«In tutti gli sport, ciclicamente, si incontrano quei giocatori che per il modo con cui impattano sul gioco possono essere definiti a tutti gli effetti un crack. Sono atleti di gran classe, che portano qualcosa di mai visto, di nuovo per estro o disciplina». Introduce così Andrea Bormida lo svedese Jesper Petersson su Skialper 125 di agosto-settembre. Negli ultimi sei o sette anni, insieme a Mikko Heimonen, ha collezionato un’attività fantastica in termini di discese. Sono diventati uno dei riferimenti dello steep skiing a Chamonix e ciò non è semplice data la concorrenza. Come se non bastasse per garantirsi un posto tra le pagine di Skialper, in primavera è stato vittima di un incidente che poteva costargli molto caro: mentre sciava un canale di Alaska, sul Kahiltna Queen, è partita una placca a vento che lo ha trascinato a valle per alcuni interminabili minuti.
«Avevamo appena raggiunto il couloir principale, dove le difficoltà erano minori, quando io ho provocato il distacco di una piccola placca a vento isolata. E lì è iniziata una caduta di 800 metri dentro al canale. La neve era sembrata in generale sicura ed è stata una fatalità staccare quella placca. Essere in buona forma e forte fisicamente ma anche avere un casco sulla testa sono i fattori che probabilmente mi hanno salvato la vita. Mi sono rotto il collo con fratture alle vertebre C6 e C7 e sette costole. Forse non riuscirò più ad avere una piena mobilità, ma cercherò di tornare in forma come lo sono stato prima dell’incidente. In futuro scierò di nuovo fuoripista e scalerò».
Nonostante l’incidente, Jesper crede fermamente che «lo steep skiing è come la meditazione: la sola cosa che pensi quando sei là fuori è la curva successiva. Diventa come una sorta di rilassamento, devi focalizzare la tua attenzione su quel momento e dimenticare tutto il resto. Al giorno d’oggi sciare linee ripide non è più importante come lo era qualche anno fa, è l’avventura stessa quello che conta davvero: scoprire posti nuovi, esplorarli e sciarli con bella neve».