su Skialper 113 un ampio reportage sul versante piemontese del G. Paradiso

«Se state cercando una località fighetta dove andare a bere uno spritz a fine giornata, mi spiace, siete finiti sull’articolo sbagliato. Se vi piacciono le falesie plaisir con gradi farlocchi, di nuovo, mi spiace, ma andate da un’altra parte. Se vi piace il trail da passerella, dove si va a correre su sentieri balcone sfoggiando l’ultimo completo di Kilian… inutile dirlo, ma qui contano solo le gambe, quando si tratta di attraversare valloni deserti sul filo dei 3.000 metri. La Valle dell’Orco è
un posto per quelli a cui piace trovare lungo in parete con le gambe che tremano mentre le mani cercano il friend giusto da piazzare; per quelli che agli apericena sul lungolago vestiti da boulderisti preferiscono i rifugi in quota o le piole dove non bisogna temere l’aglio nelle acciughe al verde; per quelli che si scaldano a leggere i libri di storia dell’alpinismo, perché una parte di essa ha trovato su queste pareti il suo palcoscenico; per quelli per cui andare a correre significa
ravanare in una pietraia. Insomma, la Valle dell’Orco chiede ed elargisce sincerità». È racchiusa in questa frase di Federico Ravassard l’essenza di una vacanza nella outdoor destination piemontese che ha in Ceresole Reale il centro nevralgico e della quale parliamo sul numero di agosto-settembre di Skialper.

NUOVO MATTINO E ROYAL ULTRA – Assieme ad altre valli piemontesi quella dell’Orco è stata una dei teatri dove l’alpinismo italiano ha vissuto la rivoluzione del Nuovo Mattino negli anni ’70, l’equivalente piemontese degli arrampicatori hippie che in Yosemite sostenevano l’arrampicata libera, tanto nello stile in parete quanto in quello di vita: scala pulito, non piantare chiodi, non stressarti. Di qui sono passati tutti i grandi. E poi vogliamo dimenticare lo skyrunning? La Royal Ultra Skymarathon (55 km e 4.141 m D+), già gemellata con il Trofeo Kima, è entrata a far parte nel 2017 dell’Olimpo delle corse che contano: insieme alla Tromsø Skyrace, in Norvegia, e alla Glen Coe Skyline, in Scozia, è una delle tre tappe del circuito delle Skyrunner World Series nella categoria extreme, la più tosta. Più di 50 chilometri dal lago di Teleccio a Ceresole, conditi da cinque valichi (di cui due sopra i i 3.000 metri) su un percorso che, a differenza di altre sky, è tutt’altro che forzato, dal momento che si utilizza la rete delle strade reali di caccia dei Savoia. Il nostro Federico ne ha parlato con l’organizzatore Stefano Roletti e con la regina (cinque vittorie), la guardiaparco local Raffaella Miravalle. Oltre a percorrere qualche tratto con un altro local, Andrea Michelotti.

DUE RUOTE – Con Ivan Cesarin, titolare del negozio di sport Grimpeur di Ciriè, invece, Federico è salito in bici al Colle del Nivolet. A detta sua, assieme al Ventoux e all’Iseran, è sul podio delle più belle salite d’Europa. Perché? Non resta che leggere Skialper di luglio-agosto…