«Ore 7, martedì 23 gennaio, Bonne, frazione di Valgrisenche. Marco Camandona prepara l’attrezzatura prima di partire per un allenamento sui pascoli che sovrastano la frazione di Arp Vieille. Con lui tre giovani saette dello sci club Corrado Gex. Ogni scusa è buona per unire i suoi due hobby, quello di responsabile tecnico dello sci club valdostano, tra i più forti nello skialp. E quello di responsabile tecnico del Millet Tour du Rutor Extrême, probabilmente una delle gare più impegnative in assoluto a livello organizzativo». Inizia così l’articolo sul numero 116 di Skialper di febbraio-marzo sul Millet Tour du Rutor Extrême, in programma il 23, 24 e 25 marzo prossimi. Il fotografo Stefano Jeantet è stata sui percorsi della mitica gara valdostana in compagnia del patron della gara, Marco Camandona.

©Stefano Jeantet

VERSO ARP VIEILLE – Il percorso nel bosco rado di larici che abbiamo seguito passa dalle poche case di Arp Vieille. Siamo in una conca molto ampia, circondati da una corona di montagne ma con panorami molto aperti, quasi canadesi. La scelta di passare di qui non è casuale, perché ci sarà uno dei posti tappa previsti per i tifosi che saliranno lungo il percorso a seguire gli atleti. È un’iniziativa già sperimentata nelle scorse edizioni con successo: a ogni tappa c’è un simpatico gadget di uno sponsor. La salita si fa più ripida. Marco e i ragazzi scappano via veloci. La montagna si apre, il bosco finisce e inizia l’incanto dei grandi spazi, dei dolci pendii bianchi e delle ripide rampe. Il cielo è blu intenso. «A oggi le condizioni sono molto buone, dopo anni avari di neve, quest’anno la materia prima non manca, però è anche una stagione particolare, con sbalzi di temperatura e vento forte, è impossibile sbilanciarsi su come sarà e soprattutto dove passerà la gara». Il Millet Tour du Rutor ha fatto della capacità di cambiare i percorsi anche all’ultimo minuto la sua arma e anche quest’anno non ha senso, a poco più di un mese dalla gara, abbozzare cartine o tracce. Si passerà dove si potrà, cercando di stare più vicini possibili ai percorsi tipo, di fare lo stesso dislivello e sviluppi simili in lunghezza. In fondo che cosa importa quando sei in uno degli angoli di wilderness più belli delle Alpi, lontano da tutto e da tutti e circondato da metri di neve? Basta guardare queste foto per rendersene conto.

@Stefano Jeantet
©Stefano Jeantet