Mentre la Roux fa valere agilita' e leggerezza anche nella Sprint

Evento perfetto alla Presolana. Percorso visibile al 100% da ogni punto della conca, e per il pubblico la possibilità di stare a pochi metri dai passaggi. 
Una gara tecnicamente spettacolare, tracciata in modo da permettere agli atleti velocità e sorpassi. La neve dura ha ottimizzato questi elementi, e così si è assistito a un netto passo avanti della formula Sprint Race.  

LE QUALIFICAZIONI – 
La giornata delle Sprint si è aperta con le qualificazioni a cronometro: al via un atleta ogni 30" . 
Si è subito confermata la scuola svizzera: potenti, veloci, precisi nei cambi d’assetto. Un’impostazione generalizzata. Nelle altre squadre spiccano i singoli specialisti.
Miglior tempo per l’elvetico Andrea Steindl, seguito dal connazionale Yannick Ecoeur e dal campione del mondo di specialità Josef Rottmoser.
Manfred Reichegger stacca il quarto tempo assoluto e si mette al riparo da sorprese nei quarti di finale, inserendosi nell’eventuale ripescaggio degli ‘happy loosers’.
I tempi degli azzurri: 10° Antonioli, 13° Lanfranchi (che pure non è affatto atleta da sprint), 15° Trento, 19° Lenzi, 20° Boscacci, 21° Galizzi.  
La prova di qualificazione femminile viene vinta dalla Roux, tutt’altro che potente, ma leggerissima e agile nella corsa.
La seguono l’elvetica Mireille Richard ed Elena Nicolini. 7° tempo per Gloriana Pellissier e 9° per Alessandra Cazzanelli.  
Qualifiche giovani: il francese Corentin Cerutti dimostra che il titolo mondiale Sprint race Junior non è stato un caso e mette dietro Anton Palzer. Terzo si qualifica il potente Stefano Stradelli, al suo esordio stagionale in squadra. 5° Nadir Maguet, 6° Luca Faifer, 7° Federico Nicolini.  
 
‘CASO’ EYDALLIN –
Matteo Eydallin finisce vittima di un regolamento tecnico inadeguato alla realtà: penalizzato per un’apparenza di irregolarità nel cambio d’assetto – i famosissimi bastoncini a terra in zona, e relativi commi –  viene poi riammesso ai quarti per la rinuncia di Jacquemoud quando mancano pochi secondi allo start della sua batteria: e giustamente  decide di non partire.
Forse sarebbe ora che ISMF iniziasse ad ascoltare le richieste degli atleti e limitare così la regola allo svincolo dai laccioli delle impugnature.
Diversamente continueranno a crearsi casi dubbi che mettono in difficoltà giudici e organizzatori, oltre a esasperare gli atleti.  
 
BATTERIE K.O.
– La battaglia vera inizia con le batterie. Solo i migliori assoluti possono permettersi di risparmiare qualche energia per la finale, rinunciando al primo posto nei quarti e in semifinale.   
I giovani, relativamente pochi, corrono direttamente la finale, e le donne la semifinale.
Elena Nicolini dà spettacolo ancora una volta agguantando in discesa la qualificazione alla finale. Visivamente, la più veloce tra i pali.
Forse Antonioli dà un po’ troppo in semifinale e vince su Marti, uno dei favoriti assoluti.  

TUTTE LE FINALI –
La Junior andorrana Inka Belles Naudi si conferma veloce e potente: batte Alba De Silvestro, che in discesa le recupera decine di metri sciando da gigantista. Non basteranno per un soffio. Sophie Mollard conquista il terzo posto allo sprint finale in salita skating su Natalia Mastrota.  
Lo Junior francese Corentin Cerruti impressiona in salita, e poi scia veramente bene tra i pali. Anche Anton Palzer è un bel vedere in discesa, ma il distacco non diminuisce abbastanza per sprintare.
Faifer conquista il terzo posto rimontando con cambi perfetti e, come suo solito, nella discesa.  
 
Tra le Senior la statunitense Nina Silitch prova il tutto per tutto con un lancio overboost. Ma in cima alla salita Laetitia Roux riparte prima per la discesa, che oltretutto interpreta meglio delle altre. Le elvetiche Mireille Richard  e Emilie Gex-Fabry dimostrano l’efficienza della scuola svizzera arrivando in sequenza.  
Infine la finalissima dei Senior:  ennesima dimostrazione di potenza esplosiva da parte dell’Espoir tedesco Josef Rottmoser. Robert Antonioli dà come sempre tutto più qualcosa ancora, e tiene la seconda posizione insieme a Marcel Marti fino agli ultimi metri di salita. Poi i decimi di secondo nei cambi decidono che, dopo il potente Rottmoser, la spunta l’elvetico. In discesa sciano bene tutti e tre e nessuno sbaglia.