Valle Orco Climbing Festival by Vibram & La Sportiva

Adventure Factory A.S.D. presenta la seconda edizione
di Valle Orco Climbing Festival by Vibram & La Sportiva, il festival di arrampicata
internazionale organizzato con il patrocinio del Comune di Ceresole Reale in collaborazione con
Guide Valle Orco e con il supporto tecnico di Wild Country.

La Valle dell'Orco, posizionata al confine del Parco Nazionale del Gran Paradiso, è un'icona nel mondo dell'arrampicata, soprattutto per quanto riguarda la scalata trad e in fessura. Un angolo di paradiso, dove l'attività outdoor incontra dei panorami mozzafiato che corrono dalle imponenti strutture rocciose del Caporal e del Sergent fino ad arrivare al Colle del Nivolet. Non solo scalata: trail running, trekking, ciclismo, canyoning, scialpinismo, queste sono solo alcune delle attività che si possono praticare immersi in un contesto naturale unico.

IL FESTIVAL

Dal 29 settembre al 2 ottobre 2022 la Valle ospiterà Valle Orco Climbing Festival by Vibram e La Sportiva, un meeting di arrampicata che ha come obiettivo far scoprire questo luogo incantevole, caratterizzato in particolare da uno stile di scalata “clean” unico nel suo genere, a molti ancora poco noto. L’alta affluenza alla prima edizione dell’evento, attestata attorno alle 1500 persone, è un chiaro segnale del potenziale della location che, nel 2022, sarà predisposta per ospitare fino a 3000 atleti e simpatizzanti, con una previsione di visitatori totali sulle 4 giornate che si attesta intorno ai 5000 passaggi.

Alla base del raduno ci sarà una competizione sviluppata su blocchi e fessure con due livelli di difficoltà, pensata per poter coinvolgere tutti gli appassionati di arrampicata outdoor. Oltre alla competizione, il programma prevede diversi eventi trasversali, che vanno da incontri con atleti di fama internazionale quali Tom Paul Randall, Jorg Verhoeven, Matteo Della Bordella, Nico Favresse, Marco Sappa, alla presenza di autori, workshop, attività sportive varie fino ad arrivare a concerti e dj-set. Nell’area del Festival saranno presenti stand di brand legati al mondo della montagna, artigiani locali con esposizione prodotti e aree test dedicate alla prova dei materiali, in più verranno svolte attività strettamente legate all’ambito della sostenibilità

Yoga al Valle Orco Climbing Festival 2021
Scalata al Valle Orco Climbing Festival 2021

I PARTNER

Title Sponsor dell’evento saranno Vibram e La Sportiva. Vibram, brand leader nel settore delle suole in gomma ad alte prestazioni, supporterà Valle Orco attraverso la presenza dei propri atleti Jorg Verhoeven e Matteo della Bordella. In particolare, giovedì 29 settembre alle ore 18.00 il noto alpinista italiano racconterà le sue ultime e affascinanti spedizioni, dalla Groenlandia in kayak alla salita del Cerro Torre. Della Bordella presenterà inoltre “Climb and Clean”, progetto di sensibilizzazione verso il tema della tutela e del rispetto ambientale supportato da Vibram. Venerdì 30 settembre alle ore 18.00, Jorg Verhoeven trasporterà il pubblico nel suo recente viaggio in Islanda alla scoperta della meravigliosa isola vulcanica insieme ai climber locali.

Pubblico, atleti e appassionati potranno inoltre scoprire i guanti per arrampicata in fessura Star Crack Glove, realizzati in mescola Vibram XS Grip per offrire comfort, leggerezza e grip durante le vie in fessura e proteggere il dorso delle mani dei climbers più esigenti. Da venerdì a domenica, dalle ore 11.00 alle ore 14.00, sarà possibile testare sul campo le eccezionali caratteristiche del prodotto affrontando la fessura Kosterlitz, spaccatura verticale di circa sette metri che è entrata di diritto nella storia dell’arrampicata italiana, avvalendosi del supporto e dei preziosi consigli di Jorg Verhoeven.

Una delle attività proposte durante il festival sarà l'Highline

Infine, Vibram sarà a disposizione dei partecipanti per un’attività di risuolatura dedicata all’approach, la delicata fase di avvicinamento alla falesia o alla parete, che necessita di calzature equipaggiate con suole che offrano grip, stabilità e protezione per affrontare i percorsi di accesso alla parete con maggiore sicurezza. Per informazioni e prenotazioni basterà collegarsi al link sulla pagina ufficiale di Vibram. Il servizio è gratuito fino a esaurimento posti.

Anche La Sportiva, azienda della Val di Fiemme leader nella produzione di calzature e abbigliamento outdoor, supporterà l’evento attraverso l’organizzazione di numerose attività dedicate a tutti i partecipanti, a partire da due workshop dedicati al tema dell’arrampicata in fessura tenuti da Marco Sappa, atleta del team La Sportiva e celebre guida alpina di Courmayeur. Inoltre, sarà possibile prendere parte a momenti di test prodotto organizzati dal brand trentino che, per l’occasione, permetterà a tutti gli interessati di testare alcune calzature, tra cui le iconiche Tc Pro, scarpette d’arrampicata ideali per affrontare vie lunghe in montagna e per l’arrampicata in fessura. In collaborazione con Vibram sarà offerta l’opportunità di provare il modello TX Guide Leather: la calzatura, realizzata con battistrada a doppia mescola Vibram Megagrip e Idrogrip con climbing zone in punta, è il modello La Sportiva pensato per le guide alpine e gli operatori della montagna alla ricerca di un prodotto performante in fase di avvicinamento e di arrampicata.

La partecipazione al festival è gratuita, mentre per la competizione è necessario iscriversi preventivamente tramite l’apposito form sul sito ufficiale dell’evento. Per ulteriori informazioni visita il sito www.valleorcoclimbingfestival.com oppure la pagina Instagram @Valle_Orco_Climbing_Festival.

https://www.youtube.com/watch?v=5TzrmwDwNgY


TORX 2022 - Garmin presenta Enduro 2

Progettato per le gare di durata e resistenza, con un design rivisitato, dotato di torcia a LED, cartografie integrate, schermo solar touchscreen in zaffiro, player musicale, ricevitore GPS ottimizzato e autonomia estrema, EnduroTM2 è l’alleato perfetto per supportare gli atleti nelle gare “infinite”, come Tor Des Géants®.


Concepito per quelle competizioni in cui resistenza e durata sono caratteristiche fondamentali dell’atleta, EnduroTM2 si rinnova nell’estetica con un design aggressivo total black, con protezione del pulsante start “button guard” e copertura delle anse rinforzate in titanio. Dotato di una lente in zaffiro bombato per assorbire maggiormente gli urti, è corredato da una cassa in fibra di polimero rinforzato. Riconoscibile per il suo bracciale a strappo ergonomico UltraFit in fibra di nylon, offre una confortevole vestibilità, arricchita dal peso impercettibile e regolabile per ogni misura di polso. Tra le caratteristiche più apprezzate, le mappe outdoor preinstallate TopoActive gratuite con copertura multicontinente, l’utilissima e innovativa torcia a LED posizionata a ore 12 per l’utilizzo durante le ore notturne o in ambientazioni diurne dotate di scarsa illuminazione, oltre all'esclusiva tecnologia SatIQ™ per ottimizzare le prestazioni della batteria grazie all’autogestione intelligente del sistema satellitare più adeguato all’ambiente in cui si sta correndo. Con EnduroTM2 al polso ora è possible affrontare le competizioni di lunga distanza senza dover pensare alla durata residua della batteria, potendo contare fino a 150 ore di utilizzo con GPS1e fino a 46 giorni in modalità smartwatch. 



Concepito per l’estremo I materiali che custodiscono l’alta tecnologia di EnduroTM2 lo rendono perfetto per tutti quei contesti climatici e ambientali più ostili senza rinunciare alla leggerezza, fondamentale per le gare di endurance, garantita anche in presenza di un’ampia cassa da 51mm. Il peso ridotto a soli 70 grammi è infatti sostenuto da un metallo incredibilmente leggero e resistente come il titanio, presente sia sulla lunetta che nel fondello. Ergonomia, vestibilità e serraggio sicuro sono caratteristiche dell’innovativo bracciale in nylon Ultrafit elastico con chiusura a strappo micro regolabile. L’ampia e luminosa lente bombata Power Sapphire™, a protezione di un grande display da 1,4", integra una nuova interfaccia dotata di touchscreen che offre ora una alternativa alla gestione dei menu mediante i soli pulsanti, per navigare tra le varie sezioni.Grazie alla tecnologia di ricarica solare Power Sapphire™, EnduroTM2 offre una durata della batteria fino a 150 ore in modalità GPS e fino a 46 giorni in modalità smartwatch: un’autonomia unica nella gamma di prodotti indossabili Garmin.Una grande novità è dedicata agli atleti abituati a correre anche di notte che da oggi possono contare su una torcia a LED integrata. Due volte più luminosa di quella presente nel modello Garmin fēnix 7X, fornisce diverse intensità di illuminazione e modalità di segnalazione: da quella strobo a quella concepita per adattarsi alla cadenza del runner (luce bianca polso avanti, luce rossa polso indietro). Per assistere l’atleta dalla partenza all’arrivo Dal primo fino all’ultimo metro di gara, EnduroTM2 è il prodotto di cui l’atleta ultra non può fare a meno. La tecnologia di ricarica solare garantisce un’autonomia superiore del 40% rispetto a quella del modello precedente. EnduroTM2 integra l’accurata e precisa navigazione Garmin supportata dal dettaglio cartografico delle mappe TopoActive Europe pre-caricate e dal nuovo ricevitore GNSS multi-banda. La durata della batteria è ulteriormente incrementata dall’innovativa caratteristica SatIQ™, una funzione che imposta automaticamente il sistema di ricezione satellitare più idoneo all’ambiente di gara, ottimizzando in modo intelligente il consumo energetico. Aggiornamenti software e cartografici possono essere scaricati velocemente e comodamente con la connessione Wi-Fi®di Enduro 2 evitando di dover utilizzare un laptop Un set di funzioni complete per gara e allenamento  EnduroTM2 offre più di 30 profili sportivi per l’analisi di altrettante discipline e sessioni di allenamento: un prodotto multisport completo da tenere sempre al polso. Ma è nel profilo Ultra che si manifesta più di ogni altro prodotto della serie Garmin un set di funzioni ottimizzate per le gare in montagna. Conoscere i dettagli dell’altimetria della gara è forse uno dei dati più importanti su cui un alteta di trail e ultra running fa affidamento. Climb Pro non solo propone lo sfondo altimetrico del percorso sul quale si sta gareggiando, ma offre ulteriori informazioni utili e dettagliate affinché l’atleta possa sempre sapere la sua posizione rispetto a una vetta da raggiungere oltre che distanza, ascesa e discesa residue per gestire al meglio le proprie energie.Per aiutare ulteriormente la gestione delle forze e scongiurare il pericolo di terminarle anzitempo durante la gara, la funzione Stamina offre un grafico dettagliato del trend del proprio consumo.Per un’analisi corretta della velocità che si sta mantenendo in salita, la funzione di Passo Medio Calcolato sulla Pendenza, traduce il passo che si sta sostenendo in ascesa in quello che si esprimerebbe in piano: una metrica di facile e intuitiva lettura, ideale quando si gareggia su terreni variabili.Oltre alla già nota funzione Up Ahead che riepiloga i POI presenti lungo un percorso pre-caricato, la presenza della cartografia permette l’utilizzo di una nuova funzione di navigazione e guida, NextFork™,che fornisce una maggiore consapevolezza della propria posizione segnalando in anticipo distanza e ascesa residua al prossimo bivio e relativo nome del sentiero. Per conoscere la proiezione dei tempi di arrivo, il Predittore di Gara calcola in modo automatico e costante il trend dei tempi di chiusura di una 5k, 10k, 21k e maratona. Il profilo sport Adventure Race, approvato da ARWS, tiene traccia della frequenza cardiaca, dell'altitudine, dei tempi dei segmenti e di altre metriche quando la gara è in corso. Inoltre, salva i dati per la visualizzazione post-gara in conformità con le regole, blindando la lettura delle informazioni di posizionamento e navigazione in tempo reale a un momento successivo. Una schermata di riepilogo aiuta a contro verificare il tempo di arrivo con il comitato di gara. Conoscere la risposta del proprio corpo EnduroTM2 non è solo un device per lo sport di lunghissima durata e resistenza ma è anche uno strumento concepito per l’analisi del proprio stato di benessere quotidiano. La nuova funzione Health SnapshotTM crea un’istantanea del momento generando un rapporto di statistiche chiave e intuitive, tra cui frequenza cardiaca e relativa HRV (variabilità) tramite il nuovo sensore cardio di quarta generazione, saturazione di ossigeno nel sangue, respirazione e stress2. Le funzioni evolute e migliorate includono la lettura di Body Battery™, Fitness Age, Real Time Stamina, running Power (con HRM-PRO plus) e i nuovi messaggi di Training Readiness, di Acute Load e monitoraggio del sonno con i relativi punteggi sulla qualità del riposo. Grazie alle analisi delle attività sportive e ai parametri di benessere, EnduroTM2 è inoltre un consulente per il recupero attivo e suggerisce piani di allenamento per minimizzare al massimo il rischio di infortunio. Non solo sport EnduroTM2 è il compagno ideale per chi ama lo sport ma è anche uno smartwatch concepito per essere indossato tutto il giorno e rendere la giornata più semplice e dinamica. La soluzione di pagamento contactless Garmin Pay™3 permette di effettuare acquisti in modo rapido e soprattutto sicuro lasciando a casa il portafogli per fare poi ritorno quando la Stamina ci dice che non disponiamo più di energie residue. Quando associato a uno smartphone Android TM o Apple®compatibile consente di avere comodamente al proprio polso notifiche smart come chiamate, aggiornamenti dai canali social, SMS, email e molto altro. Garmin EnduroTM2 è disponibile nei punti vendita ufficiali Garmin al prezzo di €1.099,99.


ATK Bindings Lago Santo Skyrace 2022

Completamente rinnovata, la ATK Bindings Lago Santo Skyrace si
disputerà sabato 8 ottobre 2022 a Sant’Annapelago (MO).

ATK Bindings Lago Santo Skyrace nasce dall’esperienza consolidata del Team Mud & Snow ASD che dal 2017 organizza nello stesso territorio la Lago Santo Mountain Race, evento che si è distinto come gara appenninica di riferimento per gli appassionati di skyrunning presenti in Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e regioni limitrofe.

Una delle novità sostanziali di questa edizione è la partecipazione di ATK che, come title sponsor, va a sigillare la caratura dell’evento. Francesco Misley, presidente del comitato organizzatore, sottolinea la rilevanza di questa sponsorship: «una collaborazione volta a dimostrare che cultura sostenibile ed evoluzione tecnologica, valori che condividiamo con ATK, possono armonizzarsi e ispirare una visione prospettiva positiva, pensando in particolare agli effetti delle attività dell’uomo sull’ambiente».

SCARPA è il nuovo sponsor tecnico e Marco De Gasperi insieme al team SCARPA saranno presenti in parterre il giorno della gara. 

Con queste premesse, ATK Bindings Lago Santo Skyrace rientra quest’anno nel calendario F.I.Sky.-Federazione Italiana Skyrunning e sarà prova unica del Campionato Regionale Skyrunning Emilia-Romagna 2022. Le iscrizioni sono aperte e possibili fino all’esaurimento dei 250 pettorali disponibili.

Il percorso skyrace proposto, di 28 km e 2300 m di dislivello positivo, è focalizzato sulla traversata di quattro vette del crinale di spartiacque appenninico (Monte Nuda, Monte Giovo, Cima dell’Omo, Cima Romecchio) che offre scorci panoramici unici sul mar Tirreno, con vista sulle isole dell’arcipelago toscano e la Corsica, e raggiunge luoghi di interesse nazionale come il Lago Santo Modenese. Si tratta della classica traversata del massiccio occidentale del monte Giovo che ben si presta ad una skyrace in virtù delle rilevanti difficoltà tecniche atipiche per l’Appennino, con tratti molto ripidi sia in salita che discesa e fondo fortemente sconnesso dai residui detritici del circo glaciale che viene interessato ma al contempo corribile in totale sicurezza per tutti i partecipanti.

ATK Bindings Lago Santo Skyrace intende andare a colmare una sorprendente lacuna esistente nell’Appennino settentrionale, aspetto su cui pone l’accento il tracciatore del percorso Francesco Montanari: una skyrace tecnica con passaggi in quota e un percorso con caratteristiche tipicamente alpine che possa soddisfare le aspettative di atleti a livello nazionale e internazionale.

La manifestazione sportiva viene completata dal Sentiero delle Cascate Trail, una seconda distanza short trail competitiva di 16 km.

Per maggiori informazioni www.lagosantorace.com


XTERRA - Dolomiti di Brenta Trail

Ancora una volta sarà sold out: XTERRA Dolomiti di Brenta Trail si conferma come uno dei trail più importanti in Europa, con partecipanti da 25 nazioni. In testa alla “classifica” degli iscritti, come da tradizione gli italiani, gli olandesi e i tedeschi, ma ci saranno atleti anche da Stati Uniti e Sudafrica.

Sold out la 45km che si dimostra una gara amata da atleti di ogni genere, sia dai top runner alla ricerca del risultato prestigioso, sia dagli amatori, per la qualità dell’esperienza e la bellezza del paesaggio, oltre che per l’attenta organizzazione. La 64km vedrà al via 205 atleti.

Partenza il 10 settembre, alle 6 per la 64km e alle 7.30 per la 45km, a Molveno, illuminati dai primi raggi sulle vette; apertura venerdì alle 17 per il ritiro dei pettorali e il brief pre-gara, alle 19.30.

Dopo 6 edizioni il DNA della gara è rimasto il medesimo, alimentato dalla voglia degli organizzatori di far vivere nel profondo il cuore pulsante di questo territorio: le Dolomiti di Brenta. Non è infatti da tutti, avere la possibilità di fare trail running in luoghi meravigliosi come il gruppo di Cima S. Maria e Cima di Campa, il Passo del Grosté e tutta la parte centrale del Brenta (ai piedi di cime storiche come Cima Brenta, Crozzon di Brenta, Cima Tosa, Campanil Basso, e mille altre), ma anche il Lago di Molveno, autentica perla delle Alpi.

Il percorso collega rifugi come il Croz dell’Altissimo, il Pedrotti, il Brentei, il Tuckett e il Graffer, dove arrivare correndo regala sempre un’emozione indimenticabile, un’esperienza che ogni trail runner dovrebbe provare.

Il percorso corto di 45km (valido per la classifica XTERRA) prevede 2850m D+, mentre il lungo di 64km, tecnico e duro, 4200m D+. Due distanze non estreme, ma che mettono alla prova anche i runner più preparati per le caratteristiche dei percorsi.

Anche per questa edizione Dolomiti di Brenta Trail, nella distanza dei 45km, sarà parte di XTERRA Trail Marathon Series, ossia 10 gare nelle località più belle del mondo, dalla Cina a Tahiti, dalla Scozia agli Stati Uniti; impossibile non inserire un luogo unico come le Dolomiti di Brenta, che si confermano essere la sola località italiana nel programma internazionale.

Come sempre, grande attenzione alla sicurezza e organizzazione impeccabile, anche grazie ai tracker GPS, di cui viene dotato ogni partecipante.

Per chi si sta allenando per andare forte, i record da battere, che ormai durano da 5 anni, rimangono quello di Enzo Romieri, di 7h 04’ 23’’, e Laura Besseghini, di 9:10:37. Per la 45 km i tempi di riferimento sono quelli di Federico Nicolini (4:40:09) e di Martina Valmassoi (5:53:37). Le gare consentono di accumulare punti ITRA: 2 per la corta e 3 per la lunga.

Per informazioni:

www.dolomitidibrentatrail.it - www.xterraplanet.com/race/tour/trail-marathon-


SCARPA Golden Gate ATR GTX

Scarpa Presenta GOLDEN GATE ATR GTX,  la novità FW 22/23 per medie e lunghe distanze, ideale su terreni off-road misti, compresi i tratti asfaltati. Questo modello è molto versatile e ben si adatta ad atleti di qualsiasi peso e dal differente livello di esperienza, che cercano una scarpa affidabile e comoda per i propri allenamenti quotidiani, anche nelle condizioni di bagnato grazie all’applicazione del lining GORE-TEX Invisible Fit che rende questa scarpa impermeabile e traspirante.

SCHEDA TECNICA GOLDEN GATE ATR GTX 

  • Taglie: 39 - 46 (con 1⁄2 taglia) + 47 - 48 (senza 1⁄2 taglie)
  • Colorazioni: Orange – Black, Petrol – Orange, Black – Azure, Anthracide - Lime
  • Tomaia: Fabric + Film + Microfiber
  • Fodera: Gore-Tex Invisible Fit
  • Suola: Presa® TRN-02
  • Stack: Heel 27 mm / Toe 23 mm Drop 4 mm
  • Peso: 305 g (taglia 42

Lafuma Access: la nuova linea in fibre riciclate

Sostenibilità, tecnicità e accessibilità:
tutto il DNA Lafuma in questi capi
realizzati con fibre riciclate

ACCESS è l’iconica linea Lafuma che racchiude i prodotti essenziali per ogni attività all’aria aperta rispettando i due valori del brand:prodotti tecnici e sostenibili per tutti gli amanti dell’outdoor. I best-seller del brand sono stati ulteriormente migliorati per l’autunno-inverno 22/23: lo stile è evoluto, il design ridefinito e i tessuti cambiati senza sacrificare l’eccellente rapporto qualità/prezzo. Il risultato è un outfit versatile e sostenibile: camicie leggere e traspiranti, giacche anti-pioggia e anti-vento, magliette tecniche. La linea ACCESS propone capi perfetti per le tue avventure nella natura.

Access Loft Hoodie M
Access Loft Hoodie W
Access Beanie
Access Climb Mid W
Odor Socks Long
Access Micro F-zip M
Softshell Pants W
Backpack Access 40 W

https://www.lafuma.com/en/


La Sportiva TX2 Evo e la nuova tecnologia Resole Platform

Resole Platform è la nuova tecnologia brevettata da La Sportiva che permette una risuolatura facile, veloce e senza alcun compromesso nelle performance della calzatura

Nel 2022 La Sportiva ha mosso un ulteriore passo nel suo percorso di sostenibilità con l'introduzione di Resole Platform, la prima tecnologia al mondo che permette una completa e sicura risuolatura delle calzature d'avvicinamento. Fin dal 1928, anno di fondazione di La Sportiva, la risuolatura è sempre stata parte della cultura dell’azienda trentina e tutti i suoi prodotti delle linee Mountaineering e Climbing vengono studiati e realizzati con l'ottica di poter allungare il loro ciclo di vita tramite la sostituzione del battistrada una volta che questo risulta consumato.

La cultura della risuolatura è da sempre uno dei pilastri di La Sportiva e l'introduzione di Resole Platform e TX2 Evo sono il miglior modo per celebrare l'apertura di questa pratica artigianale anche nel mondo delle calzature d'approach.
Questa innovazione favorisce un percorso di educazione e sensibilizzazione nel consumatore, il quale può continuare ad utilizzare la calzatura che ben si è adattata al proprio piede ed evitare di sostituire un prodotto usato, ma ancora in buone condizioni, e quindi ridurre la propria impronta ambientale.

TX2 Evo è il modello più leggero della gamma Approach di La Sportiva, sviluppato in Val di Fiemme per soddisfare le esigenze dei climber di tutto il mondo. Realizzata utilizzando un'elevata percentuale di componenti riciclate e grazie all'implementazione della tecnologia Resole Platform, TX2 Evo risulta essere un prodotto unico nel panorama outdoor.

L'eccezionale grip e precisione in fase di arrampicata sono garantiti dall'utilizzo della mescola Vibram® IdroGrip e dall'ampia Climbing Zone che caratterizza il battistrada. La tomaia in Knit, realizzata utilizzando filato 100% riciclato, garantisce grande comfort e una calzata tecnica e precisa grazie all'assenza di cuciture e alla linguella integrata. Il sistema di allacciatura si ispira all'iconico modello Mythos e garantisce un fit tecnico e preciso utilizzando lacci 100% riciclati.

La risuolatura di questo modello è un servizio offerto da tutti i risuolatori autorizzati della rete ufficiale di La Sportiva. Il programma di risuolatura La Sportiva prevede un'attenta scelta e selezione di laboratori altamente specializzati. Ogni artigiano viene istruito direttamente dall'azienda trentina e rifornito con tutti i pezzi di ricambio originali appositamente studiati per una perfetta rigenerazione dei prodotti.



Il prezzo di listino è di 149,00€ e a questo link trovate tutte le informazioni legate alla Resole Platform: La Sportiva Tx2 Evo 


Wherever The Trail Takes You - Asics

“Wherever the trail takes you” è il nuovo corto di Asics dedicato al trail e segue il percorso di tre runner che grazie a questa avventura hanno esplorato luoghi, incontrato persone e vissuto esperienze indimenticabili

https://www.youtube.com/watch?v=c91zVxuN-jw

Asics presenta il suo nuovo corto dedicato al trail, registrato tra le Alpi austriache e il Ghiacciaio Dachstein: “Wherever the trail takes you”. Prendendo ispirazione dall’ultima campagna trail del brand, il film esplora il percorso di tre runner, uniti dallo spirito del trail running che coinvolge positivamente mente e corpo.

3 Trail Runners. 3 Percorsi. 3 Storie uniche.

I tre protagonisti del corto sono Holly Rush, Sonny Peart e Pol Puig Collderram e ci accompagnano nel loro personale viaggio nel trail running, sottolineando quanto il loro corpo e la loro mente abbiamo sperimentato una sensazione di “leggerezza” grazie alla corsa e all’immersione nella natura.

Per Sonny Peart (UK) il trail lo ha condotto sulla strada dell’attivismo, fondando la community Black Trail Runners per incoraggiare e fare crescere il movimento del trail running tra le persone di colore. «È molto importante che vedano persone con cui immedesimarsi sui media, su come lo sport viene rappresentato dai brand, come eventi e gare vengono presentate».

Mentre per Pol Puig Collderram (Spagna), il trail running lo ha portato a incontrare una community dove un sentiero e un paio di scarpe da corsa sono sufficienti per entrare in contatto: «Anche se non parliamo la stessa lingua, condividiamo la stessa passione per la corsa, che ci permette di scoprire nuovi luoghi. Penso che questo crei una connessione istantanea».

Su un tracciato leggermente differente, Holly Rush (UK) è stata atleta professionista nella corsa su strada prima di scoprire il trail. Da quando ha cominciato a correre off road ha girato tutto il mondo, dal Nepal a Chamonix, Spagna e UK. «Amo scoprire nuovi posti e immergermi nella natura, amo i boschi e le montagne mi fanno sentire viva».


Altra presenta Mont Blanc Boa e Olympus 5 a Chamonix

UTMB è l'occasione perfetta per i Brand (con la B maiuscola) legati al mondo trail e outdoor in generale per presentare i nuovi prodotti al mercato globale. La partecipazione dei team di atleti, che hanno testato e stressato tutte le novità dalla fase protoptipale al prodotto finito, l'alta recettività dei giornalisti e degli esperti del settore e la presenza di founder,  product manager e marketing manager rende la settimana a Chamonix un incredibile laboratorio di informazioni e novità.

Brian Beckestead, co-fondatore di Altra

Nello specifico oggi parliamo di Altra, il brand americano che ha rivoluzionato il mercato con la filosofia del drop zero e del large footprint. La storia di Altra è ben nota, ne parlavamo approfonditamente su Skialper 135 nell'articolo Trote e tostapane, raccontando la storia di Brian Beckstead, co-founder del brand, e della sua capacità di osservare i bisogni degli utilizzatori. Il Claim parla da solo: Unleashing human potential by inspiring the world to move naturally, ispirare i runners di tutto il mondo a correre in maniera più naturale. Tutto nasce da un piccolo fornetto tostapane, con il quale Golden Harper, compagno di classe di Brian alle superiori e secondo co-founder dell'azienda, operava sui modelli di scarpe da running già esistenti per rimuovere parte dell'intersuola e livellarne il drop portandolo a zero, sostenendo che questo tipo di setting avrebbe permesso di ridurre i traumi e i dolori soprattutto sulle lunghe distanze. Le migliaia di feedback positivi rivelarono il potenziale dell'idea, Brian e Golden decisero quindi di lanciarsi nel mercato con un brand del tutto innovativo, che debuttò a livello mondiale nel 2011 con le tecnologie FootShape, ZeroDrop, Fit4Her. I numerosi premi ricevuti, le vittorie ed i record in diverse discipline e l'export nel mercato globale hanno consolidato il successo di Altra, permettendo al reparto R&D di continuare a lavorare su modelli sempre più tecnologici ed efficienti unici nel loro genere. Il sistema di Altra è molto semplice: proporre 4 tipi di cushioning e 4 shape, in modo tale da permettere a ogni runner di trovare il modello adatto al proprio piede e alla tipologia di allenamento o gara che intende affrontare.

Altra propone 4 modelli di cushioning per ogni esigenza
Ad ogni piede la sua scarpa, per un comfort perfettto

C'è un motivo se i pezzi grossi del brand hanno attraversato l'oceano per arrivare a Chamonix. Certo, l'atmosfera incredibile di UTMB ha fatto sicuramente il suo, ma l'occasione di presentare ufficialmente i due novi modelli Mont Blanc Boa e Olympus 5 Chamonix edition ad un evento del genere era troppo allettante.

OLYMPUS 5 CHAMONIX

Ispirata nei colori ai ghiacciai che sovrastano il paese ed al sole che illumina le vette del Monte Bianco, pensata per rendere omaggio a una delle competizioni più importanti a livello mondiale. Olympus 5 vuole essere il mezzo perfetto per l'ultratrail su percorso vario come quello dell'UTMB. La suola Vibram Megagrip, l'Original Footshape di Altra (più largo rispetto allo standard per permettere alle dita di distendersi naturalmente) l'ammortizzazione esagerata (la più ammortizzata del brand), il drop zero ed il peso estremamente contenuto (350g nella versione uomo) la rendono una macchina da guerra per le lunghe distanze che non ha eguali, mantenendo un incredibile compromesso tra comfort e prestazione.

Tomaia in engineered mesh traspirante
Intersuola in EVA modellata a compressione
Suola Vibram Megagrip

MONT BLANC BOA

La rivoluzione nel mondo del trail running d'alta montagna, la prima Altra ad utilizzare tecnologia Boa per una simbiosi perfetta di ammortizzazione e precisione nell'allacciatura. Parte superiore della tomaia caratterizzata dal PerformFit Wrap che garantisce la possibilità di micro-aggiustamenti nella chiusura per dare maggior sicurezza e stabilità e allo stesso tempo fornire un fit perfetto sul collo del piede; intersula in EGO MAX e Footshape standard che, uniti alla suola Vibram Litebase, garantiscono massimo comfort e grip incredibile su qualsiasi tipo di terreno. Il peso è di 318g, per una scarpa ultra performante destinata a grandi prestazioni.

Una design unico per un prodott dalle performance eccezionali

Skialper Archive / Il paradiso è per pochi

Tre mesi nell’inverno australe
di El Chaltén, in Patagonia,
per chiamare casa una delle
più piccole ed eclettiche
comunità sciistiche del mondo

Testo e foto Matthew Tufts

L’ennesima buca mi aveva sballottato violentemente, con il risultato di ritrovarmi con la lingua ustionata dall'infuso di matè e di farne schizzare un po’ sulle maniche della mia giacca Gore-Tex. Ero seduto sul retro di una vecchia Toyota Hilux tra una mezza dozzina di sci e un cane che sembrava molto meno ansioso di me. La nostra crew si passava un infuso di caffeina, sgranando gli occhi fuori dai finestrini annebbiati alla ricerca delle guglie di granito color ceruleo sopra la strada innevata del Lago Del Desierto, con i Blink 182 e i Twenty One Pilots come colonna sonora.Ero abbastanza nervoso da sembrare un gringo imbranato nel mio primo giorno di sci a Sud dell’Equatore: si trova a El Chaltén, nel cuore della Patagonia Meridionale, con tre Guide IFMGA argentine con un lungo palmarès di record di arrampicata, trail-running e sci alpinismo fast & light. Di solito sono un compagno di escursione veloce ed efficiente; quella volta, invece, avevo troppa attrezzatura fotografica, poca acqua e un vocabolario spagnolo molto basico, nonostante il pesante accento locale.Per fortuna i miei compagni non facevano parte di un tribunale che doveva giudicare e mi avevano già insegnato le parole per esprimere i concetti di polvere crosta. Così non ci hanno messo molto a rimproverarmi per aver spostato la cannuccia nell’infuso di matè. La curva di apprendimento da queste parti è ripida e veloce. L’efficienza conta nelle Ande.Questo non mi ha impedito di scottarmi di nuovo la lingua, imprecare e rimettere il contenitore dell’infuso al suo posto mentre la Hilux affronta una curva a gomito in due tempi, suscitando l’ilarità dei miei compagni d’avventura. L’alba si avvicinava.Erano quasi le dieci del mattino.  L’inizio di luglio è uno dei periodi più tranquilli e bui dell’anno a El Chaltén. Gli affollati mesi estivi sono un lontano ricordo e gli inverni freddi e tempestosi della Patagonia meridionale, anno dopo anno, hanno fatto da humus per un'improbabile cultura dello sci tra le guglie di granito e l’arida steppa. Una cultura forgiata dal clima spietato della regione e dalla topografia, sfidando gli standard dell'industria dello sci e plasmando gli sciatori a partire da un improvvisato gruppo di semplici locali con diverse storie di montagna alle spalle. In effetti si tratta di una community così poco conosciuta. che molti dei non sciatori di El Chaltén sanno a malapena che esiste.

L’inverno, al contrario, è troppo tranquillo in questo paese a quasi 1.400chilometri a Sud di Bariloche, una delle destinazioni sciistiche più famose dell'America Meridionale. L’assenza di turisti e lavoratori stagionali, ai quali si aggiungono molti locali che approfittano delle vacanze scolastiche, può portare la popolazione di luglio a poco più di 500 persone. Tutte le attività commerciali essenziali – un negozio di alimentari, una farmacia, alcuni ristoranti, un paio di ostelli, un solo bar e una palestra di bouldering – chiudono i battenti.Quelle poche che rimangono aperte ,lo fanno con orario ridotto.La palestra di arrampicata indoor del Centro Andino può sembrare un'eccezione alla breve lista di stabilimenti essenziali fuori stagione, ma per la gente di montagna di El Chaltén, El Muro è il punto d’incontro tra il mondo dell'arrampicata e quello dello sci. Ed è il miglior posto per trovare un compagno per partire alla scoperta delle montagne con la neve.

La Escoba de Dios, il famigerato vento dell'Ovest, sferzava le giunture della porta della palestra facendo stridere talmente tanto da scambiare quel suono per il lamento dei cani randagi della città.All’interno il vento si mischiava a una sinfonia di racchette da ping pong, grida di arrampicatori e una miscela eclettica di hip-hop, reggae funky ed elettronica.Dopo aver fatto il consueto giro di saluti con alcuni degli sciatori che avevo conosciuto in città, mi sono fermato a parlare con Tomás Roy Aguiló, alto e forte scalatore, oltre che Guida locale. Trentasei Ore dopo mi sono unito a lui e ai suoi amici e soci in affari Juan PipaRelli eRobertoIndio Treu e a un vivace pastore australiano che si chiama come me, Mateo. La comunità sciistica è piccola a El Chaltén – forse 30 persone o anche meno – ma l’atmosfera è sempre accogliente quando un forestiero arriva da queste parti a farsi frustare dai ventiinvernali. Il cielo perfetto e il vento quasi inesistente del mio primo giorno vicino al Lago del Desierto hanno cancellato tutti i preconcetti sul clima variabile e inospitale della Patagonia in inverno.La polvere scivolava via leggera e fredda come nel Kootenay, in British Columbia, e i pendii erano più ampi di quelli del Rogers Pass alla High Sierra. Abbiamo Finito la giornata con diversi giri dei ghiacciai sui fianchi del Cerro Crestón, un luogo popolare per il suo approccio facile. Ho imparato che quel facile in realtà significa un’ora di portage nella foresta, su pendenze importanti, prima di raggiungere la linea della neve e mettere sci e pelli. Proprio quando avevo iniziato a immaginare discese infinite nella powder, ecco l’uscita con pathos, che mi ha riportato nel presente più duramente di qualsiasi buca lungo la strada.Al cambio d’assetto ho passato le dita sulla soletta degli sci leggermente scheggiata mentre guardavo le nostre tracce sulla montagna. La Patagonia non finisce mai di umiliarti.

Local Ski Culture - El Chaltén
Attraversamento della Laguna de Los Tres

Sono dovute passare diverse settimane, molti matè e più di un paio di giri in mezzo agli squali in attesa del giusto mix di neve e meteo per fare la nostra prima escursione nel Parco NazionaleLos Glaciares, puntando alla Laguna De los Tres e al Cerro Madsen, all'ombra del massiccio del Fitz Roy. Nonostante L'accesso diretto dal paese, da dove partono i sentieri, il parco è molto poco frequentato dagli scialpinisti. La linea della neve qui è alta e richiede di entrare in profondità nell’area protetta. Lo scotto da pagare sono diverse ore in più, se non molte di più, di portage rispetto alla media delle gite di un’ora dal Lago del Desierto. Eppure il terreno è incomparabile.Nel silenzio assordante di un sentiero che in estate si trasforma in una lunga fila di escursionisti, ci siamo fermati per bere un goccio d’acqua dove la pendenza lasciava spazio a una specie di altipiano ,guardando i primi raggi del sole che salivano a illuminare la cresta dietro di noi e le torri di roccia a Ovest. Il mio sguardo è stato subito catturato da un impressionante canalone che divide le cime gemelle del Techado Negro, forse la linea più evidente della catena. Gli occhi di Raselli si sono illuminati e si è messo a sorridere, sussurrandomi che era una grande sciata con una vista spettacolare del Fitz Roy. È stato zitto per un attimo, quasi a immaginare qualcosa, e ha aggiunto che aveva fatto la prima discesa diversi anni prima. I miei occhi non devono avere celato una certa sorpresa a sentire quelle ultime parole se il suo viso si è corrucciato in un sottile ghigno e ha scrollato le spalle.«Ci sono quasi solo prime discese qui» mi ha detto con naturalezza «la maggior parte della gente, semplicemente non esce in inverno». È un controsenso per una delle capitali dell’alpinismo moderno che siano solo una manciata di sciatori ad avere messo la loro firma sulle prime discese.Le ultime stagioni hanno partorito un certo numero di linee audaci a opera di gente come Raselli, Aguiló e Julian Casanova, un freeskier e Guida di Bariloche, ma senza nessuna frenesia.Prima della fine degli anni Novanta gli sci venivano utilizzati solo per i lunghi avvicinamenti ai ghiacciai che permettono di raggiungere le pareti di roccia.Il vento ha iniziato a cambiare quando una Guida argentina con radici a Bariloche e Crested Butte, in Colorado, si è stabilita in paese nell’inverno del 1997.Max Odell è, a tutti gli effetti, il padre dello sci a El Chaltén. Local da più di 20 anni, le sue prime stagioni in Patagonia Meridionale sono sempre state al buio e in solitaria. Non esiste nulla: nessun bollettino delle valanghe, men che meno compagni di avventura. Le sue bizzarrie invernali ne hanno fatto un outsider nella comunità montana al ritmo di tante prime discese solitarie su vette che sarebbero considerate classiche in una località sciistica più rinomata.Far crescere la popolarità dello scialpinismo in un villaggio sonnolento e con avvicinamenti che non perdonano è stato un compito non facile e veloce da portare a termine, ma che Odell ha accettato con entusiasmo

Paso Inferior

Nei primi anni Duemila aveva già qualche seguace e nel corso della successiva dozzina di anni è nata una piccola ed eclettica comunità di sciatori che ha disegnato con regolarità, stagione dopo stagione, i propri otto sulle radure più dolci intorno al Lago del Desierto. Però se chiedi a uno scialpinista di El Chaltén chi ha portato lo sci da queste parti, non ce ne sarà uno che non ti farà il nome di Odell.Ancora oggi Odell probabilmente accumula il maggior numero di giorni di sci all’anno a El Chaltén: una manciata di escursioni guidate e un numero significativamente maggiore di uscite per il puro piacere, spesso accompagnato dai figli:Pedro, 16 anni, e Tomás, 14 anni. I ragazzi hanno imparato a sciare a El Chaltén, scivolando giù per la collina in paese dove ora hanno costruito un hotel, oppure nei boschi sotto la Valle del Mosquito risalendo con la manovia che Odell ha costruito più di dieci anni fa.Rimane il fatto che lo sci a El Chaltén non è un’attività così immediata e naturale, nel migliore dei casi. Se le statistiche sulle precipitazioni nevose annuali nel villaggio non sono affidabili, è comunque sempre più raro che una nevicata significativa sopra i tetti delle case e soprattutto che la neve rimanga al suolo per un po’ di tempo. I pendii più bassi e boscosi non sono quasi mai innevati, limitando di fatto lo sci alla quota, e il cambiamento climatico è evidente nella ritirata dei ghiacciai Torre e Piedras Blancas.«Eravamo abituati ad avere sempre questa quantità in città almeno una volta all'anno e durava due o tre settimane»mi ha detto Odell, tenendo le mani a un piede e mezzo di distanza. «Ho notato che ogni anno devi camminare più lontano e salire più in alto per raggiungere la neve».Un fenomeno pericoloso per l'equilibrio già precario della piccola comunità sciistica locale. Di solito le grandi discese in quota e i circhi glaciali corrugati da crepacci e ricchi di accumuli da vento e cornici sono il terreno degli scialpinisti esperti, mentre i principianti rimangono in basso, ma la mancanza di neve al sotto della linea del bosco spinge tutti gli sciatori sempre più in alto, rendendo il gioco pericoloso. Eppure quello che sembra un punto di non ritorno è già un atout. Al di là delle linee sorprendenti e del potenziale infinito in chiave scialpinistica, è la comunità che rende unico lo scià El Chaltén. «Non c’è nessun posto come qui» mi ha detto Odell mentre caricavamo gli sci e preparava lo zaino sul suo van sulle rive del Río Eléctrico. «La maggior parte di queste persone ha imparato a sciare qui, nel backcountry. L’altro giorno sono uscito con Chiaro, il mio ultimo discepolo. Se posso insegnare a ognuno di loro a sciare, allora avrò sempre più compagni per le mie escursioni».L’iniziazione di Chiro allo scialpinismo è stata simile a quella di molti altri sciatori di El Chaltén: alpinisti senza esperienza di sci, desiderosi di trovare uno sbocco invernale, che hanno seguito le orme di Odell. La formula ha fatto nascere una comunità di sciatori locali da un assortimento di scalatori, alpinisti ed escursionisti. Per molti di noi l’idea di addentrarsi nella natura selvaggia per sciare una parete ripida senza una più che buona tecnica sciistica sembra una pazzia.Ma ciò che rende possibile l'evoluzione sciistica di El Chaltén è una tecnica plasmata da quella stessa montagna spietata. «Gli scialpinisti locali hanno una conoscenza diversa della montagna perché sono stati sulle pareti» mi ha detto Santi Guzman un pomeriggio. Guzman è il proprietario di Fresco, l’unico bar in città che è aperto durante i mesi invernali.È anche un ambassador di DPS e Outdoor Research, oltre che allenatore della squadra nazionale argentina di freeski. E probabilmente quello che più si avvicina al concetto di celebrità dello sci a El Chaltén. «Sanno come usare una corda, un’imbracatura – continua – sanno come tirarsi fuori dai pericoli, sono in forma, tutte queste abilità ne fanno dei validi scialpinisti nella montagna aperta, più di quanto mi sia trovato a mio agio io, sciatore da località sciistica, alle mie prime esperienze nella wilderness».


Guzman è cresciuto affinando la sua tecnica sulle piste addomesticate di Bariloche, dove era sempre nella zona di comfort. Gli sciatori di El Chaltén, invece, sanno come uscire da quella zona di comfort. La stragrande maggioranza di loro non sta andando a mettersi nei guai in canali dove non è possibile sbagliare,anche se si tratta di un terreno su cui si troverebbero meglio senza sci. La maggior parte di loro è solo alla ricerca di un altro modo per affrontare le montagne.A differenza dei mesi estivi, quando gli anfiteatri del Fitz Roy e della Torre Possono sembrare colossei riservati ai gladiatori più talentuosi dell’alpinismo, la comunità sciistica qui rimane umile.«In Argentina lo sci è uno sport d’élite, è costoso» mi ha detto Laura Iriarte, un’insegnante di inglese alla scuola superiore locale. Portare la famiglia a sciare per soli due giorni nelle località vicino a Bariloche costerebbe più di un mese di stipendio. «Qui a El Chaltén Non è così, chiunque può sciare e trovare sci usati da farsi prestare per provare.È l’unico posto così in Argentina.Lo scialpinismo è gratis». Laura è cresciuta vicino a Buenos Aires, figlia di un falegname e di un’insegnante.È venuta a El Chaltén, ha sposato una Guida escursionistica, Pedro Fina, e ha imparato a sciare negli ultimi dodici anni.Ci tiene a chiarire che, a parte alcune grandi discese aperte da stranieri, come la linea di Andreas Fransson sulla Whillans al Aguja Poincenot nel 2012, ciò che differenzia la cultura invernale di El Chaltén è il pot-pourri di sciatori di tutte le classi sociali e disponibilità economiche. Non a caso più della metà di loro ha imparato senza mai mettere piede su una funivia o una seggiovia.«È una comunità super piccola, c'è davvero una bella empatia tra tutti»mi ha detto Guzman. «È più difficile imparare, ma sta succedendo. E se ora si inizia a sciare a 30 anni, ci sarà una prossima generazione quando i figli metteranno le pelli e il livello non potrà che salire».Nonostante sia riuscito a fare una gita con quasi tutti gli sciatori della zona, il meteo in Patagonia è incredibilmente variabile e ho trascorso gran parte dei miei tre mesi in paese in compagnia di molti locali che non hanno mai sciato. Alcuni proprietari di attività commerciali chiudono a malincuore il negozio in inverno. Altri Usano felicemente il flusso e riflusso del turismo per chiudere le loro porte e distinguere il lavoro dal tempo libero.Merlin Lipschitz fa la Guida a El Chaltén da più di 20 anni, inizialmente andando avanti e indietro da Bariloche prima di mettere su casa qui nel 2003. Ha iniziato a sciare a El Chaltén seriamente intorno al 2005 e ha portato i primi clienti sulla neve un lustro dopo. A distanza di altri dieci anni ha registrato un leggero aumento del turismo invernale, ma nulla a che vedere con la crescita del lavoro estivo nello stesso arco di tempo. La società di Guide Di Lipschitz può arrivare fino a 50 clienti al giorno in alta stagione, impiegando anche cinque Guide aggiuntive. In inverno Lipshitz opera da solo e lavora con al massimo 15 sciatori a stagione. «L'unica Cosa negativa della Patagonia è che l'inverno è così breve» mi ha detto una volta mentre toglieva le pelli sopra il ghiacciaio del Cerro Crestón. Nonostante la stagione corta, potrebbe probabilmente avere qualche cliente in più, però a lui va bene così.

«L’inverno è il mio periodo: i ritmi rallentano, sciamo con gli amici, facciamo asados, stiamo a casa con la famiglia.Lavoriamo duramente in estate per prenderci un po’ di tempo per noi in inverno». Dietro alle sue parole si cela quello stato di agitazione e di stress tangibile a El Chaltén quando arriva la primavera australe e i residenti si preparano per l’alta stagione. Ma è anche un momento di ottimismo perché la maggior parte della gente del posto preferisce l’intensità dell’estate, quando il business è al massimo. È la quintessenza del turismo mordi e fuggi stagionale:il modello funziona per una parte della popolazione, ma alcuni preferirebbero un po’ più di stabilità.Per decenni il Parco Nazionale Los Glaciares E le cime intorno a El Chaltén hanno attratto gli alpinisti, però prima del nuovo millennio il turismo non era ancora classificabile come di massa in un paese isolato e con pochi o nessun servizio. Tutto è cambiato nel 2000 quando a El Calafate, la grande città di 7.000 abitanti a Sud di El Chaltén, hanno inaugurato un aeroporto con voli regolari su Buenos Aires. L’anno seguente la svalutazione del Peso argentino ha fatto da detonatore per il turismo internazionale verso la Patagonia meridionale.La strada per El Chaltén è asfaltata dal 2006 e i turisti non si sono fatti attendere,t rasformandolo nella capitale mondiale del trekking nel giro di un decennio.È difficile prevedere quando e se arriverà la prossima trasformazione di El Chaltén.È la città più giovane dell’Argentina, nata ufficialmente nel 1985. Per molti aspetti è ancora nella sua adolescenza.C’è poca preoccupazione (o eccitazione)che lo sci possa esplodere in inverno nello stesso modo in cui è avvenuto per l'escursionismo nei mesi estivi. Le Guide Locali si sono impegnate per sviluppare il turismo scialpinistico, dalla promozione sui social media alla costruzione di un rifugio a basso impatto ambientale sotto il Cerro Crestón (il primo per uso specifico invernale nella Patagonia meridionale).Però è ancora un mercato di nicchia.Il boom estivo si gonfia anno dopo anno ma, in inverno, El Chaltén rimane com'è sempre stato, o quasi.

Il tempo gioca a uno strano gioco in Patagonia. Passano giorni e poi settimane all'insegna della tempesta. Questo, tuttavia, dà alla cultura montana argentina la possibilità di fiorire, celebrando la vita all’ombra di un anfiteatro alpino, banchettando con asados sognando obiettivi futuri. Entrambi sono cotti a fuoco lento e marinati con la pazienza che solo la Patagonia può infondere. L’esperienza è innaffiata da un buon Malbec e dal fischio del vento, guarnita con un’alzata di spalle verso le opportunità mancate, deluse da tempeste furiose. L’attesa fa fermentare le finestre meteorologiche in qualcosa di ancora più dolce. Le previsioni a lungo termine sono una chimera nei Roaring Forties(i venti ruggenti oltre il 40° parallelo), ma arriva un margine di circa tre giorni in cui la fiducia nel meteo aumenta. Senza una superficie terrestre per cambiare il corsodi una tempesta o di un sistema di alta pressione che si stacca dal mare, l'arrivo della finestra giusta diventa imminente. Dopo settimane di attesa, Merlin e io eravamo finalmente accampati al De Agostini, alla base della Valle del Torre. Il nostro primo giorno in quota si era rivelato tutt’altro che perfetto, perché l'ultima inversione aveva svelato un canalone a prova di proiettile da tanto la neve era dura sotto le nostre solette. Una discesa da fare rizzare ogni singolo capello, senza margine d’errore e di caduta fino al lago ghiacciato. Forse è questo il motivo per cui così pochi sciano sulle cime più alte. Dopo una lunga e pesante camminata nel buio fino alle tende, la neve cadeva leggera mentre ci infiliamo nei sacchi a pelo umidi.Per un attimo ho colpevolmente sperato che la tempesta continuasse, che il cielo non si aprisse e che potessero spingere la cima nell’etere ambiguo di un proposito futuro.Ci siamo svegliati alle cinque: una spolverata di neve e nuvole in tutte le direzioni ci hanno spedito nei nostri sacchi a pelo un po’ più a lungo. La sveglia delle sei è arrivata veloce a svelare un cielo sereno.«È perfetto, dobbiamo andare ora» ha mormorato Merlin, sorpreso quanto me. Ci siamo dati da fare per far bollire l’acqua e spingere a forza le ghette negli scarponi congelati.Appesi alla fune tirolese nell’immobilità del mattino pre-alba, il mormorio del fiume sotto di noi sembrava zittito dal silenzio di un mare infinito di stelle nel cielo.Il Cerro Torre appariva come un miraggio nella tenue luce lunare e il nostro obiettivo, il Cerro Solo, sedeva imponente sopra le ombre della media montagna, con la colossale parete orientale dipinta di crepacci.A distanza di dieci ore, dopo aver sciato una delle linee più spettacolari della zona in perfette condizioni primaverili, Merlin e io ci siamo presi di nuovo alla fune tirolese per tornare alle tende, abbiamo mangiato tutto il cibo rimasto e iniziato la delirante marcia di rientro in paese.«In Patagonia devi essere paziente» mi aveva detto Lipschitz diverse settimane prima. «È difficile aspettare, non è per tutti. Ma una volta che provi a sciare qui, quando trovi le condizioni giuste, non c’è niente di paragonabile». È l’incertezza che ti fa desistere, ma se hai il fegato di scommettere e di stare al gioco...A El Chaltén la questione non è «com’è» o «come sarà probabilmente», ma «come può essere bello» dicono i local. Ed è un ottimo motivo per mettere il proprio destino in balia dei venti del Sud.

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TOPO ATHLETIC lancia Pursuit, il nuovo modello drop zero

Per non rinunciare a un approccio naturale e comodo anche sulle lunghe distanze e sui terreni tecnici scende in campo Pursuit, la novità di Topo Athletic fortemente richiesta dai trail runner desiderosi di una scarpa ammortizzata e reattiva con drop zero. Sempre presente la caratteristica calzata del marchio con ampio spazio nell’avampiede e sistema di bloccaggio nella sezione centrale e posteriore del piede per la massima sicurezza in ogni situazione.

La tomaia utilizza un mesh dalla trama fitta e rinforzata, già applicato nella Mountain Racer 2, grazie alla stampa in PU posizionata strategicamente nelle aree ad alta abrasione per una maggiore durata. Questo rivestimento risulta molto contenitivo e traspirante, evitando l’entrata di piccoli detriti fastidiosi durante la corsa. Allo stesso modo il collare è stato imbottito per attribuire ulteriore comodità senza dimostrarsi invasivo.


La piattaforma da 28 mm a drop zero dona un allineamento neutro dal tallone alle dita, favorendo un appoggio nella parte centrale del piede e una falcata naturale con un’ampia ammortizzazione. Il modello assicura, infatti, notevole ritorno di energia per mezzo dell’intersuola a doppia densità in ZipFoam™, la speciale mescola in TPU ed EVA di cui Topo Athletic è proprietario. Attraverso una densità più morbida nello strato a contatto e più solida attorno al perimetro e al fondo, emergono durabilità e minor rischio di compressione. Il plantare antimicrobico Ortholite® e la suola Vibram® Megagrip, garanzia di trazione e resistenza allo scivolamento senza precedenti su tutti i terreni, offrono una corsa confortevole e resiliente a lungo termine. Le alette distanziate nella struttura da 6 mm consentono un veloce rilascio di neve e fango. È dotata di due attacchi sul tallone e di un terzo anello alla base della linguetta compatibili con la ghetta performance del brand per tenere fuori lo sporco.

Il prodotto pesa solamente 306 grammi ed è consigliato per distanze in allenamento o gara a ritmo medio da 10km alle lunghe distanze, con un peso dell'utilizzatore inferiore agli 80kg e con appoggio neutro.

Pursuit è disponibile su topoathletic.it/ e nei punti vendita specializzati.

https://www.youtube.com/watch?v=xJaZGlnD2UI


ASICS CCC Experience @ UTMB

UTMB non è solo una gara. Nemmeno un evento di trail running, nel senso stretto della definizione. È un'occasione unica e imperdibile di conoscere un mondo fatto di emozioni, di fatica, di sudore, di lacrime, di tifo sfrenato, di urla, di applausi. È quel momento dell’anno in cui, da tutto il mondo, migliaia di atleti, appassionati e fan confluiscono in un unico posto magico: Chamonix, alle pendici del Monte Bianco. L’aria che si respira tra le vie del villaggio, appositamente allestito per l’evento, è particolare. Non si tratta solo di competizione, ma di condivisione, energia allo stato puro. Gli atleti non sono uno contro l’altro, sono compagni di viaggio, lo staff non è composto da allenatori ma da persone, amici e parenti, che hanno il compito di supportare e dare energia ai corridori. UTMB è una settimana di festa, un’esperienza che si può comprendere a fondo solo vivendola.

Ad attenderci a Chamonix c’è il Team Asics al completo. Gli atleti del brand giapponese sono impegnati nelle diverse competizioni che da lunedì 22 agosto si disputano sui tracciati appositamente predisposti dallo staff UTMB. Tra i presenti spiccano i nomi di Andreas Reiterer, Claudia Tremps, Sissi Cussot, Nuria Gil, Benoit Girondel e molti altri runner di livello della squadra, che si contraddistinguono per le numerose vittorie nei circuiti ultra euroepei. All’interno dell’Asics House, situata appena fuori dal centro del paese, conosciamo i volti dietro allo sviluppo della nuova collezione Fujitrail che, come anticipa il nome, è appositamente concepita per il trail running su media e lunga distanza. 

«Lavorare a stretto contatto con gli atleti permette di creare prodotti funzionali e orientati alle reali necessità di un runner - afferma Andreas Moll, Product Marketing Director - eliminando il superfluo ed ascoltando i feedback di chi utilizza il nostro marchio quotidianamente abbiamo la possibilità di ottenere prodotti estremamente performanti che si adattano ad un utilizzo prolungato in condizioni che in molti potrebbero definire estreme».

Effettivamente, pensando all'intensità del gesto atletico necessario durante una competizione come UTMB, in cui si corre per centinaia di chilometri di giorno e di notte, col sole e con la pioggia, affrontando dislivelli che arrivano fino a 9000 metri d+, l’utilizzo di prodotti di alto livello diventa un elemento fondamentale per portare a termine il percorso.

Il Trail running rappresenta circa il 20% del mercato globale dei prodotti da running, percentuale in continua crescita negli ultimi anni. Gli investimenti dei brand in ricerca e sviluppo, le nuove tecnologie e la possibilità di lavorare a braccetto con gli utilizzatori permettono una continua innovazione orientata alla performance ad al comfort, caratteristiche che nell’ultra trail devo andare necessariamente di pari passo.

Andreas Moll, Product Marketing Manager Asics
Simen Hjialmar e Claudia Tremps, alle spalle la nuova collezione Fujitrail

FUJI TRAIL COLLECTION

«La scelta dell’UTMB come momento per presentare la nuova collezione Fujitrail non è stata casuale» racconta Magdalena Gassebner, Product Marketing Specialist «Un evento del genere è l’occasione perfetta per raccontare dei prodotti estremamente tecnici che possano soddisfare i bisogni di chi partecipa a questa tipologia di competizione».

Protagonista indiscussa della collezione, che si compone di tutti gli elementi necessari per affrontare un ultra-trail,  è la nuova scarpa Fuji Lite 3, che abbiamo avuto il piacere di testare durante l'evento. Una scarpa estremamente ammortizzata, stabile e leggera (210g), che vanta tra le tante caratteristiche una costruzione realizzata con alta percentuale di materiali riciclati. La tomaia in Openmesh traspirante ed elasiticizzata garantisce un’ottima fasciatura del piede, l’ammortizzazione Flytefoam, realizzata con nano-fibre di cellulosa, fornisce protezione e proietta la falcata in avanti con estrema reattività. La suola AsicsGrip infine dona al prodotto un’ottima trazione su superfici asciutte e bagnate, dal fango alla roccia. Appena calzata la scarpa sembra leggermente instabile lateralmente, ma una volta che si prende confidenza con l’appoggio la sensazione scompare per lasciare spazio all’incredibile piacevolezza di un rimbalzo morbidissimo.

 

Fuji Lite 3 versione Woman
Dimostrazione di impermeabilità della Fujilite Jacket

CCC: COURMAYEUR-CHAMPEX-CHAMONIX

La CCC è la sorella minore dell'UTMB, una 100km con 6100m d+ che attraversa Italia, Svizzera e Francia costeggiando a nord il massiccio del Monte Bianco.  Una gara per nulla semplice, in cui dosare le energie è fondamentale per arrivare al traguardo sulle proprie gambe. Abbiamo seguito la competizione a bordo dell'Asics Van, incontrando gli atleti nei punti di ristoro principali.  In una competizione del genere la strategia è tutto: capire come e dove ci si può concedere di spingere di più, dove invece è meglio rilassarsi. Saper ascoltare il proprio corpo e soprattutto riuscire a gestire la stanchezza mentalmente, in una corsa che per i più veloci dura poco meno di 10h con il cancelletto di chiusura a 26 ore. 

Alcuni degli atleti Asics che hanno partecipato alla CCC

La pioggia ha accompagnato gli atleti per la maggior parte del percorso, aumentando la difficoltà tecnica della gara e minando la resistenza psicologica dei partecipanti.  Nonostante il meteo avverso nulla ha potuto fermare un indomabile Petter Engdahl, che non solo si è classificato primo ma ha anche stabilito un nuovo tempo record per la gara, 9 ore, 53 minuti e 2 secondi. Alle sue spalle Jonathan Albon ha lottato per mantenere il secondo posto, minacciato dal fortissimo italiano del team Asics, Andreas Reiterer, che lo ha superato poco dopo Vallorcine rimanendo al secondo posto fino alla vetta della Tête aux Vents. Qui Albon ha trovato il giusto ritmo per superare l'italiano nella discesa de La Flégère, mantenendo la sua posizione fino al traguardo, che ha tagliato in 10 ore, 16 minuti e 7 secondi, 7 minuti prima di Andreas Reiterer, 3° in 10 ore, 23 minuti e 16 secondi.

Andreas Reiterer in prima posizione al cancelletto di La Peule
Il claim della collezione Fujitrail