La vittoria 'di forza' al Vertical del Cornon, ma non solo
Marco Facchinelli sta specializzandosi sempre più nelle gare di salita ripida, con gli sci e a piedi. Domenica mattina ha vinto al Cornon una gara difficile, e anche un po’ atipica rispetto agli standard dei VK. La parte alta del percorso completava gli ultimi 80 / 100 metri positivi in un lungo alternarsi di terreni comprendenti anche una discesa (e non così corta).
Marco, puoi raccontare la gara del Cornon?
«Sono stato in testa fin dal primo metro, e ho tenuto alto ilo ritmo. Però Philip (Götsch) teneva, anche quando ho provato a fare la differenza diverse volte. Solo alla fine, proprio sull’ultima salita si è staccato. Io lì ho tirato al massimo, e comunque poi mi ha detto che era al limite già da prima».
Questa sembrerebbe una gran bella stagione per te. Racconta dell’Elbrus.
«All’Elbrus World Series martedì 7 maggio abbiamo corso il Vertical Km come gara ‘propedeutica’ a quella principale. Mille metri per 3,7 chilometri tra 2400 e 3400 metri, parzialmente innevati. Giovedì 8 invece la gara partiva a 2300 metri, dove ci sono gli alberghi, e la cima è 5642, quindi 3300 metri positivi su terreno di nevaio e ghiacciaio facile. L’unico problema poteva essere il clima. Ci hanno detto: ‘Se da una bandierina non vedete la successiva, la gara è annullata e tornate indietro’. Invece è andata bene. Vittoria e record: il precedente apparteneva a Luis Alberto in 3h 41′, e io ci ho messo 3h 30’».
E il tuo progetto al Pic Lenin?
«Eh, per quello servono anche i soldi! Mi sto dando da fare a cercarli, ma ormai manca un mese e mi sa che se ne riparla l’anno prossimo. Comunque quella è una cosa molto diversa. Non ha nulla a che fare con le nostre gare ne’ con le Sky. E’ una cosa dei russi, loro hanno sempre fatto queste gare (ai tempi dell’URSS selezionavano così i partecipanti alle spedizioni). Lì si parte dal campo base o dal campo 1, non so bene. Comunque a una quota tra 4400 e 4500, e poi si sale in cima a 7134. In passato aveva vinto Urubko, e anche Bolotov, che è appena morto sull’Everest, e il record è sulle 6h 30’».
Con Marco i discorsi vanno a toccare un sacco di argomenti, ed è lui a proporli a getto continuo. Dalla sua filosofia del Vertical al Soccorso alpino, dal suo passato nel mezzofondo (con tempi di tutto rispetto) allo scialpinismo, fino al suo personalissimo progetto di mappatura di percorsi vertical in posti belli e su sentieri poco frequentati scovati sulla cartina; e con tempo di riferimento…naturalmente stabilito da lui stesso.
Rimanete in contatto perché Marco non è ‘solo’ un atleta fortissimo, ma ha anche molti argomenti da proporre a 360°.
Per ora chiude con una precisazione importante: «Io voglio ringraziare il Team La Sportiva, che mi sostiene tutto l’anno. Ma voglio ringraziare anche i Bogn da Nia, il club per cui sono tesserato!»