Finito l’entusiasmo, e' tempo di analisi

Ci sono almeno due modi per vivere e descrivere una gara, quello emotivo e quello più prettamente agonistico, analizzando le singole prestazioni sportive. 

LE EMOZIONI DEL MOMENTO – Sul momento, a maggior ragione se ci si trova sul posto, ci si emoziona pensando allo sforzo profuso dall’atleta che ti sta passando di fianco, si ascolta il suo respiro, si osserva il sudore scendere su tutto il corpo. Sul momento, a meno di non essere dei grandi esperti della disciplina, è però difficile valutare la prestazione sportiva in termini assoluti, specie se non si hanno riferimenti di tipo cronometrico. Sul ripido prato di Premanida, per esempio, nel poco tempo a disposizione per seguire la testa della corsa, le emozioni sono state di quelle forti anche senza avere la capacità di valutare in quel preciso frangente qunto realmente di buono stessero facendo gli atleti da un punto di vista cronometrico. In zona d’arrivo, poi, tutto è maggiormente amplificato. Si gioisce per chi ha appena tagliato il traguardo facendosi contagiare da un sorriso di soddisfazione, da una smorfia di fatica o da uno sguardo di delusione. Si guarda poi di sfuggita il tabellone del tempo finale ma, in sostanza, il vincitore è l’eroe di giornata a prescindere da tutto il resto.

LE VALUTAZIONI A FREDDO – Terminata la gara, la curiosità e la passione ti spingono poi ad approfondire il tutto da un punto di vista più razionale. A meno che non si tratti di una prima edizione, è quindi inevitabile cercare di dare anche una collocazione di tipo agonistico alle emozioni vissute. In una gara storica come il Giir di Mont, questo è relativamente facile perché con 21 edizioni disputate, il materiale a disposizione è ricco di informazioni e relativi spunti. Se in altrettante edizioni hanno poi corso sugli stessi sentieri i migliori interpreti della disciplina, oltre che facile il discorso si fa anche molto interessante.

IL RIFERIMENTO CRONOMETRICO – Lo scorso anno una frana ha costretto gli organizzatori a modificare una piccola parte del percorso, da quanto riferito dagli stessi, 300-400 metri di sviluppo in più rispetto alle precedenti edizioni. Sabato sera, durante la splendita presentazione della gara, è stato annunciato che a causa di questa modifica, i record precedenti sono stati azzerati e che il nuovo riferimento cronometrico erano quindi le 3h19’19’’ di Tofol Castanyer, vincitore appunto lo scorso anno. Una decisione legittima ma irrealizzabile nella sostanza perché è improponibile azzerare 19 anni di storia e di leggenda sportiva per 400 metri di differenza. Per le tre o forse quattro generazioni di atleti che hanno corso il Giir di Mont, i riferimenti cronometrici rimangono e rimarranno sempre quelli iniziati nel lontano 1968 con le 4h24’29’’ di Gian Battista Toteschini e che per il momento arrivano fino alle 3h01’03’’ di Kilian Jornet nel 2011.

FUORICLASSE E GRANDI CAMPIONI – Sandra Mondaini era solita proninciare la frase ‘che barba che noia, che noia che barba’ quando era a letto con il marito Raimondo nella famosia serie televisiva Casa Vianello. Sono sicuro che qualche lettore da questo punto dell’articolo pronuncerà la stessa frase perché, aimè, tocca ancora una volta parlare di Kilian Jornet e Marco De Gasperi anche se ieri non hanno preso parte alla gara. C’è un dato su tutti che questa mattina mi ha impressionato durante lo studio post gara; in 21 anni, soltanto tre atleti sono riusciti a scendere sotto il muro delle 3h10’ al Giir di Mont. Si tratta di Kilian (3h05’08’’ nel 2009, 3h01’14’’ nel 2010 e 3h01’03’’ nel 2011), Marco De Gasperi (3h04’34’’ nel 2010 e 3h03’43’’ nel 2011) e Ricardo Mejia (3h06’41’’ nel 2009). Numeri alla mano, questri sono i tre atleti fuoriclasse del Giir di Mont. C’è poi un’altra soglia cronometrica che è costituita dalle 3h15’. Oltre ai tre prima citati, sono riusciti a scendere sotto questo tempo solo 5 atleti, Luis Alberto Hernando, Tofol Castanyer, Nicola Golinelli, Tom Owens, e Tadei Pivk. Sempre numeri alla mano, qusti sono i 5 grandi campioni del Giir di Mont. Almeno fino alle 3h30’’ tutte le prestazioni possono essere considerate stellari ma il ricontro cornometrico degli 8 atleti prima citati è qualcosa che va oltre.

GIIR DI MONT 2013 – Ci possiamo aggiungere i 400 metri della frana, essendo particolarmente buoni ci possiamo anche aggiungere il caldo, ma rimane il fatto che ieri nessun atleta è riuscito a scendere sotto le 3h20’.  Ionut Zinca è un grande atleta e non lo scopro di certo io con questo articolo. Non avendolo mai conosciuto prima, devo dire che mi ha impressionato molto anche dal punto di vista caratteriale, oltre che da quello sportivo.  Lui ha fatto il suo, forse di più, perché non dimentichiamoci che il suo 3h20’03’’ arriva dopo un infortunio e che quindi la sua condizione non può essere al top. Si porta a casa una vittoria che vale un’intera carriera a cui se ne aggiungeranno sicuramente altre di altrettanto valore.  Anche Tofol Castanyer è un grande atleta e penso che chiudere in seconda posizione in 3h20’27’’ all’età di quarantun’anni, non sia da tutti. Ieri è arrivata anche la bella prestazione di Julien Rancon che ha quindi fatto il suo esordio a Premana nel migliore dei modi con un ottimo 3h21’53’’. Un grande podio con tre grandi campioni, ma il muro delle 3h15’, per non parlare di quello delle 3h10’ per quest’anno non è nulla di più che un lontano miraggio. Per le 3h01’03’’ di Kilian, meglio metterci una pietra sopra, anzi, meglio metterci sopra la famosa frana.

DISCORSO DEMATTEIS – Infine, arrivo a uno dei temi caldi di questo fine settimana, ovvero all’esordio di Bernard e Martin Dematteis nel mondo dello Skyrunning. Visto e considerato che mi sembra universalmente assodato che stiamo parlando di due grandissimi atleti, sgombero subito il campo da eventuali fraintendimenti ammettendo che personalmente mi piacciono molto anche come persone. Hanno carisma e personalità al punto giusto da renderli degli autentici personaggi, cosa che di certo non guasta per lo sviluppo di una disciplina sportiva. Se sarà loro intenzione cimentarsi anche nello Skyrunning, mi sembra scontato ipotizzare che ne saranno protagonisti negli anni a venire. In tutto questo, ci aggiungo però qualcosa di mio, il giusto per dare ulteriore vigore alla discussione. Sabato sera, alla presentazione, hanno dichiarato che per loro si sarebbe trattato di una distanza impegnativa e che in allenamento non erano mai arrivati oltre le due ore. Le prime due domande che mi sono fatto al momento sono state inerenti al perché lo abbiano detto e al perché non si fossero allenati oltre le due ore. Sulla prima, penso che più che mettere le mani avanti si sia trattato di un qualcosa riferibile alla loro umiltà, come dire, ci mettiamo la faccia ma siamo consapevoli che qui non si scherza. Sulla seconda, il discorso è più complesso. Fermo restando che ognuno è libero di gestirsi come meglio crede, e ci mancherebbe altro, se si propone un raffronto con le supertar Kilian e Marco, lo si fa perché da tifosi e appassionati, li si vorrebbe avere già tutti e due competitivi e ai massimi livelli, anche nello Skyrunning, per dare nuovo vigore a tutto il movimento. In un simile ambito, di assoluta eccellenza, non vale quindi il discorso del non essere abituati alla distanza. Non vale per loro come in passato non è valso per Kilian quando è passato dalle Sky all’UTMB e non è valso per Marco quando si è cimentato nelle prime Skyrace o quando quest’anno ha ulteriormente allungato il tiro correndo a Chamonix. Proprio per la voglia e il desiderio di vedere il prossimo grande duello di Premana non più tra due atleti ma almeno tra quattro, mi sembra scontato e onesto ammettere che ieri per Bernard e Martin qualcosa non ha funzionato. I dati sono eloquenti, e non mi riferisco alla dignitosissima posizione in classifica ma al mero riscontro cronometrico. Bernard è a 28 minuti abbondanti dal record di Kilian e il suo tempo finale è solo l’86° tra  tutte le migliori prestazioni al Giir di Mont. Nell’edizione 2010 con un tempo simile sarebbe arrivato ventesimo. Ovvio che qualcosa non ha girato per il verso giusto. Mi piace pensarla come a una questione di approccio e mi piace altrettanto pensare che i due fratelli facciano tesoro dell’esperienza e che diano un seguito a questo loro esordio con la reale volontà di diventare dei grandi anche nello Skyrunning.