Quattro atleti, quattro storie diverse nell'Asics Trail Team

È nato l’Asics Trail Team italiano, un team di atleti che entra a far parte di un progetto europeo che unisce i diversi team trail di tutte le altre nazioni del Vecchio Continente con l’obiettivo di individuare e aiutare a crescere giovani talenti nel trail running, affiancandoli ad atleti maturi, e supportarli con i consigli di esperti del mondo endurance, oltre che con il prodotto. Inizialmente il team italiano sarà composto dagli azzurri di corsa in montagna Xavier Chevrier, Alessia Scaini e Angela Mattevi e dalla ultrarunner Ginevra Cusseau.

Xavier Chevrier, valdostano di trent’anni, da parecchi anni è uno degli atleti più rappresentativi della Nazionale Italiana di corsa in montagna con la quale ha vinto medaglie sia nei campionati Europei che Mondiali. 

Seppur appena ventunenne, Alessia Scaini può vantare già diverse convocazioni in nazionale di corsa in montagna, di cui è una delle atlete più rappresentative tra le nuove leve.

Angela Mattevi, ventunenne trentina, è Campionessa Mondiale Junior e per molti addetti ai lavori rappresenta il futuro di questa disciplina per l’Italia. Angela ha ottenuto in questi anni anche ottime prestazioni nei cross, in pista e nella corsa su strada.

La toscana Ginevra Cusseau è la veterana del gruppo con i sui 34 anni, e ha legato il proprio nome a corse come l’Elba trail o l’Ultratrack Supramonte

Gli atleti useranno le tre scarpe per la corsa in natura del marchio giapponese: la GEL-FujiTrabuco 8, ideale per runner che cercano una scarpa strutturata e protettiva; la GEL-FujiTrabuco Lyte, che punta su leggerezza e reattività e la GEL-Fujitrabuco Sky, ancora più leggera ma al contempo reattiva.


Longiarù, il villaggio degli alpinisti

«Se privilegiamo luoghi come Longiarù o la Valle Maira o una delle altre località che puntano a sviluppare un turismo diverso, possiamo contribuire a segnare la strada verso il futuro» scrive Francesco Tremolada su Skialper 133 di dicembre-gennaio. Francesco è Guida alpina e vive in Val Badia. Come tutti i local frequenta anche le zone più famose intorno al giro del Sella Ronda, ma quando vuole ritrovare quel senso di pace e di tranquillità dello scialpinismo puro, sceglie il Parco naturale Puez - Odle e la valle di Longiarù, in ladino Val da Lungiarù.

© Francesco Tremolada

«Questo è un posto speciale ed è qui che mi piace andare per trovare la tranquillità vicino a casa. Il parco Puez - Odle non ha rifugi aperti in quota come Fanes e le gite si effettuano in giornata dalle valli. Se gli accessi dal versante della Val Gardena e dall'Alta Badia sono facilitati dagli impianti, che permettono di alzarsi in quota verso i confini del parco, sugli altri versanti le gite iniziano dal fondovalle o al più da qualche strada che sale alle numerose e caratteristiche frazioni. La valle di Longiarù, in particolare, è quella che offre il maggior numero di itinerari e si presta molto bene a un soggiorno scialpinistico di qualità. Qualità nel soggiorno, perché i ritmi e l'atmosfera sono quelli di un turismo più lento e rilassato, ma soprattutto qualità nella varietà dello sci, perché qui, oltre alle gite facili nel bosco e su terreno aperto, sono tanti i canali dolomitici e gli itinerari di stampo più moderno». E, aggiungiamo noi, decine di gite con dislivelli fino a 1.400 metri.

Inoltre Longiarù è stato riconosciuto come Villaggio dell’alpinismo. Ma cosa significa? I Villaggi dell’alpinismo sono un’iniziativa dei Club Alpini e nascono da un progetto del Club Alpino austriaco. Sono località pioniere dell’alpinismo e devono rispettare criteri rigorosi, impegnandosi nell’attuazione del protocollo della Convenzione delle Alpi (un documento stipulato tra gli otto Stati alpini e l’Unione Europea, che ha come fine lo sviluppo sostenibile e la tutela delle Alpi). Una filosofia che va oltre il semplice marketing turistico, ma spazia a 360 gradi dall’edilizia alla mobilità, ai trasporti, all’agricoltura, alla tutela del paesaggio e della cultura locale.

L’articolo e i consigli per una vacanza a Longiarù sono su Skialper 133 di dicembre-gennaio.

© Francesco Tremolada

Arthur Conan Doyle, un passo alpino sugli ski

«Il fatto è che in inverno scalare una normale vetta e compiere la traversata di valichi alpini è più facile che in estate, a patto che il tempo resti sul bello. In estate dovrete sia salire che scendere, e le due fasi sono egualmente faticose. In inverno la fatica è ridotta a metà, poiché buona parte della discesa è una semplice pattinata. È molto più semplice salire zigzagando con gli ski sopra una neve passabilmente compatta, anziché scarpinare su per i massi sotto un cocente sole estivo». È con un inconfondibile humour british che Sir Arthur Conan Doyle, nel 1894, descrive (probabilmente è la prima relazione scialpinistica della storia) la traversata Davos-Arosa sul The Strand Magazine, che ripubblichiamo su Skialper 133 di dicembre-gennaio. La mente visionaria di Conan Doyle arriva a intuire le enormi potenzialità di quelle due assi di legno: «Fatto sta che, disponendo di perseveranza e di un mese libero nel quale superare tutte le prime difficoltà, si giungerà a credere che gli ski aprono un orizzonte di sport che è, a mio avviso, unico. Non riscuote ancora apprezzamento, ma sono convinto che un giorno centinaia di inglesi verranno in Svizzera per la stagione dello ski, in marzo e aprile». 

Arthur Conan Doyle, autore delle avventure di Sherlock Holmes, il più famoso detective di tutti i tempi, scoprì lo sci come passatempo durante la lunga permanenza a Davos, al capezzale della prima moglie, malata di tubercolosi. Così, insieme ai fratelli Branger, coprì il percorso Davos ad Arosa percorrendo il passo Furka. Durante l’ultima discesa i tre si tolsero gli sci per trasformarli in una slitta, ma Conan Doyle, puntando un tallone nella neve, ruzzolò, frantumando il suo abito: «A detta del mio sarto, l’Harris Tweed non si logora mai. È una pura teoria, che non reggerebbe a un esperimento scientifico dotato di tutti i crismi. Brandelli della sua merce si trovano esposti, infatti, dal Passo della Furka ad Arosa, e per il resto di quel giorno fui particolarmente felice di camminare rasente ai muri».

L’articolo completo è pubblicato su Skialper 133 di dicembre-gennaio. 


Coppa del Mondo e Campionati italiani aprono la stagione agonistica

Appuntamento sabato 19 e domenica 20 dicembre a Pontedilegno-Tonale per le gare di apertura della Coppa del Mondo di skialp. Il programma prevede le sfide sprint, in versione serale, e vertical. Ci saranno tutti i big, a partire dai vincitori della Coppa 2020, Robert Antonioli e Marianne Fatton, Alba De Silvestro, Matteo Eydallin, Michele Boscacci, Damiano Lenzi. Il programma della due giorni di Coppa del Mondo prevede sabato 19 dicembre, a partire dalle 16, le qualificazioni per la gara sprint, seguite dalle semifinali e finali sul tracciato che si svilupperà, proprio come dodici mesi fa in occasione dei campionati italiani, sulla parte finale della pista Corno d’Aola, che per l’occasione sarà illuminata a giorno. Qualche ora di riposo e poi la domenica mattina del 20 dicembre, con lo start alle ore 10, andrà in scena il vertical con partenza nei pressi della stazione a valle della pista Corno d’Aola e arrivo in quota. L’evento, a causa dell'emergenza sanitaria, sarà a porte chiuse senza pubblico. Il comitato organizzatore, insieme a Infront Sport & Media (che detiene i diritti), garantirà la produzione di immagini e la distribuzione a una serie di televisioni nazionali e internazionali. Seguendo le indicazioni della ISMF l'azienda sanitaria territoriale ha stilato un protocollo ad hoc che verrà utilizzato per garantire lo svolgimento in sicurezza dal punto di vista sanitario. Per Ponte di Legno e il Passo del Tonale l’organizzazione delle prove di apertura della Coppa del Mondo non rappresenta l’unico appuntamento stagionale, perché in calendario c’è anche la settima edizione dell’Adamello Ski Raid, fissata per sabato 10 aprile 2021.

In attesa della Coppa del Mondo sono state fissate anche le date dei Campionati italiani. Saranno Andalo e la Skiarea Paganella il teatro di gara dell’edizione 2020 per le categorie giovanili, assoluti e master, dal 27 al 29 dicembre. Date slittate di qualche settimana rispetto al calendario iniziale. Tre i titoli in palio, quelli della sprint, della staffetta e del vertical. L’organizzazione sarà affidata al collaudato staff dello Sci club Brenta Team. Ad aprire la tre giorni tricolore, domenica 27 dicembre, saranno le gare sprint. Alle 13.30 partirà la gara riservata ad under 16 e under 18, alle 14.30 quella riservata agli under 20, seguiti alle 15.15 dalla prova under 23, senior e master. Lunedì 28 dicembre sarà giornata dedicata alle staffette. Alle 10.30 ci sarà la staffetta della categoria Giovani, alle 11.30 quella delle donne senior e alle 12 quella degli uomini senior. La chiusura, martedì 29 dicembre, spetterà al vertical, con partenze scaglionate a partire dalle 10 a seconda delle categorie. Ufficio gare e ritiro pettorali troveranno luogo nelle strutture di Piazzale Paganella, sempre ad Andalo.


In arrivo Skialper 133 di dicembre-gennaio

«Navigare i mari di neve fresca, invece che grattugiare le piste. Farsi attrarre dalla filosofia e decidere di sperimentare il nuovo linguaggio. Per caso, come succede per le cose importanti della vita. Basta non dire di no». Abbiamo preso in prestito questa frase dal racconto Onde di Enrico Camanni, scritta a proposito della sua prima esperienza sullo snowboard, come strillo di copertina del numero di dicembre di Skialper. Un numero, come l’inverno che stiamo vivendo, diverso. 192 pagine da sfogliare a partire dal prossimo 10 dicembre, per emozionarci, pensare e vivere una montagna nuova. Cercando di vedere delle opportunità anche nelle limitazioni.

ARTHUR CONAN DOYLE, UN PASSO ALPINO SUGLI SKI

«Fatto sta che, disponendo di perseveranza e di un mese libero nel quale superare tutte le prime difficoltà, si giungerà a credere che gli ski aprono un orizzonte di sport che è, a mio avviso, unico. Non riscuote ancora apprezzamento, ma sono convinto che un giorno centinaia di inglesi verranno in Svizzera per la stagione dello ski, in marzo e aprile». A scrivere, nel 1894, è Arthur Conan Doyle, padre del più famoso detective di tutti i tempi, Sherlock Holmes. La sua traversata da Davos ad Arosa è probabilmente la prima relazione scialpinistica della storia e noi la ripubblichiamo integralmente. Un misto di humour british e visioni in anticipo rispetto ai suoi tempi. Da leggere come un bel racconto, davanti al caminetto. 

ONDE

La prima volta sullo snowboard, per fuggire da quella striscia bianca piena di puntini. Un racconto tratto da AAA Altitudini, il nuovo prodotto editoriale della nostra casa editrice, per raccontare emozioni, gioie, dolori della prima volta nel ‘mare’ della neve fresca con la tavola si piedi. Una metafora del momento che stiamo vivendo e dell’opportunità di provare a uscire dalle piste davanti alla quale si troveranno tanti sciatori. Le parole sono di Enrico Camanni.

UN GIOCO IBRIDO

Anche un santuario del turismo invernale tradizionale come il Sellaronda può essere vissuto in modo diverso. In una stagione che ci imporrà inevitabilmente delle limitazioni, ci si può muovere con le pelli e fuori dalle piste battute senza rinunciare agli impianti quando serve o al comfort dei rifugi. Uno scialpinismo ibrido, ma pur sempre un primo passo verso l'esplorazione per chi viene da una vita di sci all'interno dei comprensori. È l'approccio backcountry degli americani, che in questo articolo Porter Fox e David Reddick hanno applicato alle nostre Dolomiti. A sciare con loro Giulia Monego e Christine Lustenberger.

© David Reddick

IL VILLAGGIO DEGLI ALPINISTI A DUE PASSI DAL SELLARONDA

Alias Longiarù, nel parco naturale Puez - Odle: niente impianti e rifugi invernali. Si parte da valle per raggiungere canali e pascoli nel silenzio. E poi si ritorna a valle nel Villaggio degli alpinisti. Che cosa significa? Basta leggere l’articolo di Francesco Tremolada, Guida alpina che conosce le Dolomiti come le sue tasche.

© Francesco Tremolada

IL LATO B DI LA GRAVE

Non esiste solo la famosa telecabina e l’enorme comprensorio d’alta montagna che serve. La Grave è anche altro, per esempio il parco giochi di Ptor Spricenieks, canadese che ha messo su casa da queste parti. Un versante soleggiato e poco frequentato dove ha sciato anche Glen Blake.

© Ptor Spricenieks

IL COMPRENSORIO SENZA IMPIANTI

Alla viglia di Natale in Colorado aprirà una nuova stazione sciistica. Ci saranno piste facili, medie e difficili, bar, noleggi sci. Mancano solo… gli impianti, che verranno sostituiti da sette tracce di salita, doppie per potere chiacchierare mentre si sale. Benvenuti a Bluebird Backcountry. 

© Bluebird Backcountry

SCIARE AL TEMPO DEL COVID-19

Impianti chiusi? È vero che c’è stato il boom dell’attrezzatura da scialpinismo? Qual è la strada giusta per passare dalla pista allo skialp e al freeride in sicurezza? Ne abbiamo parlato con Guide e negozianti. E poi quali sono gli errori più comuni in tema di valanghe, quelle trappole euristiche in cui incappano anche gli esperti? Quali sci scegliere, come vestirsi, sopra e sotto? E gli scarponi? Gli attacchi? Il set sicurezza? Oltre 60 pagine di idee. 

© Alice Russolo

POWDER TO THE PEOPLE

Dopo 49 anni ha cessato le pubblicazioni Powder, il magazine americano che era il barometro culturale dello sci fuoripista. Il nostro tributo con le copertine più iconiche e un’intervista alla editor in chief.

YANNICK BOISSENOT

Se conosci quello che fotografi, è meglio. Ed è proprio quello che fa Yannick Boissenot, cameraman, fotografo d’azione e sciatore del ripido. Lo ha intervistato Andrea Bormida. 

© Damiano Levati/Storyteller Labs

LA PRIMA TRACCIA DI ENRICO E ROBERTO

Una passione per lo sci fuoripista e il telemark. Poi, a una certa età, invece di ‘farsi l’amante’, si sono fatti il loro marchio indie di sci da skialp e da freeride, taylor made. Abbiamo pellato insieme alle anime dietro a First Track, per conoscere meglio il brand e i suoi prodotti. 

FABRIZIO BERNABEI, LA CORSA DENTRO

Direttore commerciale di New Balance, ma anche grande runner, con risultati di tutto rispetto (per esempio due podi alla Marathon des Sables). È sempre interessante parlare con Fabrizio Bernabei, ancor di più in un momento di grandi e veloci trasformazioni come quello che stiamo vivendo. Per capire dove sta andando il mondo del trail running. 

E POI…

Tre giacche in Gore-Tex Pro alla prova, le esplorazioni glaciali del gruppo speleologico La Venta, l’outro sulla riscoperta della corsa in natura lontano da cronometri e cardiofrequenzimetri, una riflessione sulle opportunità offerte da una montagna per una volta chiusa al turismo di massa, la consueta playlist, 10 pagine di portfolio fotografico tra neve, acqua e sabbia, un’ode alla seggiovia monoposto, icona del distanziamento…


Aperte le iscrizioni all'undicesima Fischer Transalp

Ci sono eventi che diventano marchi e così è per la Transalp, la traversata sci ai piedi delle Alpi organizzata da Fischer. Il costruttore austriaco ha da sempre visto nei grandi spazi e nella possibilità di usare gli sci come mezzo di locomozione un’opportunità per mettere alla prova gli ultimi materiali e per individuare le esigenze degli scialpinisti, guardando sempre avanti, all’attrezzatura del futuro. Transalp significa partire da una località sul versante meridionale delle Alpi e raggiungere quello settentrionale. Ma il bello è che il percorso cambia ogni anno e che i partecipanti alla traversata itinerante di una settimana vengono selezionati tra gli appassionati, per vivere un’esperienza indimenticabile e totalmente gratuita.

Il prossimo appuntamento è dal 21 al 28 marzo, sulla rotta dal Passo del Bernina, al confine tra Italia e Svizzera, alla Kleinwalsertal, al confine tra Austria e Germania. Il percorso esatto toccherà Pontresina, Davos, Klosters, Montafon e l’Arlberg e naturalmente potrà venire modificato in funzione del meteo e della situazione sanitaria. Sei giorni con pernottamenti prevalentemente in rifugio, in compagnia di scialpinisti di tutta Europa. L’edizione 2021 in particolare si concentrerà alla ricerca delle migliori discese e non solo sull’esperienza itinerante. Per l’Italia c’è un solo posto e le selezioni chiudono l’11 gennaio. Per candidarsi bisogna consultare il sito https://www.fischersports.com/transalptour2021

A tutti i partecipanti è richiesta una buona condizione fisica (dislivelli giornalieri di circa 1.500 metri, una valida tecnica sciistica e conoscenza degli aspetti della sicurezza oltre a tanta voglia di mettersi in gioco. A chi verrà selezionato sarà fornito anche un set completo di attrezzatura. L’avventura è iniziata…


Stefan Rainer di Oberalp: «posticipiamo di un mese i saldi»

Un sistema che rincorre se stesso, con collezioni con vita sempre più breve e finestre saldi incombenti. Un sistema che ha messo in difficoltà diversi negozi specializzati e che con la pandemia e i lockdown rischia di acuire una situazione difficile. Per questo Stefan Rainer, CSO del Gruppo Oberalp, che controlla i marchi Salewa, Dynafit, Wild Country, Pomoca, Evolv e LaMunt, ha scritto una lettera ad Anna Ferrino, Presidentessa di Assosport, e Günther Acherer, Presidente di IOG - Italian Outdoor Group, per proporre di fare slittare di almeno un mese la stagione dei saldi. Una lettera, quella di Rainer, che porta all'attenzione dello sportsystem alcune riflessioni fatte anche da Giorgio Armani sul sistema moda durante la prima ondata della pandemia. Proprio per arrestare la spirale Oberalp ha confermato il 75% dell'attuale catalogo per la prossima stagione invernale. Riportiamo la lettera di Rainer a seguire:

Gentile Presidentessa Anna Ferrino, gentile Presidente Günther Acherer,

mi permetto di scriverVi a nome del Gruppo Oberalp di Bolzano, proprietario dei marchi Salewa, Dynafit, Wild Country, Pomoca, Evolv e LaMunt. Il fatto che queste settimane così importanti per le vendite stiano trascorrendo in lockdown parziale o totale, sicuramente sta penalizzando il sell-out degli articoli sportivi, soprattutto per quei retailer che si sono specializzati nella consulenza e vendita offline. Le limitazioni preannunciate per le località e gli sport di montagna acuiranno queste problematiche per i negozi a vocazione alpina e turistica. Ma in realtà è già da diverse stagioni che un numero importante di retailer è in difficoltà. Tra i motivi c'è anche il fatto che troppe vendite sono frutto di una eccessiva pressione promozionale, che penalizza la marginalità. Noi siamo fortemente convinti che per assicurare un futuro positivo al nostro settore sia necessario fare in modo che i prodotti esposti sugli scaffali mantengano il più possibile il loro valore. Per questo i nostri marchi di proprietà Salewa e Dynafit hanno scelto da tempo la strategia di avere una alta percentuale di prodotti carry over, per cui il 75% dell'attuale catalogo invernale è stato confermato per la stagione FW21/22. Un segnale positivo è che sempre più marchi sembrano apprezzare e seguire la nostra strategia, puntando su una percentuale di prodotti (SKU) continuativi importante. Riteniamo però che, in aggiunta a queste strategie di lungo respiro, sarebbe di grande impatto positivo se questo inverno venissero posticipati i saldi di almeno un mese - vale a dire a inizio febbraio 2021. Questa misura, contingente ma immediatamente realizzabile, concederebbe ai negozianti il tempo minimo necessario per generare quote di sell-out a prezzo di listino (SRP), tali da poter garantire quei margini vitali per le loro attività commerciali. Sono convinto che Assosport e Italian Outdoor Group potrebbero portare avanti questa proposta e promuoverla nei canali istituzionali a favore di tutto il nostro comparto, contando sul pieno appoggio del gruppo Oberalp.

Cordiali saluti,

Stefan Rainer Group CSO Oberalp

Stefan Rainer, CSO Oberalp Group

The players: Stefano Gregoratto

Su On Ice è presente con il nickname di Furbo. Il nome deriva dal mondo dell’arrampicata e ogni riferimento o allusione… non è puramente casuale. Lo racconta ridendo. «Nella vita ho anche arrampicato e possedevo quell’aggeggio, che da me si chiama appunto furbo. E sai come è tra amici, soprattutto quando sei nell’ambiente della falesia, ci si prende in giro. Così quando mi sono registrato sul forum ho pensato che Furbo fosse un nickname perfetto».

Stefano Gregoratto, ingegnere civile di Milano, classe 1971, sa ridere di se stesso ed è uno che Quelli bravi, i fenomeni, i mostri, sono gli altri, non certo io. A vederlo scendere però, saltellando sugli sci e disegnando curve strette anche su terreni ripidi o su neve difficile, ci si toglie il cappello. Anche se ad ascoltare lui ormai l’obiettivo principale, la motivazione più importante del suo andare in montagna ora è (oltre all’amore per la natura e l’ambiente delle vette) la compagnia.

«Gli altri hanno una marcia in più e li posso seguire solo quando non sono al top della loro forma atletica» racconta ridendo mentre, a fine gita, addenta una fetta di salame con del pane che la compagnia ha portato per concludere la giornata. Quello della merenda post-gita è un grande classico. Non manca neanche il vino. «Pensa te che questo è il momento della gita che amo di più - continua a ridere - Preferisco la discesa alla salita, soprattutto se c’è la possibilità di fare tante, anzi tantissime curvette, strette e regolari, lasciare il mio segno sulla neve vergine». Ha cominciato a sciare e a frequentare la montagna fin da piccolissimo, dall’età di cinque anni ed è scialpinista da quando ne ha 25. Lo sci non deve essere ultratecnico o super leggero, deve essere quello con cui si trova bene. «Ultimamente prediligo i lunghi giri in bicicletta, percorsi intorno ai 200 chilometri che faccio insieme a Domenico Fenio». Dalla mattina alla sera, sulle due ruote come con gli sci, come per dire che lo sport e l’amicizia non hanno frontiere. Oltre allo scialpinismo pratica moltissima bicicletta da strada, arrampicata, escursionismo, vie ferrate, alpinismo, e qualche vertical: «Sono il mio ultimo giocattolo».

QUESTO RITRATTO È STATO PUBBLICATO SU SKIALPER 122


Nasce l'archivio digitale Ferrino

Per festeggiare i 150 anni Ferrino, il marchio outdoor torinese che ha fatto la storia delle esplorazioni e dell’avventura in giro per il mondo, oltre che del campeggio, si è regalato un archivio digitale storico. In mesi di intenso lavoro sono stati raccolti i documenti più significativi della lunga storia del marchio - dalle fotografie ai ritagli della rassegna stampa, fino ai cataloghi e agli schizzi dei progetti dei prodotti - e trasferiti su una piattaforma digitale. Lo strumento, presentato ieri da Anna Ferrino nel corso di un’anteprima in streaming, per ora è interno all’azienda, ma il prossimo passo potrebbe essere quello di creare un museo digitale d’impresa. 

L’evento è stato l’occasione per sbirciare nei ricordi di un’azienda che ha un patrimonio di storie e di ambassador unico, a partire da Reinhold Messner. La digitalizzazione dell’archivio è stata affidata a Promemoria e la piattaforma non è un punto d’arrivo ma un percorso. Oltre alla ricerca nei documenti interni, infatti, si pensa di accedere agli archivi pubblici. Alcuni documenti sono stati recuperati direttamente negli archivi personali delle famiglie Ferrino e Rabajoli (entrata in società a partire dal 1971) perché nel 1943 lo stabilimento fu bombardato e completamente distrutto. Proprio a proposito del bombardamento, ieri Anna Ferrino ha mostrato le foto di un album fotografico che documenta i danni subiti che non era mai stato reso pubblico. Altre ‘chicche’ sono i ritagli di giornale tratti da Time sull’impresa degli Ottomila di Messner o una tenda Ferrino in un quiz di Mike Bongiorno. 


Il tentativo di record sulle 24 ore di Kilian finisce in ospedale

Il record di Kilian sulle 24 ore di corsa in pista si è fermato al chilometro 134,8 e a 10 ore e 20 minuti, nella fredda notte norvegese. Due improvvise fitte al petto e un senso di vertigini hanno decretato il ritiro dell’atleta catalano che la scorsa notte si è accasciato durante un giro ed è stato portato in ospedale in ambulanza per accertamenti. «In ospedale mi hanno fatto una serie di esami, non pensano che sia niente di serio» ha detto Kilian Jornet oggi in un video registrato da casa. Probabilmente nei prossimi giorni verrà sottoposto ad altri accertamenti.

Kilian Jornet lavorava al tentativo di record da un anno. Lungo la pista di Måndalen, dove correva con altri atleti, con temperature intorno alla zero, ha percorso i primi 10 chilometri a 4’16’’/km e finito i primi 42,4 km in 3h02’23’’. «Andava bene, con i soliti up & down, il corpo e le gambe trasmettevano sensazioni positive e poi improvvisamente ho avvertito due fitte intense al petto e subito una forte sensazione di vertigine e stanchezza» ha detto Kilian che aveva in programma il tentativo Phantasm 24 (dal nome della scarpa Salomon utilizzata, la S/Lab Phantasm) qualche settimana prima, ma aveva dovuto posticiparlo a causa di una serie di infortuni.


Mercoledì la première online sui primi 3.548 km di Va’ Sentiero

Appuntamento mercoledì 25 novembre con l’anteprima nazionale del docufilm autoprodotto ‘Va’ Sentiero - Alla scoperta del Sentiero Italia’. Protagonisti i primi 3.548 km della spedizione che sta riscoprendo l’entroterra italiano percorrendo il trekking più lungo al mondo, condensati in 50 minuti. Diretta alle 21 sul canale YouTube di Va’ Sentiero per la proiezione; alle 21.55 ci si sposta su Facebook per il Question Time aperto alle curiosità di tutti gli spettatori. Modera Frank Lotta, speaker di Radio Deejay e conduttore del programma Deejay On the Road.

Il docufilm con video e montaggio di Andrea Buonopane racconta i volti e le storie che il giovane team di Va’ Sentiero ha incontrato durante i suoi primi 3.548 km percorsi nei primi 7 mesi della spedizione lungo il Sentiero Italia, attraversando Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Toscana, Emilia- Romagna, Umbria e Marche. Un cammino, questo, senza precedenti, iniziato lo scorso anno con un duplice obiettivo: da una parte promuovere il Sentiero Italia - il trekking più lungo al mondo - all'insegna della consapevolezza ambientale e del turismo lento; dall'altra, valorizzare le terre alte.

L’ingresso alla première virtuale è gratuito; per chi lo desiderasse, è possibile contribuire alla causa di Va’ Sentiero con una donazione al progetto. La spedizione Va' Sentiero e la realizzazione del docufilm sono state rese possibili anche grazie agli sponsor che hanno creduto nel progetto. «Quando il lockdown ci ha obbligato a pensare diversamente, abbiamo ragionato su cosa fare per promuovere una visione outdoor più local: i marchi vivono grazie ai territori ma non sempre sono stati attenti a supportarli e Va’ Sentiero ci è sembrata l’iniziativa giusta per riportare il focus sulle terre alte vicino a casa perché le attraversa a passo d’uomo, perché attraversa tutta l’Italia ma al tempo stesso mille territori così diversi tra di loro» dice Jerome Bernard di Vibram, uno dei marchi che sostiene Va’ Pensiero in questo suo secondo anno di vita. «Credo che in questo momento in cui in molti hanno scoperto il mondo outdoor a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia i marchi abbiano una responsabilità ancora più grande per aiutare i nuovi appassionati a praticare in sicurezza e con responsabilità» ha aggiunto Bernard. Nel primo anno di sostegno, Vibram è intervenuta fornendo suole con mescola Megagrip ai ragazzi di Va’ Sentiero, ma l’obiettivo era anche di creare interazione nelle varie tappe, obiettivo che si è scontrato con l’emergenza pandemia e che verrà ripreso a partire dalla prossima primavera. L’engagement si è trasferito online con interventi sui canali social del marchio ogni fine settimana per raccontare l’avventura di Va’ Sentiero, Quella stessa avventura che mercoledì tutti potranno rivivere in un timelapse di 50 secondi.

© Sara Furnalentto

Kilian alla sfida delle 24 ore

I rumour si susseguono da settimane, dunque ora c’è la conferma ufficiale: Kilian Jornet, dopo avere corso in 29’59’’ una 10 km su strada, è pronto per una nuova avventura, lontano da quelle per le quali è conosciuto. Il 21 o 22 novembre (queste le prime date ipotizzate, ma tutto dipenderà dalle condizioni meteo) scenderà sulla pista di atletica di Måndalen, in Norvegia per correre per 24 ore consecutive. La pista misura 400 metri e Kilian ogni quattro ore invertirà il senso di corsa. Il precedente record è stato stabilito nel 1997 da Yiannis Kouros, che ha percorso 303,506 chilometri in 24 ore. La Norvegia, dove vive Jornet, è relativamente immune dalla pandemia COVID-19. Tuttavia, per rispettare le precauzioni sanitarie, lo stadio sarà chiuso agli spettatori durante l’evento. Ci si aspetta che le temperature scendano fino a zero gradi Celsius di notte e oscillino tra 8-15 gradi durante il giorno.

«La motivazione è quella di uscire dalla mia zona di comfort, provare sfide diverse e vedere cosa sono in grado di fare, sia che si tratti di arrampicare in alta quota o, in questo caso, di correre su terreno pianeggiante» ha raccontato Kilian. «È divertente scoprire le esperienze diverse che posso realizzare, e allenarmi in piano è un buon test e un'opportunità per imparare in termini di nutrizione e ritmo, e poi provare ad applicare questi risultati a diverse attività, come ai progetti di alpinismo».

Ai piedi di Kilian la nuova Salomon S/LAB Phantasm, una scarpa da corsa su strada ultraleggera che sarà lanciata nella primavera 2021. Con design dinamico (drop di 6 mm) sviluppato con i migliori atleti, la S/LAB Phantasm, si concentra su peso, traspirabilità e una transizione rapida che si ottiene con un profilo rocker curvo e, poi, grazie alla schiuma più leggera e reattiva di Salomon, chiamata Energy Surge. Una tomaia quasi invisibile in TPU Mesh conferisce alla scarpa un design leggero e traspirante. Pesa solo 199 grammi.

«Sono così tanti chilometri che non riesco nemmeno a visualizzarli» afferma Kilian. «Ho visto gli splits di Yiannis quindi voglio stare al passo il più a lungo possibile. Conosco la velocità che devo mantenere ogni ora, quindi conosco il ritmo per ogni chilometro e ogni giro. Naturalmente, le prime 10 ore saranno un po' più veloci e poi rallenteranno ora dopo ora, quindi ho un piano preciso e so quanto dovrò correre ogni ora. La cosa importante è non avere problemi muscolari ed essere in grado di mangiare senza avere grandi momenti critici». Kilian ha lavorato molto di più sulla velocità. «Ho lavorato principalmente sulla velocità perché le mie gambe non sono abituate a muoversi così speditamente. Per prepararmi, ho svolto tre giorni di allenamento sulla velocità ogni settimana in pista o su strada. Ma la forma con cui corri in pianura è molto diversa da come corri in montagna, dove sei più in alto, passi sopra gli ostacoli e metti i piedi in posti diversi a seconda del variare del terreno». Gran parte della ricerca durante l'allenamento si è concentrata sulla riduzione al minimo degli infortuni che potrebbero derivare dal movimento ripetitivo della corsa su terreno piatto. Infatti Kilian è stato costretto a ritardare il progetto nelle ultime settimane a causa di alcuni fastidiosi infortuni muscolari che si sono verificati prima della sua prima gara su strada di 10 km, la famosa gara di Hytteplanmila in Norvegia. «Penso che la sfida più grande sia essere in grado di allenarsi in modo coerente e non avere infortuni perché il passaggio al terreno piatto è molto difficile per i muscoli. L'allenamento è stato un po' frustrante negli ultimi mesi, passando da un infortunio all'altro. Mi sono allenato bene e poi mi sono infortunato e avrei dovuto riposare. Dopo la gara di 10 km ho dovuto interrompere l'allenamento e recuperare. Ora il piano è quello di fare una buona settimana di allenamento e vedere come si sente il mio corpo, quindi fare riposare i tessuti muscolari e recuperare per il progetto».

© Vegard Breie