Dopo l’UTMB 2017 nulla sara’ più uguale nelle gare in montagna
Mai nella storia dell’Ultra-trail si era vista una gara con un parterre così alto di atleti al via. Senza mezzi termini, l’UTMB 2017 è stata il Mondiale dei Mondiali dell’ultra-trail. Come ha ben detto Kilian (lo chiamiamo senza cognome, poi spiegheremo perché), nelle gare lunghe di solito sono in due o tre a giocarsi la vittoria, oggi erano almeno in dieci da podio, se non da vittoria. L’importanza dell’evento era nell’aria. Chi ha frequentato le passate edizioni (a proposito, questa è la quindicesima, cifra tonda!) ha sempre fatto lo slalom nella folla, c’è sempre stata la pelle d’oca e l’adrenalina a mille, soprattutto in partenza e all’arrivo, ma quest’anno no, è stata un’altra cosa. «Nel 2014 è stata un’emozione unica, ma non avevo mai visto così tanta gente: pioveva, nevicava, non sono praticamente stato mai solo» ha detto François D’Haene. Il boato al via e all’arrivo è stato unico, gli accrediti stampa contingentati a quota 250 (contro i 200 dell’anno scorso), nei momenti di punta dalla sala stampa è stato impossibile caricare foto e video, ogni spostamento, dalla ricerca di un angolo per fare le foto o le interviste all’affannosa corsa in auto da un rifornimento all’altro, è stato tremendamente più complicato. E non era mai successo.
FRANÇOIS, CHAPEAU! – Diciamolo: la prima UTMB l’ha vinta su un percorso ridotto, veloce e in fondo valle. Poi quando si è ripresentato nel 2014 ha stravinto, demolendo il record dell’anno prima di Thévenard. Se c’erano dei dubbi… Però con Kilian non si era confrontato. La cantilena la conosciamo bene: «re dell’UTMB, però quando c’è Kilian». Fino a oggi c’è sempre stata un termine di giudizio per le gare con e senza Kilian, oggi D’Haene l’ha battuto nella gara più importante e famosa al mondo e ha battuto almeno altri dieci (vogliamo dire venti?) atleti fortissimi. La vittoria di D’Haene è stata pesantissima, non c’è dubbio, un successo senza se e senza ma, il re dell’ultra-trail, se si guarda al lato sportivo, è lui. Vittoria ancora più bella perché ottenuta non da un super atleta giovanissimo, ma da un trentaduenne che si spacca la schiena tra le vigne.
KILIAN, COMUNQUE UN MITO – A parlare sono prima di tutto i numeri e lo stile. Ti presenti alla gara del secolo, dove tutti hanno il viso tirato, e arrivi al via con lo smartphone e il cappellino con la visiera sul collo, filmi gli altri top in diretta Facebook, scambi delle battute, corri qualche chilometro con il telefonino in mano, trovi anche il tempo di fare i complimenti a un turista per le sue scarpe e di mostrare la palestra di arrampicata, fai la spola avanti e indietro come un cagnolino. Sembri un ragazzino che si diverte, comunque andrà a finire. Tutta un’altra immagine rispetto ai runner ai blocchi di partenza con il viso serio e concentrato. Perché il trail è una festa. Per la prima volta mostri a tutti che cosa vuol dire correre alla partenza della più importante gara al mondo di trail. E poi il tuo video supera (a 24 ore dalla partenza) le 500.000 visualizzazioni. Quello sulla pagina Fb ufficiale dell’UTMB è sopra le 20.000, al netto della diretta in streaming sulla tv della gara. La tua conferenza stampa è stata di gran lunga la più affollata, i post che ti riguardano sulla nostra pagina Facebook quelli che hanno fatto il botto, abbiamo ancora le orecchie piene degli ‘alè Kiliàn’. Sì, con l’accento sulla a, alla francese, perché lo sciovinismo dell’Exagone si ferma davanti a questo catalano considerato ormai figlio adottivo del Monte Bianco. Ecco perché ti possiamo chiamare Kilian e non Kilian Jornet. Perché oggi, lo ripetiamo a caratteri cubitali, ha vinto D’Haene e sulle lunghe distanze è il più forte. Però Kilian significa trail, inteso come il movimento delle gare in natura più in generale, è il simbolo di questo sport e rimane l’atleta più completo, che può permettersi di fare un paio di corsette sull’Everest in pochi giorni, tornare, vincere maratone, vertical e arrivare sempre sul podio delle ultra-distanze. No, ma… stiamo scherzando?
EUROPA-AMERICA 15-0 – Non nascondiamoci dietro a tante buone intenzioni: le ultime UTMB sono state una immaginaria Ryder Cup dell’ultra-trail e quella del 2017 lo è stata ancora di più. Tutti i top statunitensi (stiamo parlando degli uomini) erano schierati al via e nelle conferenze pre-gara non si sono tirati indietro: se siamo qui è perché pensiamo che si possa portare a casa l’agognato trofeo per la prima volta in quindici anni. Invece un bel podio del solito Tollefson, prestazioni notevoli del solito Walmsley, soliti successi nelle gare minori, ma la bacheca rimane senza la gara regina.
DOMINIO SALOMON – Dopo anni nei quali Salomon ha mandato a Chamonix pochi, selezionati atleti (programmati per il podio), il 2017 è stato quello del dominio. UTMB maschile: primo e secondo. TDS maschile: primo. TDS femminile: prima. OCC femminile: seconda. OCC maschile: primo, secondo e quinto. CCC maschile: secondo. YCC maschile: primo. YCC femminile: prima. In pratica, nessun podio solo nella UTMB femminile (ancora non assegnata al momento di scrivere) e nella CCC femminile.
AL POSTO GIUSTO NEL MOMENTO GIUSTO – Non c’è dubbio, nella vita bisogna avere fortuna e le coincidenze contano. Lo sa bene il concorrente che si è trovato a transitare dal traguardo proprio qualche minuto prima dell’arrivo di D’Haene. Un arrivo così, tra fiumi di folla, con applausi e diretta tv, sembrava uscito da un cartone animato di Holly e Benji e non gli capiterà mai più. Come non sarà più uguale il trail da domani. Guarda caso D’Haene ha fatto una salita a Champex in diretta Facebook dopo l’exploit in partenza di Kilian. Lui che è così diverso dal catalano, più schivo, meno personaggio, meno comunicatore. Così diversi eppure così immensi. A loro e a madame e monsieur Poletti dobbiamo dire grazie, perché oggi è stata scritta una stupenda pagina della storia del trail. E poi Kilian ha dato appuntamento a François l’anno prossimo per lo spareggio: ora hanno tre UTMB a testa… ne vedremo delle belle!