Poker azzurro a Premana: oro per Silvia Rampazzo
Prime anche le due squadre, argento per Francesco Puppi
Grande Italia al Giir di Mont in edizione mondiale long distance. A Premana pioggia di medaglie azzurre. Nella gara maschile impresa di Francesco Puppi che tiene testa a Petro Mamu sino alla discesa finale, dove l’eritreo vola sul traguardo in 3h12’37”, ma l’argento è tutto per l’azzurro in 3h14’37” con bronzo per lo svizzero Egli in 3h18’13”. Quattro italiani nei quindici: quinto Alessandro Rambaldini, settimo Luca Cagnati, ottavo Gil Pintarelli, quindicesimo Nicola Spada. Un grande oro a squadre.
Ma il capolavoro in casa Italia arriva dalla prova rosa. Le statunitensi Kasie Enman e Addie Bracy provano a forzare la gara, ma alla fine spunta Silvia Rampazzo che rientra, passa al comando e non si ferma più sino di traguardo di Premana chiudendo in 3h56’45”. Argento per la Enman (3h57’30”), terza la rumena Denisa Dragomir che conquista il bronzo nella discesa finale (3h59’34”). Una bella prova di squadra per l’Italia che va a medaglia (ancora d’oro) con il decimo posto di Antonella Confortola, l’undicesimo di Stephanie Jimenez, il tredicesimo di Lisa Buzzoni e il quattordicesimo di Barbara Mani.
Nadir Maguet vince la Mont Blanc Skyrace
Chiara Giovando prima nella gara rosa
A Courmayeur tempo di Mont Blanc Skyrace. Nella K2000 con arrivo ai 3500 metri di Punta Helbronner protagonisti gli atleti dello ski-alp del CS Esercito, in raduno per una settimana alla Caserma Perenni. Successo di Nadir Maguet che chiude in 1h41’15” davanti a Manfred Reichegger in 1h45’00”, con Daniel Antonioli in 1h48’24” a completare il podio, quarto Davide Cheraz, quinto Denis Trento. Al femminile prima Chiara Giovando in 2h12’35”, seconda Barbara Cravello in 2h17’44”, terza Graziana Pè in 2h23h30”, quindi Lisa Borzani e Tatiana Locatelli. Nella K1000 in notturna andata in scena giovedì sera vittoria con record per Davide Magnini in 45’56”, davanti a Mattia Scrimaglia in 48’19”, con terzo Robert Antonioli in 51’44”. Sul podio rosa prima Silvia Cuminetti, settima assoluta in 55’48”, seconda la francese Stephanie Roy in 1h00’22”, terza Giulia Compagnoni in 1h01’12”.
In gara a casa di Kilian Jornet e Emelie Forsberg
Nella Tromso SkyRace primi Jonathan Albon e Maite Maiora
Due giorni a casa di Kilian Jornet e Emelie Forsberg: Blåmann Vertical e Tromsø SkyRace sono le due prove norvegesi del Vertical Kilometer World Circuit e del Migu Run Skyrunner World Series. Nella prima gara, di 2.7 km per 1.044 metri di dislivello, successo per gli atleti di casa Stian Angermund Vik e Eli Anne Dvergsdal; sul podio maschile sono saliti anche il francese Alexis Sevennec e lo svizzero Pierre Metta, mentre su quello rosa seconda Emelie Forsberg terza l’altra norvegese Therese Sjursen. Nella Tromsø SkyRace, valida per il circuito Extreme, per i suoi 53 km con 4.600 metri di dislivello, vittoria del britannico Jonathan Albon in 7h01'01”, davanti al nepalese Bhim Gurung in 7h08'58”, con terzo il francese Michel Lanne in 7h27'26”, quarto lo spagnolo Fabien Antolinos, quinto il francese Gael Reynaud. Maite Maiora si aggiudica la gara rosa in 8h21’21!, davanti all’olandese Ragna Debats in 8h25’43” e all’altra spagnola Nuria Picas in 8h39’17”.
Herve' Barmasse e il mantra del come
Su Skialper di agosto-settembre ampia intervista all'alpinista valdostano
Si può andare in Himalaya, si può salire sull’Everest, sul K2 o sul Shisha Pangma, si può arrivare in vetta o no, ma conta molto come lo si fa. E quel come assume un significato pesante come una pietra, come uno scoglio. Come il più nobile scoglio d’Europa, quella Gran Becca (o Cervino…) dove sta scritta su ogni sasso la storia dei Barmasse, uomini di montagna, alpinisti, Guide alpine da diverse generazioni. Ma sarebbe banale, troppo banale, partire da qui per parlare di Hervé Barmasse. La scusa per un’intervista è stato lo Shisha Pangma (8.027 m), raggiunto da Barmasse e Göttler a fine maggio in 13 ore lungo la parete sud (volevano aprire una nuova via, ma la breve finestra di bel tempo li ha costretti a seguire la via Girona). Ne parliamo su Skalper di agosto-settembre.
IL PRIMO OTTOMILA - «Mi sono domandato dove erano i miei limiti, volevo provare a dimostrare che sono molto più in là. Ma non era facile perché ho sempre dovuto lottare con gli infortuni e la fragilità del mio corpo. Il ginocchio è stato operato sette volte, l’ultima in autunno. Poi, proprio dopo la dichiarazione di Messner, mi sono operato al rachide cervicale. Da anni avevo molto dolore, si pensava a un’ernia, ma fino a quando il dolore non è diventato insopportabile i medici erano prudenti a toccare i nervi. Poi si è scoperto che c’era una scheggia di vertebra rotta che pizzicava il nervo, a meno di due millimetri dal midollo. Avrei potuto rimanere paraplegico o tetraplegico. Allora, con il corpo martoriato dagli infortuni, ho pensato a come prepararmi per un ottomila; è stato un percorso non facile. E quel come è passato per la scelta di uno stile pulito (non lo definirei più alpino), senza corde fisse, portatori e ossigeno, ma è passato soprattutto per l’allenamento».
UELI STECK - «Ci siamo confrontati spesso, anche per progettare le nuove scarpe di Scarpa, ed è curioso come partissimo da due idee di alpinismo diverse, da storie diverse, ma alla fine, quando preparavamo una salita, ragionavamo in modo simile. Discutevamo sempre perché a lui, che arrivava dal mondo dell’arrampicata sportiva, piaceva cimentarsi con il cronometro. Io gli dicevo che non ero sicuro che si parlasse ancora di alpinismo, che per me era esplorazione, ricerca del nuovo. E lui ribatteva chiedendomi se, quando scalavo o mi allenavo, non guardavo l’orologio. E infatti sì, i tempi li controllo, non con l’obiettivo di un record ma della prestazione e dell’allenamento. Mi diceva che la gente lo conosceva per quello che ha fatto sull’Eiger e non sull’Annapurna».
Il Lanfra non si ferma
Si allena per la nuova stagione anche in vacanza
Pietro Lanfranchi è in vacanza con la famiglia in Sardegna, con il suo camper, lo stesso che abbiamo sempre visto alle tappe di Coppa del Mondo e che dal prossimo inverno non ci sarà. Il ‘Lanfra’ non è più inserito nella squadra nazionale.
«Lo sapevo, il dt Bendetti mi aveva informato che non avrei fatto più parte del gruppo. Ammetto ci sono rimasto male, alla nazionale ci ho sempre tenuto molto: ho sempre preferito un piazzamento nei dieci in Coppa del Mondo che una vittoria in una gara in Italia. Ma alla soglia dei 40 anni, largo ai giovani».
Già quanti anni in azzurro?
«La prima volta nel 2009 agli Europei in Alpago in coppia con il mitico ‘Pedro’ Pedrini».
Prossimo inverno non si molla…
«L’ultima è stata una stagione tutta in salita: l’infortunio alla spalla, la poca neve. Di solito faccio già sempre fatica all’inizio, poi con quello che mi è successo non è stato facile ‘carburare’. Ma nel finale, tra Coppa del Mondo e LGC non è andata così male. Cosa farò il prossimo anno è ancora tutto da decidere, dipende da tanti fattori, la famiglia e il lavoro prima di tutto. E poi se potrò allenarmi presto sulla neve: non sono un pro che ha la possibilità di andare a cercarla, io deve averla vicino a casa, altrimenti diventa pesante allenarsi in bici o con gli ski-roll anche tra autunno e inizio inverno. E spesso mi dico chi te lo fa fare. Anche adesso in vacanza continuo ad allenarmi in bici, se poi arriva presto la neve sulle mie montagne proverò a fare una stagione di livello già nelle prime gare stagionali. E poi chissà, a me e Manny hanno detto che siamo comunque ‘osservati’…».
Ski-alp, ecco gli azzurri per la prossima stagione
Ufficializzate le squadre dalla FISI
Ufficializzata dalla FISI la squadra di sci alpinismo della prossima stagione, sempre alla guida di Stefano Bendetti e Davide Canclini. Poche le novità: escono i due veterani, Manfred Reichegger e Pietro Lanfranchi, rientra a tempo pieno Martina Valmassoi, a livello giovanile debutto per la piemontese Ilaria Veronese tra le Under 23 e tra gli Junior spazio ai gemelli valdostani Guichardaz. In azzurro dunque sempre Robert Antonioli, Filippo Barazzuol, William Boffelli, Michele Boscacci, Matteo Eydallin, Damiano Lenzi, Nadir Maguet e Federico Nicolini (al primo anno senior), Elena Nicolini, Katia Tomatis e Martina Valmassoi. A livello Espoir spazio a Valentino Bacca, Nicolò Canclini, Davide Magnini, Giulia Compagnoni, Alba De Silvestro, Mara Martini e Ilaria Veronese, tra gli Junior a Stefano Confortola, Fabien e Sebastien Guichardaz, Andrea Prandi, Giulia Murada e Melanie Ploner.
Fletta Trail, tutto pronto a Malonno
Il 12 e 13 agosto due prove dell’Eolo FIDAL Grand Prix
Partito il countdown per la due giorni di Malonno: nel week end del 12 e 13 agosto in programma PizTriVertikal e Fletta Trail, quest’anno validi anche come prove dell’Eolo FIDAL Mountain & Trail Running Grand Prix. A Malonno si affinano gli ultimi dettagli perché l’edizione di quest’anno sia una degna ‘coda’ al mondiale di Premana: non saranno pochi infatti i protagonisti delle due gare iridate che poi si sposteranno in Valle Camonica per continuare la sfida e per far divertire ed emozionare gli appassionati di mountain running.
Ma si parte prima di tutto con una importante novità, quella legata alla possibilità di iscriversi fino al giorno stesso dei due eventi. Per chi è ancora indeciso o ci sta pensando, il comitato organizzatore offre un ‘last minute’: il 12 agosto per il PizTriVertikal ed il 13 agosto per il Fletta Trail, basterà rivolgersi all’ufficio gara che anche quest’anno sarà aperto presso la palestra delle scuole medie di Malonno il sabato dalle 8.30 alle 10.30 e dalle 16 alle 18 e la domenica mattina dalle 7. Restano comunque aperte le iscrizioni on line su www.memorialbianchi.it.
Topturfestivalen, rotta per il nulla
Su Skialper di agosto-settembre un reportage dalle isole Svalbard
«Le stagioni invernali non si sa mai quando farle finire. Se uno ha passione vera per lo sci, uno strascico di inverno da qualche parte lo trova sempre. Uno, se vuole, può andare avanti tranquillamente a sciare fino a metà dell’estate, fino a giugno o a luglio, ma è chiaro che quello che sta facendo, da un certo momento in poi, è tirare avanti. Trascinarsi, e le passioni non bisogna mai trascinarle. A giugno si è in quella terra di mezzo che è il passaggio di stagione, periodo bellissimo, per carità, si può sciare ma si può anche correre e pedalare, arrampicare, camminare, fare un sacco di altre cose divertenti e anche niente, si può mettersi in spiaggia con una bella rivista di sci sotto l’ombrellone e godersi l’estate aspettando un altro inverno ancora. È per queste ragioni, per il bisogno di farla finita, che quando sai di dover andare a sciare alle Svalbard a giugno capisci che quella che sta per succederti è una cosa diversa» comincia così l’articolo di Emilio Previtali sull’incredibile Topturfestivalen, un festival dello scialpinismo e dello sci fuoripista che si celebra in questo periodo dell’anno alle isole Svalbard, in Norvegia. Ne parliamo su Skialper di agosto-settembre.


UN FESTIVAL DIVERSO - La caratteristica del Topturfestivalen è che questo festival è itinerante: si alloggia sul Nordstjernen, una nave da crociera artica costruita nel 1956 e recentemente restaurata. Poi con il gommone si approda insenature dalle acque turchesi, si sale su pendii immacolati accompagnati da qualcuno con il fucile (per gli orsi polari…) e si scende guardando il mare. Il gioco è fatto! «La faccenda di andare a sciare con il fucile è un po’ destabilizzante all’inizio. Uno può reagire in due modi: o è veramente preoccupato e ossessionato dalla paura di venire attaccato e sbranato da un orso polare; oppure vede quella dell’incontro come una remota possibilità di cui non preoccuparsi minimamente, come se fosse qualcosa che fa parte del pacchetto vacanza. In realtà l’atteggiamento corretto sta a metà strada tra queste due posizioni. Il pericolo di incontrare un orso è concreto e reale, poi gli orsi sono interessati più alle foche di cui si cibano che agli esseri umani ma sono predatori e per questa ragione non bisogna mai sottovalutare i rischi di un incontro faccia a faccia. Il pericolo è più consistente in prossimità del mare, in quota ci si può davvero rilassare e godere dello spazio immenso, della solitudine e dei pendii». Se lo dice Emilio…
A Premana grande attesa per Mondiale e Giir di Mont
Domenica mattina le due gare
C’è grande entusiasmo a Premana: dopo la conclusione del campionato del mondo di mountain running classic di domenica scorsa, dove hanno svettato le nazioni africane (Uganda e Kenya) oltre alla nazionale azzurra con quattro medaglie a squadre (due argenti e due bronzi) ed una individuale dell’altoatesino Daniel Pattis, ora tocca ai corridori delle lunghe distanze scendere in campo, ma anche ai runners dello storico Giir di Mont, che il 6 agosto andrà in scena nonostante l’evento mondiale: una ‘doppietta’ che ha richiesto un grande sforzo a tutto il team dell’AS Premana.
Qualche dato, allora: 25 nazioni partecipanti, 130 atleti in lizza per il mondiale, 10.000 euro di montepremi, pacco gara made in Valsassina, 400 amatori per il Giir di Mont, 5.000 spettatori assiepati lungo il tracciato, e la voglia di esserci a tutti i costi, anche grazie alla disponibilità dell’AS Premana che organizza un servizio navette per recarsi nei punti nevralgici del percorso, con addirittura l’utilizzo dell’elicottero per chi volesse raggiungere i punti più spettacolari in quota, a prezzi contenuti. Saranno predisposti ristori lungo tutto il percorso di 32 km, e l’organizzazione premanese capeggiata dal presidente Massimo Sanelli ha elaborato negli anni una ‘tabella pacemaker’ indicativa messa a disposizione dell’atleta.
Sabato 5 agosto alle ore 17 ci sarà la cerimonia d’apertura del campionato mondiale long distance, ancora una volta scenografica con la presentazione degli atleti e di tutte le nazioni partecipanti, mentre domenica alle ore 8 partirà il 14° World Mountain Running Championship, con con start del Giir di Mont mezz’ora più tardi.
Tre giorni di Courmayeur Mont Blanc Sky Race
Giovedì la K1000 di notte, sabato la K2000
Terza edizione della Courmayeur Mont Blanc Sky Race. Tre le gare in programma sul tracciato che corre sotto la Sky Way: si parte giovedì sera con K1000 Night con partenza alle 21 da piazza Brocherel a Courmayeur e arrivo al Rifugio Pavillon a quota 2173 metri dopo 7 km. Venerdì spazio ai più piccoli con la Kkids, una mini skyrace riservata ai giovani atleti dagli 8 ai 16 anni di età. Sabato la gara ‘regina’, la K2000: i metri di dislivello sono in realtà 2200, spalmati sugli 11 km che da Courmayeur portano ai 3500 metri di Punta Helbronner. Tra gli atleti in gara, anche il gruppo della squadra di sci alpinismo dell’Esercito in raduno questa settimana alla Perenni di Courmayeur.
Manny Reichegger, 40 anni e non sentirli
Ancora in gara nella prossima stagione
La squadra di scialpinismo del Centro Sportivo Esercito è in raduno a Courmayeur. E nel gruppo c’è sempre Manfred Reichegger.
«Alla fine ho deciso di continuare - spiega Manny - volevo fermarmi, poi arriva l’estate, la passione c’è ancora, la voglia di allenarmi anche, il fisico regge e così vado avanti. Certo adesso adesso a 40 anni sono entrato nei Master…. Ammetto che fa un po’ effetto: ero al vertical Col di Lana, che era campionato Master, e alla fine quando mi hanno premiato sono rimasto un po’ disorientato».
Che gare farai?
«Non faccio più parte della Nazionale (le squadre sono state presentate dal dt azzurro Bendetti alla FISI, ma non sono state ancora ufficializzate, ndr) e dunque non farò più la Coppa del Mondo. Anche se - scherza - posso sempre qualificarmi… Resto nell’Esercito, farò delle scelte, farò le gare che mi sento di fare. Magari qualche LGC, ma non il Pierra Menta per esempio. L’ho vinto tre volte, soffrire quattro giorni per un piazzamento non mi interessa».
Il futuro potrebbe essere quello dell’allenatore?
«Sono già nell’albo dei tecnici, ma al momento resto un atleta. Potrebbe essere una scelta futura, non si sa mai. Diciamo che un po’ d’esperienza ce l’ho».
Già, allora facciamo un passo indietro, quanti anni nello ski-alp?
«Sono entrato nell’Esercito nel 1995 come fondista, ho fatto quattro anni, poi nella stagione 1999-2000 sono passato allo sci alpinismo. E nel 2002 ero nella prima Nazionale che ha preso parte ai Mondiali di Serre Chevalier. Facciamo i conti: 15 anni in azzurro, magari è un record».
Hai visto e vissuto tutta l’evoluzione delle disciplina…
«Direi di sì, sono un esperto. Ricordo benissimo le prime gare e le discese erano tutte a raspa. Poi in caserma sono arrivati i primi sci larghi. Ed erano anche lunghi, 1.85: abbiamo provato anche con quelli a fare raspa, ma alla fine ci siamo ‘convertiti’ alle curve anche noi fondisti. Sapevo che questo era il mio limite e così forzavo sempre in salita per avere margine in discesa. Adesso bisogna essere completi per vincere, motore in salita e tecnica in discesa, e i giovani che arrivano sono sempre più preparati.
Ma una evoluzione c’è stata anche nelle tute, per esempio: le prime erano larghe, le avevamo sistemate con qualche tascone. Adesso saremmo considerati dei popolaires…».
Il ricordo più bello, in mezzo a tante vittorie?
«La prima, all’individuale degli Europei del 2003 sui Monti Tatra: ero giovane e avevo battuto personaggi del calibro di Stéphane Brosse e Heinz Blatter».
L’atleta chi ti ha più impressionato?
«Direi Kilian: un fenomeno, quello che fa lui è da extraterrestre. Ma anche lui invecchia. Dei giovani mi piace tantissimo Davide Magnini».
E lo ski-alp ai Giochi Olimpici?
«Direi che ci siamo, me lo auguro. Cambieranno tante cose: ci sarà più professionalità, più stimoli e più soldi. E se ci sono più soldi, speriamo non arrivino le pecore nere. Anche se su questo punto credo, però, che siamo a buon punto: pensa che a me, che non vinco più e che ho 40 anni, negli ultimi due mesi ho avuto cinque controlli della Wada. Sarà una bella vetrina, anche se solo ogni quattro anni: certo bisogna trovare la formula giusta, non si può portare un Mezzalama alle Olimpiadi, ma deve essere sempre sci alpinismo».
Skialper Archive / Ponte di Legno Tonale Outdoor Destination
Su Skialper di agosto-settembre un ampio reportagne sulla localita'
«C’era una volta il Passo del Tonale, che era una stazione di sci e una terra di mezzo, un colle alpino messo di sghembo al centro del versante meridionale delle Alpi. A est le Dolomiti e la loro ineguagliabile bellezza calcarea e ad ovest lontanissimi, al bordo occidentale della conca padana, il granito e il basalto del Monte Bianco e del Monte Rosa. Il gruppo dell’Adamello se ne stava lì in mezzo a fare da velopendulo dell’arco alpino, al centro di tutto, ma in realtà un po’ a margine di tutto. Barriera non soltanto geografica ma anche storica e culturale tra Alpi Orientali e Occidentali, il Passo del Tonale è protetto ulteriormente a nord anche da Ortles e Cevedale, in un certo senso rappresenta un mondo a parte. Da sempre linea di confine - ai tempi della Grande Guerra tra nord e sud dell’Europa e in tempi più recenti tra Lombardia e Trentino - il Passo stava lì più che altro a segnalare la linea di divisione tra due universi, due organizzazioni amministrative e due mentalità, due modi diversi e molto distanti tra loro di pensare al turismo». Era così, come ha ben scritto Emilio Previtali, fino a qualche anno fa, prima che si credesse in una proposta di turismo outdoor a 360 grandi, in inverno e in estate e il Passo proprio come trait d’union della realtà lombarda di Ponte di Legno e di quella trentina di Vermiglio. Le montagne tra Ponte di Legno e Vermiglio da un certo momento in avanti, a partire dagli anni 2000, anziché barriere hanno cominciato a essere una risorsa preziosa, una linea di continuità. Luoghi in cui muoversi ed esplorare in tutte le stagioni, senza avere niente da invidiare a destinazioni classiche e più celebrate delle Dolomiti, della Valtellina, del Piemonte e della Valle d’Aosta. E noi siamo andati a scoprirli come outdoor destination sul numero di agosto-settembre di Skialper.
BIKE DAYS - L’occasione è stata quella dei Bike Days, organizzati la prima settimana di luglio dal consorzio Pontedilegno-Tonale che tra le attività dell’outdoor ha deciso di puntare con decisione in questi anni (e in futuro, sempre di più) sulla bicicletta: strada, mountain-bike, gravity e cicloturismo. Ecco dunque che il nostro Emilio Previtali, accompagnato dalla fotografa Alice Russolo, è salito sulle rampe del Passo Gavia in compagnia di Alessandro Ballan (sì, proprio lui, l’ex campione del mondo di ciclismo), ma anche sui sentieri dell’immensa arena mountain bike in compagnia dell’olimpionica Paola Pezzo per poi buttarsi sulle discese servite dalle seggiovie con lo specialista Lorenzo Suding. Le salite e le strade dei passi alpini sono un vero tesoro del territorio di Ponte di Legno-Tonale. Passo del Mortirolo, Passo Gavia, Passo del Tonale, il tutto moltiplicato come minimo per due perché, non bisogna mai dimenticarlo, i passi alpini hanno sempre due o più versanti, due o più strade asfaltate da percorrere e di cui godere. Ciclisti avvisati… Emozioni su due ruote che si possono vivere anche con le E-bike.
ALPINISMO & TRAIL RUNNING - Non di solo ciclo vive l’uomo ed ecco che siamo stati anche a scoprire il settore trentino del rifugio Denza, porta di accesso alla Presanella e alla Cima di Vermiglio, due classiche dell’alpinismo da queste parti. Ma vi proponiamo anche qualche salita in stile vertical e due tratti del mitico Adamello Ultra Trail per tenervi in forma con le scarpe da corsa. Le nostre guide? Valentina Belotti e Davide Magnini. Più di così…












