Guillon certezza, Roncoroni carattere, Trisconi rammarico
La TDS, con i suoi 119 km e 7.250 metri di dislivello positivo, anno dopo anno si sta ritagliando il suo meritato spazio all’interno della galassia UTMB. Nel corso di questi anni ha visto tra i suoi protagonisti atleti del calibro di Dawa Sherpa, Antoine Guillon, Sebastien Talotti, Christophe Le Saux, Patrick Bohard, Franck Bussiere e Lionel Trivel tra gli uomini e Fernanda Maciel, Francesca Canepa e Alessandra Carlini tra le donne. Per gli italiani, i migliori risultati quelli femminili con due podi, Francesca Canepa seconda nel 2011 e Alessandra Carlini terza nel 2012. Quest’anno fino al Piccolo San Bernardo, dopo 36 km, sembrava essere la gara degli italiani; secondo Roncoroni, terzo Trisconi e quarto Roux tra gli uomini e seconda Borzani, quinta Bertasa e sempre nelle prime dieci anche Tonetti. A conti fatti, con il terzo posto finale di Roncoroni, il terzo di Borzani e il quarto di Tonetti tra le donne, è stata la migliore edizione in assoluto per gli italiani.
IL PERCORSO – Nata nel 2009, ha visto il suo percorso modificarsi in ogni edizione fino a quello di quest’anno, inedito nella sua parte iniziale. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che ha convinto maggiormente gli atleti che hanno potuto godere degli splendidi panorami della Val Veny fino al Col Chavanne. Per il resto, quasi all’unanimità, la TDS viene definita da chi l’ha fatta come la gara più dura tra quelle dell’UTMB con una seconda parte che difficilmente non lascia il segno su gambe e animo. Criticata, invece, la lunga poderale in discesa proprio dopo il Col Chavanne, forse pià logico, se possibile, il transito comunque per La Thuile per un’ancora maggiore affluenza di pubblico.
ARNAU JULIA – Lo spagnolo, classe 1974, in Italia abbiamo incominciato a conoscerlo lo scorso anno quando ha terminato la Lavaredo Ultra Trail in sesta posizione e ancora di più quest’anno con il quinto posto all’europeo della Trans D’Havet. Con la TDS è arrivato il grande risultato in carriera. Difficile fare una valutazione sulla sua prestazione in riferimento a quelle degli anni passati in quanto, come detto prima, il percorso è sempre cambiato. Le sue 15h09’59’’ trovano nelle 14’37’37’’ fatte registrare lo scorso anno dal nepalese Dawa Sherpa, in un’edizione con condizioni meteo difficili, il raffronto più attendibile. Arnau è partito abbastanza coperto, all’Arete du Mont Favre viaggiava intorno alla trentesima posizione, per poi uscire alla distanza. Ha poi raggiunto l’italiano Mattia Roncoroni a 30 km dalla conclusione e ha difeso il suo primato anche dall’assalto finale del francese Antoine Guillon. Per lui, negli ultimi 8 km da Les Houches a Chamonix, un parziale record di 45’00’’ contro i 46’18’’ di Guillon e i 51’12’’ di Roncoroni.
ANTOINE GUILLON – Quando senti che Antoine transita al Lac Combal in quindicesima posizione e lo vedi sereno al ristoro di Bourg in undicesima, conoscendolo intuisci che per lui è la giornata giusta. Antoine non delude mai, fa parte della scuola francese, quella dei vari Chorier, che le gare le studiano, le preparano e nel durante non si fanno condizionare da nulla e nessuno tranne che dalle proprie sensazioni. Già terzo lo scorso anno, ieri Antoine ha trovato sulla sua strada un combattivo Julia che non gli ha lasciato possibilità di vittoria negli ultimi km di gara.
MATTIA RONCORONI – Classe 1977, di Valtournenche, è approdato nel mondo delle ultra distanze lo scorso anno arrivando ottantunesimo all’Ultra Trail del Lago d’Orta. Quest’anno un crescendo di risultati passando dal diciottesimo posto della Lavaredo Ultra Trail al settimo dell’Eiger Ultra Trail. Sull’Arete Mont Favre era già quarto e ha poi preso il comando della corsa intorno al sessantesimo km per rimanervi fino al novantesimo. Trenta km in cui l’impresa possibile sembrava potersi realizzare. Complice un problema al ginocchio che l’ha costretto a rallentare in discesa, è stato prima sorpassato da Julia nei pressi di Notre Dame de la Gorge e Guillon sopra Les Houches, in entrambi i casi sempre in discesa. Una prestazione del genere in una gara come la TDS non si improvvisa e non può essere semplicemente considerata come la conseguenza della giornata giusta. Mattia ha chiuso in 15h31’20’’, un tempo che è proprio dei grandi atleti, e ha dimostrato di avere la testa giusta non solo per le ultra ma anche per gestire situazioni di potenziale stress inevitabili quando si naviga a podio in una gara dell’UTMB.
STEFANO TRISCONI – Guardando il film della gara solo nel finale, per Stefano un grande risultato, dodicesimo assoluto in 17h00’32’’. Ricostruendo quando accaduto, invece, proprio per l’ammirazione nei confronti di questo atleta, si può parlare di una parziale delusione. Lo si può fare perché Stefano ha nel suo potenziale la top ten e per quanto ha fatto vedere ieri anche qualcosa di più, forse il podio. Il suo tempo di 1h13’26’’ negli ultimi 8 km non gli rende giustizia, forse il peggiore tra il gruppo dei primi.