Anche un santuario del turismo invernale tradizionale come il Sellaronda può essere vissuto in modo diverso. In una stagione che ci imporrà inevitabilmente delle limitazioni, ci si può muovere con le pelli e fuori dalle piste battute senza rinunciare agli impianti quando serve o al comfort dei rifugi. Uno scialpinismo ibrido, ma pur sempre un primo passo verso l’esplorazione per chi viene da una vita di sci all’interno dei comprensori. È l’approccio backcountry degli americani, che il giornalista Porter Fox e il fotografo David Reddick hanno applicato alle nostre Dolomiti. Ne parliamo in un ampio reportage su Skialper 133 di dicembre-gennaio. 

© Davide Reddick

Un giro che ha il Sellaronda come riferimento, ma con molta libertà di uscire dal circuito alla ricerca della polvere. Un giro in compagnia di due sciatrici top come Giulia Monego e Christina Lustenberger. I quattro sono partiti da Armentarola, in Alta Badia, per proseguire verso Corvara e inserirsi nel carosello del Sellaronda in senso orario, fino ad Arabba e Passo Pordoi. Da qui hanno abbandonato il circuito per proseguire in Val di Fassa, salendo con gli impianti di Alba sulle piste dal versante opposto, alla Baita Cuz, che si affaccia sulla bellissima Val San Nicolò. La tappa successiva ha visto una sciata sulla Marmolada e poi via verso Passo Giau e l’ultimo giorno rientro all’Armentarola via Lagazuoi. «Non ci sono tanti altri posti al
mondo che offrono un terreno così vario e interessante, così facilmente raggiungibile con strade o impianti come le Dolomiti – dice Giulia Monego – Ovviamente la bellezza dei posti porta anche a un più alto livello di frequentazione, ma basta scegliere bene i periodi e gli itinerari, in realtà appena si mettono le pelli ci si allontana dalla massa, che continua a rimanere in prevalenza nelle piste battute». Speriamo di potere tornare presto sulle Dolomiti. Intanto, per sognare, c’è Skialper 133 di dicembre-gennaio. 

© David Reddick