Dopo una porticina, che apriamo senza chiedere permesso, c’è un corridoio di una quindicina di metri. Lungo la parete di destra sono esposti in ordine cronologico una dozzina di set sci più pelli Pomoca. Si parte dalle più antiche pelli di foca-foca fissate con i cinturini sotto sci stretti e lunghi, per arrivare alle attuali Race e Climb Pro Glide, dieci metri più avanti. Come succede in simili occasioni a chiunque si ritrovi ampiamente dopo gli anta, resto vagamente spiazzato notando che le pelli che scandiscono le mie, di stagioni, iniziano subito dopo le prime. Quelle dei Flintstones. Che oltretutto facevano parte dell’armamentario di papà e alle quali diedi personalmente il colpo di grazia, lasciandole ammuffire.

Tutti pazzi per gli sci, per qualcuno solo status symbol o almeno segnale visibile di appartenenza. Le pelli invece sono alla base dello skialp, anche fisicamente, ma vengono trascurate dalla maggioranza. Si sta sopra le pelli mediamente per l’80% del tempo di un’uscita touring e dalle pelli dipende molto del successo della salita. Sicuramente dipende dalle pelli il piacere dello sci come ineguagliato mezzo di trasporto human powered sulla neve, ma ancora più sicuramente possono dipenderne un sacco di dispiaceri se vengono trascurate. Comunque 85 anni di ricerca e sviluppo Pomoca non sono trascorsi invano. Anche se il principio di base resta quello del pelo orientato nel senso che permette lo scivolamento in avanti e poi si aggancia alla neve fornendo appoggio al passo, le cose sono molto migliorate per tutti. Sciatori, sciatori distratti e foche.

© Federico Ravassard

Ricerca e sviluppo sono sempre stati condizionati, e sempre lo resteranno, dalla completa variabilità dei fattori. La neve prima di tutto; le caratteristiche della lana Mohair dalla capra d’Angora, che variano secondo l’età dell’animale e la sua alimentazione (la lana Merino invece è costante); la tendenza della colla all’instabilità in relazione soprattutto alla temperatura, elemento difficile da controllare così come la direzionalità finale della pelle (avete presente le pelli, rotoli interi, che traslano a destra o a sinistra rispetto all’avanzamento frontale?). Tutto sommato, i fattori stabili e ripetibili si limitano alle scelte nel processo di tessitura del semilavorato, alla membrana di rivestimento impermeabile e ai trattamenti. Il plush – vello, velluto, felpa – determina presa e scorrevolezza secondo la materia prima utilizzata e la tessitura delle fibre. È il momento in cui si decide la struttura della pelle, che pelle sarà. Fibre più fitte o più rade, più spesse o più sottili, più o meno angolate, lunghe o corte. Il principio generale è: più scorrevolezza uguale meno grip e viceversa. Il trattamento Everdry si fissa a tutta la lunghezza del pelo e, oltre agli effetti idrorepellenti contro la formazione di zoccolo o ghiaccio, migliora il fissaggio del tessile, l’angolazione delle fibre, l’aspettativa di vita utile, scorrimento e grip.

Il rivestimento deve separare il tessile e l’adesivo, formando quello strato impermeabile che impedisce a umidità e acqua di bagnare la colla, con tutte le conseguenze che chi c’era prima ricorda ancora molto bene. La produzione delle pelli resta un processo con forte componente manuale. Sicuramente non si tratta di artigianato puro perché posizionatori, macchinari e sistemi di controllo sono tipici strumenti industriali, ma l’automazione si ferma alla produzione in tessitura del plush in grandi tappeti in rotoli. Pomoca interviene poi con taglio laser, marcatura, spazzolatura, trattamenti vari, applicazione della colla e dei fissaggi, più i controlli qualità in diverse fasi. In estate e fino a settembre si concentra la gran parte della produzione, con l’impiego stagionale di circa il 50 per cento di lavoratori in più rispetto allo standard. Nell’estate 2018 il picco, con 50 giorni di produzione su 24 ore. Lo sci di montagna sta crescendo ancora. Sulle pareti della sede di Pomoca campeggiano immagini di azione dei testimonial, ma quelli più evidenti, quelli che ritornano con più frequenza, magari affiancati nello stesso spazio, sono Kilian Jornet e Jérémie Heitz. Anche sulla homepage pomoca.com. Tecnicamente lontani, antropologica- mente vicini, storicamente dirompenti. L’elemento dell’attrezzatura che condividono veramente, che potrebbero realmente scambiarsi, che li accomuna a ogni sciatore di montagna old /new school, sono solo le pelli. Con un po’ di attenzione tutte quelle nel corridoio all’entrata, comprese quelle della foca nata troppo presto rispetto al Mohair della famiglia Dufour, potrebbero ancora portarci su tutti quanti.

© Federico Ravassard

CURIOSITÀ

Quante pelli?

Si stima che nel mondo, in 25 Paesi, si vendano ogni anno circa 300.000 units, set di pelli. Pomoca ne distribuisce 100.000, un terzo del totale, quota che la posiziona largamente come leader del mercato.

All’origine degli sport invernali

Dal 1867 la storia della famiglia Dufour è legata al turismo e agli sport invernali. Louis Dufour, albergatore di Les Avantes, è il primo a utilizzare gli sci nella Svizzera romanda. L’albergo di famiglia ospita la clientela prestigiosa di Montreux in un ambiente che oggi sarebbe all’avanguardia fitness & outdoor, organizzando anche gare di sci e di bob. Con il contributo del figlio Éric, ingegnere e sciatore di fondo, negli anni ’30 vengono ideate e prodotte dalla famiglia Dufour numerose attrezzature da montagna, una futuristica slitta di soccorso in tela che utilizza sci e bastoni dell’infortunato e le pelli antislittamento. Il marchio Pomoca viene registrato nel 1937 come acronimo di Peau (pelli, la pronuncia) – Mohair – Caoutchoutée (gommato). Le suole dei Dufour per scarpe da montagna e da città, in caucciù come precursore della gomma, vengono lanciate con successo nel 1941. La famiglia prosegue nello stesso settore anche con la generazione successiva, sviluppando l’impermeabilità delle pelli. Nel 2011 Pomoca entra nel gruppo Oberalp: nuovo capitolo, sfide inedite. Gli scarponi Dynafit, per restare in contesto ski touring, sono oggi gommati Pomoca.

Sci di fondo skin

Le pelli stanno rivoluzionando lo sci di fondo. Nella tecnica classica, per gli amici l’alternato, c’è sempre stato un cancello vero e proprio chiuso a quattro mandate davanti ai neofiti e agli occasionali: la sciolinatura di tenuta, quella che lascia penetrare il cristallo nello spessore ceroso al momento della spinta, e lo lascia fuori durante lo scorrimento. Se la sciolina è quella giusta per quella neve. Equilibrio delicato dipendente anche da un’infinità di altri elementi fisici, dalla tecnica dello sciatore alla struttura dello sci. In condizione zero (gradi), attorno al punto di fusione della neve, la situazione diventa ingestibile per la maggior parte. Ma proprio in queste condizioni di neve umida variabile le pelli danno il meglio. Sottili strisce di pelli race vengono applicate in produzione nelle sedi fresate al centro del ponte dello sci per lunghezze attorno ai 40 centimetri. Pomoca fornisce gli inserti di pelli sagomate ai migliori costruttori (che puntano molto sul sistema e ci stanno lavorando), gli sci da fondo skin sono già finiti sul podio ai massimi livelli. Chissà che anche nel mondo skialp race non si accenda qualche lampadina rispetto a pelli la cui zona utile è meno della metà del totale.

di Guido Valota

QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO SU SKIALPER 128

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