«Mi capita spesso di sorvolare il planisfero con l’occhio satellitare di Google. Durante queste perlustrazioni mi spingo avanti il più possibile, ma l‘immagine zoomata dall’occhio virtuale presto diventa sfocata. Oltre può proseguire solo l’immaginazione, addentrandosi tra le pieghe della terra, fantasticando su posti remoti e misteriosi. Lascio alla fantasia il compito di appagare la curiosità e ricercare tutti gli stimoli che la tecnologia non può raggiungere, stimoli che solo viaggiando fisicamente si possono percepire e che danno la possibilità di arricchirsi di sensazioni ed emozioni nuove. Il viaggio per me è ispirazione e libertà totale di muoversi, lasciando che sia la natura con cui si entra in armonia a determinare la rotta da seguire». Inizia così l’articolo di Pietro Mercuriali sul numero 126 di Skialper di ottobre-novembre. E quella natura con cui si entra in armonia ha determinato che la rotta doveva essere diretta verso il Kirghizistan, più precisamente valle del fiume Burkhan, nel Tien Shan. Così, insieme al padre che non aveva mai messo piede fuori dall’Europa ed era poco avvezzo alle notti in tenda, Pietro ha salito e sciato vette di quattromila metri inviolate, dormito in centri termali abbandonati e condiviso il silenzio e la solitudine con i pastori kirghizi e gli yak. Tra le vette raggiunte l’Angera Too, il Choku Giorgio, il Choku Bona, il Choku Max e il Lambda Peak, tutti oltre i 4.000 metri. Un’avventura da non perdere, proprio bello spirito… torno subito.