5 giorni fuori dal mondo sulle nevi dell'isola
Da quando il buon Maestrini mi ha parlato di questa sua avventura nel 1985 ho iniziato questo progetto che poi è diventato un sogno e dopo ancora un impegno assoluto.
Per mesi ho studiato carte e tracciati per individuare i passaggi chiave di questa attraversata. Ce l’avremmo fatta io e Idalba da soli, ormai sessantenni a superare quello che viene classificato come un percorso difficile, complesso, soggetto ai capricci del tempo? La scelta dei materiali è stata molto attenta: il meglio che si potesse far scendere in campo e con il miglior rapporto peso-prestazione. Attrezzatura all’osso: solo l’indispensabile e nonostante questo gli zaini sono rimasti molto pesanti…
L’avventura ha preso inizio martedì mattina nei pressi del Colle di Vizzavona. Prima notte al Pietra Piana, al mercoledì la tappa chiave, quella del superamento della Brèche de Capitellu, complessa ed esposta, poi discesa liberatoria sul Rifugio Manganu per passarvi la seconda notte.
Terzo giorno alla volta del Castel de Vergiu, una tratta piuttosto lunga in un paradiso di neve attraverso il Lac de Nino. Al Vergiu fortunatamente veniamo ospitati in un albergo in ristrutturazione e abbiamo modo di lavarci e sfamarci. Il mattino appresso partenza verso il Rifugio Tighiettu in un sol balzo saltando il possibile pernottamento al Ciottulu Mori. Vi arriviamo stanchi e assetati dopo aver portato gli sci sullo zaino per un lungo tratto di sentiero dopo Bocca Foggiale lungo il Gr20.
Il venerdì sera il tempo cambia: nebbia e temperatura più calda, al mattino successivo neve dura come il marmo e via con i ramponi calzati sin da subito lungo le balze di neve e roccia che in poco meno di 1000 metri di dislivello portano alla Bocca Crucetta lungo la cresta del Monte Cintu. A questo punto il tempo è decisamente compromesso: stiamo per essere avvolti dalla nebbia: meglio abbandonare i propositi di scollinare sulla Pointe des Eboulis e scendere verso Ascu. Inizia così l’ultima – interminabile discesa verso Lozzi passando nei pressi del Rifugio d’Ercu in un nebbione sempre più fitto.
L’avventura non finisce comunque a Lozzi da dove troviamo un passaggio per Ponte Leccia, quindi in autobus fino a Corte, qui Idalba scende a cercare un albergo mentre io proseguo con il treno verso Vizzavona, scendo la fermata prima e mi devo sciroppare 5 chilometri su asfalto per andare a ricuperare l’auto lasciata parcheggiata nella piccola frazione di Canaglia da dove è partita la nostra fantastica avventura.
80 km di montagna percorsa a piedi, con gli sci o con i ramponi ai quali si aggiungono questi 5 meno nobili su asfalto.
Sensazioni fortissime sia per i paesaggi attraversati che per la complessità dei passaggi da superare.
Sul numero di aprile di Ski-alper il diario-racconto del percorso.