie miste con Stefano Masciadri: 3h47’18” il tempo della coppia lombarda, che staccato Alice Pedroni e Filippo Cambiaggio di 6’02”, mentre terzi sono arrivati Lino e Ylenia Polti.
La gara femminile ha visto Monica Moia e Simona Lo Cane letteralmente scatenate; la coppia seconda nel 2018 ha vinto in 4h04’46”, precedendo Francesca Ferrari e Romina Caretti (4h18’56”) e Giulia Torresi e Elisabetta Bendotti (4h15’43”).
Erano tra i favoriti della Mezza e non hanno deluso le attese: Alessandro Turroni e Marco Giudici si sono aggiudicati la vittoria in 1h14’08”. Al femminile vittoria, con grandi festeggiamenti, per Chiara Cerlini e Marilena Fall, prime in 1h38’18”, mentre nelle coppie miste ha primeggiato il duo formatosi nelle ultime ore prima della gara e composto da Chiara Iulita e Mauro Bernardini.


Kilian Jornet Burgada di nuovo re di Zegama. Elisa Desco seconda

Zegama è Zegama. Kilian Jornet Burgada è un affezionato e nel suo palmares inserisce l’ennesima ‘maratoia’. Primo con il tempo di 3h52’47”, con un margine di 2’39” su Bartlomiej Przedwojewski, con Thibaut Baronian a 3’33” a completare il podio; quarto Stian Angermund-Vik, quinto Alejandro Forcades Pujol, con Oriol Cardona Coll, Manuel Merillas, Alexis Sévennec, Andy Wacker, Ander Iñarra Olaziregi a completare la top ten. Nella gara rosa a segno Eli Anne Dvergsdal in 4h36’06” con piazza d’onore per Elisa Desco che vince il testa con Amandine Ferrato, quarta Gisela Carrion Bertran, quinta Oihana Kortazar Aranzeta.


CUET a Luca Carrara e Annemarie Gross

Luca Carrara e Annemarie Gross nella 60 km, Andrea Debiasi ed Erica Leonardelli nella 28 km: sono loro i quattro vincitori della quarta edizione della Comano Ursus Extreme Trail, che ha visto schierati ai nastri di partenza 250 atleti di 11 nazioni, premiati da una splendida giornata di sole e dal grande lavoro svolto dallo staff della Comano Mountain Runners. Un lavoro che, negli ultimi giorni, è stato necessario per garantire alcuni passaggi in quota, con oltre 40 volontari impegnati a spalare la neve e a tracciare il passaggio per gli atleti.
Carrara, che lo scorso anno aveva preso il via ma era stato costretto al ritiro a causa di problemi fisici, ha trovato pronto riscatto e ha messo nero su bianco il pronostico della vigilia, imponendosi d’autorità nella gara lunga di 60 chilometri e 4800 metri di dislivello, caratterizzata dai paesaggi del giro delle Cime e dagli altrettanto suggestivi scenari offerti dai transiti in Val Lomasona, sul Monte Brento e sul Monte Casale.
Il forte bergamasco del Team Salomon, scattato alle 6 del mattino dal Passo Durone assieme agli altri iscritti alla CUET 60 km, ha portato a termine la propria trionfale fatica in 8h35’28”, tempo di oltre 15 minuti più basso rispetto a quello del secondo classificato, il tedesco Anton Philipp, con il trentino Manuel Degasperi (fresco di conquista del record di dislivello a piedi in 24 ore) a completare il podio.
Più combattuta la CUET 28 km, che ha vissuto sul testa a testa tra i due trentini Andrea Debiasi e Gabriele Leonardi e che ha portato i concorrenti a percorrere le creste della Val Marcia. I due sono transitati assieme a metà gara, al passaggio da Malga Nardis: l’accelerazione decisiva è arrivata nel finale, quando Debiasi è riuscito a fare la differenza e a liberarsi della compagnia del rivale. Il vincitore ha coperto i 28 km e i 2800 metri di dislivello del tracciato in 3h26’15”, infliggendo un distacco di 5’10” al rendenese Leonardi, comunque soddisfatto del proprio secondo posto. Più distanziato il terzo classificato, Michele Laghetto (3h41’57”), con Marco Gubert autore di una bella rimonta nella seconda parte di gara e alla fine quarto a 1’37” dalla zona podio.
Appassionanti anche le due sfide femminili, in particolar modo la CUET 28 km in rosa, vinta da Erica Leonardelli in 4h26’11” (14° tempo assoluto) con un vantaggio di 1’37” sulla polacca con passaporto italiano Wiktoria Piejak. Quest’ultima è stata vittima di un errore di percorso nel finale di gara, ma è comunque riuscita a garantirsi la piazza d’onore, mentre la medaglia di bronzo è finita al collo di Michela Foresti, che ha conquistato un ottimo terzo posto nella gara di casa, chiudendo in 4h39’25”.
La CUET 60 km femminile, infine, ha premiato l’altoatesina Annemarie Gross, che ha raggiunto il traguardo di Passo Durone dopo 11h57’19” di gara. Seconda piazza in 12h11’08” per la svedese Helen Westerberg.


Martin Dematteis e Daniela Rota primi alla ResegUp

Martin Dematteis e Daniela Rota incidono il proprio nome nell’albo d’oro della ResegUp. Parterre di livello per la decima edizione: difficile azzardare un pronostico vista la caratura degli atleti presentatisi ai nastri di partenza. Alle 15.30, come da pronostico, i 1250 corridori del cielo che sono riusciti ad accaparrarsi un pettorale hanno sfidato un caldo torrido sui 24 km e 3600 metri di dislivello totale che li ha portati in vetta al Resegone e poi nella torcida di piazza Cermenati.
Al rifugio Stoppani Elhousine Elazzoui e Gabriele Bacchion del Team Tornado hanno imposto un ritmo altissimo portandosi in scia compagni di fuga scomodi come Martin Dematteis, Dennis Bosire Kiyara e Jean Baptiste Simukeka.
Al passaggio in vetta, accompagnato da due ali di folla, Martin Dematteis guidava il gruppetto dei migliori. Il forte atleta piemontese, tallonato da Simukeka, Elazzoui e Bacchion ha tenuto la testa della corsa anche al sedicesimo km all’altezza dei piani d’Erna. Colpo di scena allo Stoppani, con il vincitore 2018 Jean Baptiste Simukeka che mette la freccia e si porta al comando. In piazza Cermenati, come lo scorso anno, tutti si aspettavano vedere sbucare nuovamente la canotta rossa del team Serim, e invece no. Martin Dematteis ha nuovamente innestato il turbo e vinto in 2h13’51”, tempo che sarà il crono da battere nelle edizioni a venire. Seconda piazza per Simukeka in 2h14’53”, terza per un super Gabriele Bacchion in 2h15’27”. Completano la top five Elhousine Elazzoui e Bernard Dematteis.
Nella classifica rosa la lariana Paola Gelpi ha preso in mano le redini della gara, alle sue spalle la compagna di scuderia Daniela Rota e la keniana Caroline Cherono. In discesa Daniela Rota ha però stretto i denti e migliorato il secondo posto 2018. Per lei successo di giornata in 2h51’32”, su Gelpi -(2h56’22”) e Cherono (3h05’28”). Ai piedi del podio Gisella Beretta e Lorenza Combi.


ResegUp, si festeggia la decima edizione

Il countdown per la decima ResegUp è cominciato e a Lecco sale la tensione per la sky che, in Italia, conta il maggiore numero di partecipanti. Sabato, in 1250 scatteranno da piazza Cermenati puntando la mitica vetta del Resegone per poi ripiombare nel centro cittadino in pieno orario aperitivo e godersi il ‘bagno di folla’ che attende ogni singolo concorrente. Come sempre premiazioni alle 22 in piazza e gran festa a suon di musica.
Adidas Terrex, main sponsor tecnico dell’evento, ha voluto regalare al pubblico lecchese un super regalo per festeggiare la decima edizione di quella che a Lecco e provincia è molto più di una gara. Guest star 2017 e 2018, anche quest’anno i campioni del mountain running Martin e Bernard Dematteis indosseranno il pettorale per dire la loro sullo spettacolare itinerario di 24 km con 3600 metri di dislivello complessivo. Un tracciato sicuramente non congeniale a loro che abitualmente si misurano su distanze più brevi, ma la classe cristallina dei gemelli piemontesi potrebbe rivelarsi determinate ai fini della classifica. Attenzione però al vincitore dello scorso anno Jean Batiste Simukeka che si presenterà ai nastri di partenza con il compagno di scuderia, nelle fila del Team Serim, Dennis Bosire Kiyara. In lizza per un posto sul podio anche per il runner sloveno Rok Bratina. Nel ruolo di outsider, un lunga lista di pretendenti tra i quali spiccano i local Paolo Bonanomi, Luca Del Pero, Danilo Brambilla, Lorenzo Beltrami, Andrea Rota e il veneto Gabriele Bacchion.
Nella gara in rosa a giocarsi il successo saranno la keniana Caroline Keron, le lariane Paola Gelpi, Lorenza Combi e la bergamasca Daniela Rota.


Valle Intrasca, ci siamo

Mentre le iscrizioni stanno superando quota 250 coppie per la gara lunga e quota 85 coppie per la corta, il CAI Verbano sta ultimando i dettagli organizzativi della tre giorni di festa che culminerà con la quarantacinquesima edizione della Valle Intrasca che si terrà domenica 2 giugno con partenza e arrivo a Verbania.
Come ormai tradizione l’apertura dell’evento sarà un onore che toccherà alla Pica Da Legn, quest’anno rinnovata e trasformata in un momento culturale di altissimo livello: venerdì alle 21, infatti presso la Chiesa di Santa Marta a Verbania Intra sarà protagonista Marco Albino Ferrari che presenterà il suo monologo Freney 1961 – sulla tragedia del Freney che vide coinvolte, nel luglio del 1961, le cordate Bonatti e Mazeaud.
Il sabato pomeriggio è sempre dedicato ai bambini che si lanceranno alle ore 16 nella classica Sgambettata per Bambini in gamba in piazza San Vittore a Verbania Intra e poi, dalle 18, ritiro pacchi gara.
Intanto si va arricchendo anche la starting list di entrambe le prove: nella Valle Intrasca (33,750 km per 1.625 m D+-) Giulio Ornati e Riccardo Borgialli hanno sciolto le riserve e hanno annunciato la loro presenza, diventando così una delle coppie favorite; da segnalare anche la presenza di due campioni come Max Valsesia e Giovanna Cerutti. Occhio anche alla coppia austro/canadese formata da Tijana Gonja e Mathieu Plamondon, accreditati di alcuni risultati importanti negli anni scorsi. Nella Mezza Valle Intrasca (17,300 km per 475 m D+-) chi vorrà vincere se la dovrà vedere con Marco Giudici e Alessandro Turroni.