Il nostro Pistoni con i due campioni a 30 km dall'arrivo
Ho visto cose che voi umani non potete immaginare. Ho corso insieme al primo e al secondo al Tor quando mancavano (per loro) 30 km all’arrivo. Erano sufficientemente distanti l’uno dall’altro perché una macchina facesse in tempo a riportarmi indietro, in modo da prendere il secondo nel punto in cui, un’ora prima, avevo accompagnato il primo. Mi ero dato come regola di non chiedere nulla, lasciare intatta la bolla mentale che immaginavo accompagnasse il loro procedere. Giusto avrei risposto alle loro domande se mai ve ne fossero state. Ho visto un taciturno che alla fine mi ha stretto la mano con calore e un loquace che nello stesso posto mi ha chiesto di lasciarlo solo (o in pace). I fatti: correvano. Cavolo se correvano. In discesa a 5’30”, sul piatto a 6′-7′. Camminavano solo in salita ripida. Karrera non sbuffa mai, magari rallenta sul ripido ma non dà mai l’impressione di tirare; Perez sì, così sembra più umano, e poi parla, chiede, fa battute. Il trail è l’unico sport dove, per 4 km o giù di lì, il rag. Rossi può vivere insieme ai primi una gara che, se osservata e non vissuta, fa proprio un po’ paura. Il fantasma del cinese passato a miglior vita osservava in silenzio ma, come tutti i fantasmi, taceva, lasciando a ognuno l’onere di dare un senso a un gioco che io ritengo bello e costruttivo, malgrado tutto.