La veneta del team Montura migliora di 10' il primato della gara

Mille al via ieri all’Ultrabericus Trail di Vicenza, tradizionale opening delle classiche dell’ultra-trail. Alla resa dei conti a piazzare l’allungo vincente è stato l’ungherese in forza al Mammuth Pro Team, Csaba Nemeth, già noto alle cronache sportive vicentine per essersi qualificato al terzo posto nel 2013 in occasione dell’europeo made in Trans d’Havet. Dietro di lui hanno chiuso nell’ordine Matteo Lucchese (Team New Balance) e Christian Modena (Alpstation New Balance Trail Team), rispettivamente con un distacco di 1’21” e 6’09”. A caratterizzare la gara maschile in particolare, ci sono stati distacchi molto più serrati degli scorsi anni oltre ai ritiri di alcuni top

SUPER BOIFAVA –
Non si è smentita neppure la vicentina Federica Boifava (Team Montura), nei panni della padrona di casa che, nonostante un persistente problema ad un piede che l’ha messa a dura prova anche in altre gara nella passata stagione, ha sgasato lungo tutti i 65 km di gara mettendo ben presto in riga le inseguitrici Lisa Borzani (Team Vibram) e Francesca Scribani, che hanno poi chiuso la competizione attestandosi in seconda e terza posizione con i tempi di 07:13:15 e 07:18:43. Per la Boifava è arrivato anche il miglioramento del record già registrato nell’edizione 2014, quando la vicentina  si era presentata come oggi per prima e in solitaria sul traguardo di Piazza dei Signori. Il suo 06:15:28 finale nella gara odierna rosicchia ben 10′ al tempo della passata edizione dell’Ultrabericus Trail (quando aveva chiuso in 06:25:30) e la mette all’undicesimo posto assoluto. Sul fronte della gara Twin Teams Lui&Lei, a completare per primp il periplo dei Colli Berici è stato l’equipaggio formato da Gianluca Cola e Lara Mustat.

CRONACA – Dopo il via da Vicenza con l’immancabile cornice di colore, la gara si è lanciata in avanti con l’orientista azzurro Mikhail Mamleev a fare l’andatura. Per le donne Federica Boifava ha schiacciato sull’acceleratore e si è messa davanti a tutte senza mai guardarsi indietro. Erano loro due a passare per primi a Perarolo, nelle rispettive classifiche per genere. Non passava molto però che il forte runners ungherese Csaba Nemeth spuntava dalle retrovie e si portava al comando, segnando il primo passaggio a Pederiva. Sulla sua scia stavano Mamleev, Lucchese, Costanzo e, poco più arretrati, Trisconi e Geronazzo.
Sotto le scogliere dell’eremo di San Donato, tradizionale stazione di cambio di casa Ultrabericus, Nemeth e la Boifava tenevano sempre la testa della gara uomini e di quella femminile. Dietro l’ungherese ancora Lucchese, quindi Mamleev e in quarta piazza spuntava Christian Modena. Era quest’ultimo, nei successivi 20 km, a rimontare una posizione e ad attestarsi saldamente alle spalle di Nemeth e Lucchese. I tre passavano quindi a Torri di Arcugnano, mentre per Mamleev i primi segnali di stanchezza si facevano sentire e il russo, ma italiano d’azione, perdeva posizioni importanti e ben presto doveva salutare ogni speranza di podio. La leadership rimaneva invariata anche negli ultimi 10 km, trasformatisi per Nemeth in una bella corsa trionfale verso il traguardo. Alle sue spalle Lucchese e Modena chiudevano il trio di runners sul podio. Bene anche per Mirko Righele (Alpstation Trail Team) che con una bella rimonta chiudeva al quinto posto, dietro a Francesco Rigodanza.

DICHIARAZIONI –
«La gara è stata davvero dura – ha commentato sul traguardo il vincitore di giornata, Csaba Nemeth – il percorso era bello, ma davvero impegnativo. Ho patito qualche problema muscolare perché in gara il meteo è passato da momenti quasi primaverili ad altri dal clima più invernale, ma alla fine tutto è andato per il meglio». La classifica femminile era dominata dalla vicentina Federica Boifava che si imponeva sulle dirette avversarie, Lisa Borzani e Francesca Scribani, rimaste sempre all’inseguimento delle vicentina e passate in perfetto ordine Boifava-Borzani-Scribani a tutti gli intermedi. «Il piede mi ha dato un bel problemone – ha spiegato la Boifava all’arrivo – tanto che ho valutato anche il ritiro. Ho però tenuto duro per i primi 15 km, il male è stato piuttosto intenso, poi forse anche lui ha capito che non c’era storia e se l’è messa via, così sono riuscita a proseguire. La prima metà della gara è stata velocissima. Poi ho potuto impostare un ritmo più controllato e amministrare fino alla fine il margine che mi ero costruita».