PizTriVertikal di Malonno, Francesco Puppi da record

Antonella Confortola detta legge al femminile

Vittoria con record per Francesco Puppi al PizTriVertikal di Malonno: 34’09”, 12 secondi meno del crono realizzato da Petro Mamu lo scorso anno. La gara maschile presentava una start-line di grandissimo livello con i gemelli Dematteis, Hannes Perkmann, Davide Magnini, Emanuele Manzi, Henry Hofer, Marco Moletto oltre ad una schiera agguerrita di Master ed Amatori. In palio punti per la Vertical Cup dell’Eolo Mountain & Trail Running Grand Prix dove Perkmann era al comando proprio su Puppi e Toninelli, assente all’ultimo oggi a Malonno per una forma influenzale. Puppi ha fatto la gara che ci si attendeva, senza troppi calcoli ma correndo in maniera chirurgica fin dai primi metri, come già nelle due precedenti edizioni che lo avevano visto come unico capace di stare con Mamu. Una gara perfetta, attuando senza pensieri il proprio ritmo accompagnato da una corsa leggera, quasi sussurrata ma tremendamente efficace. Per stare con lui gli avversari hanno dovuto giocoforza adattarsi, fallito prima il forcing di Perkmann, poi l’estremo tentativo di Magnini, tutti episodi che non lo hanno distolto dall’obiettivo con il finale ha regalato emozioni a grappoli al pubblico come sempre spettacolare assiepato sul dosso ai 1820 metri di Malga Campèl.
Trionfo dunque per Francesco Puppi (Atletica Alta Valle Brembana) che mette in fila Bernard Dematteis (Corrintime), autore sul muro finale di un numero dei suoi, un numero che gli ha permesso di staccare Perkmann (Sportler Team) e, facendo leva sulla propria proverbiale potenza, andare a prendersi un grande secondo posto.
Per il capitano azzurro è arrivata la miglior prestazione personale in questa gara che lo ha sempre salutato sul podio, un 34’32” che certifica il ritorno di ‘Binno’ ai livelli che gli competono. Hannes Perkmann terzo, anche lui sotto i 35 minuti (34’47”) così come un convincente Davide Magnini 4° in 34’58”. Apoteosi US Malonno con il quinto posto di Emanuele Manzi (US Malonno), primo si può dire degli ‘umani’, per lui 36’47” ed a 40 anni l’ennesima conferma di una classe sconfinata, 6° Marco Moletto (Applerun), 7° Martin Dematteis (Corrintime), 8° il malonnese Luca Malgarida (US Malonno) ed a chiudere la top ten un giovanissimo ed un veterano: Pietro Lenzi (La Recastello) e Giovanni Paini (New Athletics Sulzano).
Al femminile è grande firma, quella di Antonella Confortola (Marathon Imperia), che sbaraglia avversarie e previsioni della vigilia. L’eterna atleta della Val di Fiemme che solo una settimana prima ha salutato l’azzurro a Premana, mette in riga un manipolo di avversarie giovani e di belle speranze. Camilla Magliano (Podistica Torino) è seconda dopo un avvio a tutto gas che però non ha sorpreso l’esperta Confortola. Sul podio sale anche una raggiante Arianna Oregioni (Gp Santi Nuova Olonio – La Sportiva) brava e tenace a resistere inizialmente alle sfuriate delle avversarie e poi punirle nella seconda parte. Livello altissimo anche qui, una top five che accoglie nell’ordine la sorpresa di giornata Elisa Compagnoni (Atletica Valtellina) e l’azzurra Alice Gaggi (La Recastello) mentre la top ten è completata da Liza Buzzoni (Altitude), Samantha Galassi (La Recastello), Sara Bottarelli (Freezone), Corinna Ghirardi (US Malonno) e Angela Serena (Atletica Lumezzane). 
 


Mara Martini pronta al debutto tra i grandi

Primo anno a livello Espoir per la friulana

Una debuttante non è, visto che ha gareggiato e vinto con la divisa azzurra già la scorsa stagione, ma per Mara Martini è la prima volta che è stata convocata all’inizio. «Ed è anche la prima volta da Espoir… Un po’ di timore, ammetto che c’è: aumentano le distanze, i dislivelli, mi confronterò con le big. Cercherò di difendermi al meglio e ci proverò già delle prime gare dei campionati italiani». 

Come ti stai preparando?
«Quest’estate sto lavorando al Rifugio Ospizio Sottile (tra la Val Sesia e quella di Gressoney, ndr), ma appena posso trovo lo spazio per allenarmi. E comunque tutti i giorni c’è da fare la spola tra il rifugio e in fondo valle…».

Dove il gestore è una vecchia conoscenza…
«Sì, è Oscar Angeloni che con Valentina si è lanciato in questa nuova avventura, mi ha chiamato e ho accettato con grande entusiasmo. Sono di Claut, mi sono appassionata allo ski-alp quando ci sono stati i Mondiali: andavo con le pelli solo per divertimento, arrivo dallo sci alpino e mi piacciono le gare di corsa in montagna. Così tre anni fa ho deciso di provare lo ski-alp agonistico: Oscar è un amico di mio papà e mi ha aiutato molto all’inizio. E lo fa anche adesso: i suoi consigli sono sempre molto preziosi anche adesso».

Allenamenti invernali?
«Appena arriva la neve vado sulle montagne di casa, nell’ultimo inverno che era poca sono andata a cercarla a Piancavallo».

Continui a gareggiare con i colori del Bachmann Sport College.

«Sì, ho studiato lì e mi hanno aiutato molto. La sezione di scialpinismo non c’è ma nei cinque anni mi sono preparata soprattutto per diventare maestra di sci. Ce l’ho fatta proprio la primavera scorsa».

Quindi un’altra novità nella tua vita?
«Direi che è cambiato tutto, o quasi… Nel prossimo inverno farò la prima stagione da maestra, magari sulle Dolomiti, sarà la prima volta in Nazionale dall’inizio e come Espoir. Insomma di cose da fare ne avrò parecchie. Con la speranza di fare tutto al meglio».


Gravel bike, the next big thing

Su Skialper 113 un articolo sulla nuova moda due ruote

«Ogni volta che esco in bici è un viaggio. Mi piace la sensazione di partire da casa, con giusto qualcosa da mangiare in tasca e andare in montagna attraversando tutti i diversi panorami che si incontrano mentre si sale di quota. Come per gli sci però si è costretti a scegliere. MTB o strada? La specializzazione ha sempre rappresentato un limite per me, mentre mi sono sempre piaciute quelle vie di mezzo che permettono una cosa importantissima: di non pensare allo strumento che si utilizza, ma di vivere semplicemente un’esperienza. La bici da strada è velocità ed efficienza, la MTB è piacere e scoperta, ma il mondo è percorso da asfalto e sterrati, scegliere significa doversi a un certo punto fermare perché il mezzo che si utilizza non ha più senso. Da qualche tempo hanno iniziato a diffondersi anche in Italia i primi modelli di telai gravel. Gravel in inglese significa ghiaia e identifica generalmente le strade sterrate. Questi telai hanno geometrie simili a quelli da ciclocross, permettono di montare copertoni più larghi di quelli delle bici da strada e sono robusti come le MTB. Vi ricordate però la storia degli sci da 90 mm? Ecco, una bici da gravel non scorre come una bici da strada quando usata su asfalto e, al contempo, non supera gli ostacoli come una MTB. Paradossalmente però, ai miei occhi, rappresenta l’essenza stessa della bici: uno strumento in grado di trasformare la nostra energia in sensazioni. Punto. Del resto una bici da gravel va meglio di una MTB su asfalto, scorre veloce sulle strade bianche e, con un po’ di esperienza, permette di percorrere anche alcuni sentieri. Più di ogni altra cosa consente di ‘spingersi un po’ più in là’ e non essere troppo condizionati dallo strumento che si utilizza». Se anche voi volete spingervi un po’ più in là… non vi resta che leggere il bell’articolo di Damiano Levati con le altrettanto belle foto di Daniele Molineris su Skialper di agosto-settembre alla voce ‘the next big thing’, una nuova serie di articoli su altri sport da praticare in montagna, molto, ma mooltooo trendy.


Barattin da record alla Alpago Sky Super 3

Cecilia De Filippo prima al femminile

Vittoria bis con record per Gianpietro Barattin: dopo il successo del 2016, l’atleta alpagoto giovedì 10 agosto ha fatto nuovamente sua la Alpago Sky Super 3, la gara di corsa in montagna che a Chies d’Alpago vuole onorare la memoria di Maudi De March, David Cecchin e Andrea Zanon, i tre ragazzi del Soccorso Alpino caduti sul Monte Cridola il 10 agosto del 2012. Un ricordo intenso e sobrio allo stesso tempo. Partecipato dalla comunità di Chies e dai partecipanti (300 complessivamente) arrivati da tutto il Triveneto e Lombardia.
Gara spettacolare, dura e tecnica, su un tracciato di 18,8 chilometri e 3.626 metri di dislivello: Barattin non solo ha bissato il successo dello scorso anno (ottenuto su un tracciato dall’altimetria ridotta a causa del maltempo) ma ha anche migliorato il tempo record fatto registrare nel 2015 dal trentino Gil Pintarelli: 2h07’18” contro 2h08”36”. Ha migliorato il record di Pintarelli anche il secondo classificato, lo skilaper Enrico Loss (bronzo iridato nell’individuale ai recenti mondiali, proprio in Alpago): 2h07’51” per il giovanissimi primierotto, classe 1997. La gara è vissuta proprio sul duello tra Barattin e Loss: quest’ultimo è stato avanti per gran parte della gara (suo il miglior tempo al Gpm del Monte Venal) e ha ceduto al ritorno di Barattin solo negli ultimissimi chilometri di discesa, cedendo alla fine per appena 33”. A completare il podio un altro atleta trentino, Francesco Baldessari.
Tra le donne, dominio netto per Cecilia De Filippo che ha completato la propria fatica in 2h40’44” (ventesimo tempo assoluto). Sul podio con lei la trevigiana Silvia Serafini e la giovanissima trentina Valentina Loss (classe 2001).

 


Torna il Vertical Vioz, tappa del circuito trentino

Appuntamento domenica 20 agosto

Nell’anno del 150° anniversario della prima salita al Monte Vioz, in Val di Pejo, per opera di Julius Von Payer, dopo undici anni di oblio torna finalmente sotto i riflettori uno degli eventi più suggestivi di corsa in quota, il Vertical Vioz. Una competizione di sola ascesa, valida come terza delle quattro prove di Trentino Vertical Circuit, in programma domenica 20 agosto.
Il tracciato di gara, rispettando la filosofia del circuito, non è vincolato ai canonici mille metri di dislivello, misura infatti 1.200 metri, con partenza ai 2.300 metri del rifugio Doss dei Cembri e arrivo ai 3.550 metri nei pressi del rifugio Mantova, percorrendo il sentiero Sat Cai 105. C’è grande attesa per una manifestazione ricca di significati, che torna ad animare l’intenso calendario agonistico e che identifica in maniera importante un territorio montano fra i più affascinanti dell’arco alpino ed estremamente identificativo per la Val di Pejo. E la testimonianza diretta giunge dalle iscrizioni, che hanno già superato quota 110 e che verranno ultimate nei prossimi giorni, grazie anche alla possibilità di effettuarle on line, collegandosi al sito www.verticalvioz.eventbrite.it.
Tanti appassionati, ma anche gli specialisti di questa disciplina quasi estrema, a partire da chi sta lottando per la classifica generale di Trentino Vertical Circuit. Dopo le prime due prove del Roncon Vertical in Valle del Chiese e del Verticale del Cornon in Val di Fiemme in campo maschile troviamo in testa Patrick Facchini del Team La Sportiva con 188 punti, seguito dal compagno di squadra Nicola Pedergnana con 166, quindi da Daniele Felicetti con 144, da Luca Binelli con 136 e da Giacomo Calufetti con 122. In campo femminile conduce la classifica Michela Cozzini con 172 punti, seguita da Federica Iachelini con 146, da Elena Tomè con 134, da Barbara Testa con 120, da Francesca Rossi con 100 e dalla coppia Elena Nicolini e Veronica Bello con 88 punti.
Il programma prevede il ritiro dei pettorali in località Peio Fonti, presso la partenza degli impianti di risalita dalle 6,30 fino alle 7,30 di domenica 20 agosto. Seguirà il briefing tecnico, quindi si salirà al rifugio Doss dei Cembri dove è fissato lo start alle ore 9. Località raggiungibile anche utilizzando la cabinovia Tarlenta e la seggiovia quadriposto. In caso di maltempo è previsto un percorso alternativo. Il pranzo è previsto dalle ore 12.00 alle 14.30 presso il Rifugio Doss dei Cembri, a seguire la premiazione.


Valle dell'Orco Outdoor Destination

su Skialper 113 un ampio reportage sul versante piemontese del G. Paradiso

«Se state cercando una località fighetta dove andare a bere uno spritz a fine giornata, mi spiace, siete finiti sull’articolo sbagliato. Se vi piacciono le falesie plaisir con gradi farlocchi, di nuovo, mi spiace, ma andate da un’altra parte. Se vi piace il trail da passerella, dove si va a correre su sentieri balcone sfoggiando l’ultimo completo di Kilian… inutile dirlo, ma qui contano solo le gambe, quando si tratta di attraversare valloni deserti sul filo dei 3.000 metri. La Valle dell’Orco è
un posto per quelli a cui piace trovare lungo in parete con le gambe che tremano mentre le mani cercano il friend giusto da piazzare; per quelli che agli apericena sul lungolago vestiti da boulderisti preferiscono i rifugi in quota o le piole dove non bisogna temere l’aglio nelle acciughe al verde; per quelli che si scaldano a leggere i libri di storia dell’alpinismo, perché una parte di essa ha trovato su queste pareti il suo palcoscenico; per quelli per cui andare a correre significa
ravanare in una pietraia. Insomma, la Valle dell’Orco chiede ed elargisce sincerità». È racchiusa in questa frase di Federico Ravassard l’essenza di una vacanza nella outdoor destination piemontese che ha in Ceresole Reale il centro nevralgico e della quale parliamo sul numero di agosto-settembre di Skialper.

NUOVO MATTINO E ROYAL ULTRA - Assieme ad altre valli piemontesi quella dell’Orco è stata una dei teatri dove l’alpinismo italiano ha vissuto la rivoluzione del Nuovo Mattino negli anni ’70, l’equivalente piemontese degli arrampicatori hippie che in Yosemite sostenevano l’arrampicata libera, tanto nello stile in parete quanto in quello di vita: scala pulito, non piantare chiodi, non stressarti. Di qui sono passati tutti i grandi. E poi vogliamo dimenticare lo skyrunning? La Royal Ultra Skymarathon (55 km e 4.141 m D+), già gemellata con il Trofeo Kima, è entrata a far parte nel 2017 dell’Olimpo delle corse che contano: insieme alla Tromsø Skyrace, in Norvegia, e alla Glen Coe Skyline, in Scozia, è una delle tre tappe del circuito delle Skyrunner World Series nella categoria extreme, la più tosta. Più di 50 chilometri dal lago di Teleccio a Ceresole, conditi da cinque valichi (di cui due sopra i i 3.000 metri) su un percorso che, a differenza di altre sky, è tutt’altro che forzato, dal momento che si utilizza la rete delle strade reali di caccia dei Savoia. Il nostro Federico ne ha parlato con l’organizzatore Stefano Roletti e con la regina (cinque vittorie), la guardiaparco local Raffaella Miravalle. Oltre a percorrere qualche tratto con un altro local, Andrea Michelotti.

DUE RUOTE - Con Ivan Cesarin, titolare del negozio di sport Grimpeur di Ciriè, invece, Federico è salito in bici al Colle del Nivolet. A detta sua, assieme al Ventoux e all’Iseran, è sul podio delle più belle salite d’Europa. Perché? Non resta che leggere Skialper di luglio-agosto…


L'incredibile ascesa di Ilaria Veronese

La piemontese convocata in Nazionale

L’incredibile ascesa di Ilaria Veronese, convocata nella Nazionale di ski-alp per la prossima stagione. «Non me l’aspettavo, è stata una sorpresa incredibile. Sino a due anni fa non facevo agonismo, ho iniziato quasi per caso, ma mi è piaciuto tantissimo e nell’ultima stagione ho iniziato a fare sul serio, ma non pensavo fosse possibile una cosa del genere. Faccio parte della Nazionale: adesso davvero devo fare sul serio».

Qual è stato il tuo percorso?
«Arrivo dal ciclismo, ho fatto sci alpino da piccola, ma ho lasciato per problemi alle ginocchia. Poi è arrivata la passione per lo ski-alp. Grazie a papà Lorenzo abbiamo iniziato ad allenarci insieme: sono di Coazze, in provincia di Torino, appena arriva la neve vado sulle montagne di casa, ma l’anno scorso ci siamo allenati soprattutto a Montiginevro. Sempre con lui: il mio sci club, il Valsangone, si dedica esclusivamente alla discesa, la squadra del comitato non ha più organizzato raduni in questo periodo. Insieme siamo andati anche alle gare e così a fine stagione abbiamo fatto anche il Mezzalama».

Obiettivi?
«Cercherò di ripagare la fiducia dello staff tecnico azzurro, dando sempre il massimo in Coppa del Mondo. Quello è il mio obiettivo. Poi chissà in futuro proverò di nuovo anche qualche gara LGC: la distanza non mi spaventa, in bicicletta di chilometri ne faccio tantissimi. Ma adesso devo concentrarmi sulla nuova avventura in Coppa del Mondo».

Ti immagini già il primo raduno?
«Voglio imparare il più possibile dagli atleti che sinora guardavo da lontano e che adesso sono compagni di squadra: pazzesco pensare che avrò la divisa azzurra, che vivrò l’avventura della Nazionale. Chissà, magari mi chiederanno di fare qualche allenamento con loro anche quando non ci sono i raduni della nazionale: sarebbe fantastico. Devo ancora abituarmi a questa nuova situazione: è arrivato tutto all’improvviso. Sino a due anni a livello di materiale mi appoggiavo a Cuore di Sportivo di Torino che mi ha dato una bella mano, l’anno scorso dopo gli Italiani, mi ha chiamato Luca Salini per entrare il Team Crazy, adesso mi ha telefonato Marco Colombo di SkiTrab perché mi daranno i loro sci. Davvero un sogno».


Bendetti: "La Nazionale sarà una squadra aperta"

Oltre ai convocati anche una lista di atleti di interesse nazionale

Squadre Nazionali pronte e approvate dalla FISI, gli atleti in preparazione, mentre un primo raduno di tutti gli azzurri sarà a fine estate allo Stelvio. «Abbiamo fatto delle scelte - spiega il dt azzurro Stefano Bendetti - ma abbiamo voluto comunque che non fosse una squadra ‘chiusa’, con un gruppo di atleti di interesse nazionale. Nei senior non è detto che gli atleti della vecchia guardia, Holzknecht, Lanfranchi e Reichegger, non possano essere convocati: dipenderà dal loro stato di forma, e di quello degli altri, oltre ai numeri che riusciremo a portare alle gare. A livello femminile Martina Valmassoi sarà impiegata solo in alcune prove, visto che anche quest'anno è molto impegnata nel running; sotto osservazione abbiamo inserito Bianca Balzarini. Negli Under 23 nel gruppo degli osservati ci sono Pietro Canclini, Henri Aymonod ed Enrico Loss; a livello Junior c'è un bel gruppetto da tenere in considerazione a livello maschile (Michele Carelli, Giovanni Rossi, Alessandro Gadola o Mirko Sanelli), mentre al femminile Giorgia Felicetti ed Elisa Pedrolini. Considerando sempre che con le prime gare ci potrebbero anche essere sorprese con nomi diversi che potranno inserire nel gruppo. Infine un grazie ai nostri sponsor (Karpos, Scarpa, Suunto e Pomoca) che ci hanno confermato la loro fiducia anche per la prossima stagione».

Senior maschile
Robert Antonioli - 23 dicembre 1990 (C.S. Esercito)
Filippo Barazzuol - 9 marzo 1989 (Team Nuovi Traguardi)
William Boffelli - 16 febbraio 1993 (Roncobello)
Michele Boscacci - 4 gennaio 1990 (C.S. Esercito)
Matteo Eydallin - 6 novembre 1985 (C.S. Esercito)
Damiano Lenzi - 14 agosto 1987 (C.S. Esercito)
Nadir Maguet - 24 novembre 1993 (C.S. Esercito)
Federico Nicolini - 28 novembre 1994 (Brenta Team)
Senior femminile
Elena Nicolini - 21 febbraio 1988 (Brenta Team)
Katia Tomatis - 23 febbraio 1981 (Tre Rifugi Mondovì)
Martina Valmassoi - 26 luglio 1989 (Dolomiti Ski-Alp)
Espoir maschile
Valentino Bacca - 22 maggio 1995 (Brenta Team)
Nicolò Canclini - 26 gennaio 1997 (Alta Valtellina)
Davide Magnini - 31 agosto 1997 (C.S. Esercito)
Espoir femminile
Giulia Compagnoni - 28 ottobre 1996 (C.S. Esercito)
Alba De Silvestro - 3 ottobre 1995 (C.S. Esercito)
Mara Martini - 27 settembre 1997 (Bachmann Sport College)
Ilaria Veronese - 15 novembre 1996 (Valsangone)
Junior maschile
Stefano Confortola - 27 febbraio 1998 (Alta Valtellina)
Fabien Guichardaz - 23 settembre 1999 (Corrado Gex)
Sebastien Guichardaz - 23 settembre 1999 (Corrado Gex)
Andrea Prandi - 5 marzo 1998 (Alta Valtellina)
Junior femminile
Giulia Murada - 3 luglio 1998 (Polisportiva Albosaggia)
Melanie Ploner - 10 dicembre 1998 (Bogn da Nia)


La via del confine pacifico

Su Skialper 113 uno spettacolare trekking sulle Vette Feltrine

«I confini sono un catalogo di ipotesi. Ad esempio, più che demarcazioni lineari, sono passi, creste, frastagli, onde. Sono percorsi, tracce e sentieri. Prima che geografie, sono storie, racconti e immagini» Il pensiero di Gian Luca Favetto, scrittore e giornalista torinese, apre l’articolo di Teddy Soppelsa sull’interessante trekking sulle Vette Feltrine. Una proposta lontano dagli itinerari più frequentati, alla scoperta di luoghi e genti. Con le meravigliose fotografie di Federico Ravassard. corrisponde con la mia idea di confine e da questa percezione mentale, che nasce da un dato fisico, ha inizio il nostro viaggio.

DOVE - L’idea è semplice: camminare lungo i versanti nord e sud delle Vette Feltrine, al margine della linea di confine che per quasi 400 anni ha diviso due Stati, la Repubblica di Venezia dal Tirolo: oggi confine tra due regioni, il Trentino e il Veneto, e le due province di Trento e Belluno. Un confine pacifico, che segue in gran parte il profilo di cime che superano i 2.000 metri che, a dispetto dell’idea di dividere, ha sempre unito le vallate. Le labbra del tempo raccontano di passaggi di pastori, contrabbandieri, cacciatori, viaggiatori e rivoltosi, in una mescolanza di commerci, lingue, matrimoni e idee. Le Vette Feltrine sono il gruppo più meridionale delle Dolomiti, si trovano nella zona sud-occidentale della provincia di Belluno. A sud dominano la vallata Feltrina, a nord costituiscono una barriera naturale sulla Valle di Primiero e se non ci fosse la stretta gola dello Schenèr, ad unirla alla pianura veneta, anche la storia del Primiero sarebbe un’altra cosa.

I GIGANTI DELLA VAL NOANA - Da 39 anni Silvano Doff Sotta è il custode forestale dei boschi del Comune di Mezzano e, come la maggior parte dei boschi trentini, anche questi sono di proprietà delle comunità locali che li amministrano da secoli tramite sistemi di regole. Da non perdere una deviazione alla scoperta degli abeti giganti della Val Noana: «In questa foresta» dice Doff Sotta «vivono numerosi alberi di grandi dimensioni, abeti, tassi e faggi, alti diverse decine di metri, che si sviluppano all'interno di boschi maestosi in tempi relativamente brevi. Ciò è dovuto al clima particolarmente favorevole e a una storia che non ha mai visto uno sfruttamento eccessivo».


Colaianni e Di Marco primi nel vertical del Gran Sasso

Daniele Cappelletti e Viviana Ricci a segno nella skyrace

Doppio appuntamento al Gran Sasso. Apertura con il vertical, memorial Giovanni Cicchetti, tappa del circuito Italy Series e terzo appuntamento dell'Abruzzo Vertical Cup-Trofeo La Sportiva. Partenza da Fonte Cerreto (a quota 1.100 metri), nei pressi della partenza della cabinovia, e arrivo ai 2100 metri di Campo Imperatore, in circa 3,5 km. Vittoria di Carlo Colaianni (41’29”) davanti a Luca Lizzoli (42’31") e Antonio Carfagnini (42’54”), mentre in campo femminile affermazione di Alessandra Di Marco (1h02’55”) davanti a Paola Campana (1h06’36”) e Simona Gaspari (1h18’35”).
Nella skyrace affermazione di Daniele Cappelletti che ha chiuso i 22,6 km con 2.216 metri di dislivello in 2h36'34”, davanti a Eddj Nani (2h39'02”) e Giacomo Forconi (2h44'05”), mentre nella prova rosa a segno Viviana Ricci in 3h49'09” su Elisabetta Aghiana (3h54'37”) e Tamara Ferrante (3h58'29”).


Camignada a Giorgio Dell’Osta e Silvia Serafini

Edizione numero 45 della gara del CAI di Auronzo

Sono stati 1400 i concorrenti che domenica hanno dato vita alla 45esima edizione della Camignada poi siè refuge, gara di corsa in montagna proposta dalla sezione di Auronzo del Club Alpino Italiano. Manifestazione storica su e giù per i sentieri delle Dolomiti Bellunesi: partenza dalle sponde del lago di Misurina, passaggi ai rifugi Auronzo, Lavaredo, Locatelli e Piani di Cengia (da un paio di stagioni non si passa per Comici e Carducci a causa della frana che ha reso impraticabile la Val Giralba) per poi proseguire verso i laghi di Cengia, la Val di Cengia e lo sbocco in Val Marzon, prima di immettersi sulla ciclabile che conduce al traguardo del palaghiaccio di Auronzo: 33,5 chilometri con un dislivello positivo di 1.230 e negativo di 2.120. A mettere d’accordo tutti, il bellunese di Padola di Comelico Superiore, Giorgio Dell’Osta, e la trevigiana di Oderzo, Silvia Serafini. Per entrambi si tratta della prima vittoria. 2h39’46” il tempo di Dell’Osta, 3h0708” quello di Serafini.

LA GARA - Partenza alle 8 da Misurina, con un cielo che, dopo i timori delle ore della vigilia, era favorevole ai concorrenti. Pronti e via e subito erano in due a condurre: Giorgio Dell’Osta e Osvaldo Zanella. Al transito al rifugio Auronzo, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, dunque dopo il primo e più importante dislivello di giornata, i due bellunesi avevano già fatto il vuoto. Proseguivano poi insieme, con Zanella che dava l’impressione di essere più brillante: avanti di una ventina di secondi, fino a una decina di chilometri dal traguardo, quando la Camignada lasciava i sentieri per immettersi sulla ciclabile. E qui si decideva la gara, con Dell’Osta che nel lungo tratto pianeggiante riusciva a far girare le gambe in maniera efficace e a tagliare il traguardo in 2h39’46”, lasciando Zanella a 4’39”. A completare il podio il trentino Luca Miori, staccato di 9’21”31. Dominio assoluto di Silvia Serafini nella gara in rosa: la ragazza trevigiana è stata autrice di una gara di spessore, chiudendo in 3h07’08”. La piazza d’onore è andata alla cortinese Monica Gaspari (3h11’40) e il terzo posto alla longaronese Angela De Poi (3h28’58”).
 


La soddisfazione di Silvia Rampazzo e Francesco Puppi

Oro e argento al World Mountain Running Championships

Oro per Silvia Rampazzo al World Mountain Running Championships: «È stato un gioco di squadra spettacolare, devo ringraziare le mie compagne che mi hanno regalato l’oro, io nel mio piccolo ho cercato di dare tutto. Sono molto legata a questa gara quindi ho cercato di onorarla come potevo, ma senza una squadra come la nostra non ce l’avrei fatta. Ringrazio la mia squadra, i tecnici che ci hanno seguito e tutta la gente sul percorso, che tifandoci ha reso possibile questo successo. Questa medaglia me la appendo al cuore insieme ai miei compagni». Oro anche per la squadra femminile e oro anche per quella maschile. Con l’argento di Francesco Puppi: «Sull’ultima salita ho cercato di fare la differenza ed ho spinto più che potevo, poi purtroppo in discesa Petro Mamu ha fatto valere di più la sua tecnica. Io devo ancora migliorare in quell’ambito, ma sono soddisfatto così, alla fine meglio di così non potevo sperare. Io avrei preferito il caldo, ma è andata bene anche così».


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