A Oberalp la distribuzione di Julbo

Da settembre l'azienda di Bolzano commercializza gli occhiali francesi

A partire da settembre, Oberalp S.p.A. è il nuovo distributore del prestigioso marchio di occhiali sportivi Julbo. Molti i punti in comune tra Salewa e lo storico brand francese, trattandosi di aziende di lunga tradizione familiare, dal grande know-how tecnico, contraddistinte dall’innovatività dei prodotti e con un chiaro posizionamento del brand nel mondo outdoor.

125 ANNI DI SUCCESSI - Fondata nel lontano 1888 (nel 2013 si celebrerà un anniversario d’eccezione, ben 125 anni), Julbo ha registrato un continuo trend di crescita a due cifre da più di 15 anni. Il 45% circa del suo fatturato è costituito dall’esportazione dei prodotti all’estero, in oltre 80 Paesi. Gli articoli maggiormente venduti sono gli occhiali da outdoor e kid, oltre alla collezione invernale. Di recente è stata introdotta una linea di occhiali sportivi ottici a completamento della collezione.

SINERGIE - «Siamo convinti che l’alta qualità dei prodotti Julbo sarà molto apprezzata dalla nostra affezionata clientela, sempre molto attenta al contenuto tecnico e ai dettagli» ha commentato Emanuele Gerli, sales manager Italy. «Siamo certi che questa nuova collaborazione sarà molto promettente, anche in vista delle future sinergie sul piano delle attività e degli eventi di alpinismo, arrampicata, freeskiing». Infatti, il marchio Julbo verrà affiancato alle principali attività marketing Salewa, non a caso anche atleti del calibro di Glen Plake (la leggenda americana del freeride) sono già testimonial di entrambi i brand. Nel mondo del trail Julbo è partner del francese Julien Chorier. 


Vicenda Frendo, le Guide contro Kilian?

Ricostruzione distorta della Guida Jean-Louis Verdier

Che la prima versione dei fatti non rispecchiasse completamente quanto avvenuto lo si era intuito fin dall’inizio. Senza particolare esperienza, chiunque avesse voluto approfondire la vicenda legata al recupero di Kilian Jornet ed Emelie Forsber sullo sperone Frendo della Nord dell’Aiguille du Midi, con una semplice ricerca su internet avrebbe potuto trovare fotografie e recensioni su quello stesso itinerario. Difficile anche per un sognatore immaginare che i due ragazzi avessero affrontato i 50° su ghiaccio della parte alta della via totalmente sprovvisti di materiale tecnico e procedessero con le sole scarpe da ginnastica. E' invece proprio così sono stati descritti immediatamente dopo l'accaduto da Jean-Louis Verdier, vice sindaco di Chamonix nonché Guida alpina, uno che quella parete dovrebbe conoscerla bene. Impossibile immaginare inoltre che i due non fossero consapevoli delle difficoltà in quanto lo stesso Kilian aveva già portato a termine la stessa via in due occasioni e in solitaria.

LE GUIDE ATTACCANO KILIAN
- Tra i moltissimi commenti pro e contro Kilian comparsi in ogni dove sul web e sulla carta stampata, oltre a quello di Jean-Louis Verdier, anche quelli provenienti da alcune Guide Alpine italiane ancora leggibili sul web. La Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM), in funzione del proprio codice etico, ha mantenuto il riserbo sull’accaduto mentre dalle Guide Alpine sono uscite, in Francia indiscrezioni solo parzialmente riscontrate nei fatti e in Italia alcune sentenze, tutte a sfavore del comportamento di Kilian Jornet. Questo quando il catalano non aveva ancora rilasciato dichiarazioni quindi, o basandosi sul solo articolo di Le Delphine o su notizie avute privatamente dai gendarmi del PGHM.

L'ATTREZZATURA TECNICA
- Dalla versione dei fatti che lo stesso Kilian ha riportato in due riprese sul suo blog, non smentita al momento da nessuno tantomeno dal PGHM, i due ragazzi procedevano con un equipaggiamento reputabile minimal rispetto agli standard medi, ma pur sempre con attrezzatura tecnica per affrontare la via di misto. Avevano una corda da 60 metri, due picozze ciascuno, ramponi, un set di friends, cunei d'arrampicata e chiodi da ghiaccio. In sostanza, proprio il materiale tecnico presunto mancante di cui parlava la Guida Alpina Jean-Louis Verdier a poche ore dall’accaduto. Rimane la questione delle scarpe da trail al posto degli scarponi d’alpinismo, ma da quanto ricostruito non sembra essere la causa dell’imprevisto. Come documentato da decine di fotografie proprio sul web, e come si evince dall'immagine di sinistra di questo articolo che ritrae il suo amico Jordi Tosas durante una loro escursione, il catalano è solito calzare i ramponi con le scarpe da trail. Anche i riferimenti sull’orario dell’escursione, raccontata da più fonti, quasi come una gita pomeridiana non hanno trovato riscontro in quanto la loro avventura è iniziata alle 8:30 del mattino.

L'ATTESA DI 4 ORE
- Dal momento deila chiamata all'effettivo arrivo dei soccorritori, avvenuto con una calata in doppia dall'Aiguille du Midì. sono inoltre trascorse 4 ore in cui Kilian ed Emelie non hanno riportato particolari danni dovuti alla prolungata esposizione in quota. Anche questo particolare sembra stridere e non poco con le prime informazioni che li volevano in parete in collant e privi di indumenti tecnici.

UN FILM GIA' VISSUTO
- E c’è chi incomincia a rileggere l’intera vicenda come uno sorta di attacco proprio delle Guide Alpine nei confronti di Kilian, guarda caso dopo i suoi recenti exploit su Bianco e su Cervino. Sembra quasi un film già vissuto nel passato con un protagonista su tutti, quel Walter Bonatti ritenuto per certi versi troppo rivoluzionario dalle Guide Alpine dell’epoca pronte a criticarne l’operato proprio sulle vie del Monte Bianco.  


Tor, Karrera spinge e Colle' tiene

La testa della gara a poco piu' di 100 km dalla conclusione

Lo spagnolo Iker Karrera ha impiegato 43h44’ per percorrere i primi 222 km di gara. Dietro di lui anche gli inseguitori tengono ritmi spaventosi con un Franco Collè che sta letteralmente impressionando. A poco più di 100 km dalla conclusione si prospettano grandi tempi finali in questa quarta edizione del Tor.

UOMINI - Dall’uscita della base vita di Donnas (148 km), sembra che lo spagnolo Iker Karrera, il super favorito di questo Tor des Gèants 2013, abbia iniziato a costruire la sua vittoria solitaria con un vantaggio di circa 1h sull’italiano Franco Colle e poco di più sul francese Lional Trivel. Da Sassa a Niel, 25 km considerati tra i più duri dell’intera corsa, un altro quarto d’ora su Collè e venticinque minuti su Trivel. A Gressoney (200 km) la situazione vedeva Karrera uscire alle ore 0:22 dopo una sosta di soli 8’, Collè alle 2:09 e Trivel alle 2:30. All’ultimo aggiornamento, a Saint-Jacques (222 km), Karrera ha un vantaggio di 1h43’ su Collè e 2h24’ su Trivel.

INSEGUITORI - Il terzetto di testa è seguito dallo spagnolo Oscar Perez, vincitore dell’edizione dello scorso anno, che è uscito da Gressoney con un ritardo di 3h36’ dal leader della corsa, e dal francese Patrick Bohard con 4h21’. Secondo italiano e sesto nella classifica provvisoria, Marco Zanchi uscito da Gressoney questa mattina alle 5:44. Molto bene anche gli italiani Massimo Tagliaferri, Giancarlo Annovazzi e Roberto Beretta transitati alle 7:20 di questa mattina a Niel (186 km) in quattordicesima, quindicesima e sedicesima posizione assoluta a circa 1h dal decimo uomo.Gli italiani Bruno Brunod e Abele Blanc sono transitati a Niel alle 9:00 di questa mattina in trentesima posizione a circa 13h dalla testa della corsa.

DONNE - Tra le donne, un bel testa a testa tra l’italiana Francesca Canepa e la spagnola Nerea Martinez che stanno offrendo la prima vera sfida del Tor anche in campo femminile. La Canepa è transitata a Niel (187 km) questa mattina alle 6:24 seguita a 25’ di distanza dalla spagnola. Terza Emanuela Scilla Tonetti transitata a Sassa (161 km) con un distacco di 4h dalla prima, Federica Boifava è transitata in quarta posizione a 7h15’, mentre Sonia Glarey si è ritirata proprio al ristoro di Sassa.

A Sassa (161 km), si è ritirato il francese Christophe Le Saux, mentre  l'italiano Mauro Saroglia, sempre nei primi dieci al Tor, è transitato in quarantaseiesima posizione. Lo svizzero Marco Gazzola fa corsa a parte con la compagna Arianna Regis e sono transitati sempre a Sassa alle 6:24.
 


Tor: 'al Colle della Crosatie il tempo era terribile'

La testimonianza di un concorrente a poca distanza da Yuang Yang

L'organizzazione del Tor des Géants ha reso noto il nome dello sfortunato cinese che ha perso la vita questa notte in Valgrisenche: si chiama Yuang Yang, pettorale 1040, classe 1970. Il cinese è scivolato nella discesa dal Colle della Crosatie, mentre sulla zona imperversava una vera tempesta.

METEO PESSIMO - Siamo riusciti a raggiungere Mario Fatibene, che si trovava in zona nelle stesse ore e che si è poi ritirato a Valgrisenche. «Siamo partiti dal rifugio che si trova a quota 2000 per salire al Colle della Crosatie, a quota 2800. La situazione meteo era pessima, al colle c'era vento con pioggia mista a neve. Ho incontrato una persona con la gamba rotta e ci siamo fermati a turno ad aiutarla ma non si poteva stare fermi troppo perché ci si raffreddava. Per fortuna poco più in alto c'era il bivacco e i soccorsi sono arrivati in fretta, probabilmente se fosse rimasto lì ancora 30 minuti rischiava la vita con quel freddo. Scendendo ho visto una tenda con un po' di persone e mi hanno detto che un cinese era caduto sbattendo violentemente la testa». Un'esperienza difficile da dimenticare. «A Valtournenche mi hanno detto che era morto un concorrente e inizialmente ho pensato alla persona con la gamba rotta che avevo soccorso, comunque ho visto tanta gente gelata, le condizioni erano terribili. Io ho corso anche la Marathon des Sables, ma con il caldo è diverso, se vuoi ti fermi, invece di notte a quota 2800 non puoi fermarti per cambiarti».

CONTENTO DI ESSERE A CASA - Una situazione che ha scosso Fatibene. «Di trail ne ho fatti tanti e non voglio dare giudizi sull'organizzazione e i soccorsi che anzi sono stati efficienti, ma mi sono veramente spaventato e ho deciso di ritirarmi, poi avevo anche le mani gelate». Una riflessione finale non di poco conto: «Quelli forti vanno e vengono in 40 minuti, ma la 'pancia' del gruppo ci impiega magari più di due ore a fare certi tratti e se trovi condizioni così è veramente dura, il Tor per me era un sogno ma ora sono contento di essere a casa».
 


Kilian spiega i fatti e ringrazia

Il mea culpa del campione catalano

Dal suo blog Kilian Jornet racconta l’accaduto di ieri sera, quando è stato recuperato sullo sperone Frendo della parete nord dell’Aiguille du Midi dai soccorritori del PGHM di Chamonix.

UNA VIA GIA' FATTA - 'L'8 settembre stavo scalando una via di montagna sul versante nord dell'Aiguille du Midi (Francia), chiamato sperone Frendo. Un itinerario che avevo fatto in precedenza con materiale leggero.  I tempi erano calcolati con margine rispetto alle previsioni e stavamo andando come previsto. Sull'ultimo risalto abbiamo perso tempo seguendo un percorso sbagliato e abbiamo poi cercato di ritornare su quello giusto. Così non abbiamo avuto il tempo di uscire dalla via prima che il maltempo arrivasse. Eravamo equipaggiati con le attrezzature necessarie per l’arrampicata (roccia e ghiaccio). Sono stato miope nel pensare che le temperature sarebbero state più calde e non ho preso abbastanza abbigliamento. 

IL MALTEMPO - A 50 metri dalla cima dell'Aiguille du Midi, vedendo che il tempo peggiorava rapidamente e che continuare avrebbe potuto mettere in pericolo il mio compagno, ho deciso di chiamare il PGHM (il Corpo di soccorso in alta montagna). Sono loro che ci hanno fatto uscire sulla parte superiore dell’Aiguille, preoccupati per il freddo. Colgo l'occasione per ringraziare come sempre il lavoro professionale ed efficace dei soccorritori in montagna. 

LA LEZIONE  - Questo è l’avvertimento che la montagna è dura, e anche se si sta attenti è pericolosa. Noi dobbiamo essere umili perché è stata colpa nostra, e soprattutto quando si è più leggeri lo si paga caro. Dobbiamo accettare ed essere consapevoli dei rischi che vogliamo prendere, individualmente e con le persone che ci accompagnano, a seconda delle nostre capacità personali fisiche, tecniche e della nostra esperienza'.    

Aggiornamento articolo

LE ULTIME DICHIARAZIONI - Il 9 settembre Kilian Jornet sempre dal suo Blog ritorna sull’accaduto a fronte delle molte informazioni uscite nei giorni successivi alla vicenda. Kilian specifica che aveva già fatto due volte lo stesso itinerario in solitaria. Specifica anche che lui e la compagna non erano ptivi di materiale tecnico besi avevano con se una corda di 60 m, un set di friends, cunei d’arrampicata, due picozze a testa, ramponi e chiodi da ghiaccio.   La loro escursione è partita alle 8:30 del mattino e si è interrotta a 50 matri dalla vetta. I soccorsi sono arrivati dopo 4 ore calandosi in corda doppia per i 50 metri rimanenti.


Guillon lascia il team Lafuma dopo 7 anni

Storico addio di un grande protagonista del trail

Il Lafuma è stato uno uno dei primi team organizzati ad affacciarsi nella scena del trail running. Un gruppo di atleti storico accompagnato dai successi internsazionali proprio dello stesso Antoin Guillon, di Julian Choeire, Corinne Favre e di Karine Herry a cui si sono aggiunti negli anni altri compagni d’avventura come la neo campionessa del Mondo Nathalie Mauclair.

SCELTA DI VITA - Antoine, oggi quarantaduenne, ha incominciato la su carriera nel lontano 2002 e ancora lo scorso anno ha ottenuto il riconoscimento del miglior trailer francese dalla rivista Trail Endurance. Alla TDS di quest’anno lo abbiamo visto autore di uno splendido secondo posto.  Nel team Lafuma dal 2007, ne è stato atleta e coordinatore. Non si tratta di un cambio di team o di un passaggio alla concorrenza ma semplicemente di una scelta che comporterà per lui nuove e diverse avventure. Più viaggi con i quali esplorerà altri lati del trail running. La prossima Diagonale des Fous sull’isola della Réunion, sarà quindi l’ultima gara ufficiale che Antoine correrà con il team Lafuma.

UNO DEI GRANDI – Molrto stimato nel mondo del trail e meglio conosciuto come il “metronomo” per la sua regolarità in gara, Antoine lascia al culmine dell’enesima stagione di grandi soddisfazioni tra cui spicca la vittoria al Trail Verbier St. Bernard di 110 km. Tra i suoi risultati più importanti, due volte secondo e due terzo al Grand Raid de la Réunion; quinto, sesto, e ottavo all’UTMB; due volte secondo alla TDS; una volta primo e una secondo al Cro-Magnon  e poi ancora, tra le vittorie, Citadelles, Neander Trail, TransMartinique, Ardechois, Montagn’Hard e Vialattea Trail. 


Marco Siffredi, 11 anni sognando la sua traccia

Nel ricordo del talento dello snowboard estremo

L’8 settembre del 2002 Marco Siffredi (1979) scompariva nel nulla dopo aver disegnato con il suo snowboard le sue ultime leggendarie tracce sulla cima dell’Everest. Sono già passati unidici anni dalla scomparsa di quel ragazzo cresciuto ai piedi del Bossons, che con la sua tavola ha incantato gli appassionati del ripido e non solo, in quei tre anni indimenticabili.

GLI ESORDI - A soli diciassette anni, dopo aver già assaporato con la sua tavola molto di quanto il Bianco mette a disposizione degli amanti dell’estremo, compie il suo primo capolavoro sfidando la verticalità della Mallory all’Aiguille du Midi 

IL NANT BLANC
- Il 17 giugno del 1999, appena ventenne, compie la prima discesa in snowboard e la prima ripetizione della parete Nant Blanc dell’Aiguille Verte, eguagliando di fatto il suo maestro Jean Marc Boivin che la vinse dieci anni prima. Una pietra miliare per lo snowboard e l’estremo in generale, una prestazione che ad oggi è stata ripetuta nel 2009 dal solo Pierre Tardivel con gli sci. 

LE PRIME
- Tra le altre prime, sempre con la tavola, lo Tocilarajo in Perù (6.032 m), lo Dorje Lhakpa (6.988 m) in Nepal, il Huayna Potosí (6.088 m) in Bolivia, e il Cho Oyu (m 8.201). Nel 2001, la prima dall’Everest lungo il Norton Couloir. 

L'HORNBEIN
- Nel 2002 tenta la discesa della parete nord dell'Everest lungo il passaggio Hornbein Couloir. Un sogno cullato per molto tempo, lo stesso dove il suo ispiratore Jean Marc Boivin non era riuscito ad arrivare.

Al campo base della montagna più alta del mondo, una placca d’ottone recita: 

Marco Siffredi
Chamonix-France
22.05.79-08.09.02
1ére descente de l’Everest en snowboard par le coluir NORTON le 23.05.01
Disparu lors de la descente du coluir HORNBEIN le 08.09.02

Qui uno dei filmati che ricordano MARCO e la sua tavola.  


Scarpone d'Oro a Marco Moletto e Marina Plavan

Percorso ridotto a causa della pioggia

Nona edizione dello Scarpone d'Oro al Monte Mongioie, in Alta Valle Tanaro, organizzato dal gestore del rifugio Mongioie, la guida alpina Silvano Odasso. A causa della pioggia abbondante, il percorso ha subito una variante: 'saltato' l'arrivo in vetta del Monte Mongioie, si è optato per far scendere la gara sino al lago della Raschera, dove si effettuava il giro di boa attorno al lago e si risaliva sino al traguardo posizionato al Bocchin dell'Aseo a quota 2200, per un totale di 6,2 km ed un dislivello positivo di 920 metri. Vittoria di Marco Moletto con il tempo di 47'16", davanti a Fabio Cavallo in 52'10" e Simone Cappelletti in 52'31"; quarto Fulvio Fazio, quinto Sergio Ravizza, primo Master. Marina Plavan si aggiudica la gara femminile in 1h01'19" davanti a Patrizia Mutti in 1h02'32" e Sonia Balbis in 1h03'20".


Concorrente morto, la comunicazione ufficiale del Tor

Nella notte soccorsi alcuni corridori in ipotermia

È stato da poco recuperato il corpo dello sfortunato concorrente deceduto nella notte a causa di una caduta. Intanto si apprende che una decina di altri corridori sono stati soccorsi perché in ipotermia. La direzione di gara ha diramato una comunicazione ufficiale che riportiamo di seguito.

«L'Organizzazione del Tor des Géants® con profondo cordoglio comunica che, a seguito di un incidente avvenuto nella notte, è deceduto un concorrente nella discesa dal colle della Crosatie. Dalle prime informazioni acquisite la dinamica dell'incidente non è ancora stata accertata. L'atleta è deceduto a causa di un trauma cranico. La nazionalità della vittima è probabilmente cinese, ma sono ancora in corso gli accertamenti legali. I soccorritori presenti sul posto sono intervenuti tempestivamente per prestare le prime cure e assistere lo sfortunato corridore vittima dell’incidente in montagna. Contestualmente la squadra medica è risalita dalla base vita di  Valgrisenche. Il corridore insieme ad altri concorrenti, stava raggiungendo Valgrisenche mentre molti altri partecipanti erano già transitati dalla base vita e proseguivano in direzione di Cogne. Nel corso della giornata l’Organizzazione comunicherà maggiori dettagli sull’identità del corridore e la dinamica dell’incidente». 


Tor: muore un concorrente nella notte

Il cinese è scivolato a quota 2650

La notizia è stata ribattuta all'alba dall'agenzia di stampa Ansa: nella notte verso le 23 è morto un concorrente del Tor des Géants. L'uomo, cinese e di 43 anni, sarebbe scivolato a causa del sentiero reso scivoloso dalla pioggia nei pressi del Lac du Fond, sotto al Colle Crosatie, a Valgrisenche. A dare l'allarme altri concorrenti. Il medico del 118, giunto sul posto a piedi a causa del maltempo, ha riscontrato un grave trauma cranico e constatato poco dopo la morte dello sfortunato concorrente. Il corpo non è ancora stato recuperato. 


Nejc Kuhar vince il Vertical Gerania in Grecia

Penultima tappa delle World Series

Nejc Kuhar vince il Vertical delle World Series in Grecia: al Gerania (5.8 km e 1000 m di dislivello con partenza dal mare) lo sloveno chiude in 44'08", davanti agli andorrani Xavier e Ferran Teixido Marti - Ventosa: 44'24" e 44'40"; quarto il catalano Joan Freixa Marcelo (46'29"), quinto il greco Giorgos Dialektos (47'18"). La spagnola Vanesa Ortega Trancon si aggiudica la gara femminile in 54'34" davanti alle connazionali Alba Xandri Suets in 58'01" e Silvia Leal Augé in 1h00'21".


Anche Emelie racconta il recupero

La svedese ribadisce il suo approccio minimal

Emelie Forsberg ripercorre nei particolari quanto accaduto sabato pomeriggio sulla nord dell'Aiguille du Midi con il compagno Kilian Jornet e lo fa per il tramite del suo sito internet. Rivive la deviazione della via in prossimità del pendìo in ghiaccio ripido, i vari tentativi di tornare in via, il sopraggiungere del freddo e dell'agitazione. Fino all'inevitabile chiamata dei soccorsi con la conseguente attesa al freddo. Momenti sicuramente difficili, vissuti intensamente cercando di prendere la decisione migliore.

Emelie ammette di aver sottostimato le condizioni e di non aver predisposto un piano d’emergenza, e parla di uno stupido errore nel non aver portato con se' altri indumenti adeguati. Alla domanda posta da Le Dauphinè Libéré su cosa ci facessero su una parete nord in scarpe da ginnastica risponde che ciascuno ha bisogno di trovare la propria strada per approcciare le cose. La sua è dichiaratamente quella del minimalismo: «And for me as a runner and a 'hobby' climber I love the light way to approach mountains. This is how I want to do it. And this is how I feel comfortable. What is important is that we need to find our own comfortzon».

Infine, valuta che Kilian senza di lei con molta probabilità sarebbe riuscito a scendere in corda doppia o a raggiungere la cima.

La conclusione delle sue dichiarazioni  è poi un rafforzativo della sua convinzione: «We are people. We make mistakes and learn from them. But this is still the way I love to be in the mountains. Light and fast».

Il popolo degli ammiratori si stringe prevalentemente intorno alla campionessa svedese e molti parlano di ispirazione, del nuovo approccio che lei e Kilian stanno portando nel mondo dell’alpinismo.

QUI il suo racconto integrale in lingua inglese.