La responsabilita' degli organizzatori e' limitata ad alcune situazioni
Il recente incidente mortale occorso a un atleta durante l’Avatrail ci offre l’occasione di ritornare per un breve approfondimento sul tema della responsabilità degli organizzatori di competizioni di skyrunning o di manifestazioni agonistiche che si svolgono in ambiente montano. Gli organizzatori – persone fisiche, società, associazioni, comitati – in ipotesi di sinistro avvenuto nel corso della manifestazione, possono, come è noto, essere ritenuti responsabili civilmente nei confronti degli atleti, degli spettatori, nonché di soggetti ausiliari (cronometristi, segnalatori sul percorso, ecc.).
COSA DICE LA GIURISPRUDENZA – La giurisprudenza in materia, in base alla convinzione che chi pratica uno sport come il trail accetta di esporsi – seppure entro certi limiti – ad eventi che potenzialmente possono cagionargli un danno, ritiene che nelle competizioni sorga un’eventuale responsabilità risarcitoria solo quando, per ragioni non imprevedibili ed inevitabili, tale soglia di esposizione al rischio sia stata superata per colpa dell’organizzazione.
LE REGOLE DEL GIOCO – In buona sostanza, se il livello di pericolosità si mantiene entro confini accettabili e l’incidente si verifica, il sottostare alle inevitabili conseguenze negative ‘fa parte del gioco’ e l’atleta o i suoi eredi non possono richiedere alcun risarcimento; se invece l’organizzazione, con il proprio comportamento attivo o omissivo, ha esposto gli atleti poi danneggiati ad un pericolo maggiore di quello insito nel tipo di gara (o comunque in un’escursione sul medesimo percorso) e accade il sinistro, l’organizzazione medesima ne risponderà con tutto il proprio patrimonio presente e futuro. Non risponde invece l’organizzazione quando il danno patito dall’atleta deriva da un suo mero errore tecnico, come ad esempio da una scivolata cagionata da stanchezza o da imperizia.