«Ho realizzato che la linea ideale correva giusto lungo il confine di quello che fino al secolo scorso era il Tirolo Asburgico, ovvero la regione più meridionale dell’immenso impero Austro-Ungarico. I primi ordinamenti che sanciscono l’estensione del territorio tirolese dal Lago di Garda fino alla zona montuosa del Kaisergebirge risalgono agli inizi del 1500: da quel tempo lontano, i confini del Tirolo storico rimasero pressoché invariati fino al termine della prima guerra mondiale, quando le province di Trento e Bolzano vennero annesse al Regno d’Italia». Ecco l’idea per una grande traversata all’insegna dello skialp di scoperta al centro di un grande reportage con le foto di Matteo Pavana che Skialper pubblica in esclusiva sul numero 118 di giugno-luglio.

Controluce sul Lago di Garda ©Marco Maganzini
panorami dolomitici ©Alessandro Beber

I NUMERI – «Non volevo dare alcuna connotazione politica dell’iniziativa, ma questo collegamento dettato al contempo dalla geomorfologia e dalla storia mi è sembrato avere quasi un valore di messaggio universale, ovvero quello delle montagne come spazio d’unione, piuttosto che elemento di separazione come spesso si vorrebbe far credere» scrive Alessandro Beber. Le tappe in programma erano sette, per un totale di 21 giornate sugli sci su uno sviluppo di poco inferiore ai 400 chilometri. Lunghezza media delle tappe superiore ai 20 chilometri e dislivello tipo di 1.300 metri. Partenza in grande stile e dai connotati simbolici: direttamente con gli sci in spalla dal centro storico di Riva del Garda, un tempo estremo avamposto sud-occidentale della Mitteleuropa, e poi barca a vela per navigare sul ‘fiordo’ del Garda fino a Malcesine, dove la funivia del Monte Baldo ha portato Alessandro & co in quota, permettendo di calzare gli sci in direzione Monte Altissimo di Nago.

Powder in Lagorai ©Matteo Pavana
Lagorai @Matteo Pavana

ITINERARIO – Sulla strada il Monte Bondone, il selvaggio Lagorai, le Dolomiti, con anche la Val Mezdì, le Vedrette di Ries, Picco dei Tre Signori, Großer Geiger e GroßVenediger, prima di scendere fino a Matrei e quindi a Lienz. «Col senno di poi, direi che meglio di così non poteva andare: al di là delle 14 giornate di bel tempo sulle 21 totali e delle ottime condizioni d’innevamento, la traversata è stata letteralmente al di sopra delle aspettative, e questo soprattutto grazie al fattore umano, ovvero la passione che tutti i partecipanti hanno messo in questa piccola grande sfida» conclude Beber.

Salendo verso un valico del selvaggio Lagorai ©Matteo Pavana