Quanti metri di dislivello ha fatto Miky Boscacci?

Michele Boscacci lancia sulla sua pagina Facebook un ‘indovinello’: “quanti metri di dislivello positivo ho accumulato in due giorni di allenamento allo Stelvio?”. In palio una giacca Montura, un paio di pelli Pomoca e un paio di guanti Camp per chi si avvicina di più. «Domenica sera - scherza Miky - farò notte davanti al computer per leggere tutte le risposte…(sono già oltre duecento in nemmeno un’ora). Comunque bello, è un modo per staccare un po’. La mia è stata un’estate intensa, mi sono allenato bene, sono andato forte anche di corsa (vincendo anche, aggiungiamo noi, come alla Chiavenna Lagünc), cercando di fare una scelta mirata sulle gare da fare. Adesso ho iniziato deciso sulla neve e le sensazioni sono positive. Di solito vado forte all’inizio e la Coppa del Mondo parte presto: speriamo di fare subito una bella prestazione. Obiettivi? Coppa del Mondo ed Europei, poi se la condizione regge anche le prove LGC».


Kilian operato alle spalle

Stop di tre-cinque settimane e recupero completo in sei mesi

L’operazione ieri alla clinica Teknon di Barcellona ad opera dei dottori Josep Maria Buló e Jaume Villaró, con la presenza del medico personale di Kilian Jornet, Dani Brotons: un intervento alle spalle per ovviare ia problemi riscontrati spesso (l’ultima volta alla Hardrock 100, nel luglio scorso) a seguito di una caduta sugli sci di qualche anno fa. Da allora le spalle sono state il tallone d’Achille di Kilian ed è per questo che l’atleta catalano ha deciso di intervenire alla radice del problema. Lo stop previsto è di tre-cinque settimane nelle quali le spalle dovranno rimanere immobilizzate e cinque-sei mesi per un recupero completo. Come conseguenza dell’operazione e della convalescenza Jornet ha dovuto rinviare il tentativo di record del Bob Graham Round e si prevede un autunno e una stagione sciistica tranquilla: probabilmente niente Coppa del Mondo e rientro per le classiche La Grande Course. «Quando sarò tornato al cento per cento deciderò i piani per l’inverno per il momento penso solo a recuperare: non mi sono fermato più di una settimana dal 2006, il mio corpo ne ha bisogno» ha commentato Kilian.


Damiano Lenzi resta in gara per l'Atleta dell'anno FISI

Si puo' votare sino a lunedi' 2 ottobre

Si è chiusa la prima fase di votazioni dell’Atleta dell'anno 2017, il riconoscimento della FISI assegnato all'atleta che nel corso della scorsa stagione ha ottenuto i risultati più importanti, vinto nel 2016 da Federico Pellegrino. Il premio, giunto alla trentatresimasima edizione, vedeva inizialmente in lizza dodici candidati e alla scadenza delle ore 24 di mercoledì 20 settembre sono rimasti in corsa cinque atleti: Federica Brignone, Peter Fill, Sofia Goggia, Valentina Greggio e Damiano Lenzi. Adesso è ripartita la votazione che si concluderà lunedì 2 ottobre alle ore 24, sarà possibile nuovamente per chiunque inviare la propria preferenza all'indirizzo mail atletafisi@fisi.org (un voto una sola volta, in quanto il sistema riconosce gli invii multipli e annullerà automaticamente il voto ulteriore inviato dallo stesso indirizzo mail). Il vincitore sarà annunciato nel corso della Festa degli Azzurri che si terrà presso la fiera di Skipass a ModenaFiere nella giornata di domenica 29 ottobre.


L'incredibile ascesa di Ilaria Veronese

La piemontese convocata in Nazionale

L’incredibile ascesa di Ilaria Veronese, convocata nella Nazionale di ski-alp per la prossima stagione. «Non me l’aspettavo, è stata una sorpresa incredibile. Sino a due anni fa non facevo agonismo, ho iniziato quasi per caso, ma mi è piaciuto tantissimo e nell’ultima stagione ho iniziato a fare sul serio, ma non pensavo fosse possibile una cosa del genere. Faccio parte della Nazionale: adesso davvero devo fare sul serio».

Qual è stato il tuo percorso?
«Arrivo dal ciclismo, ho fatto sci alpino da piccola, ma ho lasciato per problemi alle ginocchia. Poi è arrivata la passione per lo ski-alp. Grazie a papà Lorenzo abbiamo iniziato ad allenarci insieme: sono di Coazze, in provincia di Torino, appena arriva la neve vado sulle montagne di casa, ma l’anno scorso ci siamo allenati soprattutto a Montiginevro. Sempre con lui: il mio sci club, il Valsangone, si dedica esclusivamente alla discesa, la squadra del comitato non ha più organizzato raduni in questo periodo. Insieme siamo andati anche alle gare e così a fine stagione abbiamo fatto anche il Mezzalama».

Obiettivi?
«Cercherò di ripagare la fiducia dello staff tecnico azzurro, dando sempre il massimo in Coppa del Mondo. Quello è il mio obiettivo. Poi chissà in futuro proverò di nuovo anche qualche gara LGC: la distanza non mi spaventa, in bicicletta di chilometri ne faccio tantissimi. Ma adesso devo concentrarmi sulla nuova avventura in Coppa del Mondo».

Ti immagini già il primo raduno?
«Voglio imparare il più possibile dagli atleti che sinora guardavo da lontano e che adesso sono compagni di squadra: pazzesco pensare che avrò la divisa azzurra, che vivrò l’avventura della Nazionale. Chissà, magari mi chiederanno di fare qualche allenamento con loro anche quando non ci sono i raduni della nazionale: sarebbe fantastico. Devo ancora abituarmi a questa nuova situazione: è arrivato tutto all’improvviso. Sino a due anni a livello di materiale mi appoggiavo a Cuore di Sportivo di Torino che mi ha dato una bella mano, l’anno scorso dopo gli Italiani, mi ha chiamato Luca Salini per entrare il Team Crazy, adesso mi ha telefonato Marco Colombo di SkiTrab perché mi daranno i loro sci. Davvero un sogno».


Il Lanfra non si ferma

Si allena per la nuova stagione anche in vacanza

Pietro Lanfranchi è in vacanza con la famiglia in Sardegna, con il suo camper, lo stesso che abbiamo sempre visto alle tappe di Coppa del Mondo e che dal prossimo inverno non ci sarà. Il ‘Lanfra’ non è più inserito nella squadra nazionale.

«Lo sapevo, il dt Bendetti mi aveva informato che non avrei fatto più parte del gruppo. Ammetto ci sono rimasto male, alla nazionale ci ho sempre tenuto molto: ho sempre preferito un piazzamento nei dieci in Coppa del Mondo che una vittoria in una gara in Italia. Ma alla soglia dei 40 anni, largo ai giovani».

Già quanti anni in azzurro?
«La prima volta nel 2009 agli Europei in Alpago in coppia con il mitico ‘Pedro’ Pedrini».

Prossimo inverno non si molla…
«L’ultima è stata una stagione tutta in salita: l’infortunio alla spalla, la poca neve. Di solito faccio già sempre fatica all’inizio, poi con quello che mi è successo non è stato facile ‘carburare’. Ma nel finale, tra Coppa del Mondo e LGC non è andata così male. Cosa farò il prossimo anno è ancora tutto da decidere, dipende da tanti fattori, la famiglia e il lavoro prima di tutto. E poi se potrò allenarmi presto sulla neve: non sono un pro che ha la possibilità di andare a cercarla, io deve averla vicino a casa, altrimenti diventa pesante allenarsi in bici o con gli ski-roll anche tra autunno e inizio inverno. E spesso mi dico chi te lo fa fare. Anche adesso in vacanza continuo ad allenarmi in bici, se poi arriva presto la neve sulle mie montagne proverò a fare una stagione di livello già nelle prime gare stagionali. E poi chissà, a me e Manny hanno detto che siamo comunque ‘osservati’…».


Manny Reichegger, 40 anni e non sentirli

Ancora in gara nella prossima stagione

La squadra di scialpinismo del Centro Sportivo Esercito è in raduno a Courmayeur. E nel gruppo c’è sempre Manfred Reichegger.
«Alla fine ho deciso di continuare - spiega Manny - volevo fermarmi, poi arriva l’estate, la passione c’è ancora, la voglia di allenarmi anche, il fisico regge e così vado avanti. Certo adesso adesso a 40 anni sono entrato nei Master…. Ammetto che fa un po’ effetto: ero al vertical Col di Lana, che era campionato Master, e alla fine quando mi hanno premiato sono rimasto un po’ disorientato».

Che gare farai?
«Non faccio più parte della Nazionale (le squadre sono state presentate dal dt azzurro Bendetti alla FISI, ma non sono state ancora ufficializzate, ndr) e dunque non farò più la Coppa del Mondo. Anche se - scherza - posso sempre qualificarmi… Resto nell’Esercito, farò delle scelte, farò le gare che mi sento di fare. Magari qualche LGC, ma non il Pierra Menta per esempio. L’ho vinto tre volte, soffrire quattro giorni per un piazzamento non mi interessa».

Il futuro potrebbe essere quello dell’allenatore?
«Sono già nell’albo dei tecnici, ma al momento resto un atleta. Potrebbe essere una scelta futura, non si sa mai. Diciamo che un po’ d’esperienza ce l’ho».

Già, allora facciamo un passo indietro, quanti anni nello ski-alp?
«Sono entrato nell’Esercito nel 1995 come fondista, ho fatto quattro anni, poi nella stagione 1999-2000 sono passato allo sci alpinismo. E nel 2002 ero nella prima Nazionale che ha preso parte ai Mondiali di Serre Chevalier. Facciamo i conti: 15 anni in azzurro, magari è un record».

Hai visto e vissuto tutta l’evoluzione delle disciplina…
«Direi di sì, sono un esperto. Ricordo benissimo le prime gare e le discese erano tutte a raspa. Poi in caserma sono arrivati i primi sci larghi. Ed erano anche lunghi, 1.85: abbiamo provato anche con quelli a fare raspa, ma alla fine ci siamo ‘convertiti’ alle curve anche noi fondisti. Sapevo che questo era il mio limite e così forzavo sempre in salita per avere margine in discesa. Adesso bisogna essere completi per vincere, motore in salita e tecnica in discesa, e i giovani che arrivano sono sempre più preparati.
Ma una evoluzione c’è stata anche nelle tute, per esempio: le prime erano larghe, le avevamo sistemate con qualche tascone. Adesso saremmo considerati dei popolaires…».

Il ricordo più bello, in mezzo a tante vittorie?
«La prima, all’individuale degli Europei del 2003 sui Monti Tatra: ero giovane e avevo battuto personaggi del calibro di Stéphane Brosse e Heinz Blatter».

L’atleta chi ti ha più impressionato?

«Direi Kilian: un fenomeno, quello che fa lui è da extraterrestre. Ma anche lui invecchia. Dei giovani mi piace tantissimo Davide Magnini».

E lo ski-alp ai Giochi Olimpici?
«Direi che ci siamo, me lo auguro. Cambieranno tante cose: ci sarà più professionalità, più stimoli e più soldi. E se ci sono più soldi, speriamo non arrivino le pecore nere. Anche se su questo punto credo, però, che siamo a buon punto: pensa che a me, che non vinco più e che ho 40 anni, negli ultimi due mesi ho avuto cinque controlli della Wada. Sarà una bella vetrina, anche se solo ogni quattro anni: certo bisogna trovare la formula giusta, non si può portare un Mezzalama alle Olimpiadi, ma deve essere sempre sci alpinismo».