Le gare dei protagonisti nel mare di neve che sommerge Areches

Alla fine le temute croste sono state ammorbidite da un po’ di neve nuova caduta nella notte e da un bel sole primaverile. Ma la quantità di neve sulle montagne del Beaufortain è impressionante, così come le decine di esplosioni dei Gazex con cui i francesi cercano di bonificare i pendìi sopra gli impianti di risalita e sui percorsi di gara previsti nei prossimi giorni. 
E sopra i 1500 metri si scia in neve soffice profonda: linee freeride quasi straight-down per tutti, oggi le discese non sono state un problema neppure per il gruppo. Anche a fine classifica bastava uscire qualche metro dalle tracce per trovarsi la linea pulita.  

E’ stata comunque una gara dura. Quadrupla traccia ‘di montagna’, che saliva secca per insinuarsi nelle radure tra gli alberi, e sopra il bosco tanta neve soffice ad assorbire la spinta.  

LA GARA UOMINI –
Partenza sprint come sempre, nonostante i circa 10000 metri che aspettano i concorrenti in questi quattro giorni. E si è ripetuto lo schema di tutta questa stagione: i soliti Jacquemoud e Bon Mardion a dettare la gara, e poi una scia azzurra in caccia. Caccia alle lepri che è rimasta aperta nelle prime fasi, diciamo per tutta la prima salita vera. Ma già su quella lunga da 1000 metri è emerso un dato nuovo, e cioè che Bon Mardion oggi per la prima volta teneva molto meglio del solito il passo di Jacquemoud in salita, anche a fine gara. A tratti quasi pestandogli le code…e Mathéo volava sulla neve, letteralmente. Per cui si è azzerato l’unico limite parziale che fino a ieri permetteva agli altri – leggasi: gli azzurri di turno – di tenerli nel mirino e cogliere le occasioni. Intanto alle spalle dei due francesi si alternavano Holzknecht-Reichegger e poi Eydallin-Lenzi, seguiti da Lanfranchi-Galizzi con quest’ultimo che sta allungando indefinitamente il suo stato di grazia. 

Sull’ultima salita alta Eydallin spingeva in forcing a tutta, con Lenzi che saliva forte a pochi metri, ma i due ‘Bleus’ erano transitati da oltre 3’…
Bel finale di gara anche per i due elvetici Ecoeur e Anthamatten, che hanno strappato il quarto posto in rimonta a Lanfranchi-Galizzi, distanziandoli di un minuto al traguardo. Subito dopo transitavano sempre Michele Boscacci (molto tonico) e Robert Antonioli, sollevati di peso dal tifo valtellinese che ha colonizzato le montagne sopra Arēches.

La classifica è abbastanza regolare fino all’ottava piazza occupata da Trento-Beccari preceduti da Gachet-Perrier, anche se ormai si tratta di 14′ di gap dai vincitori. Poi ricomincia oltre 4′ dopo, con Pinsach-Favre, Viret-Gardet e via via le avanguardie di qualità del gruppo.

Al 22. posto bisogna assolutamente segnalare una coppia che sarebbe da ‘Libro Cuore’ se non fosse che, appunto, piazzarsi così in una tappa della Pierra è un affare molto serio: il Master del 1960 Franz Nicolini è in corsa insieme al figlio Federico, Junior del 1994.  

LA PIERRA MENTA DELLE DONNE –
Laetitia Roux e Mireia Mirò hanno ammazzato la gara, come previsto. Mai in affanno, hanno staccato di oltre 9′ l’inedito team Mollaret-Nicolini, che si sono scoperte abbastanza equilibrate nelle prestazioni.
Nessun duello ravvicinato per i gradini del podio neanche dopo, con le elvetiche Maude e Gex-Fabry a quasi 4′ ulteriori.
Appena ai piedi del podio le francesi Bernier e Smiley precedono di soli 1′ 30" il resuscitato super-team Martinelli-Pedranzini, che ha nuovamente dato lezione su come si corre in squadra per ottenere il 200%. Roberta era rientrante dopo mesi di convalescenza e praticamente a zero di preparazione. Per lei prima parte prudentissima -ha gareggiato con un tutore per non sollecitare troppo il tratto vertebrale interessato- e poi sempre in crescendo fino a mettere in difficoltà la sua compagna Francesca.
Mica male, per una che è partita senza sapere se ne aveva abbastanza per concludere la tappa!