Mi chiamo Zen, anche se il mio nome è Jeet Kune Do della Maschera di Ferro. Sì, ho il pedigree, sono un pastore belga Malinois nato tre anni fa a Bricherasio, in provincia di Torino. Quando avevo sessanta giorni mi sono trasferito con il mio padrone Seba a Pontechianale in alta Valle Varaita, nel Cuneese; quassù di neve ce n’è sempre tanta. E a me piace giocare nella neve. Seba mi ha insegnato un gioco nuovo, cercare le persone sotto la neve. E se le trovo, mi dà un manicotto per giocare, una cosa che mi diverte tantissimo. A qualche mio amico danno una pallina o un wurstel, io preferisco il manicotto. Certo, non è stato facile trovare le persone: c’è voluto tempo e tanta pazienza, ma alla fine ce l’ho fatta. Io sono un po’ miope, come tutti i cani, ma in compenso il mio fiuto funziona eccome. Prima mi hanno fatto le radiografie per vedere se le mie zampette erano in ordine, poi ho dovuto fare due esami insieme a Seba per vedere se ero capace, e li abbiamo superati entrambi: posso andare a cercare le persone sia d’estate che in inverno.
Tecnicamente, dicono quelli del CNSAS, sono bivalente, ovvero abilitato alla ricerca in valanga e in superficie. Quasi sempre quando arriva la chiamata partiamo con l’elicottero. Quando ero piccolo Seba mi portava vicino a quel bestione di ferro, vedevo girare le pale, sentivo il rumore del motore e così non ho avuto paura quando sono salito sopra con lui la prima volta. Sono sempre insieme a Seba. Andiamo a correre, ma sulla neve è meglio in salita. Una volta in discesa andavo troppo forte e mi sono fatto male: così mi ha portato dal veterinario che mi ha fatto una cosa che si chiama tecarterapia e mi è passato il dolore. Ma dal veterinario ci vado spesso: mi dice cosa e quanto devo mangiare per stare in forma, ogni anno mi fa una visita completa come fossi un atleta.
Diventando grande è stato più facile scavare nella neve. Seba e i suoi amici mi fanno sempre degli scherzetti per mettermi in difficoltà. Scavano delle tane dove si nascondono e spesso le creano con il gatto delle nevi per non darmi indicazioni con i loro odori. Cercano di farmi sbagliare, lasciando loro tracce un po’ ovunque,mettono altre persone intorno per confondermi, ma quando Seba mi grida cerca! io parto diretto sull’obiettivo, annuso e scavo. Abbaio per chiamare Seba. Siamo una bella squadra insieme. Lui sugli sci è forte, faceva l’allenatore, anche di una ragazza che adesso è andata alle Olimpiadi, continua a insegnare sci, va in neve fresca e scala. Ed è volontario nel Soccorso Alpino.
Martedì 6 marzo ero di turno con Seba alla base dell’elisoccorso: è scattato un allarme, c’era una persona sotto una valanga. Mi ha messo l’imbrago e la pettorina con dentro una piastrina che si chiama Recco, e siamo partiti con un medico e un infermiere. Mi ha detto cerca! E sono volato a razzo in un punto preciso, ho scavato nel posto giusto, Seba mi ha dato una mano a estrarlo dalla neve. Abbiamo avuto la fortuna di trovarlo vivo. Dicono che erano tanti anni che un cane non salvava una persona sotto una valanga. Mi sono divertito: è stato un bel gioco, non sono mica un eroe. Quella volta Seba non mi ha dato il manicotto, ma era felice, si vedeva nei suoi occhi. L’ho capito ed ero felice anche io. Quella è la sua vita, il suo stile di vita con me.
La storia di Zen che avete letto è quella di un cane che ha recuperato davvero una persona sotto una valanga. E Seba è Sebastiano Faraudo, il suo conduttore che fa parte del gruppo delle unità cinofile da valanga del Soccorso Alpino e Speleologico del Piemonte, della quattordicesima delegazione, la Monviso. Martedì 6 marzo Zen e Sebastiano erano di turno alla base elisoccorso dell’aeroporto di Levaldigi, in provincia di Cuneo, dove, durante il periodo invernale, oltre a medico, infermiere, pilota, tecnico verricellista e tecnico di soccorso alpino, c’è sempre un’unità cinofila, pronta ad intervenire in caso di valanga. Scattato l’allarme, la centrale operativa di Torino ha disposto l’invio in quota dell’elisoccorso. Seba e Zen hanno raggiungere il monte Viridio, nella zona di Castelmagno in Valle Grana. Zen con il fiuto, Seba con l’utilizzo dell’Artva, hanno ritrovato vivo uno scialpinista che era rimasto sotto la valanga per oltre tre ore. Un lavoro prezioso quello delle unità cinofile, fatto di sacrifici e costanti esercitazioni. Fatto da persone che amano il loro animale. Abbiamo colto quest’occasione per mettere in luce l’importanza del lavoro dei cani e dei loro conduttori, a volte un po’ trascurato, ma fondamentale per la sicurezza di chi frequenta la montagna.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero 117, uscito ad aprile 2018. Se non vuoi perderti nessuna delle storie di Skialper e riceverlo direttamente a casa tua puoi abbonarti qui.