«Questa biografia racconta la vita di uno sciatore, ma potrebbe essere applicata a
una qualsiasi altra sfera umana. Il libro non si focalizza solo sul mondo dello sci
estremo, ma vuole toccare gli eventi attorno all’esistenza di una figura così
carismatica, morta facendo quello che amava di più, aiutando un amico in pericolo. Una vera e propria esplorazione nel potere dello spirito umano: lo sci è stato una sorta di scenario per poi esplorare la vita affascinante di Doug». Dice così Robert Cocuzzo, autore del libro Sulle tracce di Coomba, pubblicato dalla nostra casa editrice e in uscita a metà novembre. Per conoscere meglio questa importante opera editoriale, che verrà presentata il 16 novembre in una serata speciale al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, Lucia Prosino ha intervistato su Skialper 114 di ottobre-novembre l’autore, Robert Cocuzzo.

DOUG COOMBS – Nato a Boston nel 1957 e cresciuto a Bedford, nel Massachussets, è stato un pioniere dello sci ripido prima negli Stati Uniti (Tetons, Chugach) e poi in Europa. Un grave incidente a 16 anni non ferma la sua passione per le discese nel 1991 vince il primo Campionato Mondiale di Sci Estremo a Valdez, Alaska, spiazzando la giuria per l’audacia delle linee scelte. Insieme alla moglie Emily fonda la Valdez Heli Skiing Guide nel 1993, compagnia che porta poi a La Grave e continua a operare da Chamonix e Valdez. La sua sciata veloce e sinuosa, unendo potenza, controllo e grazia, era ineguagliabile. Amava dire che «Il miglior sciatore è quello che si diverte di più» e viveva la sua vita con passione ed energia. È morto il 3 aprile 2006 mentre cercava di aiutare un amico caduto da un dirupo, Chad VanderHam.

ROBERT COCUZZO –
Vive tra Nantucket, sulla costa atlantica degli Stati Uniti, e le White Mountains del New Hampshire. È editor a N Magazine e ha collaborato con outside.com, esquire.com, Town & Country e altre riviste statunitensi. «Nel tentativo di ricreare il personaggio di Doug, ho capito che conversazioni telefoniche o messaggi scambiati con chi l’aveva conosciuto non potevano essere
abbastanza per capire a fondo la sua personalità – scrive Cocuzzo -. Dovevo mettermi nei suoi panni, sciare le sue linee, assaporare l’atmosfera che aveva vissuto e conoscere le persone