Secondo la leggenda i corvi sarebbero la reincarnazione delle Guide alpine morte in montagna. Si può crederci oppure no, ma è difficile pensare che Tomba non fosse la reincarnazione di una saggia Guida alpina. Non stiamo ovviamente parlando dello sciatore bolognese, ma di un gatto vissuto tra il 1988 e il 1993 nelle Alpi Svizzere, più precisamente a Kandersteg, nel Vallese. Il nome che i proprietari dell’hotel Schwarenbach diedero a quel grazioso gattino è dovuto in parte all’Albertone, ma anche a quello della madre, Tomassa.

Tomba iniziò subito a fare capire le proprie intenzioni a dieci mesi quando alcuni alpinisti che soggiornavano in hotel se lo trovarono tra le gambe mentre salivano al Rinderhorn (3.453 m) e qualche giorno dopo al Balmhorn (3.699). Tomba non solo li seguì, ma arrivò in cima come se avesse i ramponi sotto le unghie. Si dice che abbia ripetuto le salite alle vette più alte del circondario più volte e che la sera amasse annusare gli zaini degli ospiti dell’hotel e scegliersi i compagni di avventure per il giorno successivo. L’episodio più interessante della storia di Tomba riguarda il miracoloso salvataggio di una coppia di sposini da una valanga. Durante la salita a un certo punto si fermò, riluttante a proseguire, e iniziò a miagolare insistentemente, rifugiandosi dietro un masso. I due, incuriositi, lo seguirono e subito dopo il percorso che stavano seguendo fu investito da una valanga. Alla fine degli anni ’80 Tomba diventò una star internazionale con fotografie e notizie nei tabloid dal Giappone al Sud Africa e servizi sulla televisione Svizzera. Purtroppo la sua vita fu corta perché nel 1993, a quattro anni e mezzo, morì insieme alla madre a causa della AIDS felino. La sua storia è raccontata il un libretto della famiglia Stoller, che gestiva l’hotel Schwarenbach, scritto da Hedy Sigg e con le fotografie di Max Piffner.