Riflessioni durante la lettura

Sono giorni difficili per i cercatori di news come me. Lo sono perché è troppo recente l’uscita del nuovo numero di Ski-alper e, dopo la prima lettura veloce, sono necessari altri giorni per assaporarne con tranquillità i contenuti cercando di interpretare al meglio quanto gli autori hanno voluto trasmettere con i loro scritti. Un solo numero da cui si potrebbero trovare gli spunti per le news di un mese intero. Si perché, come ho già avuto modo di dire a chi mi ha chiesto in merito, per me questo numero della rivista è il più ricco e completo contenitore di informazioni sulla corsa outdoor che io abbia mai sfogliato fino a oggi.

C’è un articolo su tutti che ho letto più volte e che rileggerò volentieri in futuro. È quello scritto e interpretato da Marco De Gasperi, uno che scrive bene, e non solo da un punto di vista sintattico. Ho colto la sua capacità di trasmettere le emozioni in modo diretto e istintivo, senza inutili giri di parole, così come altrettanto istintivamente sa trasmettere emozioni quando corre, sempre senza inutili giri di parole.  

In ‘Rosa e Bianco dove tutto iniziò’ ho colto la passione, l’entusiasmo e il precoce talento di quel ragazzino sedicenne che si presenta alla partenza della sua prova con il lasciapassare firmato dal papà. Il racconto di Marco è un sogno cercato che dopo un anno esatto si traforma in realtà. Lo leggo sulla rivista in nero su sfondo grigio e con gli stessi colori ne visualizzo le immagini. Una vecchia fotografia, di quelle vere e quindi stampate, leggermente sbiadita e consumata al tatto. Un ambiente dai colori desaturati, un’avventura che oscura la sola gara e un’esperianza del proprio io. 

In quel suo “questo è matto” , la perfezione di sintesi nel descrivere in poco più di due righe la personalità di un Marino Giacometti appollaiato a 4.200 metri di quota. Nell’aver smarrito lungo il percorso i rifornimeti e in quel thè caldo sorseggiato per dieci minuti, la felicità di aver letto un racconto di vita così bello scritto da uno dei pionieri della nostra disciplina. 

Grazie Marco.