Si può vivere in barca a vela e andare a sciare la mattina e magari il pomeriggio sfruttare la brezza e girovagare per baie? La risposta è sì, soprattutto se ti trovi in un posto come l’Alaska dove le onde sono vicinissime alla neve polverosa. Ed è quello che fa Gabriella Palko, giovane speaker della radio locale e freerider, che ha iniziato a vivere su una barca a vela per caso.
«Casa e abitazione sono due cose diverse e l’abitazione è arrivata in forma fluttuante. Il vecchio e logoro veliero di nome Whisper è entrato nella mia vita grazie a un meccanico dai capelli unti e dal cuore gentile. Mi ha offerto la nave come rifugio temporaneo e ho finito per viverci per un anno e mezzo. La semplicità, l’intimità, la magia racchiusa tra le pareti di vetroresina che custodiscono le storie di una manciata di altre anime che avevano occupato quello spazio galleggiante prima di me mi hanno attirato e hanno cambiato la mia vita. Sentendomi per metà sicura della scelta, per l’altra metà pazza, ho comprato la mia barca a vela, più funzionale, lo scorso settembre. Si chiama Zephyr, ed è da qui che ho la grande fortuna di scrivere».
Gabriella è una delle protagoniste delle lettere da di Skialper 132 di ottobre-novembre e scrive la sua missiva da Valdez. Lo fa raccontando di come ha vissuto i giorni più duri del lockdown dalla usa particolare casa e di come la solitudine da scelta sia diventata un obbligo. «Sono abituata a stare da sola. Mi considero un membro abbastanza indipendente della specie umana, so apprezzare la solitudine, ma ho anche fiducia nella comunità. Improvvisamente mi sono ritrovata a vivere in solitudine non solo per scelta, ma anche perché costretta. Tutto a un tratto ho provato il terrore puro e il vero senso della solitudine, ma anche quello della libertà e della liberazione». E poi è arrivata l’estate, l’estate della libertà. «È stata la migliore opportunità per diventare più intima possibile con il mio palcoscenico, il territorio vasto e magico delle Chugach Mountains e del Prince William Sound. Ho continuato a lavorare alla radio per tutta l’estate, per garantirmi un reddito e un senso di normalità. Ma il resto del tempo l’ho passato nella mia piccola casa in barca, navigando verso Nord e facendomi strada attraverso le acque, sulle spiagge e sulle montagne del grande giardino dell’Alaska».
E ora? «Ora, se volete scusarmi, c’è il sole e c’è una brezza da sfruttare!».