Su Skialper di agosto-settembre un reportage dalle isole Svalbard

«Le stagioni invernali non si sa mai quando farle finire. Se uno ha passione vera per lo sci, uno strascico di inverno da qualche parte lo trova sempre. Uno, se vuole, può andare avanti tranquillamente a sciare fino a metà dell’estate, fino a giugno o a luglio, ma è chiaro che quello che sta facendo, da un certo momento in poi, è tirare avanti. Trascinarsi, e le passioni non bisogna mai trascinarle. A giugno si è in quella terra di mezzo che è il passaggio di stagione, periodo bellissimo, per carità, si può sciare ma si può anche correre e pedalare, arrampicare, camminare, fare un sacco di altre cose divertenti e anche niente, si può mettersi in spiaggia con una bella rivista di sci sotto l’ombrellone e godersi l’estate aspettando un altro inverno ancora. È per queste ragioni, per il bisogno di farla finita, che quando sai di dover andare a sciare alle Svalbard a giugno capisci che quella che sta per succederti è una cosa diversa» comincia così l’articolo di Emilio Previtali sull’incredibile Topturfestivalen, un festival dello scialpinismo e dello sci fuoripista che si celebra in questo periodo dell’anno alle isole Svalbard, in Norvegia. Ne parliamo su Skialper di agosto-settembre.



UN FESTIVAL DIVERSO – La caratteristica del Topturfestivalen è che questo festival è itinerante: si alloggia sul Nordstjernen, una nave da crociera artica costruita nel 1956 e recentemente restaurata. Poi con il gommone si approda insenature dalle acque turchesi, si sale su pendii immacolati accompagnati da qualcuno con il fucile (per gli orsi polari…) e si scende guardando il mare. Il gioco è fatto! «La faccenda di andare a sciare con il fucile è un po’ destabilizzante all’inizio. Uno può reagire in due modi: o è veramente preoccupato e ossessionato dalla paura di venire attaccato e sbranato da un orso polare; oppure vede quella dell’incontro come una remota possibilità di cui non preoccuparsi minimamente, come se fosse qualcosa che fa parte del pacchetto vacanza. In realtà l’atteggiamento corretto sta a metà strada tra queste due posizioni. Il pericolo di incontrare un orso è concreto e reale, poi gli orsi sono interessati più alle foche di cui si cibano che agli esseri umani ma sono predatori e per questa ragione non bisogna mai sottovalutare i rischi di un incontro faccia a faccia. Il pericolo è più consistente in prossimità del mare, in quota ci si può davvero rilassare e godere dello spazio immenso, della solitudine e dei pendii». Se lo dice Emilio…

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