Spettacolo sullo Schattberg attaccato da oltre 1000 ski…climber

L’unica gara in pista più difficile di quelle in ambiente ha fatto capire a tutti ieri sera dove sta la differenza.
Nonostante le ottime condizioni meteo, soprattutto rispetto all’ultima edizione partita invece nella bufera, gli aspiranti scalatori dello Schattberg hanno dovuto confrontarsi con una neve ‘slippery’: una farinetta mossa e scivolosa come sapone in polvere che ha aumentato la difficoltà dei già impressionanti muri.

Mai come quest’anno se ne sono viste di tutti i colori: record di ricorso ai coltelli (e quelli ridotti spesso non bastavano), un sacco di gente che gradinava a piedi, tracciature a zig-zag, scivolate a pelle d’orso per decine di metri con relativi travolgimenti…
Un elenco di difficoltà che farebbero la disperazione degli scialpinisti normali, e che invece hanno portato alle stelle l’entusiasmo dei 1000 ski-climber del Mountain Attack. Gusti.
Comunque resta ancora una volta lontano il record di Guido Giacomelli, datato 2006.  

BAGNO DI FOLLA SULLO SCHATTBERG –
L’agognato Schattberg ha accolto il passaggio dei 1000 tra due ali di folla da brivido per la schiena. La parte rimanente del percorso marathon, 2000 metri positivi e impegnativi – non certo una passeggiata di salute – , diventa però per buona parte dei concorrenti una formalità dopo il vero piatto forte dei muri più famosi del mondo.  

LA GARA E GLI EPISODI –
Anche nella parte alta della classifica sono stati degli episodi a decidere qualche posizione importante.
– Francesca Martinelli è stata subito travolta sul ripido da un concorrente franato a valle, perdendo la testa della corsa. Ha poi recuperato raggiungendo la prima ragazza, l’austriaca Michaela Essl, decidendo di non superarla per lasciarsi guidare nella prima lunga discesa. Solo che ha seguito il faro sbagliato, scendendo poi per diversi minuti nel percorso tour: uno dei punti del Mountain Attack dove è veramente facile sbagliare. Non ha abbandonato, ma il danno era irreparabile. Terza ugualmente, il che racconta molte cose.
– Errore uguale e contrario per Birgit Stuffer, accortasi dopo molta salita di essersi inoltrata nel percorso marathon che voleva invece evitare assolutamente.
– Marco Facchinelli ha puntato sulla corsa a piedi nei due tratti più ripidi, ma ha constatato troppo tardi che la tecnica era svantaggiosa rispetto al 100% sci ai piedi . Peccato, perché in cima era quello che saliva meglio tra i primi tre.
– La tattica prudente ed esplorativa di Raffaella Rossi ha pagato. Seguendo il gruppo senza mai strafare, ha portato a casa un bel secondo posto al suo esordio al Mountain Attack.  

IL PODIO ASSOLUTO –
Infine gare regolari per i tre più veloci: Nejc Kuhar ci sta provando da cinque anni, ma anche stavolta ha trovato sulla sua strada due mostri della gara fisica in pista. Nejc è più polivalente, loro sono sicuramente più adattati alla neve preparata.
Il grande Tadei Pivk, che giganteggia non solo metaforicamente, riuscirebbe comunque a vincere lo svantaggio della forza di gravità così presente su questi muri…ma ha notato che  Hoffmann aveva qualcosa di evidentemente decisivo sul ripidissimo: parlava di pelli.
Hoffmann ha un passato di campione olimpionico nello sci di fondo, e già questo direbbe tutto. Da buon fondista sa come far tenere le pelli più di ogni altro, come aveva già dimostrato ampiamente vincendo l’edizione 2013, e questo è il fattore decisivo sul ripidissimo.   

‘PELLI’ ??? –
Ma in più, dopo la gara, Christian Hoffmann ci ha mostrato molto gentilmente una novità veramente rivoluzionaria in fatto di…’pelli’?
…stay tuned!