Ciak, action cam

Su Skialper in edicola le migliori telecamere ai raggi X

Senza aver paura di esagerare, si può affermare che l’avvento delle action-cam ha veramente cambiato il modo di raccontare lo sport. Se prima creare delle immagini di qualità in ambiente era appannaggio di campioni con troupe cinematografica al seguito, nel giro di 10 anni (la prima GoPro Hero è infatti uscita nel 2006) il mercato è letteralmente esploso: tutti i maggiori brand di elettronica hanno in catalogo almeno un modello e chiunque, dotato di un minimo di creatività e buon gusto, può ora creare video che hanno se stessi come soggetto. Su Skialper di giugno-luglio abbiamo provato i modelli più adatti per gli sport outdoor.

COSA GUARDARE - La qualità d’immagine è importante, ma non bisogna trascurare anche altri fattori: l’ergonomia, la facilità d’uso (essenziale, perché a nessuno piace tirare fuori il foglietto delle istruzioni in un powder-day), la durata della batteria e la qualità degli accessori.

IN PROVA - Abbiamo provato Sony HDR AZ1 VR, Garmin Virb XE, Ricoh WG M2. GoPro Hero Session, GoPro Hero 4 Silver e Ricoh Theta M15 (immagini a 360 gradi).

DISPONIBILE ANCHE SU APP - Skialper di giugno-luglio è disponibile nelle migliori edicole e su app. Per ogni info si può scrivere una mail o chiamare il numero 0124 428051. (Per la pagina abbonamenti cliccare qui. Per chi lo volesse acquistare la copia su smartphone o tablet, è sufficiente scaricare la app per iOS o Android e procedere all’acquisto direttamente in-app!

A questo link la presentazione completa del numero.


Quattro passi tra i giganti

Su Skialper alla scoperta degli angoli più suggestivi del Tor

Il Tor des Géants è un’impresa da uomini duri: 330 chilometri e 24.000 metri di dislivello positivo da percorrere da soli e senza tappe imposte dagli organizzatori la rendono una delle prove di endurance trail più dure al mondo. Però… però si può anche pensare di percorrerlo solo in parte, magari alla scoperta degli angoli più suggestivi delle alte vie della Valle d’Aosta. È quello che propone Luca Albrisi sul numero di giugno-luglio di Skialper.

CON I GIGANTI - I giganti sono i quattro quattromila della Valle d’Aosta, ma anche gli atleti che portano a termine la gara. Ecco perché, per consigliare quattro circuiti nei punti più suggestivi del Tor, ci siamo fatti accompagnare da Franco Collè e Giancarlo Annovazzi, due valdostani che conoscono il tracciato e i territori circostanti come le proprie tasche. Franco certo non ha bisogno di presentazioni, si è posizionato al quinto posto nel 2012, terzo nel 2013 e primo nel 2014, oltre ovviamente ad aver raggiunto innumerevoli successi in altre competizioni internazionali. Giancarlo invece rientra in una élite molto ristretta, quella dei Senatori del Tor des Géants, cioè coloro che hanno tagliato il traguardo a tutte le edizioni della competizione, almeno fino al via dell'ultima.

QUATTRO CIRCUITI - Ecco dunque quattro circuiti tra gli 11 e i 24 chilometri in zone diverse: quello Walser, nella valle di Gressoney, quello di Niel, quello tra Ollomont e Col Champillon e  quello di Courmayeur.

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Chris Davenport, maestro di stile

Su Skialper in edicola un’ampia intervista allo statunitense

Una carriera da punti esclamativi, dalle gare alle salite in tempi record di cime famose. Concatenamenti complessi e ambiziosi, come i Centennial del Colorado, sciati nell’arco di due anni, e il poker d’assi - Cervino, Eiger, Monte Bianco e Monte Rosa - discesi in dieci giorni. Oltre quaranta film sullo sci, collaborazioni con gli sponsor tecnici, una bella famiglia e una forte determinazione. La solita storia felice di un personaggio che ha fatto della sua passione il suo lavoro? Certo, ma molto altro ancora. Su Skialper di giugno-luglio Lucia Prosino ha intervistato questo gentleman agguerrito dello sci… Ecco qualche anticipazione.

MARINELLI - «Beh, è una parete di circa 2000 metri, la più lunga nelle Alpi, e non si dimentica facilmente. Fa parte di quella manciata di esperienze che ti porti dentro a lungo. Nel 2008 l’abbiamo trovato in condizioni fantastiche. Si tratta di una linea che sembra non finire mai, davvero. Quello che conta veramente per me, ogni volta che cerco una linea da sciare, o un’avventura alpinistica, è la bellezza. La bellezza in tutta la sua magnificenza, come un’opera d’arte che coglie il tuo sguardo al primo impatto».

TELECAMERA - «Mi sono reso conto che davanti alla telecamera ero più propenso a correre rischi. Non mi curavo così tanto dei pericoli incombenti perché mi premeva trovare l’inquadratura perfetta. Infatti, le due grandi valanghe alle quali sono scampato sono state scaturite mentre stavamo filmando. Avevo scelto di sciare in un modo che non userei se fossi con un cliente o con amici, un modo molto più aggressivo di affrontare pendii e discese. Si era trattato di un vero campanello d’allarme per me, una sorta di trappola. Ho perso molti amici sciatori, sono quindi più prudente adesso».

NEVI - «Viaggio spesso per lavoro e noto sempre le differenze tra la powder leggera e veloce che c’è da noi, ad esempio, o quella profonda del Giappone, dove sono stato di recente. Ogni luogo ha le sue caratteristiche e si rivela essere sempre una sorpresa. Come per il surf e l’arrampicata, ogni onda e ogni tipo di roccia regala sensazioni diverse: così è per la neve. Anche per questo adoro viaggiare».

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Runningstan

Su Skialper in edicola diario di corsa lungo la Via della Seta

«Il Dmitry è un vasto ghiacciaio appeso sul versante nord del monte Koshevoi (4.262 m), sul confine tra Kazakistan meridionale e Kirghizistan settentrionale, nell’estremo est di entrambi i Paesi, a pochi chilometri dalla Cina. Di per sé questa mole di neve perenne non fa notizia ne per le dimensioni, che comunque sono notevoli, né per altri conclamati record ma, grazie anche alla sua neve farinosissima, è un gran bel posto dove andare a fare heli-ski» Comincia così il racconto ‘on the road’ di Dino Bonelli lungo la Via della Seta pubblicato su Skialper di giugno-luglio. E di heli-ski, in realtà, si parla poco. Perché? Perché…

ALLA RICERCA DELL’ELICOTTERO - Nel maggio del 2000, con un gruppo di nove amici, tutti italiani e tre guide locali, Dino stava facendo heli-ski su queste montagne quando il grosso elicottero cadde sul ghiacciaio. Ecco che, dopo 15 anni, Bonelli ha avuto l’idea di tornare per vedere se il relitto del Mil Mi-8-MT V-1 era ancora lì…

CORSA E HIKING - La Silk Road non è una vera e propria strada come erroneamente viene figurata nell’immaginario collettivo, ma con questo mitico nome si indicano itinerari terrestri lungo i quali nell'antichità si sono snodati i commerci tra l'impero cinese e quello romano. Il famoso commerciante veneziano Marco Polo contribuì notevolmente all’espansione di alcune di queste rotte che s’intersecavano nella leggendaria Samarcanda. Inoltre questo via di commerci è un’ottima scusa per correre o camminare nelle steppe del Turkmenistan, del Kazakistan e del Kirghizistan e dell’Uzbekistan. Oppure per una corretta tra i monumenti di città mitiche.

FUOCO - Da non perdere inoltre il cratere di Darvaza, nell’infuocato deserto di Karakum, una landa sabbiosa che di giorno arriva e supere i 50° all’ombra. Darvaza è una voragine di origine artificiale causata da un incidente nel 1971, quando una perforazione effettuata con lo scopo di cercare petrolio ha fatto crollare il terreno e aperto una via di fuga al gas naturale, che è stato incendiato volontariamente per evitare conseguenze ambientali peggiori.

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Different spring

Su Skialper in edicola tre itinerari con bici e pelli in Centro Italia

«Ci abbiamo pensato un bel po’, i dubbi sull’innevamento, considerando che questo è stato un inverno con scarse precipitazioni nel Centro Italia, erano alti. Poi con Andrea, il mio amico fotografo, abbiamo deciso di andare ugualmente. Pronti, via, partiti per questo tour tra i Parchi Nazionali del Centro Italia. Dai Sibillini alla Laga e al Gran Sasso con bike, pelli e ovviamente Argo, il mio cagnone, incomparabile compagno di scorribande in montagna». Inizia così l’articolo di Lorenzo Alesi (con le belle foto di Andrea Tomassetti) intitolato 'Different Spring’ che celebra questa strana primavera a suon di powder sul numero in edicola di Skialper.

DAL VETTORE AL GRAN SASSO - Il Monte Vettore, da qualunque angolazione lo si guardi, emana sempre un fascino particolare. La salita da Forca di Presta a Cima Lago (900 metri di dislivello), con il panorama che si apre a ovest sulla Piana di Castelluccio e a est sul Mare Adriatico, è sempre spettacolare. Ed ecco perché è la prima meta di Lorenzo. Il giorno seguente Monti della Laga: la quota neve è alta e la salita in bici da Ceppo fino al Lago dell’Orso è abbastanza dura, ma ne vale la pena. Infine il Gran Sasso, con anche una breve parentesi in SUP (strano up padre su laghetto) e una nevicata che riporta l’inverno e la powder..

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Sci e snowboard sulla Nord dei Piz Palu’

Le ultime discese in primavera

La muraglia dei Piz Palù (3901 metri), composta dai tre famosi speroni (Kuffner-Bumiller-Zippert) e dalle tre rispettive cime (orientale 3882 metri, centrale 3901m e punta Spinas o occidentale 3823m) è finalmente tornata alla ribalta in campo sciistico in questi ultimi due anni grazie alla ripetizione di alcune discese intraprese negli anni pioneristici da personaggi come Heini Holzer, Franz Seeberger e Stefano De Benedetti.
Dopo le discese dello scorso anno dalla via Soresini al Palù Orientale da parte delle forti guide alpine Bordoni-Mottini (autunno 2014), Cardelli-Dalla Pozza insieme a Maurizio Davarda in snowboard (primavera 2015) e dalla via Corti-Comino alla Punta Spinas, eseguita sempre da Mottini (primavera 2015) quest’anno altri sciatori si sono cimentati col baratro delle Nord dei Palù.

PRIMAVERA 2016. NON SOLO SCI MA ANCHE SNOW - A fine maggio 2016 lo svizzero Michi Stampfli firma la probabile prima discesa in snowboard della via Corti-Comino insieme al connazionale Armin Beeli. Neve perfetta e nessuna doppia lungo la discesa anche nella parte più ripida di fianco al seracco. Nel maggio 2010 sempre lo stesso snowboarder aveva messo a segno insieme all’amico Stefan Buhlmann, la discesa della parete ovest sempre alla punta Spinas sciando così quel pendio che rimane a destra dello sperone Zippert. Sempre a maggio un'altra ripetizione da parte della Corti-Comino da parte di Adelin Favre e del forte Sebastian De Saint Marie, sciatore con un curriculum mostruoso di discese nelle Alpi ma non solo, e compagno di ‘scorribande’ di Pierre Tardivel in discese come la via Brenvitudes al Col de la Brenva. La via Corti-Comino (combinazione in discesa della via Corti e della variante dedicata a Gianni Comino e aperta da Benigno Balatti e Norberto Riva nel 1980) ha tutte le caratteristiche per essere inserita nella top list delle Nord più belle delle Alpi a livello sciistico.

GIUGNO 2016 - Approfittando del freddo e della nuova neve tre sciatori (Cristian Botta, Andrea Bormida e Davide Terraneo) e uno snowboarder (Pietro Marzorati) salgono con la prima funivia del Diavolezza, con l’intenzione di sciare la via Soresini, purtroppo rovinata dalle scariche di ghiaccio e sassi. Saliti quindi da quello che è chiamato ‘quarto sperone’, dopo aver attraversato in mezzo a seracchi hanno puntato dritti alla cima riprendendo la via Soresini. L’itinerario di discesa è stato poi il medesimo della salita. Si scia la pala iniziale della via Soresini per poi entrare tra seracchi, fare pochi metri su una aerea cresta e buttarsi nel pieno del quarto sperone dei Palù che presenta pendenze costanti tra i 45°-50° gradi sostenuti. Una discesa estetica e che ha tutte le caratteristiche per diventare una classica, anche a causa delle difficoltà ‘contenute’ rispetto alle altre citate.

Nella foto, da sinistra verso destra:
Piz Palù Orientale 3882 m - Via del quarto Sperone. 500 m 45°/50°
Piz Palù Orientale 3882 m - Via Soresini 500 m 45/50° sezioni 55°
Piz Palù Occidentale,Punta Spinas 3823 m - Via Corti-Comino 700 m 50/55°
Piz Palù Occidentale,Punta Spinas 3823 m – Parete Ovest 600 m 45/ 50°


Gran Sasso Adventure

Su Skialper di giugno-luglio due itinerari in bici e a piedi

Dall’Adriatico alla vetta del Gran Sasso, dal mare alla cima più alta dell’Appennino, da o a 2.912 metri. In poco più di tre ore. Ecco una delle proposte che troverete sul numero in edicola di Skialper, disponibile su app iOS e Android e nelle migliori edicole. Una proposta per unire mare e montagna, per chi, in vacanza, non riesce proprio a non fare dislivello, sulle due ruote o… sui due piedi. Nella mia continua ricerca di nuovi spunti per realizzare servizi interessanti per Skialper ho trovato finalmente qualcosa di diverso. La storia è andata proprio così!

PAZZA IDEA - «Tra i partecipanti dell’Eco Trail del Gran Sasso, storica gara di corsa off-road che si svolge ogni anno ad agosto a Campo Imperatore e dintorni, incontro Armando Coccia, amico che sapevo avere un trascorso da forte ciclista e, parlando, mi viene in mente di organizzare un itinerario che sia un mix perfetto di corsa a piedi e bike da strada». Inizia così l’articolo di Luca Parisse, autore anche delle bellissime foto. Detto, fatto. Ecco che poco dopo Coccia insieme a Giovanni Vespa e ad Antonio Carfagnini si danno appuntamento a Roseto degli Abruzzi per raggiungere in bici Prati di Tivo e poi salire in vetta di corsa. 

ROADBOOK - Il percorso affrontato per raggiungere il Gran Sasso dall’Adriatico parte da Roseto degli Abruzzi, sulla costa teramana e in poco più di 60 chilometri porta ai Prati di Tivo, da dove in circa 6 chilometri si può raggiungere la vetta dell’Appennino. Il tempo totale, andata e ritorno, impiegato dai tre compagni di avventura è stato inferiore alle sette ore…

FIAMME DI PIETRA -  Per chi preferisce usare solo gambe e piedi per andare alla scoperta del Gran Sasso d’Italia, ecco invece un circuito molto interessante, con partenza e arrivo a Campo Imperatore e uno sviluppo di una ventina di chilometri. Luca Parisse lo conosce bene e, insieme al runner Alessandro Novaria, ha voluto percorrerne solo una parte, per immortalare le pietre rese rosse del tramonto, le caratteristiche Fiamme di Pietra.

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Destinazione Finale

Sul Skialper un ampio reportage sulla localita’ ligure capitale outdoor

«Per un amante degli sport outdoor la Liguria può essere il paradiso o l’inferno, a seconda di come la si prenda. Ad agosto le code sull’Aurelia e le spiagge sovraffollate la rendono un girone dantesco del 2000. In tutti gli altri mesi… beh, in tutti gli altri mesi si va a Finale. Anzi, a Finalborgo. Nel giro di pochi anni, infatti, l’entroterra del finalese si è trasformato in un perfetto parco giochi per gli sport considerati ‘da montagna’, prima con l’arrampicata, poi con la mountain bike e più recentemente con il trail». Inizia così l’articolo di Federico Ravassard su Finale Ligure, il primo di una serie che Skialper dedicherà alle ‘capitali dell’outdoor’. Dodici pagine da non perdere, con tutti i personaggi, gli indirizzi e le dritte per una vacanza a dimensione trail, bike o climbing.

CALCARE A GOCCE E CAPRONI - Sull’arrampicata a Finale ci sarebbe abbastanza materiale da riempire libri e girarci film. Si parla infatti di una storia cominciata con le prime vie degli anni ’70 e che con l’esplosione del free-climbing ha dato origine a una delle più vaste aree scalabili in Europa: la conta arriva a qualcosa come ‘almeno’ 170 falesie e 3.000 tiri su tutte le difficoltà. Per la corsa invece ci sono i Cavrones. Fondato solo pochi anni fa da un gruppo di amici stufi dell’ambiente austero delle gare su strada, il team già nel corso della prima stagione è schizzato da 4 a 70 membri, tutti riconoscibili per la divisa che ricalca quella di un taglialegna e che comincia sempre più a farsi vedere in giro per le gare di tutta Italia. Una loro creazione è il Trail del Marchesato, dal cui percorso hanno poi dato origine, con manutenzione e segnaletica permanenti, al Sentiero Ermano Fossati, nato per commemorare un amico vigile del fuoco morto durante un intervento.

ENDURO - Finale è stata una delle prime località a sviluppare la mountain bike come attrazione turistica, anche grazie all’uso dei furgoni attrezzati per le risalite. Già alla fine degli anni ’90 Fabrizio Valenti e Fulvio Balbi iniziarono a preparare sentieri dedicati alle due ruote e a predisporre i primi servizi di bike shuttle, attirando da subito appassionati da tutta Italia che, soprattutto nei periodi più freddi, venivano qui a girare su percorsi come quello della Base Nato. Il loro lavoro è stato poi ripreso da appassionati come Ale&Ale (Alessandro Massa e la moglie Alessandra) che, a loro spese (e soprattutto fatica), hanno tracciato chilometri e chilometri di sentieri sfruttabili da tutti. Il botto è stato poi fatto con l’arrivo della tappa delle Enduro World Series (dopo aver ospitato con successo più volte il circuito italiano) che l’hanno resa una Mecca mondiale della disciplina, al punto che oggi ben l’80% dei bike shuttle e bike hotel sono stranieri, compresi numerosi professionisti e le case che vengono spesso qui a testare.

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Monte Bianco, il paese dei balocchi

Il bel cortometraggio su sci e snowboard ripido di Luca Rolli

Andreas Fransson, Davide Capozzi, Francesco Civra Dano, Giulia Monego e Julien Herry. Quattro ragazzi e una ragazza con un terreno di gioco unico al mondo, un vero e proprio… Paese dei Balocchi. Ecco il bel video su sci e snowboard ripido di Luca Rolli filmato tra il 2014 e il 2015 sul Monte Bianco. Immagini spettacolari e bella musica, oltre che curve dal ritmo giusto...


Ciao Leonardo

Tragedia sul Laila Peak, muore Comelli

Ancora una volta è arrivata la notizia che non vorremmo mai leggere. La montagna si è portata via un altro amico. Leonardo Comelli, ventisettenne friulano, da qualche mese valido collaboratore di Skialper (aveva firmato anche la copertina del numero 105 di aprile-maggio) è morto in circostanze ancora da chiarire mentre, insieme a Zeno Cecon, Carlo Cosi ed Enrico Mosetti stava scalando il Laila Peak, in Pakistan (6.069 m) con l’intenzione di tentare la prima discesa con gli sci. La redazione è vicina alla famiglia e agli amici di Leonardo.


Nuria Picas e la sfida Home to Home

Il 23 giugno il concatenamento di Cavalls del Vent e Carros de Foc

Le gare sono il suo pane e le vittorie non si contano neanche più. Ora però Nuria Picas ha deciso di lanciarsi in un’altra impresa, una gara contro se stessa, una sfida nella natura. La trail runner catalana, infatti, il prossimo 23 giugno correrà prima lungo il percorso della traversata Cavalls del Vent (84 km e 4.800 m D+), poi verrà prelevata da un elicottero e trasportata alla partenza di un altro itinerario, quello della Carros de Foc, 55 km e ben 9.200 m D+. Due classici del trekking sui Pirenei uno dietro l’altro…


La parete dei sogni

Il video della ripetizione della Est dell'Aiguille Blanche de Peuterey

È notizia delle ultime settimane la ripetizione sci ai piedi della via Major, sul Monte Bianco, 37 anni dopo Stefano De Bendetti, da parte di Luca Rolli e Francesco Civra Dano. Sul numero di Skialper in edicola tutti i dettagli della discesa. Il duo però non è nuovo a imprese di questo genere. Nel 2013, insieme a Davide Capozzi e Julien Harry, hanno ’firmato’ in sci e snowboard la parete est della Aiguille Blanche de Peuterey, scesa nel 1984 da De Benedetti. Ecco il video dell’impresa, ‘La parete dei sogni’, di Guido Raimondo e Luca Casali per MG Videoproduzioni