In palio 2500 euro e un premio speciale assegnato da Skialper

La montagna come terreno di vagabondaggio, come ricerca della libertà più estrema intesa come quella di non avere una vera meta – o di cambiarla in corso d’opera, perché così ci è piaciuto – ma anche liberi da mode e condizionamenti, capaci di liberarsi del superfluo. Il senso del viaggio sta nella scoperta del sentiero, negli errori di percorso, negli incontri e nelle emozioni che viviamo, indipendentemente dalla meta. È questo il tema della quinta edizione del Blogger Contest indetto dalla rivista online altitudini.it.

2.500 EURO – Blogger professionisti e non sono invitati a presentare una loro micro-storia (al massimo di 400 parole) accompagnata da una foto. Per partecipare, entro il 10 settembre bisogna compilare il modulo di iscrizione on line su altitudini.it e presentare la propria ‘unità multimediale’, composta da un testo e da una foto. Entro il 30 settembre una giuria di esperti in diverse discipline provvederà a selezionare i tre blogger vincitori e a segnalare altri autori meritevoli. In palio ci sono 2.500 euro di materiali tecnici (offerti, tra gli altri, da AKU, CAMP, Ferrino), soggiorni in quota e la pubblicazione delle opere vincitrici su riviste digitali e cartacee. Verrà assegnato anche un premio speciale da Skialper, partner dell’iniziativa.

SENZA META – La parola vagabondo, dal latino vagus (errante) e bundus (terminazione che dà l’idea di sovrabbondanza) indica l’andare errando, senza una direzione certa. A sua volta il verbo errare ha il doppio significato del muoversi senza meta ma anche del deviare dal vero, sbagliare, ingannarsi. Tutto questo sembra molto distante dall’idea che ognuno di noi ha dell’andare in montagna. Scelta dell’escursione o della ascensione, pianificazione dell’itinerario e dei tempi di percorrenza, cartina o traccia GPS: quasi nessuno, e verrebbe da dire per fortuna, si limita a dire: ‘andiamo là e poi vediamo’.Eppure, non potrebbe esistere un modo diverso di vivere la montagna? Decidere di seguire un sentiero solo perché ci attrae, voler salire una cima senza nome per averla vista dal fondovalle, esplorare una valle per il solo gusto di perdercisi dentro. Quando un trekking di più giorni diventa un vagabondaggio? Quando si ha la libertà necessaria (e l’esperienza) per cambiare programma solo perché abbiamo visto qualcosa di imprevisto che ci piace e che ci attira, quando ci affidiamo ai nostri sensi, quando decidiamo di seguire un sentiero antico per capire dove ci porteranno quelle tracce.