Trail running sugli scudi a Friedrichshafen. Spopola il barefooting

Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani’. Così si esprimeva Massimo D’Azeglio al termine della Spedizione dei Mille. Oggi, conclusa OutDoor 2012, esposizione internazionale ospitata dalla fiera di Friedrichshafen (Germania) e dedicata agli sport outdoor, potremmo affermare che ‘fatta la scarpa, bisogna fare i corridori’. Detto che il trail running, e in generale la corsa off road, è il movimento più vivo e spumeggiante nel panorama degli sport di montagna, mentre si registra una discreta stagnazione per quanto riguarda l’alpinismo e l’arrampicata, la parola d’ordine, nonché tendenza imperante per il 2013 in tema di calzature, è barefooting; letteralmente camminare a piedi nudi. Vale a dire, in chiave sportiva, correre con scarpe che influenzino il meno possibile i movimenti degli arti inferiori. Quasi fossero una seconda pelle. Una religione, dato che necessita di fede per aderirvi, che prescrive lo stravolgimento della corsa tradizionale. Addio allora alla consueta transizione dall’impatto del tallone con il terreno alla spinta con la parte anteriore del piede in favore di un’andatura basata sull’appoggio esclusivamente dell’avampiede e del mesopiede avanzando il proprio centro di gravità. Come dire, la morte della rullata! Una tecnica definita anche natural running in quanto i corridori scalzi adotterebbero questo stile. Le scarpe barefoot, nel dettaglio, sono sempre neutre e minimaliste, in quanto dotate di una minore ammortizzazione rispetto alle calzature standard nonché contraddistinte da un limitato, quando non assente, dislivello dell’intersuola, e quindi dello spessore degli inserti antishock, tra sezione anteriore e posteriore.

Scarpa debutta nel running off road
Stravolgeremo il nostro modo di correre? Alcuni atleti l’hanno già fatto. I comuni mortali no. E non è detto siano in grado di farlo, dal momento che la transizione verso il natural running dovrebbe avvenire quanto più gradualmente possibile onde non incorrere in infortuni dovuti alla risicata ammortizzazione in corrispondenza del tallone. E all’inedita distribuzione dei pesi sbilanciata verso l’avampiede. Le aziende, però, non sembrano preoccuparsene. O quanto meno non ne fanno un cruccio tale da perdere il sonno. Parafrasando ulteriormente la Spedizione dei Mille, potremmo identificare nei ‘Mille’ proprio i costruttori lanciatisi in quest’avventura. Non solo brand inediti, ma anche giganti del settore quali Salomon, La Sportiva, Adidas e Brooks, che guardando al minimalismo ampliano le proprie collezioni da trail. Seguiti da debuttanti illustri quali Scarpa e Patagonia, così come dalla rientrante (nel settore) Merrell. Chi ha fatto resistenza? Assente Hoka One One, in fiera il ruolo di Davide contro Golia è spettato principalmente a Tecnica, con una nutrita schiera di nuovi modelli votati alla massima ammortizzazione. Cushioning contro barefooting.

Cui prodest?
Perché tanto interesse per il barefooting? Per una nutrita serie di ragioni non necessariamente improntate al benessere dei corridori. Innanzitutto perché progettare una scarpa minimalista è meno complesso che realizzare una calzatura che debba rappresentare un bilanciato compromesso tra ammortizzazione, reattività e tenuta. Con buona pace (o estremo dolore) di pronatori e supinatori, così come dei marchi che tradizionalmente presidiavano questa branca del running. In seconda battuta perché rende agevole ridurre i pesi. E la leggerezza fa gola a tanti… Può quindi rappresentare un irresistibile stimolo all’acquisto. In aggiunta il natural running è ‘l’energy drink’ mediante il quale le aziende vorrebbero infondere una sferzata d’entusiasmo a un settore in crescita sì, ma non tanto rapidamente e marcatamente da costituire un solido argine dinanzi al dilagare della crisi. I ‘Mille’, i costruttori, hanno individuato la loro arma: il barefooting. Da schierare in battaglia contro la congiuntura economica. In ultima battuta, le scarpe votate al natural running sono attraenti: semplici, essenziali, ridotte ai minimi termini e dall’aspetto terribilmente racing. Un sogno per gli appassionati maggiormente allenati. Verranno utilizzate nei trail più impegnativi? Extra terrestri a parte (Kilian docet) quasi certamente no. Ma qualcuno ci proverà. E probabilmente ne pagherà le conseguenze.
 
Green economy
Scarpe, scarpe e ancora scarpe. Sebbene le novità più altisonanti in ottica 2013 siano riconducibili al settore calzaturiero, un altro ‘gigante’ dell’outdoor gode d’ottima salute: l’abbigliamento. Costantemente scosso dall’esasperata ricerca della leggerezza, del comfort e dell’ecologia. La green philosophy, l’attenzione alla biocompatibilità del processo produttivo, la certificazione ambientale e il miraggio del riciclo totale divengono obiettivi sia tecnici sia sociali sia di marketing. Il mondo ringrazia. Al contempo il fenomeno del trail estende la propria influenza anche al settore tessile, con il proliferare di soluzioni ‘total look’ che vestono il runner da capo a piedi come nel caso di Salomon, La Sportiva, Mammut, Lafuma e The North Face per citare i nomi più celebri. Nel 2013, allora, in montagna tutti correranno? Forse. Certamente il movimento è in crescita e sulla falsariga di quanto accaduto in Francia, dove è divenuto un vero e proprio fenomeno di costume, gli interessi commerciali si fanno via via più ingenti, a tutto vantaggio del proliferare di nuovi prodotti e modelli. Per quanti amano affrontare la montagna con meno rapidità, il futuro sembra invece delineare un orizzonte caratterizzato dal perfezionamento sia dei prodotti sia dei materiali, ma senza stravolgimenti epocali. A meno che le aziende produttrici non decidano che il barefooting abbia le carte in regola per spopolare tra trekker e alpinisti, senza dubbio desiderosi di imitare Carla Fracci saltellando aggraziatamente sulle punte di cresta in cresta…